fbpx

Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

Scopri tutti gli articoli sul cicloturismo

Ultimi Articoli

Rimani in contatto

Seguici sui social

Come pedalare su pavé e strade bianche in bici da corsa

24/02/2017 in I Nostri Consigli, Tecnica

Pavé e strade bianche sono l’incubo di tutti i ciclisti su bici da corsa. Sono terreni insidiosi che spesso provocano la caduta anche dei grandi campioni durante gare come l’Eroica e la Parigi-Roubaix. Ed allora come affrontarli? Ecco qualche dritta da seguire:

1) Tenere la giusta frequenza di pedalata
I contraccolpi continui che inevitabilmente si sperimentano sui sampietrini e sullo sterrato rendono difficile mantenere un’andatura costante. Per ovviare al problema conviene tenere una frequenza di pedalata tra gli 80 ed i 90 rpm. Frequenze più basse o più alte non ci farebbero pedalare in maniera efficiente, affaticandoci prima del tempo o facendo slittare la ruota posteriore.

2) Spingere sui pedali
Quando il terreno è instabile la regola base è mettere un rapporto corto e spingere sui pedali il più possibile. Alla lunga risulta faticoso, ma permette di mantenere un buon ritmo evitando le cadute.

3) Stare rilassati
Le vibrazioni che dalla ruota si trasmettono al telaio e quindi al nostro corpo quando pedaliamo su strade sconnesse affaticano molto i muscoli. Una presa rilassata sul manubrio, collo e spalle più rilassate ci permettono di mantenere i muscoli flessibili ed assorbire meglio le vibrazioni.

4) Spostare il peso sulla ruota posteriore
Quando si pedala su pavé o strade bianche, specie se in condizioni di forte umidità, è meglio arretrate di qualche cm sulla sella per spostare il peso sulla ruota posteriore.
Ciò permette di esercitare una forza maggiore sul posteriore evitando slittamenti o la perdita di contatto con il terreno.

5) Controllo dello sterzo
Gli scossoni dei sampietrini rendono difficile mantenere una traiettoria lineare, per avere maggiore controllo dello sterzo è meglio tenere le mani sulla parte centrale e orizzontale della piega o sulle curve con almeno un dito sui freni per essere pronti in caso di necessità.

6) Evitare le curve strette
Specialmente con la pioggia, la parte esterna delle strade in pavé e delle strade bianche diventa ancora più scivolosa e si possono formare anche delle pozzanghere.
Meglio evitare di affrontare curve troppo strette e tenersi più al centro della strada.

7) Scegliere il rapporto di pedalata
E’ importante scegliere il rapporto di pedalata prima di entrare nel settore del pavé e sullo sterrato e poi non toccare più il cambio fino alla fine del tratto. Cambiare durante la pedalata su terreno sconnesso può infatti comportare la perdita della catena e spezzare il ritmo di pedalata.

Celtic Trail: scoprire il Galles sui pedali

24/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Il Celtic Trail è un percorso verde presente nel Galles del Sud che fa capo a Swansea. la più famosa città costiera della zona.
Si tratta di due anelli distinti, il Celtic Trail West ed il Celtic Trail East, che si sviluppano rispettivamente ad ovest ed a est di Swansea. Si pedala quasi sempre su piste ciclabili ben segnalate che fanno parte dei percorsi ciclabili nazionali e spesso si sfruttano anche sentieri riservati a bici e pedoni.
In linea di massima si rimane sempre in piano, sono presenti solo poche e brevi salite dalla pendenza impegnativa.

Il Galles è una bellissima terra verde che si presta perfettamente al turismo ecosostenibile dei cicloviaggiatori. Trovare ristoro e un luogo adatto dove passare la notte non è mai un problema perché i piccoli paesi locali sono comunque ben attrezzati e molto cordiali con i turisti. Lungo il percorso ci si sposta continuamente tra il mare e la campagna ed il paesaggio è sempre molto piacevole.

  

Ogni giorno si possono prevedere tappe corte, di massimo 50 km, al termine delle quali ci si trova al centro di un piccolo borgo di campagna che presenta le caratteristiche casette anglosassoni di mattoni rossi o pietra grigia corredate da un prato verdissimo e magari da qualche beagle di guardia. Tra l’uno e l’altro solo prati e campi, trattori, uomini al lavoro, mucche e vitelli in quantità.

In molti di questi paesini si respira una forte atmosfera medievale spesso enfatizzata dalla particolare architettura della chiesa locale, come nel caso della cittadina di St. David.
Anche nei paesi più piccoli non mancano mai i pub, veri e propri centri sociali della comunità, equipaggiati con almeno mezza dozzina di birre diverse.
Il mare è l’altra componente principale del percorso: spiagge bianche chiuse da scogliere imponenti che brillano illuminate dal sole.

Scarica l’itinerario: Celtic Trail West

Scarica l’itinerario: Celtic Trail East

Ciclovia Nantes-Brest: Bretagna in bicicletta

24/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

La Bretagna si trova nella zona nord-occidentale della Francia, è una terra ricca di tradizioni abitata da un popolo fiero e tenace.
Due delle maggiori città bretoni, Nantes e Brest, sono collegate da un semplice itinerario cicloturistico che scorre per lo più in piano sfruttando alcune “vie verdi” locali. Il percorso coincide in gran parte con il tratto francese di Eurovelo 1.

Quando la Bretagna era ancora un ducato autonomo, Nantes era la sua capitale. Vi si può arrivare in aereo dall’Italia o in treno dalle principali città francesi.
La Ciclovia Nantes-Brest si mantiene quasi sempre vicino ad un corso d’acqua artificiale ed è molto piacevole dal punto di vista paesaggistico. Si pedala all’ombra degli alberi attraversando tranquille zone rurali in cui le testimonianze storiche dell’antico Ducato di Bretagna sono ancora molto presenti.

Dopo circa 55 km dalla partenza a Nantes, sulla riva del canale artificiale si può vedere il Castello di Blain risalente al XIII secolo. Questa non è l’unica fortezza che si incontrerà lungo il percorso, circa 60 km dopo infatti si arriva a Josselin che è uno dei villaggi medievali meglio conservati della Francia. Questo borgo apparteneva alla famiglia Rohan e vi si può ancora ammirare il loro bellissimo castello. Da non perdere anche i quartieri cittadini più antichi come Sainte-Croix.

   

Proseguendo per altri 70 km si incontra anche un’abbazia cistercense del 1184, recentemente ristrutturata ed aperta al pubblico.
Il percorso continua quindi lungo il canale, ma volendo si può fare una breve deviazione verso il paese di Locarn, lasciare la bici e dedicare una giornata all’escursionismo. Meravigliose da visitare sono le Gole del Fiume Corog.

La seconda parte della ciclovia segue un percorso più tortuoso con frequenti cambi di direzione per poi inoltrarsi nel Parco Naturale Regionale dell’Armorica.
Poco prima di arrivare al parco vale la pena fare una deviazione verso Pleyben per ammirare un magnifico recinto parrocchiale in cui sono raccolti la chiesa, l’ossario e la porta trionfale.
Una volta dentro il parco naturale si abbandona il canale per ripiegare su una tranquilla strada di campagna che si avvicina sempre di più alla costa atlantica. Quindi dopo 414 km si arriva a Brest. La città è collegata con l’Italia da diversi voli di linea.

Scarica l’Itinerario: Ciclovia Nantes-Brest

Budapest in bicicletta

23/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Budapest, Ungheria, circa 3 milioni di abitanti votati all’utilizzo della bicicletta per ogni spostamento quotidiano!
Questa grande città dell’est è a misura di ciclista e buona parte dei suoi abitanti gira per il centro in sella a colorate biciclette attrezzate di tutto punto.
Il feeling di Budapest con questo mezzo di trasporto economico e salutare fa riflettere: qui è stata organizzata la più grande Critical Mass del mondo (parteciparono quasi 100.000 persone tra cui l’allora presidente del paese) e nel 2013 fu presa la decisione di non farne più semplicemente perché non se ne sentiva più il bisogno.

Le piste ciclabili e le corsie riservate alle biciclette in condivisione con il traffico sono praticamente ovunque. La bici è semplicemente considerata come un normale mezzo di trasporto e non una moda o un divertimento, di conseguenza sulla strada godono del rispetto che meritano.
Fatte queste considerazioni, si capisce che Budapest è una città particolarmente adatta al cicloturismo. Molti hotel ed ostelli mettono a disposizione gratuitamente delle bici ed in centro si può approfittare di un ottimo servizio di bike sharing.

Un itinerario ideale per visitare Budapest in bicicletta è quello che dal centro porta fino alle Colline di Òbuda, appena fuori città.
Si parte dalla stazione ferroviaria di Keleti-Pàlyaudvar e si imbocca la bike line di Ràckòczi Ut, lunga strada rettilinea che ci conduce fin dentro l’antico quartiere ebraico. Quindi si continua a pedalare verso la Basilica di Santo Stefano seguendo la figura delle sue imponenti guglie che svettano sulla città.

  

I quartieri successivi sono Belvaros e Josefvaros, pochi km e ci troviamo di fronte al Danubio. Si attraversa il fiume sul Ponte della Libertà arrivando così ai piedi della Collina Gellert presso le più famose terme cittadine.

Si pedala costeggiando il Danubio, sempre su pista ciclabile, in direzione del Castello e del Bastione dei Pescatori. Superato il Ponte delle Catene si arriva all’Isola Margherita, unica isoletta del fiume nel suo tratto urbano. E’ una vera e propria perla della città! Un vasto parco completamente pedonale e davvero molto tranquillo.
Tornati sulla pista ciclabile, si imbocca un ampio viale in leggera salita che porta alla stazione di Varosmajor. Da qui un trenino-navetta, su cui è consentito il trasporto di biciclette, ci sposta di 5 km fino alle Colline di Òbuda.

Nonostante la vicinanza con la città, su queste colline dominano il silenzio e la natura. Un panorama davvero fiabesco che è possibile godere in bicicletta in tutta tranquillità. Volendo si può approfittare del Gyermekvasút, la “Ferrovia dei Bambini”, una linea turistica con personale dai 10 ai 14 anni, escluso il macchinista.
Si può sfruttare il trenino per riposare le gambe tra una stazione e l’altra del lungo sentiero che percorre le colline.
Terminato l’anello si scende quindi verso la città tornando verso il punto di partenza.

Scarica l’itinerario: Budapest in Bicicletta

Mountain Bike e Cicloturismo: accoppiata possibile

23/02/2017 in I Nostri Consigli, Tecnica

La mountain bike non è solo un mezzo ideale per correre lungo sentieri e viottoli sterrati in mezzo alla natura durante il weekend. Il binomio mountain bike e cicloturismo è possibile e riserva anche diversi vantaggi al cicloturista rispetto ad una bici da trekking. Vediamo quali sono:

  • Possibilità di viaggiare in luoghi selvaggi
    Dato che è progettata per correre ovunque e con qualunque condizione atmosferica, la mountain bike si presta a lunghi viaggi in terre desolate come deserti e steppe solitarie.
    Il telaio è comodo e resistente, i copertoni sono dotati di un grip eccellente su ogni tipo di terreno e le sospensioni aumentano ancora il comfort. Tali caratteristiche la rendono una bicicletta ideale sia per viaggio completamente off-road che per un misto di sterrato ed asfalto.
  • Robustezza
    La mountain bike è affidabile su ogni tipo di terreno e su lunghe distanze. E’ più robusta di una bici da trekking e destinata a durare più a lungo nel tempo.
  • Disponibilità di rapporti
    Il ventaglio di rapporti utilizzabili su di una mountain bike è decisamente maggiore rispetto ad una bici da strada. Ciò permette di pedalare con sviluppi metrici più bassi ma con una più alta frequenza di pedalata (utile nel caso di terreno bagnato o cedevole).
  • Seduta più eretta
    La mountain bike permette al ciclista di stare più eretto in sella perché il baricentro è spostato verso la ruota posteriore. E’ una posizione decisamente più comoda per chi vuole percorrere molti km di seguito.
  • Maggior controllo
    Il manubrio di una mountain bike è di circa 330 mm più grande di quelli di una bici da turismo. Ciò significa una minore maneggevolezza, ma un maggiore controllo durante la pedalata.
  • Assorbimento delle vibrazioni
    I componenti della mountain bike (sospensioni posteriori ed anteriori, copertoni, tubi maggiorati) permettono si assorbire quasi totalmente le vibrazioni dovute al contatto ruota-terreno evitando l’affaticamento dei muscoli.
  • Modularità e potenza di frenata
    Con i freni a disco tipici delle mountain bike la frenata è decisamente più potente e modulabile rispetto ai freni a pattino delle bici da turismo.

Portare una mountain bike con sé in viaggio comporta però anche alcuni svantaggi, quali:

  • Pesantezza
    A meno che non ne utilizzate una in fibra di carbonio, le classiche bici da turismo risultano più leggere di una mountain bike.
  • Resistenza al rotolamento
    I copertoni di una mountain bike sono più grandi di quelli di una bici e quindi più grande sarà l’impronta a terra degli stessi e l’attrito da vincere per procedere in avanti. Inoltre le ruote tassellate sono un grosso svantaggio su asfalto.
  • Lunghezza dei rapporti
    La trasmissione della mountain bike è molto utile in salita, ma non altrettanto sulle lunghe distanze.
  • Manutenzione
    Sospensioni ed altre componenti della mountain bike sono decisamente utili, ma necessitano di manutenzione regolare e comunque possono rompersi.
  • Niente portapacchi
    Vista la totale impossibilità di montare un portapacchi, sulla mountain bike non si possono trasportare borse da cicloturismo. Unica soluzione è il bikepacking, cioè fissare alla bici sacche e borse appositamente pensate per la mountain bike.
  • Mancanza di parafanghi
    I parafanghi possono rivelarsi molto utili durante lunghi viaggi ma purtroppo sulle mountain bike di norma non sono previsti.

In conclusione per intraprendere un viaggio in bicicletta non si deve per forza rinunciare alla mountain bike: basta seguire alcuni accorgimenti per ridurre al minimo gli svantaggi sopra segnalati.

1) evitare i copertoni con tasselli troppo pronunciati. Meglio usare quelli con una tassellatura bassa e fissa ed una protezione in kevlar contro le forature.

2) preferite una mountain bike con sospensione solo anteriore con il bloccaggio della compressione della forcella. Due sospensioni sono più comode su lunghe tratte ma disperdono più energia.

3) fare affidamento sul bikepacking per trasportare le proprie cose.

4) le selle da mountain bike sono molto comode, pensate per assorbire i sobbalzi tipici della disciplina, ma sono anche molto affusolate perché spesso in mountain bike si pedala fuori sella. Valutate se tale caratteristica può andar bene per il vostro viaggio.

5) procuratevi dei parafanghi dalla casa produttrice o dei parafanghi universali.

6) prediligete le classiche trasmissioni con tripla anteriore e nove velocità a posteriore.

Patagonia Coast to Coast – 1° parte

22/02/2017 in Patagonia Coast to Coast

Patagonia Coast to Cost è un viaggio di oltre 6.000 km svolto in Sud America da Paolo Pagni ed Enrico Roberto Carrara tra Novembre 2016 e Gennaio 2017. Ben 60 giorni in bicicletta per raccogliere fondi a favore dell’Associazione Dynamo Camp Onlus. Qui il reportage completo della loro avventura – 1° parte.

L’idea di Patagonia Coast to Coast è nata da un precedente viaggio, oltre 16 anni fa, ma il progetto ha preso vita solo nel 2015 quando Enrico ha accettato di realizzare con me questo sogno pazzo. Pianificare il viaggio ha richiesto tempo ed energie, tuttavia poco prima dell’estate 2016 eravamo pronti a partire. Data scelta per l’inizio dell’avventura: 18 Novembre.

Iniziamo a pedalare dalle Cascate dell’Iguazú o, come le chiamano i locali, dalla “Garganta del Diablo”. E se questa è solo la gola, ci chiediamo…come sarà il diavolo tutto intero? Un spettacolo magnifico, un enorme sistema di cascate alte fino a 70 metri. Se ne contano ben 275!

A malincuore ci lasciamo le cascate alle spalle e cominciamo il viaggio vero e proprio in direzione di Ushuaia, la “fine del mondo”, prima meta che vogliamo raggiungere. Puntiamo dritti verso sud, verso il confine argentino, verso Buenos Aires.
La strada è un inferno: pedaliamo sul bordo della carreggiata con camion che ci sfiorano in continuazione e se provi a spostarti più al centro rischi di venire investito.
Via via che procediamo la situazione migliora, le strade si fanno meno trafficate direi decisamente desolate. Lunghi rettilinei che corrono nel nulla, tutt’attorno solo campi, fattorie e qualche mucca che ci guarda passare perplessa. Le possibilità di ristoro si sono fatte sempre più rare.

Attraversiamo una frontiera dietro l’altra tra Brasile, Argentina e Uruguay. Ogni volta dobbiamo aspettare qualche ora in coda, poi il timbro e quindi si riparte. Con la bici è sempre un problema, strano ma vero è vietato attraversare i ponti di confine sui pedali. Quindi dobbiamo trovare un passaggio o trasportare la bici a piedi.

   

In prossimità di Buenos Aires torniamo a pedalare nel traffico, per un tratto siamo costretti persino a muoverci in autostrada perché non riusciamo a trovare un’altra via per entrare in città. Comunque Buenos Aires è una metropoli bellissima e ci fermiamo per un paio di giorni.

Uscire dalla città è altrettanto difficile, una volta che ci riusciamo ci rendiamo conto che ormai manca poco alla Patagonia. Ce lo annuncia il vento: raffiche fortissime, costanti, che quasi ci impediscono di procedere. Sembra di pedalare perennemente in salita e con la bicicletta così carica è davvero una sfida.
Andiamo avanti, ma la situazione non migliora. Siamo costretti a fare qualche km in autobus e a fare l’autostop. Fortunatamente noto che più andiamo a sud e più le persone sono gentili così un passaggio nei pochi momenti di bisogno lo troviamo sempre. Il viaggio si complica, non riusciamo a programmare le tappe né i tempi: viviamo la Patagonia giorno per giorno.

Arrivati a Rio Gallegos, la città più meridionale dell’Argentina continentale, escludendo quindi la regione della Terra del Fuoco, mancano ancora 580 km ad Ushuaia e di mezzo c’è la frontiera cilena che dobbiamo attraversare e poi rientrare in Argentina.

Siamo alla fine del mondo ed oltre al vento ci troviamo ad affrontare un clima assurdo che passa dal sole alla pioggia, dalla grandine alla neve. Non ci scoraggiamo, ormai siamo troppi vicini. Arriviamo ad Ushuaia il 22 Dicembre: vittoria!  Sono fiero di me stesso e così Enrico, abbiamo concluso con successo un’impresa che sembrava impossibile ed ora siamo pronti a spingerci ancora più avanti e terminare l’avventura a Santiago del Cile.

CONTINUA A LEGGERE – 2° parte

Patagonia Coast to Coast – 2° parte

22/02/2017 in Patagonia Coast to Coast

Patagonia Coast to Cost è un viaggio di oltre 6.000 km svolto in Sud America da Paolo Pagni ed Enrico Roberto Carrara tra Novembre 2016 e Gennaio 2017. Ben 60 giorni in bicicletta per raccogliere fondi a favore dell’Associazione Dynamo Camp Onlus. Qui il reportage completo della loro avventura – 2° parte.

Vorremmo ripartire subito, ma non siamo disposti a tornare indietro e percorrere in bicicletta più di 500 km sulla strada che abbiamo appena lasciato. Il problema è che siamo a Natale, è festa ed è tutto chiuso. Il primo autobus che parte in direzione nord è previsto per il 26 e si ferma a El Calafate: ci risparmia almeno 800 km di strada battuta dal vento…quindi aspettiamo.

Scesi dall’autobus imbocchiamo la Ruta 40 Panamericana, la strada argentina che corre parallela alla Cordigliera delle Ande ed al confine con il Cile. Già da un po’ di tempo, mentre ci avvicinavamo alla fine del mondo, il panorama andino accompagnava le nostre giornate in sella, ma adesso pedaliamo proprio ai piedi di queste montagne.

Freddo e vento non ci abbandonano ed anche qui la natura è assoluta protagonista del paesaggio. Lungo la strada visitiamo una delle sue meraviglie: il Perito Moreno, ghiacciaio di oltre 250 km2 alto circa 700 m. E’ l’unico al mondo ad essere accessibile a piedi e si può scoprire in autonomia lungo un camminamento di 5 km.

  

Il primo giorno senza vento lo sperimentiamo presso il Lago Nahuel Huapi nella Patagonia settentrionale. Si tratta di una zona di villeggiatura molta frequentata dagli argentini sia in inverno che in estate. I paesi che incontriamo hanno caratteristici edifici in legno che ci ricordano molto le località alpine italiane.
Superata la zona dei laghi, è arrivato il momento di lasciare per sempre l’Argentina. Attraversiamo le Ande ed il confine ad oltre 1.500 m sul livello del mare: siamo finalmente entrati in Cile!

Da questa parte delle montagne è tutto un altro mondo. La Cordigliera delle Ande è un vero e proprio muro naturale che separa due realtà completamente diverse. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle! Vento e freddo sono rimasti in Argentina, in Cile è tutto verde e c’è tanta tanta pioggia.

Il paesaggio è cambiato drasticamente, ora pedaliamo su strade che costeggiano immense distese di grano incontrando un paese dietro l’altro. Sarà così fino a Santiago, ormai manca poco, ci avviciniamo sempre di più, le tappe si sono trasformate in lunghi trasferimenti. La nostra mente è già proiettata verso il traguardo, il ritorno in Italia, le prossime avventure…

L’arrivo in città è caotico proprio come a Buenos Aires, Santiago del Cile conta 7 milioni di abitanti ed il traffico è incredibile. Macchine e taxi da ogni parte che si muovono come impazziti ed autobus da cui è meglio tenersi lontani! Questa sera non dobbiamo cercare un hotel dove dormire, ci ospita un amico di Enrico nel suo appartamento.
Il viaggio è proprio finito, fra pochi giorni torneremo a casa, ma quel pedalare fuori dal tempo, quelle facce incontrate lungo la via, quei posti e quella natura resteranno per sempre nei nostri cuori.

SCOPO DEL VIAGGIO 
L’avventura di Patagonia Coast to Coast non si limita soltanto al viaggio in Sud America, ma è legata a doppio filo all’Associazione Dynamo Camp Onlus.
Il Dynamo Camp è il primo camp in Italia dedicato a bambini e ragazzi affetti da malattie gravi e croniche. Si propone come vera e propria terapia ricreativa per i bambini e le loro famiglie che vengono ospitati gratuitamente nelle strutture del camp per periodi di divertimento spensierato e relax.

La nostra collaborazione con Dynamo Camp è iniziata ancor prima della partenza per il Brasile, a Marzo 2016, quando, in bicicletta, abbiamo portato alla sede del camp, sull’Appennino Tosco-Emiliano, un defibrillatore Samaritan gentilmente donato da HeartSine EMD 112.
Quindi, durante la nostra permanenza in Sud America abbiamo cercato di raccogliere quanti più fondi possibili promuovendo la nostra avventura sulla pagina facebook di Cicloturismo (www.facebook.com/cicloturismo) e sul blog dedicato (www.patagoniacoasttocoast.com) mettendo sempre in evidenza lo scopo benefico dell’intero viaggio.

Preparazione di un viaggio in bicicletta

22/02/2017 in I Nostri Consigli, Suggerimenti di Viaggio, Tecnica

Un viaggio in bicicletta di svariati km lontano da casa richiede molta preparazione, oltre all’allenamento, ci si deve occupare anche di dettagli pratici quali:

Assicurazione
Durante un lungo viaggio in bicicletta in giro per il mondo, ci sono molte cose che possono andare storte. Dotarsi di una polizza assicurativa che copre le più comuni spese impreviste (furto del bagaglio, ritardo o cancellazione del volo, spese mediche) vi farà sentire più tranquilli. Il prezzo di tali polizze varia da agenzia ad agenzia, ma in genere parte da pochi euro a settimana.

Visite Mediche
A seconda del paese in cui avete intenzione di viaggiare potrebbe rendersi necessario sottoporsi a visite mediche o vaccini preventivi. Potete rivolgervi al vostro medico ed anche consultare il sito della Farnesina, www.viaggiaresicuri.it, dove si trovano tutte le informazioni necessarie. E’ utile infine portare con sé un piccolo kit di medicinali.

Abbigliamento
Se contate di fare affidamento su hotel, bed & breakfast ed ostelli, ogni sera riuscirete a lavare il completo indossato durante la giornata per ciò il vostro bagaglio di abbigliamento dev’essere ridotto al minimo. Capi impermeabili ed antivento sono comunque indispensabili in qualsiasi viaggio, per il resto limitatevi allo stretto necessario.

Tracce GPS
Che sia uno smartphone o un ciclo-computer GPS poco importa, caricate il percorso che intendete affrontare sul vostro supporto tecnologico prima di partire. Una volta sul posto potrete pensare soltanto a pedalare.

Passaporto e Tariffa Telefonica
Il passaporto è un documento fondamentale se volete viaggiare fuori dall’Europa. Deve avere una validità residua di almeno sei mesi oltre la data prevista per il rientro (e non quella della partenza). Un documento d’identità è importante se venite coinvolti in un incidente o se perdete il gruppo con cui viaggiate.
Non dimenticate di stipulare una tariffa telefonica che vi permetta di chiamare senza spendere una fortuna, informatevi presso il vostro operatore. In alternativa affidatevi a Whatsapp, vi aiuterà a comunicare con i vostri cari ogni volta che lo desiderate.

Localizzatore Satellitare
Se durante il vostro viaggio avete previsto l’attraversamento di aree desolate dove in caso di emergenza può essere difficile trovare aiuto immediato, munirsi di localizzatore satellitare può essere fondamentale. Quelli moderni si attaccano facilmente allo zaino o al polso e semplicemente premendo un tasto vi permetterà di inviare un messaggio di aiuto alle autorità competenti con le coordinate della vostra posizione. Con un altro messaggio è possibile anche rassicurare i propri cari che tutto procede bene.

Bici Strade Bianche o Gravel bike
Una bici strade bianche, o Gravel bike, è la scelta perfetta per affrontare sentieri e/o strade asfaltate. Si tratta di un incrocio tra bici da strada e MTB con una impostazione corsaiola ma pensata per affrontare vari tipi di fondo. La gravel è inoltre votata al trasporto di pesi e bagagli, meno alla velocità e quindi più comoda. E’ diretta discendente dei modelli utilizzati nel ciclismo eroico degli anni tra le due guerre e del primo Dopoguerra.
Ha una struttura meno nervosa, con un telaio meno verticale e più allungato e con il baricentro più basso che permette un’impostazione più eretta in sella. La distanza tra le ruote e l’interasse, è maggiore, perché quando si procede sugli sterrati serve equilibrio. I telai delle gravel bike possono essere in alluminio, acciaio o in fibra di carbonio.

Consigli per un viaggio in bicicletta

20/02/2017 in I Nostri Consigli, Suggerimenti di Viaggio, Tecnica

Una premessa è d’obbligo: non esiste regola su cosa portarsi in viaggio. In solitaria o in compagnia, ogni viaggio, anche quello in bicicletta, è un fatto privato quindi ancora più privata è la scelta di che cosa riteniamo necessario, e/o indispensabile, per garantire il nostro comfort.

L’unica linea da seguire è quella della leggerezza, orientata non tanto nella ricerca maniacale di attrezzatura super sofisticata, ma piuttosto nella quantità di cose con cui riempire borse e zaino. Chi è alle prime esperienze ha la tendenza a portare più del necessario in particolare per quanto riguarda l’abbigliamento.
Due mute complete da ciclista, due maglie tecniche, una a maniche lunghe e una a maniche corte, un pile, un paio di bermuda e un paio di mutande è stato tutto il mio abbigliamento per un viaggio di tre mesi. Tenete presente che i capi indossati vengono lavati tutte le sere, quindi, siete sempre puliti e profumati.

Nei lunghi viaggi, anche se avete deciso di appoggiarvi per la notte a strutture ricettive, una tenda monoposto e un sacco a pelo sono una garanzia che la notte non sarà mai un problema.

Per quanto riguarda l’igiene personale: un sapone di marsiglia, spazzolino e dentifricio. Assicuro che sono più che sufficienti e se proprio avete un incontro galante vi infilate in un supermercato e acquistate al volo quello che ritenete sia la vostra arma vincente.

Un’attenzione particolare va riservata alla parte meccanica della vostra bicicletta. Prima di partire imparate, nel limite del possibile, a smontarla tutta con il set di strumenti che avete deciso ti portare con voi. Familiarizzate con il cambio delle pastiglie o dei pattini dei freni, dei fili; con le riparazioni non solo delle camere d’aria, ma anche dei copertoni.

Nel nostro viaggio in Sud America (60 giorni dormendo in B&B e ostelli) abbiamo rispettato la filosofia del minimo indispensabile affidandoci a materiali garantiti e collaudati.
Threeface ci ha fornito l’abbigliamento tecnico perfetto per un clima che andava da +40 a -5 gradi.
Vaude borse e accessori affidabili e comodi.
NRC la garanzia fondamentale di occhiali protettivi e confortevoli e leggerissimi.
Water to Go una borraccia filtrante che toglie il dubbio di rimanere senz’acqua potabile.
Garmin ha garantito la navigazione e la documentazione del viaggio.
Selle SMP è stata preziosa alleata avendo pedalato 7/8 ore al giorno per due mesi.

Il Salento in bicicletta

15/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Il Salento è una delle destinazioni preferite dagli italiani per le vacanze estive, ma nei mesi autunnali e primaverili è un’ottima meta per passare qualche giorno sui pedali.
Il giro del Salento in bicicletta è un percorso di circa 210 km più che altro pianeggianti che si possono suddividere in 4 tappe da circa 50 km l’una.

1° Tappa
Lecce – Otranto: 48 km
Usciti da Lecce si imbocca la SP 289 fino a che non si incontra sulla desta una strada bianca segnalata come “percorso cicloturistico” che termina ad Acaia. Si pedala attraverso campi di olivi secolari.
Si prosegue per Vanze e poi per Acquarica di Lecce fino a che si non si riesce a vedere il mare. La strada rimane pianeggiante e mantenendo il mare sulla sinistra si arriva ad Otranto.

2° Tappa
Otranto – Leuca: 55 km
E’ la tappa più impegnativa delle quattro perché la strada presenta continui saliscendi. Si esce da Otranto imboccando la SP 87 che serpeggia lungo la costa. La strada tocca le cittadine di Porto Badisco, Santa Cesarea e Castro: meritano tutte una sosta perché regalano un panorama davvero meraviglioso del mare.
Si prosegue sempre circondati dai fichi d’india fino a Santa Maria di Leuca.

 

3° Tappa
Leuca – Gallipoli: 54 km
Lasciata Santa Maria di Leuca si punta verso nord lungo la SP 214 e la SP 91. Tenendo sempre il mare alla nostra sinistra si pedala lungo la costa e si ha la possibilità di ammirare numerose torri di avvistamento risalenti che in passato erano utilizzate per difendere il territorio.
Arrivati a Gallipoli non perdete l’occasione per una passeggiata lungo le antiche mura e tra i vicoli del centro storico.

4° Tappa
Gallipoli – Lecce: 53 km
La SP 108 ci porta fuori da Gallipoli permettendoci di ammirare il mare ancora per 15 km fino alla località di Santa Caterina. Qui si deve svoltare nell’entroterra verso Nardò. Fermatevi ad ammirare il suo centro storico di un bianco brillante assolutamente unico!
Si continua quindi in direzione di Cupertino e poi di San Pietro in Lama fino a rientrare nel centro di Lecce.

Scarica l’itinerario: Giro del Salento