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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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Maximiliano Oliva ultracycling, ospite d’onore alla Tuscany Extreme

19/04/2021 in News

Maximiliano Oliva, ingegnere di Alessandria, 45 anni ed una grande passione, la Mountain Bike e la ricerca dell’avventura attraverso le ultra distanze e le imprese individuali.

Basterebbero queste poche parole per descrivere il carisma di questo atleta, che ha scoperto la bicicletta sull’onda delle emozioni scaturite dalle vittorie di Marco Pantani e che dopo ben 4 partecipazioni all’Iron Bike e la più importante Randonnèe del mondo, la Parigi Brest Parigi si è cimentato con successo nell’incredibile Transamerica Bike Race, una corsa di 6700 km attraverso tutti gli Stati Uniti dalle coste del Pacifico fino alla Virginia.

Certo, un atleta abituato a questo tipo di sfide, avendo in passato già partecipato al la North Cape Race, 4000 chilometri dall’Italia al circolo polare artico terminata al quarto posto e che continua a porsi sempre nuovi obiettivi come la Tour Divide – MTB unsupported race 4400km o la Iditarod Trail – Artic MTB unsupported Race, 1000miglia

Maximiliano Oliva sarà presente all’edizione 2021 del Tuscany Extreme!

Cicloturismo presenta: Maximiliano Oliva, gaurda il video completo su Facebook.

Giuseppe Giannecchini

Trova l’intruso – Giuseppe Giannecchini il Biomeccanico

30/03/2021 in Biomeccanica, News

– foto gentilmente concessa da Peter Cole

 

Il cruccio per ogni ciclista, quel fastidio che all’inizio lieve dopo un po’ diventa un dolore insopportabile … cosa è successo ?Eppure la mia bici era perfetta….!

Come è possibile che dopo aver macinato decine di migliaia chilometri con la nostra solita posizione senza accusare dolori,improvvisamente si presenta un problema ?!

Di solito ci preoccupiamo di fare un buon bike-fit indaghiamo per ore, giorni per cercare un bravo e competente tecnico che ci aiuti ad ottenere la migliore posizione… ma dopo
guardiamoci allo specchio…ah..ah…e domandiamoci ,quando ci siamo rifatti il” look “( ma per davvero…) come fare per mantenerlo!

Giuseppe Giannecchini

Giuseppe con Jamie Wilkins

È più che sicuro che se la nostra posizione non fosse corretta dopo poche migliaia di km il corpo si lamenterebbe di sicuro e come in loop quel fastidio o quel dolore a volte anche invalidante si ripresenterebbe di sicuro sempre durante le nostre uscite in bicicletta( più evidente nelle uscite lunghe) da non confondere con un normale e ovvio adattamento posturale e muscolare in una fase di correzione della nostra posizione precedentemente sbagliata.
Di certo dopo una stagione intera o più (facendo da 10000 a 30000 km l’anno)e tutto va bene ,se si presentasse un dolore improvviso non è possibile che la posizione sia sbagliata forse invece si è alterato qualcosa, o noi siamo cambiati?

Siamo proprio sicuri che non è cambiato nulla sulla nostra bicicletta oppure è cambiato il nostro corpo ,la nostra postura,il nostro peso?
abbiamo commesso degli errori nei nostri allenamenti?
Purtroppo si nascondono delle insidie nello svolgimento del nostro sport preferito , alcune subdole e nascoste altre sono sotto i nostri occhi ma non gli diamo importanza per pigrizia , disattenzione o per inconsapevolezza.

Giuseppe Giannecchini

Cerchiamo ora di fare chiarezza sulle possibili cause di questi “ disagi” senza dare niente per scontato e distinguiamoli in 4 punti principali.

  1. ALTERAZIONE della nostra POSIZIONE -assetto ( altezza,arretramento e inclinazione della sella, posizione del manubrio, leve cambio, tacchette) per cause meccaniche di utilizzo del mezzo.
    Non è infrequente che utilizzando la nostra bicicletta su strada durante l’uscita si possa, per una buca una sollecitazione improvvisa,un serraggio sbagliato delle viti o peggio per una caduta ,spostare la sella indietro o cambiare la sua inclinazione ,ruotare il manubrio, allentarsi o spostarsi addirittura la tacchetta sotto la scarpa.
    Quindi controllate SEMPRE la vostra bicicletta prima e dopo l’uscita, magari tenete dei segni di riferimento sul reggisella o sul manubrio,verificate lo stato di usura delle tacchette e la loro posizione!
  2. ALTERAZIONE della nostra posizione-assetto PER SOSTITUZIONE COMPONENTE ( sella, scarpe,tacchette, piega manubrio,gruppo meccanico, pedivelle, pedali,telaio)
    A chi non è mai venuto in mente di aggiornare un nuovo componente?
    Sostituire una sella,un manubrio,un nuovo modello di scarpa oppure un diverso modello di pedale o un nuovo telaio?
    Per togliere magari 100 grammi dalla nostra specialissima o per emulare un nostro campione che usa un determinato componente tecnico.
    Si può fare tutto, ma dobbiamo essere certi ed essere capaci di ricreare la nostra esatta posizione di prima con attenzione e scrupolo sennò ci ritroviamo a pedalare con la bici di un’altro con ovvie conseguenze!
    Quindi prima di sostituirli controllate che siano compatibili per ricreare la nostra corretta posizione o rivolgetevi a persone qualificate o al vostro biomeccanico di fiducia per una verifica più approfondita.
  3. ALTERAZIONE della nostra posizione- assetto PER CAUSE POSTURALI sia di tipo traumatico ( caduta) sia per peggioramento- cambiamento del nostro equilibrio posturale, aumento o diminuzione del nostro peso corporeo.
    Una caduta può creare diverse ed evidenti escoriazioni ma anche invisibili blocchi articolari e/o rotazioni del bacino.
    Ma la nostra postura può anche cambiare, con il passare del tempo o svolgendo anche semplicemente la nostra attività professionale.
    Questo altera quell’equilibrio che c’era con la nostra bicicletta e il nostro assetto.
    Quindi rivolgersi ad uno specialista del settore ( fisiatra-Osteopata-chiropratico-fisioterapista) e medico sportivo per un controllo posturale è senz’altro utile prima di iniziare a “ aggeggiare” sulla nostra bicicletta spostando un po’ di qui è un po’ di la a casaccio cercando di risolvere un problema che abbiamo sulla nostra struttura ossea e muscolare con la chiave a brugola!
    Diminuendo il peso, ad esempio, sarà sicuramente da rivedere la posizione poiché aumenta la mobilità soprattutto a livello del busto ( ma anche in generale) quindi la posizione in allungamento e dislivello sul manubrio avrà bisogno di correzioni.
    Se il peso invece aumenterà in eccesso è probabile che il manubrio vada leggermente alzato.
  4. ALTERAZIONE della nostra postura PER ERRORI di ALLENAMETO.
    Ultima ma non di minore importanza l’esecuzione corretta degli esercizi e dei carichi di allenamento.
    Un’esercizio di forza-resistenza eseguito male o con un rapporto non adeguato per le nostre reali capacità può indubbiamente arrecare danni all’articolazione del ginocchio e alla schiena.
    Come pure carichi di allenamento importanti ed uscite in bicicletta, eseguiti con scarsa preparazione fisica e/o non progressività dei lavori.
    Anche una sospensione abbastanza lunga degli allenamenti può creare disturbi solitamente transitori al momento del ritorno all’attività sportiva, uno per il decadimento della condizione, l’altro per un possibile aumento di peso.

 

Conclusioni:

Ricordiamoci che il ciclista si trova in una condizione cinetica a catena chiusa determinata dalla sua posizione-assetto reciproca , di sella-manubrio-e pedali-metatarso vincolati dalle tacchette.
Ogni ALTERAZIONE di questi appoggi statici e dinamici , manubrio-sella-pedali ma anche oltremodo un cambiamento del nostro equilibrio posturale inevitabilmente altera il lavoro angolare e muscolare delle articolazioni condizionandone il rendimento biomeccanico e causando possibili risentimenti fisici.

Nuovo DPCM posso uscire in bicicletta?

09/03/2021 in News

Nuovo DPCM stessa domanda che attanaglia milioni di appassionati. Facciamo chiarezza.

Il nuovo DPCM sarà in vigore dal 6 Marzo al 6 Aprile 2021 e si articola sulla base di 5 zone: Bianca, Gialla, Arancione, Arancione Scuro e Rosso .

CONSIGLIAMO IL TESSERAMENTO AD UN ENTE DI PROMOZIONE SPORTIVA, IL TESSERINO RILASCIATO DALL’ENTE È UN DOCUMENTO VALIDO IN CASO DI CONTROLLI E VERIFICHE.

Qualsiasi sia la zona è possibile praticare attività sportiva all’aperto in forma individuale. Citiamo il sito del Governo:

È possibile, nello svolgimento di un’attività sportiva che comporti uno spostamento ( per esempio la corsa o la bicicletta ), entrare in un altro comune, purché tale spostamento resti funzionale unicamente all’attività sportiva stessa e la destinazione finale coincida con il comune di partenza.

Approfondiamo ogni aspetto per ogni zona:

  • ZONA BIANCA
    è consentito il regolare svolgimento dell’attività sportiva e delle manifestazioni sportive senza pubblico ed assembramenti.
     
  • ZONA GIALLA
    è consentito il regolare svolgimento dell’attività sportiva anche nei parchi pubblici e nelle aree attrezzate.
    Palestre, piscine, centri natatori, centri benessere e centri termali NON sono attivi.
    Centri e Circoli sportivi all’aperto sono attivi.
     
    Sono consentite le manifestazioni di sport individuali e di squadra, sia all’aperto che al chiuso senza pubblico ed assembramenti, riconosciute dal CONI di interesse nazionale.
     
  • ZONA ARANCIONE
    vale quanto stabilito per la zona Gialla
     
  • ZONA ARANCIONE SCURO
    vale quanto stabilito per la zona Arancione
     
  • ZONA ROSSA
    è consentito solo lo svolgimento dell’attività sportiva individuale all’aperto in prossimità della propria abitazione, con l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie.
    Per le attività sportive che comportano uno spostamento ( per esempio la corsa o la bicicletta ) è possibile allontanarsi dalla propria abitazione ed entrare in altri comuni purché lo spostamento resti funzionale all’attività sportiva stessa e la destinazione finale coincida con il comune di partenza.
     
    Centri e Circoli sportivi all’aperto NON sono attivi.
     
    Sono consentite le manifestazioni di sport individuali e di squadra, sia all’aperto che al chiuso senza pubblico ed assembramenti, previsti nel calendario approvato dal CONI.
     

I comuni hanno facoltà di limitare e applicare misure più stringenti rispetto alle normative nazionali. Per cui parchi pubblici, aree attrezzate, centri e circoli sportivi all’aperto potrebbero risultare NON attivi anche in zone consentite.

FONTE: federciclismo.it

Andrea Tafi ospite d’onore alla Tuscany Extreme

05/03/2021 in Eventi, News

Andrea Tafi, un nome importante del mondo del ciclismo che tutti gli appassionati ricordano come uno dei corridori più vincenti degli anni 90 e dei primi anni del 2000

Con una lunghissima carriera da professionista (dal 1988 al 2005) nei team più importanti come la Carrera e la Mapei, si è sempre cottraddistinto per essere un veloce passista capace di imporsi nelle più importanti classiche internazionali come la Parigi-Roubaix, le Fiandre, il Lombardia e anche un titolo nazionale in linea.

La vera svolta della sua carriera è stata il passaggio alla Maperi di Ballerini, Bartoli e Bettini: già dopo un anno diventa subito protagonista aggiudicandosi Campionato italiano nel 1998 e sei classiche: il Giro di Lombardia e la Parigi-Bruxelles nel 1996, la Rochester International Classic nel 1997, la Parigi-Roubaix nel 1999 in maglia tricolore, la Parigi-Tours nel 2000 e il Giro delle Fiandre nel 2002 e ben 3 convocazioni per altrettanti campionati del mondo. E’ l’unico ciclista italiano ad essersi aggiudicato entrambe le classiche del nord (Parigi-Roubaix e Fiandre).

Ciclista amatissimo in tutta Italia, nato e cresciuto in Valdinevole, dove vive tutt’ora, è stato un punto di riferimento importante per una generazione di amatori e ciclisti che al grido di “Io tifo Tafi” lo supportavano in tutte le sue epiche avventure

Con grande piacere (ed un pizzico di vanto) possiamo annunciare che sarà il testimonial di eccezione del Tuscany Extreme: un’occasione per pedalare con lui e conoscere di persona uno degli atleti più titolati d’Italia.

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Garda Cycling Academy

Garda Cycling Academy

24/02/2021 in Eventi, News

Nel cuore del Lago di Garda, in una delle più belle zone d’Italia per i cicloturisti, dalla grande passione e amicizia che lega Andrea Broglia e Cristian Coletti, prenderà il via il prossimo maggio una nuovissima esperienza dedicata a chi vuole trasformare la propria passione in un lavoro, ossia il corso per guide cicloturistiche della Garda Cycling Academy.

Garda Cycling Academy

Ne abbiamo parlato con Andrea Broglia, Cofondatore Garda Cycling Academy e Coordinatore della disciplina cicloturistica per la regione Lombardia ASI

Il Garda Cycling Academy (GCA) è un centro di formazione ASI/CONI e si pone l’obiettivo di formare a 360° le guide cicloturistiche con un livello qualitativo molto elevato che arrivi ad abbracciare anche i fondamenti del soccorso sanitario. Il corso si articolerà dal 15 al 23 maggio in 4 incontri divisi nei due weekend con ben 9 docenti specialistici, nell’idea che a formare i futuri professionisti siano dei reali professionisti.

Il corso sarà rivolto agli appassionati del mondo delle biciclette, della natura e del territorio in cui vivono che vogliono trasformare la propria passione in un lavoro, a chi è già una guida cicloturistica e vuole portare le proprie conoscenze e competenze ad un livello superiore ma anche a semplici appassionati che vogliano acquisire delle competenze tali da sentirsi sempre in sicurezza in qualsiasi uscita.

Tra i punti salienti del corso troviamo il rilascio del tesserino ASI/CONI con conseguente iscrizione all’albo nazionale, il corso di navigazione ufficiale Garmin, il corso di orientamento e topografia CAI ed il corso di operatore laico BLSD abilitante all’uso del defibrillatore, alla rianimazione di adulti e bambini e disostruzione delle vie aeree.

Garda Cycling Academy
Garda Cycling Academy
Garda Cycling Academy

Il corso si terrà presso la sala civica comunale di Solferino (MN) il 15 – 16 – 22 – 23 Maggio 2021 ed avrà una durata di 4 gg (2 week-end consecutivi) per un totale complessivo di 32 ore e sarà diviso in una parte teorica ed una parte pratica, con esame finale e permetterà ai partecipanti di acquisire conoscenze in:

    • Condurre gruppi di adulti, giovani e bambini in tutta sicurezza.
    • Gestire uscite di gruppi con diversi livelli di esperienza.
    • Prepararti alle uscite, gestendo e minimizzando i fattori di rischio.
    • Sviluppare ed applicare le valutazioni dei possibili pericoli tramite un adeguata preparazione, procedure operative e gestione dinamica.
    • Costruire percorsi ad hoc basati sulle capacità e sulla preparazione del gruppo, offrendo sessioni divertenti, coinvolgenti e stimolanti.
    • Diventare un esperto del territorio in cui vivi, dall’utilizzo dei percorsi più battuti e famosi, alla creazione dei propri.
    • Imparerai la biomeccanica del movimento ed acquisirai basi di anatomia funzionale.
    • Intervenire in caso di infortuni.
    • Intervenire in caso di guasti alle bike.
    • Basi e consigli sull’alimentazione in funzione all’attività ciclistica.

Inoltre, grazie al nostro docente specializzato in gestione delle ASD (associazioni sportive dilettantistiche), sarà propedeutico all’avviamento ed alla gestione di questo tipo di attività potendo così trasformare una semplice passione in una vera professione.

Tra i docenti del corso segnaliamo:

    • Andrea Broglia – Cofondatore Garda Cycling Academy e Coordinatore della disciplina cicloturistica per la regione Lombardia ASI
    • Cristian Coletti – Cofondatore Garda Cycling Academy – Istruttore FIF (Federazione Italiana Fitness), ELAV, ARF, CONI, AKIM, ASI, CSEN
    • Corrado Morale – Docente di scienze motorie e sportive e Personal trainer
    • Michele Toninelli – Meccanico MTB Team SANTACRUZ FSA e Meccanico ciclocross Team Cervèlo FSA
    • Claudio Bicelli – Maestro MTB di 1º livello, Allenatore tecnico 2º livello categorie Esordienti ed Allievi, Allenatore tecnico 3º livello categorie Elite e Internazionali e Direttore sportivo Cervèlo FSA CX PRO TEAM ciclocross
    • Raffaele Vincelli – Docente CAI per l’orientamento con carte topografiche, bussola, altimetro ed orologio
    • Paola Bruni Zani – COMMERCIALISTA SPECIALIZZATA IN GESTIONE ASD
    • Ivan Castellini – docente di tecniche di guida e parte pratica

Le certificazioni rilasciate da Garda Cycling Academy sono riconosciuta da ASI e CONI e, qualificanti come Guida Cicloturistica, permettono di iniziare immediatamente a lavorare, sia da un punto di vista commerciale tramite partita iva, che da un punto di vista sportivo mediante la creazione di un’ASD o con la collaborazione mediante contratto sportivo con una ASD.

Segnaliamo con grande interesse questa iniziativa in quanto la presenza di guide formate e certificate sono il punto di partenza essenziale affinché il mondo del cicloturismo e più in generale del turismo legato alla bicicletta possa continuare ad espandersi e radicarsi su tutto il nostro territorio.

Garda Cycling Academy

Giustizia per il Ciclista multato dalla polizia locale.

23/02/2021 in News

Il 2020 è stato un anno in cui numerosi ciclisti sono stati protagonisti di sanzioni relative infrazioni legate alle limitazioni all’attività sportiva dovute al Covid-19.

Abbiamo parlato in numerosi articoli di alcune situazioni di questo tipo ed oggi vogliamo riprendere la vicenda di Marco ( nome di fantasia per proteggere la privacy dell’interessato ), ciclista amatoriale di Carnate, di cui avevamo brevemente parlato in questo articolo https://www.cicloturismo.it/ciclista-multato-dalla-olizia-locale/ .

Marco ci ha contattato nei giorni scorsi per aggiornarci in merito alla sua triste vicenda dandoci una bellissima notizia: Giustizia è stata fatta.

Marco infatti NON aveva violato alcuna legge! All’epoca dei fatti la pratica sportiva era consentita, sebbene, come abbiamo descritto in numerosi articoli e discusso in diverse dirette streaming sui nostri canali social, vincolata da criteri specifici, criteri che Marco ha sempre rispettato! Armato di pazienza e consapevole della situazione Marco, dopo aver comunque pagato una salata contravvenzione, ha cercato di mettersi in contatto con le istituzioni nazionali e locali per far luce sulla vicenda e riabilitare la propria reputazione. Non sono state poche le difficoltà di contatto con gli uffici pubblici ma Marco ha perseverato e nell’arco di 2/3 mesi è riuscito a far valere la ragione.

Il corpo di polizia di Galbiate ha finalmente riconosciuto l’errore e, dopo le scuse formali, ha prontamente permesso a Marco di essere rimborsato della penale che aveva immediatamente pagato all’epoca della presunta infrazione.

Un plauso al nostro affezionato ciclista per la perseveranza e l’eleganza con cui ha saputo gestire la situazione. Marco infatti, conscio delle difficoltà causate dal Covid-19 anche alle forze dell’ordine, non ha mai giudicato il personale dell’arma che lo ha sanzionato ma ha subito cercato la via del dialogo e della ragionevolezza dimostrando di pedalare legittimamente.

Speriamo che la sua vicenda possa essere di aiuto a numerosi altri ciclisti che hanno purtroppo vissuto vicende simili nei messi passati.

L’apertura della ciclovia “La via del cuore”, attraverso le zone del terremoto che vogliono rinascereperando talvolta le L’apertura della ciclovia “La via del cuore”, attraverso le zone del terremoto che vogliono rinascere

16/09/2020 in Diario di Viaggio, News, Promozione del Territorio, Territorio

Il viaggio della solidarieta’ su due ruote

Abbiamo incrociato posti bellissimi, pronti per ricevere turisti e visitatori, anche se le ferite del sisma sono ancora aperte

di Carlo Carotenuto

Durante il periodo di lockdown uno degli argomenti più gettonati dagli “sceriffi da balcone” che imprecavano e inveivano contro i podisti e i ciclisti che andavano a correre da soli rispettando comunque le regole era: “Ma dovete correre per forza? Non avete rispetto per i morti…”. Paolo Pagni, cicloviaggiatore e collaboratore di cicloturismo.it mi coinvolse in appuntamenti settimanali in diretta, per spiegare le regole e raccontare quello che stava accadendo, cercando di ipotizzare gli scenari legati al virus e alle decisioni della politica. Perché la gente aveva bisogno di capire, di interpretare DPCM e regole non sempre chiare, aveva bisogno di punti di riferimento. Dirette che ebbero grande attenzione, superando talvolta le 10mila visualizzazioni sui social. Fu in una di queste che, parlando, si disse: “dicono che non ci vogliamo fermare e che non abbiamo rispetto dei morti. Ma all’indomani dei vari terremoti che hanno colpito il centro Italia qualcuno per caso si è fermato? Si erano fermate le corse podistiche, le gare cicloamatoriali e i raduni senza classifica o le non competitive di corsa? No, di certo”. E abbiamo pensato che proprio nelle zone terremotate, oltre ai disagi che sicuramente ancora si facevano sentire, si sono sicuramente sommate le precarietà del lockdown. E allora Paolo Pagni si è inventato l’iniziativa: percorrere il territorio che va da L’Aquila a Perugia, toccando le tappe dei luoghi più colpiti dal sisma fino ad arrivare a Perugia, dove si incrociano le ciclovie già aperte più famose d’Europa. Per portare la nostra solidarietà, verificare come stanno le cose e per capire se c’è possibilità di rinascita, concreta, possibilità di ospitare turisti e altri cicloviaggiatori. E la risposta è stata: “Sì. Le strutture di ristorazione sono attive ed efficienti e anche quelle per l’ospitalità ci sono, anche se da qualche parte si lavora per incrementarle ulteriormente”.

Ecco il racconto delle tappe percorse in bici e dei nostri incontri con gli amministratori locali. Ora di fatto la ciclovia è stata tracciata. Pronta per essere percorsa; in tre tappe (come abbiamo fatto noi, ma in realtà ne avevamo previste quattro) oppure anche in più giorni, accorciando i percorsi e fermandosi in più luoghi. Di fatto noi abbiamo percorso circa 300 km in bici, e il nostro cammino, per una coincidenza non prevista originariamente, si è intersecato spesso con le tappe della Tirreno-Adriatico, evento per professionisti che era stata nel frattempo spostata perché nella prima parte di stagione non si è corso a causa del confinamento.

Con un camper d’appoggio guidato dal nostro pilota e tuttofare Mauro Zocatella siamo partiti martedì pomeriggio alla volta de L’Aquila. In serata abbiamo fatto il primo incontro con l’Amministrazione comunale, incontrando Giancarlo Della Pelle, consigliere comunale e vicepresidente tra l’altro della terza Commissione (Politiche sociali, culturali e formative), oltre che membro della Commissione gestione del territorio. Sia durante la diretta sulla pagina Facebook di cicloturismo che dopo, a telecamere spente accompagnandoci in giro per la città, ci ha spiegato tante cose sulla città: che ha beneficiato per la ricostruzione di fondi donati da vari stati europei che furono allora coinvolti nell’incontro internazionale del G8 che l’allora presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi aveva spostato da La Maddalena (dove peraltro si era indietro con i lavori di preparazione) al capoluogo abruzzese appena colpito dal sisma (la prima scossa era avvenuta nella notte tra il 5 e 6 aprile del 2009). Della Pelle ci spiega i segreti della Perdonanza, la festa tradizionale più famosa, e di come la città folcloristicamente è divisa nei quattro Quarti che comprendono anche i borghi oltre la città che in linea d’aria fanno parte delle rispettive porzioni. Troviamo una città sostanzialmente ricostruita, almeno per il centro storico, ma dove alcuni luoghi pubblici non sono ancora agibili, una città che attira tantissimi visitatori e abruzzesi che quotidianamente la frequentano provenienti da fuori, ma che sostanzialmente non è più abitata dalla popolazione locale. Poi ci saluta non prima di averci indicato, e non poteva mancare, un ristorante per la cena a base di arrosticini abruzzesi…

TAPPA 1

Il giorno dopo, mercoledì 9 settembre, dopo la notte passata in camper, comincia il nostro viaggio in bici. Prima tappa da L’Aquila ad Accumoli, con sosta ad Amatrice, per complessivi 76 km. Ci raggiungono altri due ciclisti del posto: Federico Pisani e Luca Giannangeli, anche lui un giornalista che si occupa di particolari gare endurance di cavalli ed è poi l’organizzatore di una randonnèe che si svolge a L’Aquila, la Ride2parks (il 7 giugno 2021 la prossima edizione). Ci accompagnano per la prima parte della tappa, fino ad Amatrice. Prima di arrivarvi transitiamo per il paese di Aringo dove cominciamo a vedere per la prima volta le case non agibili o distrutte. Essendo chiuso l’unico bar del paese chiediamo sfacciatamente un caffè alla signora Lidia, appena incrociata, che con la “moka” ce lo prepara, con tanto di vassoio con caramelle. Cinque caffè che gustiamo nella sua macelleria, di fronte a casa sua: solo che la macelleria, da quando il marito è scomparso, si è trasformata in un laboratorio dove lei restaura (mirabilmente) i mobili… “La gente ora va al centro commerciale dove trova tutto, non veniva più a comprare solo la carne”, ci spiega. Arriviamo ad Amatrice – rasa al suolo dal terremoto del 2016 – dove facciamo la diretta in esterna e poi quella dove incontriamo l’amministrazione con il consigliere Piergiuseppe Monteforte, che ha la delega ai Rapporti con Associazioni, Turismo, Comunicazione, DE.CO., Riconoscimenti Comunitari; con lui altre persone dello staff. Di fatto – ci spiegano – ad Amatrice si è ricostruita tutta una zona nuova, dove per lo più ci sono i ristoranti più famosi; poi c’è la zona dei box, dove c’è la sede del Comune e altri luoghi istituzionali. C’è anche il Palazzetto dello sport. Più in la c’è la città vecchia. O quello che ne resta. É ancora zona rossa. Presidiata dalla camionetta dell’Esercito. Di fatto in bici o a piedi non vi si può transitare, ma noi ci facciamo dare un permesso in Comune ed entriamo a visitarla. Prima di arrivare ad Amatrice abbiamo incrociato Configno, dove è tornata a svolgersi la famosissima gara podistica internazionale Amatrice-Configno, che fu ripristinata anche con un piccolo aiuto materiale da parte di Firenze Marathon, che raccolse dei fondi con una sottoscrizione ad hoc; il presidente del Comitato organizzatore dell’evento fiorentino Giancarlo Romiti si recò sul posto per consegnare l’assegno e per dare una mano agli organizzatori nella prima edizione seguente al sisma. Non poteva mancare la sosta al ristorante per assaggiare la tradizionale “amatriciana”. Maria Laura ce ne consiglia uno “ma dovete farvi servire da Nicoletta…!”, ci dice scherzando. E così facciamo. E mettiamo in croce la malcapitata Nicoletta appena arriviamo… Scopro che di amatriciana esiste la “grigia”, che è la ricetta classica, e quella col pomodoro. Più buona la prima, secondo me…

Ci rimettiamo in bici in direzione Accumoli. Facciamo fatica a trovare il Comune perché alla fine scopriamo che ci sono ormai tre luoghi diversi per identificare la città. La città vecchia è deserta ed è anche quella “zona rossa”, off limit, presidiata dall’Esercito. Non ci si può salire. Poi c’è la zona delle S.A.E., acronimo che sta per Soluzioni Abitative di Emergenza, i moduli abitativi tutti uguali dove dopo il sisma è stata trasferita la popolazione, o parte di essa, in una collina adiacente la città vecchia. Che poi vengono in mente tante riflessioni sulla terza parola dell’acronimo: “Emergenza”… Tipo “Sono passati quattro anni ma certe emergenze continuano…”. In basso, invece, lungo la Statale, c’è il Comune e c’è una sorta di cittadella commerciale. Ci ricevono con grande cordialità la sindaca Franca D’Angeli e la Giunta praticamente al completo. Dopo la diretta la signora Franca ci accompagna con la propria macchina alla città vecchia, e ci racconta storie ed episodi: come si cerca di ripartire, ledifficoltà nella ricostruzione, il fatto che solo di recente le normative per i permessi a ricostruire sono state rese più semplici e meno kafkiane, come ci avevano già spiegato anche ad Amatrice. “Quella era la mia casa”  indica Franca – “l’altra invece è una casa dove è sparita un’intera famiglia, perché vi è crollata sopra la campana della chiesa. Qui c’era il distributore di benzina, e sotto le macerie c’è ancora il combustibile che non può essere recuperato… Lassù un palazzo antico, quella casa è rimasta apparentemente intatta ma è inagibile…”. Un paio d’ore da brividi nel cuore… Ai disagi si sono aggiunti lo scorso inverno le limitazioni del confinamento, moltiplicando al quadrato i problemi… Ci congediamo dopo averci fatto indicare un ristorante dove ceneremo (carne alla brace, stavolta…) e dove nell’ampio giardino circostante parcheggeremo anche il camper per passare la notte.

TAPPA 2

La mattina dopo, giovedì 10 settembre, una nebbiolina ci accoglie. Siamo a circa 700 metri sul livello del mare e il fresco non è mancato durante la notte; abbiamo fatto ricorso anche alle coperte. Ci attende una tappa di 96 km, da Accumoli, passando per Arquata del Tronto, un altro dei paesi più colpiti, da dove cominciamo a salire verso il passo della Forca di Presta. Siamo sui Monti Sibillini e arriveremo a 1800 metri di altezza. Poi la discesa verso Piangrande. La risalita verso Castelluccioche, scopriamo. è traguardo volante della tappa della Tirreno-Adriatico che si svolge lo stesso giorno. Di fatto saremo “inseguiti” dai professionisti. Qui, dopo aver sostato a un bar tra i tanti forniti di ogni bene (per me anche una birra artigianale dei frati di Norcia, ci stava…) proseguia-mo per la piana che a luglio si colora di rosso e di viola per i papaveri che sbocciano. Una vallata immensa che pa-re di essere in uno di quei film ambientati in Texas nel Grand Canyon, Cavalli e mucche ovunque, a decine ad atterrare in parapendio, su una collina la sagoma dell’Italia isole comprese disegnata col taglio degli alberi. “Cosa spendete a fare i soldi per andare in America, l’America l’abbiamo qui…” avevo espresso il mio pensiero ad alta voce poco prima durante una diretta per cicloturismo…Risaliamo al rifugio Perugia (Gran Premio della montagna della tappa dei pro) per poi discendere in picchiata e arrivare a Cascia dove è posto il traguardo finale della tappa. Il Comune è tutto in fermento, già tutti coi pass hospitality al collo. Fra due o tre ore o poco più arrivano i ciclisti veri. Però ci accolgono e ci ricevono, anche stavolta, con grande cordialità. Il sindaco Mario De Carolis, vari assessori e donne e uomini dello staff e del Consiglio comunale (generalmente tutti con piglio e anagrafica giovani e dinamici…) si riuniscono per la nostra diretta. “Se abbiamo speso 54mila euro per essere scelti come arrivo di una tappa della Tirreno-Adriatico – dice in modo diretto il sindaco – è perché crediamo nel progetto della visibilità e crediamo che sia importante la visibilità di questi luoghi per la rinascita di questi posti. Non abbiamo solo i luoghi legati a San Benedetto, ma tanto da offrire a chi cerca un turismo sostenibile e a contatto con la natura”. Dopo i saluti andiamo in un’osteria situata sotto un pergolato proprio al bivio dove spunteranno i corridori prima degli ultimi cinque chilometri della tappa. L’idea è quella di prendere solo una birra. Il titolare esordisce dicendo che è pronto a sellare l’asinello per montarci in groppa e andare ad aspettare i corridori. Poi invece finisce che ci prepara antipasti con salumi e formaggi tipici del posto. Per iniziare. “E la pasta? Non la potete rifiutare…” E via con maccheroni mantecati all’uovo, con ricotta e salsiccia… Il colpo di grazia lo fa il dolce. Ricotta fresca ricoperta di marmellata fatta in casa… Nel frattempo vediamo dalla tv e dai telefonini che i corridori stanno arrivando. Non c’è più tempo per sellare l’asino, andiamo tutti giù a vederli passare. Poi seguiamo il finale attraverso il telefonino e vediamo Hamilton (omonimo del pilota di Formula Uno) che batte nella volata a due Masnada. Poi il gruppo dei primi a pochi secondi. Chissà come saranno contenti gli amministratori di Norcia, è stato un bello spettacolo!

Con un po’ di groppo nello stomaco, più che nel cuore, viene il momento di ripartire, per fare gli ultimi 18 km per arrivare a Norcia, la città di San Benedetto. Pietro Luigi Altavilla, vicesindaco e assessore al turismo, allo sport, alla vigilanza e al commercio ci accoglie a braccia aperte insieme agli altri collaboratori, fuori del container del Comune, situato subito fuori le murainsieme alle altre strutture prefabbricate che ospitano le varie forze dell’ordine. É bello quando arrivi e aspettano proprio te. Per l’occasione ci dicono che abbiamo l’onore di inaugurare il nuovo spazio all’interno dei container del Comune che è stato destinato alle conferenze stampa; anche stavolta il luogo è arredato con la bandiera del Comune, quella italiana e quella Europea. Si ribadiscono i messaggi a cui ci stiamo abituando: “A Norcia stiamo lavorando sulle strutture di ospitalità, perché al momento abbiamo solo circa 400, 500 posti letto, ma stiamo incrementandoli. Ristoranti invece ce n’è quanti se ne vuole…”. Ci salutiamo. La notte la trascorreremo nel parcheggio davanti agli uffici, parcheggio che si svuota presto e rimane solo il nostro camper…Decidiamo che non è il caso di cenare perché la pancia è ancora piena. Comincia a piovere e mentre Mauro “riassetta” il camper io e Paolo andiamo in vista alla città. Peraltro (e ancora una volta è una coincidenza), l’indomani la città sarà sede della partenza della tappa della Tirreno-Adriatico. Come è noto la città è piena di cattedrali (e case) sorrette dalle impalcature in metallo; a volte è rimasta solo la facciata. Facciamo delle riflessioni, prima durante la diretta della buonanotte, davanti al palco della corsa, poi tra noi. Andiamo alla fine anche a prenderci un gelato, nel posto dove siamo stati consigliati. “Ci hanno detto che questa è la gelateria migliore della città…”, dico al titolare entrando… Lui mi guarda e sorride… “Per forza, non siamo a New York, questa è l’unica gelateria artigianale che c’è…”. Il gelato è davvero buono e pure abbondante… Si va a dormire. Il giorno dopo tappa impegnativa.

TAPPA 3

Venerdì 10 settembre. A causa del fatto che la Tirreno-Adriatico percorre proprio le strade che dobbiamo prendere noi siamo costretti o a una levataccia oppure a fare i primi 20 chilometri anticipandoci in camper. Dal momento che sembra che piova decidiamo per la seconda opzione. In realtà eravamo dentro a un banco di nebbia, tant’è che appena usciti fuori dalla vallata il sole splende. Inogni caso percorreremo in bici 111 km. A cui vanno aggiunti gli oltre 20 circa da Norcia a Preci che facciamo in camper. A Preci c’è il sindaco Massimo Messi che ci accoglie. Insieme a lui tutta la squadra che deve provvedere a garantire le strade chiuse per il passaggio della corsa. Ci sono pochi bivi da presidiare ma la task force è abbondante e ben organizzata. Ci dedicano anche in questo caso grande attenzione, ammirano le bici, ci fanno domande, ascoltano il nostro progetto, ci parlano della loro situazione. Li salutiamo ed è un arrivederci cordiale, appuntamento da rinnovare in un momento meno “convulso”. Saliamo in bici, percorrendo strade incuneate tra le rocce, in direzione Visso, che va ciata anche e soprattutto per la sosta in pasticceria, una delle più fornite della storia! Le commesse, sguardo concentrato al lavoro, non rispondono ai complimenti che elargiamo sulla bontà delle cose. Prendo un bignè ricoperto di cioccolato fondente: dentro non è vuoto ma carico di marzapane, noci, nocciole e quant’altro. Basterebbe come “carburante” per fare altri 40 km. Paolo, che si era fermato solo per il caffè poi mi imita e ne prende uno anche lui. Io ci aggiungo una striscia di pizza ai fiori di zucchini fritti… Non si poteva non assaggiare. Unica.

Si arriva a Pieve Torinadopo aver sfilato fra strade solitarie, scorrevoli e puntellate qua e la da case distrutte alternate a lunghe teorie di moduli S.A.E. La peculiarità è sempre la stessa. Ognuno le ha ornate meglio che può all’esterno, chi ha la distesa di geranei, chi ha i vasi di piante, chi il pergolato di edera, chi i giochi per bambini. Insomma ognuno ha cercato di personalizzarle per renderle meno uguali e anonime, per avere la sensazione di “casa vera”. Un’altra cosa che noto è che generalmente le indicazioni stradali indicano tutte ancora le località “pre sisma”, anche quando le città e i luoghi di fatto non ci sono più. Nessuno ha osato cambiarle, quasi come se indicare con una freccia il Comune nuovo dia il senso scaramantico che nel Comune vecchio non si tornerà più. Pieve Torina sarà sede della partenza della penultima tappa della Tirreno Adriatico e per questo mentre arriviamo alla sede del Comune il sindaco Alessandro Gentilucci viene raggiunto anche da una troupe della Rai che è li per documentare la nuova pista ciclabile di ghiaia varata di recente poco distante. Quelli della Rai sono un po’ impazienti, non possono aspettare quei cinque, dieci minuti per la nostra diretta. Così il sindaco deve decidere di andare con loro e farci aspettare. Ma a questo punto sento aria di scoop, l’istinto giornalistico mi viene fuori… “Se c’è la Rai voglio vedere anche io quello che vanno a riprendere”, mi dico. E propongo di andare con loro sul posto. Faremo la nostra diretta lì e poi proseguiremo. Approvato. Il posto non è così vicino come pensavamo però raggiungiamo gli altri e alla fine veniamo anche utilizzati come “cavie”, o meglio come comparse, per girare le immagini di gente che percorre la pista. Paolo ha una bici gravel e non ci sono problemi, io ne ho una da corsa, classica, e fare la rampa con la ghiaia non è scontato. Ma col rapporto piccolo, abbinando agilità e forza muscolare, riesco a salirla senza finire su “Paperissima” per una caduta che aveva buone probabilità di avvenire. Le immagini dovrebbero essere andate in onda durante la tappa, nella giornata di domenica 13.

Ora dobbiamo correre perché la nostra tappa è ancora lunga e abbiamo perso del tempo. Transitando da Foligno e da Spello arriviamo a Santa Maria degli Angeli dove abbiamo appuntamento con l’assessore allo sport del comunedice niente; anzi i frati sono molto gentili, ci rispondono che non ci sono problemi e che possiamo entrare. Non è poco… segno di accoglienza. Usciti da li ci rimettiamo in bici e non possiamo non andare in su, ad Assisi,alla Basilica di San Francesco.

Poi scendiamo in direzione Perugia, distante una ventina di chilometri. É l’ultimo sforzo. Luca che ci assiste in una sorta di regia dall’ufficio di cicloturismo ci avverte che per arrivare al centro di Perugia c’è del dislivello da superare. Sottovalutiamo la cosa, ma in realtà ci sono lunghe rampe al 10/13 per cento prima di arrivare ai piedi della città: E anche lì poi si continua a salire. Stringiamo i denti e arriviamo comunque alla fine a Piazza 4 novembre, la piazza principale, non prima che io abbia fatto il quotidiano collegamento con Lady Radio per parlare di Formula Uno in vista del Gran Premio di Toscana al Mugello.

Collegato con noi in diretta, così come a quasi tutte le altre dirette per gli incontri istituzionali c’è il sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, perché Pescia offre una sorta di “gemellaggio” con tutte le città che abbiamo visitato, offrendosi anche di ospitare il prossimo anno una famiglia disagiata con figli per un fine settimana all’insegna del divertimento e della serenità con sullo sfondo la cittadella di Collodi, Pinocchio e tutte le altre attrattive per i ragazzi che la città offre. Dopo la doccia si caricano le bici sul camper per l’ultima volta. Si torna a casa. Non prima di una cena “nostrana” nei pressi di Reggello.

La “Via del cuore” è aperta. Ora toccherà alla comunità europea magari finanziarla e inserirla nel novero delle ciclovie. Noi abbiamo fatto la traccia e ispirato altri “pionieri” come noi e già arrivano feedback di presidenti di società di cicloamatori che stanno pensando di organizzare una gita per portarci la squadra. É stato un viaggio dai contorni intensi, in cui ogni secondo trascorso in bici è una foto scattata e archiviata nel cuore. Un viaggio in cui le considerazioni si sprecano, le riflessioni pure. E affiora-no continuamente. Anche se dal giorno dopo tornerò all’atletica, speaker della due giorni dei Campionati toscani Cadetti e Cadette, di cui leggete in altra parte del giornale. E se siete arrivati fin qui a leggere questo pezzo vuol dire che forse sono riuscito a trasmettere almeno una piccola parte delle emozioni intense che abbiamo vissuto. Buon viaggio!

 

The Sunday Cyclist

14/07/2020 in Promozione del Territorio, Territorio

C’e una linea virtuale che separa due regioni nel centro dell’italia.
È il confine tra Romagna e Marche separate da una linea sottile su cui è piacevole rimanere in equilibrio.

L’equilibrio è l’elemento essenziale di tutto ciò che ha due ruote, ben conosciute ed utilizzate in questa terra di motori e pedali.

Tanti, tantissimi campioni delle due ruote sono nati e cresciuti in queste terre che tra cultura e tradizione, hanno alimentato la passione di grandissimi atleti. Marco Pantani, Marco Simoncelli, Valentino Rossi, Davide Cassani, sono solo alcuni dei nomi più noti che ci hanno regalato infinite emozioni.

Tra colline e mare si “sgomitolano” migliaia di chilometri di strade e sentieri pedalabili, per tutti i gusti e tipologie di biciclette.

The Sunday Cyclist nasce con l’obiettivo di condividere itinerari cicloturistici con chiunque voglia “passeggiare” in bicicletta in questi territori e che desideri farlo con il giusto tempo per godere ed assaporare i paesaggi che lo circondano. Il tutto con tono scherzoso e verace, prendendosi un po’ in giro.

Il canale propone video che ripercorrono pedalate che vanno dalle 2 alle 4 ore, durante le quali si fanno cenni storici e curiosità sui posti che si attraversano. Vengono inoltre condivise informazioni utili per i ciclisti come la presenza di luoghi di ristoro, fontanelle, WC ed altro.

Il progetto nasce rivolgendosi principalmente ai ciclisti italiani ma grazie ad alcune collaborazioni come quella con Confguide Rimini (https://www.facebook.com/ConfguideRimini), federazione nazionale guide turistiche, stiamo lavorando per orientarci anche agli stranieri in vacanza su questi territori.

Che tu sia un ciclista della domenica, ma anche del lunedì o del martedì….ti aspettiamo per pedalare insieme in queste terre meravigliose!

Riprendendo una citazione di Desmond Tutu…

“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. Insegnagli ad andare in bicicletta e scoprirà quanto è noioso pescare”

Canale Youtubehttps://www.youtube.com/channel/UCvieQMK0rdHhghGewCh5sVg
Pagina Facebookhttps://www.facebook.com/thesundaycyclist.official
Indirizzo email per info[email protected]

Alain Rimondi – EFFETTO VOLANO NEL VIAGGIO IN BICICLETTA

09/07/2020 in Cicloviaggiatori, Interviste, News, Video

Paolo Pagni Cicloturismo: Abbiamo con noi Alain classe 1990. Un ragazzo che viaggia per il mondo che porta in giro un po’ di gente a conoscere nuovi posti.

Alain: Intanto grazie Paolo per questa ospitalità calorosa, io sono in video dalle colline modenesi al confine tra la provincia di Modena e Bologna. Sono a casa come tanti di voi e piano piano sto un po’ ricominciando e mi piace, in questo periodo soprattutto, ma in generale portare il mio contributo con la mia piccola esperienza di viaggio e di biciclette.

P: Quant’è che giri in bicicletta?

A: Io mi sono avvicinato al ciclismo nel 2013, non ero assolutamente ciclista, con lo scooter e la motoretta mi ero appassionato ad andare a scoprire da solo o in compagnia già le salite che tu adesso percorri in bici è che ci separano tra le nostre regioni.

Poi nel 2013 qualcosa è accaduto, mi hanno regalato una bicicletta da viaggio ed ho iniziato a pensare come utilizzarla.

C’era il desiderio di vedere dove poter andare con questa bicicletta e premetto che all’epoca avevo terminato da qualche anno gli studi, ero già entrato nel mondo del lavoro ma quando terminato gli studi erano gli anni ancora della crisi e questa bici in realtà mi ha dato il motivo di mettermi in gioco, il motivo di scoprire quello che tanti altri miei coetanei stavano facendo mi ha creato curiosità. Con questa curiosità ho aperto, per cominciare a condividere queste queste prime esperienze, una pagina Facebook che si chiama Fly Wheel Effect, Effetto Volano, che è uno degli effetti dinamici che agiscono quando si va in bicicletta e devo dire che non ci ho pensato tanto ma allo stesso tempo istintivamente si è venuto a creare un nome che ispirava tante principi e tante cose positive che la bicicletta riusciva a trasmettere, a trasmettermi.

Il primo grande insegnamento della bicicletta che mi ha dato è che in uno schiocco di dita non si raggiunge molto ma impegnandosi e pedalata dopo pedalata cercando di andare nella direzione in cui si vuole andare si può arrivare a fine giornata.

Per me dopo pochi mesi è nata questa idea, io non sapevo bene cosa fare del mio futuro e non sapevo bene dove puntare, la bici mi ha fatto pensare a tanti altri giovani che come me erano in Europa, erano attorno a casa mia che stavano vivendo altre vite che magari potevano avere idee migliori delle mie e quindi da lì è partita l’idea di questo giro che è stato il mio battesimo del pedale. Ha impegnato un anno della mia vita, tutto il 2013.

All’epoca abitavo qui in zona, da casa mi ha portato verso Ovest, verso la Spagna, verso il Portogallo, risalire la Francia e poi ho visitato i paesi del nord e sono tornato sulla terraferma dopo le isole dell’Irlanda e della Gran Bretagna e sono arrivato fino al mio punto più in alto, fino a Stoccolma. In tutto 15 paesi, 15.000 km e un anno in sella.

Ho scoperto presto che l’Europa è sicura come il giardino di casa propria. Mi è venuto in mente un episodio del viaggio, era il momento di rifornimenti alimentari quindi come ogni giorno mi fermavo al supermercato, mi sono fermato in un piccolo supermercato lungo la strada, ho parcheggiato la bici, l’ho legata e sono entrato nel negozio. Ho fatto tutta la mia bella spesa, mi sono avvicinato alle casse e cercando il portafogli non lo trovavo. Sono volato fuori ho controllato la bici, per terra. Ad un certo punto da dietro mi è arrivata una mano picchiettandomi la spalla e con un accento francese mi fa “questo è tuo?”

Lui era il guardiano all’ingresso del supermercato e io avevo lasciato il portafogli in cima alle borse sul sellino e qualcuno passando l’aveva visto e gliel’aveva consegnato.

Quando mi sono avvicinato al ciclismo io non ero veramente orgoglioso del mio paese, non ero purtroppo molto orgoglioso paese perché mi ero in quella situazione che vi ho raccontato prima e devo dire che nell’ignoranza della gioventù non avevo neanche più tanto visitato il mio paese. Quindi qualcuno me lo fece notare. E allora quando sono tornato, un anno dopo, ho perseguito quell’obiettivo . Mi sono detto, adesso è il momento di visitare il mio paese perché vedendo l’ospitalità che ho ricevuto, vedendo la considerazione che si ha degli italiani all’estero io mi sono dovuto ricredere. Io ho ricominciato ad amare il mio paese.

Io ho usato la tenda, usato hotel poco costosi, ostelli e bed and breakfast ma subito prima di partire ho conosciuto un sistema di cui ero ignaro, il WarmShower e il Couchsurfing, queste comunità che sono social network di ospitalità gratuita.

Uno scambio reciproco e non obbligato e quindi avendolo provato da ospitato dopo mi sono sentito in dovere, già mia famiglia ospitare e tramite questo si è creata davvero una una rete unica di amicizie che dopo mi sono venute a trovare in Italia.

Da lì ho cominciato, quando venivano, a mostrargli la nostra rinomata cucina, la nostra grande architettura, i luoghi dove ero cresciuto e quindi ho fatto un po’ due più due. La bicicletta è un po’ un approccio particolare alla vita, la dedizione nel costruire piano piano le cose, nel raggiungere i traguardi. Entrare in contatto con le persone, le emozioni rimangono e diventano proprio dei ricordi nella tua vita e quindi questo “effetto volano” che è partito dopo non sia più riuscito a fermarsi.

Sono riuscito a dire “ok voglio continuare a pedalare come posso fare?” E quelle persone che avevo conosciuto hanno cominciato a venire a casa mia e, non tutti erano ciclisti, ma per la realtà delle colline, del Lambrusco, dell’aceto balsamico, si confà ad essere pedalata. Ad essere scoperta a ritmo lento dei pedali e quindi portando in giro queste persone a scoprire il mio territorio, di cui ero diventato orgoglioso, vedendo le reazioni delle altre persone ho detto “ma ci sarà un modo per accompagnare queste persone in bicicletta” e ho scoperto che tanti in Italia lo facevano già e quindi mi sono avvicinato a queste realtà che sono proprio tour operator. Quindi ho cominciato quasi per scherzo, mi sono proposto ho mandato il curriculum e fortunatamente non mi hanno reputato uno scansafatiche ma mi hanno permesso di mettermi in gioco e da lì è cominciato questo lavoro/piacere/carriera nell’accompagnare in bicicletta i turisti in Italia e nel mondo.

Da lì sono diventato accompagnatore libero professionista e adesso lavoro per varie compagnie principalmente accompagno turisti stranieri in Italia e turisti italiani all’estero.

Io ho tratto tante cose da questo periodo, ho sfruttato l’occasione per conoscere ancora di più a fondo il mondo della bicicletta che già conoscevo.

Io sconsiglierei di partire come sono partito io perché ho dovuto affrontare difficoltà tecniche e fisiche e perché avevo un po’ sottovalutato l’esperienza.

Farne esperienza con un cicloviaggiatore è la cosa migliore per chi è al primo viaggio.

Io credo che adesso l’offerta sia nel nostro paese sia in Europa sia all’estero nel mondo del cicloturismo e delle vacanze in bicicletta sia talmente ampia che si stia già ampliando talmente tanto che ognuno può trovare davvero la soluzione migliore. Dal tipo di bici con cui vuole andare in giro, dalla distanza che vuole percorrere, dalla fatica che vuole fare, dal tipo di hotel, dove vuoi andare, dalla dimensione del gruppo.

Volevo rispondere alla tua domanda di prima di cosa secondo me ha portato questo periodo di crisi e se vogliamo di limitazioni.

Tu hai ripetuto più volte l’anno in cui sono nato e secondo me è stato un anno fondamentale, successivo a un anno fondamentale per tutta Europa che è stata la caduta del muro di Berlino dell’anno precedente dell’89. Io posso parlare solo per la mia esperienza solo per la mia piccola piccola esperienza di vita, lasciando da parte un attimo la bicicletta perché è un momento tanto importante adesso secondo me e lo è stato anche allora. Cioè io sono nato nell’Europa libera, nell’Europa senza confini, sono nato in un periodo che era già di pace e questo in qualche modo io sento che mi è stato trasmesso e quindi per la prima volta invece in questi ultimi mesi io mi sono trovato a fare i conti con il dover essere forzato a rimanere in un posto. Sono stato forzato a stare in luoghi chiusi, stato forzato a rimanere in una città e lontano dalla mia famiglia. E questo mi ha profondamente colpito e sicuramente in un periodo dove non si può viaggiare come si vuole, non si può viaggiare liberamente, non si possono liberamente vedere le persone e fare quello che proprio la bici facilita come dicevi tu riunire le persone, farle conoscere, fargli condividere una passione o semplicemente un momento di svago, di piacere, di risata.

Credo di essere stato fortunato perché, aldilà di questo piccolo periodo, la vita mia mi sta dando questa possibilità e credo anche che ci siano tante cose positive di questo periodo. Questo periodo di limitazioni ti ha portato anche a riavvicinarti magari alla tua famiglia, ma soprattutto è ti crea quell’aspettativa e quel desiderio ancora più forte che ti porta poi quando rivedi le persone ad essere entusiasta.

Non tutto il male vien per nuocere, questo periodo ci possa portare tante cose positive sta a noi decidere se accettarle o no, cioè sta a noi pensare positivo, sta noi credere in certe persone. Anche quando si parte per un viaggio e si va lontano, quando si torna a casa tu puoi essere una persona migliore, più ricca, avere imparato cose oppure puoi essere come prima.

Sta a te prendere tutto quello che puoi dall’esperienza della bicicletta quello che il viaggio ti regala. L’avventura ti serve su un piatto tutta una serie di prelibatezze che ti possono arricchire come essere umano, sta a te poi scegliere quelle giuste e il bello che queste non le devi neanche pagare.

Quando le cose buone si portano a casa e diventano parte di te ecco che lì c’è un nuovo “effetto volano”, un nuovo flywheel Effect perché altre cose buone poi girano e arrivano, ti arricchiscono e si creano altre connessioni, altre passioni, altre esperienze sempre positive.

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Lorenzo Barone – DAL CALDO AL FREDDO IN BICICLETTA

06/07/2020 in Cicloviaggiatori, News, Viaggi, Video

Paolo Pagni: Oggi abbiamo un ospite eccezionale, ci ho messo un po’ di tempo per trovarlo perché è dalla parte opposta del mondo, al freddo e quindi è stato un po’ complicato. Lorenzo Barone, 23 anni da 4 minuti, ora è in Siberia. Ti ho visto in un video su Rai3, un ragazzo che a 18 anni è partito per il suo primo viaggio.

In questo momento è bloccato causa coronavirus in Siberia ma non lo ferma più nessuno.

Lorenzo: Dai 17 anni mi sono messo a studiare il mio primo viaggio in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e ritorno. Quindi sono andato fino a Parigi e poi sulla costa, sull’oceano poi sono sceso giù costeggiando l’oceano in Francia fino in Spagna e poi ha fatto un pezzo del cammino di Santiago e sono entrato in Portogallo. Sono andato a Lisbona e sono sceso giù al sud e poi da lì sono tornato fino a casa seguendo la costa.

Questo è un viaggio diciamo “normale” però come prima cosa ho superato quello che secondo me è stata fino ad oggi la parte più difficile di tutti i viaggi che è il partire. Successivamente ho preso il via. Per questo viaggio ho fatto tre tentativi.

La prima partenza ho fatto 455 km, arrivando a La Spezia la bici si è rotta, si sono spaccati 5 raggi, avevo una city bike in alluminio che era la cosa meno adatta per fare un viaggio in bicicletta.

Sono dovuto tornare a casa in treno e poi ho riprovato però non ne sapevo niente di bici quindi, appena sono partito, ho fatto 20 m e si è piegato il mozzo. Allora sono tornato a casa di nuovo e stavo quasi per per rinunciare.

Poi sono andato in cantina dove avevo diversi rottami di bici e ho messo a posto quello che sono riuscito a mettere insieme, mi ballavano le ruote, la pedivella scricchiolava, si muoveva, ballava però risolvendo un problema alla volta sono riuscito a fare questi 8000 km in in tre mesi di viaggio.

Dopo ho fatto un altro anno di scuola, mi hanno convinto anche se sono tornato il 22 settembre. Sono riuscito andare a Natale, in quei 15 giorni di festa, sull’Etna quindi altri 1200 km più o meno. Poi a Pasqua e mi sono preso un po’ di giorni e sono andato con un ragazzo che faceva la mia stessa scuola da casa a Sangemini fino alle cime di Lavaredo e ritorno.

Sono stato in Turchia un mese e mezzo, in un giro di 5 mesi e poi fuori dell’Europa ho viaggiato in Marocco, un altro mese e mezzo con la Fat bike l’estate scorsa.

Ho fatto tutte le montagne dell’Atlante e poi un pezzo di Sahara, poi sono tornato sull’Atlante e ho tagliato dritto fino a Tangeri. Poi ho fatto, nel 2018, Kirghizistan e il Tagikistan e la Pamir Highway, l’ho fatta in inverno a gennaio e febbraio.

Poi ho fatto l’India in 55 giorni, da Calcutta fino al sotto l’Himalaya.

Poi Corea, Giappone e adesso Siberia.

Il primo viaggio in cui ho iniziato a fare qualcosa di più complicato del solito. Sono partito da casa e sono arrivato, con la bici di mia madre, fino ad Amsterdam dove ho cominciato a fare il giocoliere per strada fermandomi un po’ in ogni città fino a Berlino per un mese un mese e mezzo e poi da Berlino ho comprato una bici con i soldi che ho messo da parte. Da lì ho pedalato fino nel nord della Danimarca e ho preso una nave, sono arrivato in Islanda dopo tre giorni di nave e poi ho girato l’Islanda in 23 giorni.

Poi sono tornato indietro e ho preso un altro traghetto dallo stesso porto e sono andato in Norvegia e lì era metà ottobre.

Ho fatto più o meno 600 km nel sud della Norvegia, tutti passati sotto l’acqua e poi sono entrato in Svezia, mi sono addormentato con la pioggia che mi seguiva da giorni e mi sono svegliato con la neve. Da questo momento in poi per 4 mesi sono stato sempre in mezzo alla neve.

Qui siamo a 282 m dal passaggio tra il Kirghizistan del Tagikistan in questa foto ancora la terra di nessuno perché sono 23 km che non sono di proprietà di nessuno stato,sulla mappa del Kirghizistan superato questo passo entri in Tagikistan. Appena sono arrivato al passo mi hanno ospitato i militari e mi hanno dato da mangiare.

Durante il primo viaggio, quello Italia, Francia, Spagna e Portogallo quando mi hanno ospitato non sapevo come comportarmi in una situazione del genere, quindi avevo chiamato mia madre per chiedergli se era una buona idea andare come ospite perché non sapevo proprio come muovermi in qui casi. In Tagikistan mi sono fatto ospitare da una persona incappucciata che ho incontrato a cavallo in mezzo alla neve. 🙂

Su quel palo c’è scritto Tagikistan e dopo 2 km è la fine del Passo a 4282 e poi si scende giù e c’è la frontiera. Tu devi andare a bussare a loro perché stanno tutti chiusi dentro perché c’è il vento, c’è a freddo fuori quindi devi andare a chiedere tu di avere il timbro.

Qui era un giorno che non avevo più idea di dove stessi pedalando perché il cielo e la neve erano dello stesso colore, non riuscivo a vedere per terra.

Tutte le mattine incontri bambini che si fanno 7-10 km a piedi con qualsiasi sia la temperatura.

Questo è un fiume ghiacciato, è un blocco di ghiaccio, non penso che ci sia neanche acqua liquida sotto, in alcuni punti si alza di 20-30 cm perché aumenta di volume. Infatti da quel momento cominciato a sognare il Bajkal dove sono andato quest’anno perché quando ho dormito la notte su questo fiume ghiacciato si sentivano i boati del ghiaccio. Con lo sbalzo di temperatura della notte si modifica la dimensione del ghiaccio sotto di me e si creavano quelle crepe e creandosi quelle crepe il ghiaccio esplodeva, c’erano dei boati che rimbombavano in tutta la valle però non avevo paura perché era spessissimo il ghiaccio e quando ero in Lapponia mi dissero che 10 cm bastavano per pedalare sopra.

Ogni foto che pubblico su Facebook e anche il link sul sulla Bio di Instagram e chi vuole può lasciare un’offerta di qualsiasi entità.

Questo è il Marocco, poi mi sono collegato al deserto, ho fatto diciamo 1500 km nel deserto di cui 410 fuoristrada su piste di sabbia e sassi costeggiando l’Algeria dove non ho incontrato nessuno tranne dei posti di blocco militari e quella zona è stata uno dei posti più belli in questo stato perché ogni pochi chilometri cambiava il paesaggio.

Ecco qua per un’altra foto del Marocco li c’erano diversi punti dove neanche la Fat bike era sufficiente perché avevo 15 litri d’acqua nello zaino e 10 nelle borse più il cibo. Bevevo 12 litri d’acqua al giorno lì.

Prima di attraversare il Sahara i marocchini mi dicevano “Se finisci l’acqua muori” però non hai detto che era impossibile attraversare il Sahara. Invece qui mi dicevano “è impossibile superare questo passo e andare dall’altra parte con la bicicletta” io però volevo mettermi alla prova. Rimpiango di non averli ascoltati perché è stato terribile, in 9 ore ho fatto 3 Km.

La ruota anteriore si bloccava e dovevo alzare proprio la bici di peso e superare il sasso e tutto questo accadeva oltre i 3000 metri, quindi un po’ meno ossigeno tutti, questi sassi da superare è stata durissima.

Senza quel turbante non so se sia fattibile perché a volte lo tiravo giù, respiravo 5 minuti e dopo 5 minuti ero completamente secco e faceva male proprio deglutire. La cosa che ho scoperto, sia con le temperature fredde come qui in Siberia a meno 50 o al caldo con più 50 gradi è che bisogna coprirsi sempre il volto perché, in Siberia ti senti proprio che ti si raffreddano i polmoni, le labbra ti perdono sensibilità, il naso brucia il naso, invece al caldo senti proprio che ti brucia la faccia e che ti si secca tutta la gola.

4 giorni dopo essere tornato dal Marocco mi è stato offerto un biglietto per la Corea da una signora che avevo conosciuto in un viaggio precedente, il marito non poteva più partire per problemi familiari quindi ha dato il biglietto del marito a me e ho viaggiato con questa signora per un mese. Ci facevamo tratte anche di 160 km, abbiamo fatto da Seul in Corea fino a Tokyo e praticamente è come se mi avesse sponsorizzato tutto il viaggio e poi dovevo pagare il rientro a casa.

Arrivato a Tokyo ho preso un volo per l’India per Calcutta.