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Scoprire la Sicilia con Sicilia Cycling Camp

18/05/2020 in Promozione del Territorio, Territorio

La Sicilia, una terra ricca di mistero, bellezza e storia, ogni città nasconde dei tesori.
Una terra da scoprire lentamente e a fondo e quale modo migliore di farlo se non in bicicletta?

In sella alla bici attraverso paesaggi unici da percorrere lentamente, ecco cosa fanno i ragazzi di Sicilia Cycling Camp.
Questo progetto ha lo scopo di far vivere la Sicilia da un’altra dimensione, quella del cicloturismo!

I partecipanti potranno attraversare le province di Siracusa e Ragusa passando nelle località di Marzanemi, Noto, Avola, Siracusa, Modica e Ragusa scoprendo tutte quelle cose che in macchina vengono perse.

Il gruppo di Sicilia Cycling Camp accoglie i ciclisti al loro arrivo in Sicilia e si occupa a 360° del viaggio a partire dai percorsi guidati su strade poco trafficate, agli alloggi, a dove mangiare e cosa visitare per godere al meglio delle bellezze di questa terra.

Sicilia Cycling Camp si occupa di diversi servizi come l’assistenza meccanica per le bici, i transfer, il noleggio delle biciclette, percorsi personalizzati (al momento solo su strada), dei ristoranti, i luoghi da visitare, percorsi enogastronomici dedicati, camp per squadre ciclistiche, alloggi, guide ed eventi.

Potete trovare tutte le informazioni di cui avete bisogno qui per vivere un’esperienza unica in Sicilia:

EMAIL: [email protected]
FACEBOOK: SICILIA CYCLING CAMP https://www.facebook.com/siciliacycling/
INSTAGRAM: sicilia_cyclingcamp https://www.instagram.com/sicilia_cyclingcamp/
TELEFONO: 3801229326

Bonus Bici e incentivi alla mobilità sostenibile, spariti dal decreto?

13/05/2020 in News

Nella prima bozza del Decreto Rilancio era presente un articolo che aveva reso tutti gli appassionati di bici e di mobilità sostenibile positivi.

L’articolo del decreto era il 205 e prevedeva incentivi alla mobilità sostenibile e all’acquisto di biciclette, e-bike, monopattini e Segway. Un “bonus bicicletta” di 500€ o del 70% della spesa così da dare a tutti la possibilità di spostarsi non solo in auto evitando quindi di creare ingorghi e traffico finito il lockdown.

L’idea era quella di mantenere il bonus fino a dicembre 2020 e eventualmente retrodatarlo in modo che potesse includere l’acquisto di questi mezzi dall’inizio della quarantena.

Questo articolo avrebbe aiutato le regioni, facendo riorganizzare il proprio territorio per gli spostamenti, visto che i mezzi di trasporto pubblico ancora non potranno riprendere il lavoro.

Sembra però che nella nuova bozza dell’11 maggio questo articolo sia scomparso.

Erano stati messi a disposizione 120 milioni di euro per sostenere questa operazione.

Tante le associazioni e le persone che si stanno battendo per ripristinare questo punto nel decreto perché fondamentale per la nuova mobilità, aspettiamo quindi di capire se ci saranno novità.

Da Novara a Roma in bici per incontrare Conte: la protesta pacifica del sindaco Gianluca Bacchetta

13/05/2020 in News

Il sindaco di Divignano, piccolo comune in provincia di Novara, ha percorso 645 km in bicicletta e a piedi per arrivare a Roma e parlare con il presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Gianluca Bacchetta è il sindaco/ristoratore che gestisce un pub in questo piccolo comune del Novarese e che ha deciso di protestare in modo pacifico partendo dal suo paese per arrivare fino a Roma, inizialmente a piedi.

Dopo qualche chilometro gli è stata poi regalata una bicicletta per affrontare meglio il viaggio. 

Lo scopo di questa impresa era quella di restituire fisicamente i 600€ (dati alle partite iva nel mese di aprile) e parlare della situazione di difficoltà che tanti stanno affrontando. Soprattutto voleva fare presente la situazione dei ristoratori e dei ritardi dei pagamenti delle casse integrazione.

Volendo, quindi, fare da portavoce per tutti i piccoli comuni che stanno avendo molti problemi economici è arrivato a Roma domenica 10 maggio.

Il presidente del consiglio Conte ha interrotto un vertice con i partiti per ricevere il sindaco, che è riuscito a presentare a Conte le proprie ragioni. Così è stato chiamato anche il presidente dell’INPS per capire di fare concretamente qualcosa.

Dopo una lunga chiacchierata di un’ora e mezzo hanno deciso insieme di donare i €600 del sindaco, e altrettanti donati da Conte per un totale di 1200€,  alla Croce Rossa Italiana.

Durante il suo percorso Bacchetta è riuscito a essere presente sul territorio, a farsi vedere e a portare le sue argomentazioni anche in televisione facendosi ospitare da diversi programmi.

9001 Miles – Viaggio in Marocco

12/05/2020 in Cicloviaggiatori, Interviste, Viaggi, Video

Oggi ci incontriamo nuovamente e parliamo del continuo del mio viaggio dall’Italia attraverso la Francia e la Spagna fino all’Africa.
Oggi siamo nella seconda tappa in cui parliamo del Marocco, che poi tra l’altro è uno dei miei paesi in assoluto preferiti.
Il Marocco è una terra bellissima, una destinazione da favola che si presta per il cicloviaggio e per qualsiasi tipologia di viaggio.
Con 2/3 ore di aereo ti trovi catapultato in un altro mondo.

A livello di sicurezza?

Il Marocco per come lo conosco io è uno dei posti in cui mi sono sempre sentito più al sicuro, tranquillo e rilassato.
Le persone sono gentilissime e ospitalissime, per avere problemi devi fare tu veramente qualcosa di sbagliato e andare molto contro alla loro cultura, sono delle persone che si mettono molto nei panni dell’altro, sono molto amichevoli quindi tenderanno sempre un po’ a coprire i tuoi errori e a far sì che la tua esperienza con loro sia incredibile, sia bella, che tu ritorni a trovarli.

Dalla Spagna, da Tarifa ho preso il battello e sono arrivato a Tangeri. Da Tangeri sono andato a Ceuta e ho viaggiato in maniera indipendente. Ho avuto l’occasione e la fortuna di poter ritornare di nuovo a visitare l’interno del Marocco che è fantastico, poi sono ritornato di nuovo a Ceuta e ho continuato il viaggio.
Nella barca, al porto di Tarifa ho incontrato un altro ragazzo con la bicicletta e abbiamo iniziato a parlare. Anche lui faceva un giro del Marocco così ci siamo immediatamente uniti e poi abbiamo fatto i primi giorni insieme.
Appena al di fuori di Tangeri ci sono le spiagge, dopo la Medina la città si perde e iniziano delle spiagge. Ho continuato il mio viaggio dirigendomi verso Ceuta, la strada che va da Tangeri a Ceuta è veramente una strada incredibile, passa lungo il mare e delle montagne.

Ceuta è una delle frontiere tra Marocco e Spagna una delle frontiere più piccole e più caotiche mai viste, fuori ci sono marocchini che cercano di entrare in Spagna e ci sono i militari spagnoli.

Abbiamo fatto una deviazione, siamo passati per un posto che si chiama Guercif che è verso l’Algeria. La sera per dormire c’era un ragazzo che vendeva lungo la strada, ci ha portato prima in un posto che però era al completo e poi alla fine ci ho portato a casa sua, con tutta la famiglia.
Ci hanno preparato il letto, la colazione, la cena una cosa bellissima.

Sulla strada c’erano dei Canyon veramente fantastici, la strada vuota chilometri e chilometri credo forse 180 Km libera, nessuna città. Un’altra delle cose più incredibili da vedere in Marocco sono alle Gole del Todra.

Proseguendo verso l’oceano ci sono delle montagne e questo ragazzo vendeva i piatti in terracotta per fare il tajine, il piatto tipico marocchino. Un letto di verdure, patate, cipolle, peperoni e carote e sopra viene messa la carne, poi viene coperto da un cono che in cima ha una fuoriuscita e viene messo a cuocere.

Il viaggio continua, prosegue. Poi ho trovato una laguna sempre sull’Atlantico, un villaggio tipico di pescatori.

Ho percorso la strada vicino alla costa. La prima parte da Tangeri andando giù fino a che non lasci Casablanca non è molto bella perché tanto costruita.
Poi ho avuto un’infiammazione al tendine d’Achille e sono stato fermo oltre 20 giorni cambiando posti, prima mi aveva ospitato una ragazza italiana, poi due ragazze hanno rischiato perché se sei una donna non sposata e hai un uomo dentro casa ti arrestano.

Poi, guarito dall’infiammazione al tendine, ho ripreso a pedalare molto molto cautamente perché veramente avevo paura di dover interrompere il viaggio.

Ad un certo punto sotto Casablanca si incontra la città di El Jadida, percorrendo la strada costiera da El Jadida verso sud per la maggior parte sono tutte strade secondarie che seguono la costa con villaggi di pescatori, è veramente uno spettacolo.

La valle è fertilissima a un certo punto era tutta coltivata.
C’era il sole con il vento a favore e io viaggiavo, ero contento, sentivo i tendini che mi stavano sempre meglio.

Proseguendo c’è una strada che è anche una delle più fantastiche che ho fatto in Marocco. Sotto Essaouira a un certo punto la strada rientra, è una strada minuscola tra oceano e montagne.
Inizia poi il deserto e quindi a mano a mano che io scendevo trovavo delle zone più aride e semidesertiche che poi ritornavano ad essere più verdi e più coltivate.

Domande:

Alessandro: Nel mio piccolo nell’estate 2019 ho fatto il giro della Corsica in solitaria e mi sono davvero divertito e appassionato al Bikepacking in solitaria 🙂 Sei Forte. Una domanda, quali sono le cose tecniche della bicicletta che ti hanno dato più problemi durante tutto il viaggio? e quale è il momento più memorabile del tuo viaggio in Marocco?

Non c’è quasi mai all’interno del viaggio un momento, spesso te ne rendi conto dopo perché comunque ogni posto è speciale, sopratutto in un paese come il Marocco che è molto ospitale, è molto bello e praticamente quasi ovunque ti senti sempre ben accolto.
La costa sotto il Jadida è stata veramente una scoperta fantastica.
Problemi tecnici alla bicicletta fino a che sono stato in Marocco non non ne ho avuti, nemmeno una foratura. Ho fatto la prima foratura in Senegal perché io ho sbagliato quindi vabbè lasciamo perdere 🙂

9001 Miles – Viaggio in Spagna

11/05/2020 in Cicloviaggiatori, Interviste, Viaggi, Video

La prima parte del racconto di Ivan Bianconi, del suo viaggio in bicicletta dall’Italia al Sud Africa.

Sono partito il 7 ottobre 2017 per fare il viaggio da Assisi fino al Sudafrica, è stato realmente un viaggio incredibile fino a che ho potuto continuarlo.
Purtroppo, come tutti sappiamo, con il virus mi sono dovuto fermare a Brazzaville, che è la capitale del Congo e tramite un volo speciale organizzato dalla nostra ambasciata.
La distanza totale sono 25000 km e oltre, per il momento ho fatto 20000 km tondi tondi.

Il mio amico Simone, di Cicli Clementi di Foligno, è stato l’uomo chiave del viaggio, senza di lui non sarebbe stato possibile.
Insieme a lui abbiamo costruito la bici, preso i componenti e l’abbiamo assemblata.
Tu hai viaggiato con un sistema diverso dalla catena, avevi una cinghia con un cambio interno.
La cinghia è composta di gomma e carbonio, io ho ho scelto di assemblare la bici attraverso un mozzo rohloff, che è un mozzo interno a 14 velocità che va montato al posto del mozzo normale della ruota posteriore e al quale è corrisposto il pignone a cui poi sono attaccati dei cavi e io, attraverso una manovella, posso usare tutti i rapporti disponibili nella bicicletta.
Leggendo, informandomi mi sono interessato da questo sistema, in pratica è un cambio interno che viene protetto a bagno d’olio enon c’è problema del forcellino, non ci sono tutti i premi di manutenzione legati alla normale catena e, anche i rapporti, sono è proporzionati tra di loro ed effettivamente l’esperienza di corsa è fantastica, senti solo il rumore del vento e le ruote che scivolano sulla terra.

La cinghia dura tre volte la normale catena, non hai bisogno dell’olio e non ha non ha bisogno di manutenzione una volta che viene montata correttamente non non devi pensare ad altro.

Il giorno della partenza il negozio è i miei amici mi hanno fatto una piccola festa, abbiamo presentato la bici.
La prima notte avevo dormito a Città della Pieve poi sono entrato in Toscana e la prima notte è stata stranissima perché pensavo che ero partito da Foligno e pensavo che sarei dovuto arrivare in Sudafrica.
Mi ricordo che ho campeggiato in questo campo, poi ha lasciato la bicicletta e sono andando a mangiarmi una pizza.

Partendo da Assisi sono arrivato alla costa a Viareggio, poi ho proseguito seguendo la Costa. Poi sono entrato in Francia, ho fatto Monaco, Nizza e qua sono entrato all’interno del Massiccio dell’Etetel. Anche qui una location è fantastica, tra le montagne con la vista sul mare e il tramonto, è stato da brivido.
Poi sono arrivato in Costa Azzurra, dei paesaggi mozzafiato. I paesaggi nella Francia sono bellissimi, è un paese fantastico, ho avuto qualche qualche problema con i francesi perché hanno fatto dei problemi per campeggiare la notte però il paese è veramente fantastico.

Ho proseguito la strada attraverso la Camargue, intorno è tutta zona industriale non molto bella, ma la Camargue stessa è veramente fantastica.
C’erano tantissimi uccelli, c’era anche un vento terribile però è stato fantastico.
Sono partito il 6 ottobre 2017 e sono entrato in Francia il 17 ottobre.
Ho incontrato uno dei pochi ragazzi cicloviaggiatori, un austriaco e lui faceva il giro della Spagna e del Portogallo. Ci siamo incontrati casualmente, era quasi sera ed è stato divertentissimo perché dovevamo andare a prendere da mangiare, abbiamo trovato un Lidl e non sapevo dove lasciare la bicicletta così siamo entrati dentro con la bici e poi abbiamo iniziato a pedalare tra le corsie.

Ho proseguito la rotta lungo il Canal-du-midi che è un sito dell’Unesco. C’è il fiume e hanno fatto dei sistemi di sopraelevazione per il trasporto dei battelli, questo perchè ci sono delle rapide.
Poi è tutto un percorso di sentieri all’interno del bosco, poi ci sono tutti i vigneti veramente molto bello.

Poi sono arrivato a Carcassone, anche questo patrimonio dell’UNESCO, anche questo è un posto fantastico, è una fiaba.

Ho proseguito in Spagna, ad un certo punto mi ero un po’ stancato di seguire la costa e sono andato nell’interno, da Gandia, appena sotto da sotto Valencia, e ho fatto tutte le montagne che sono veramente fantastiche e sono veramente toste.
Poi sono risceso ad Alicante e ho ripreso la costa.
Dopo sono arrivato a Marbella e poi sono andato verso l’interno dove c’è una montagna bellissima, che la chiamano la montagna dell’indios perché sembra il profilo di un indios che dorme.
Ho avuto l’occasione incredibile di conoscere una famiglia a cui mi sono molto legato, la mattina siamo andati a cavallo.
Perchè il viaggio si fa in bicicletta ma è un’esperienza totale nella quale bisogna immergersi. Io credo che sarebbe limitativo stare solo a pedalare a testa bassa oppure passare i posti, quando uno sente il bisogno di fermarsi perché sente qualcosa dall’interno di se deve seguire l’istinto e fermarsi.
Il viaggio alla fine è conoscenza del posto ma soprattutto conoscenza di noi stessi, di come siamo attraverso le esperienze che facciamo, questa è la parte fondamentale e più bella del viaggio.

Ho proseguito poi fino a Gibilterra e poi fino a Tarifa, il punto più a sud d’Europa, da dove ho preso il battello per andare in Marocco ed entrare in Africa.
è stato molto emozionante, ho percorso circa 2800 km da Foligno fino a là e ho fatto 63 tappe e il viaggio è stato è stato realmente incredibile.

Io prima prima del viaggio facevo una vita normalissima, avevo il lavoro che ho lasciato per fare questo questo viaggio e in pratica è stato tutto un succedersi di cose.
Dal momento in cui ho iniziato a viaggiare, dal momento che sono arrivato in Spagna sono cambiato tantissimo, è cambiato il mio modo di vedere le cose, di godermi la giornata, di vivere la vita e le esperienze.
Io prima facevo Triathlon, facevo sport e quindi ero più incentrato sulla prestazione, sul tempo poi mano a mano che sono andato avanti con il viaggio sentivo sempre meno questa competizione.
Mi sono trovato sempre più a riprendere il mio tempo naturale e biologico e ho realizzato realmente che stavo viaggiando quando ero già in in Spagna, verso Almeria, uscendo da quell’area vedendo il mare.
In quel momento ho realizzato che veramente ero in viaggio che lo stavo vivendo e quello è stato uno dei momenti fondamentali anche per me più emozionanti.

Se penso all’esperienza in questa prima parte di viaggio è stato lo scoprire me stesso come uomo, riprendermi il mio tempo, di sentirmi di sentirmi veramente libero al 100% padrone di me stesso.
Questa è stata una delle sensazioni più belle che ho mai sentito su di me.
La vita bisogna omaggiarla ogni giorno, bisogna ricordarsi anche di prendere il tempo per noi stessi, per le persone che amiamo, per gli amici e per la propria vita.
Il tempo fa parte della ricchezza personale.

Domande:

Graziano: Anche io sto organizzando un viaggio identico al tuo, per i permessi hai trovato difficoltà? Possiamo parlarne in privato?

Certo, io sono disponibile e puoi scrivermi.
Per i visti devi organizzarti, ci sono dei paesi nei quali non avrai difficoltà per ottenere i visti o che li otterrai direttamente alla frontiera, ci sono altri paesi per il quale per ottenere il visto devi lavorarci e anche avere fortuna.

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Le catene muscolari nel ciclismo

08/05/2020 in Interviste, Video

Con l’Osteopata Meoni Cristiano, il Podologo Francesco Rossetti e il Biomeccanico Paolo Ferrali parliamo delle catene muscolari.

Cristiano: Il nostro corpo si muove grazie a una sinergia fra muscoli. Questi muscoli vengono chiamati in termini tecnici catene muscolari, sono diverse, tanti muscoli intervengono in più catene muscolari. Servono per farci muovere, per piegarsi, per estendersi.
Quello che ci interessa a noi principalmente è capire come vengono utilizzate nel ciclismo e l’importanza che hanno nel ciclismo. La bicicletta è uno sport che si dice a catena cinetica chiusa questo fa sì che andiamo a sviluppare e a stimolare determinati tipi di muscoli che partono dal piede e arrivano alla cervicale e viceversa scendono anche verso il basso. Un piccolo esempio è il diaframma, il diaframma entra in tutte le catene muscolari, ecco perché l’importanza dei trattamenti che facciamo anche noi osteopati sul respirazione diaframmatica, soprattutto sugli sportivi.
Detto questo vorrei passare la parola Paolo, biomeccanico è che ci spiegherà come arrivano le catene muscolari, quali muscoli vengono coinvolti, quali lui studia.

Paolo: Nella fase dell’avvio della pedalata il lavoro è dell’estensore dell’anca. Andiamo a richiamare totalmente il muscolo del gluteo e la catena posteriore dei muscoli.
Io tengo molto ad ottimizzare la pedalata perché se ogni muscolo riesce a fare il proprio lavoro, quindi ha un carico preciso nella fase della pedalata, come resa è anche come durata il ciclista riesce ad avere una maggiore prestazione.
Tutto questo viene ottimizzato sulla base del posizionamento della tacchetta.
Mi è capitato molte volte di clienti con problemi al piriforme quindi cerco di posticipare l’inizio della pedalata dal punto superiore perché porto al lavoro prima l’estensione del ginocchio.

C: Sì, il piriforme è uno dei muscoli coinvolti. Il piriforme è un muscolo è un muscolo abbastanza piccolo, la famosa sindrome del piriforme perché ci passa il nervo sciatico può creare una sciatalgia.
Comunque il piriforme nella bicicletta, insieme al grande gluteo, insieme anche al medio gluteo che è uno stabilizzatore dell’anca, se non corretto può portare veramente ha delle problematiche di schiena

Francesco: Lavorando sia con i ciclisti che su i podisti quando hanno questa sindrome del piriforme faccio fare degli esercizi ben precisi, sia sul medio gluteo sia sul tibiale posteriore, esercizi molto semplici da fare però importanti perché sono degli stabilizzatori dell’arto inferiore.
Io cerco di rafforzare il tibiale perché è un muscolo che spesso non è molto tonico e tanti problemi sull’instabilità piede e anca vengono dal fatto che il tibiale posteriore è ipotonico e anche il medio gluteo.

P: Infatti per quel tipo di fastidio molte volte ho risolto posizionando la tacchetta oltre il metatarso, leggermente più verso la punta.

Nella corsa sono molto più usati i muscoli dell’anca rispetto nel ciclismo, perché è una catena cinetica aperta e andiamo a “battere” la battuta del piede. Questo porta le contrazioni delle catene muscolari fino in alto in maniera molto più violenta e quindi gli stabilizzatori dell’anca, gli stabilizzatori del ginocchio, gli stabilizzatori della caviglia ma anche quelli della colonna vertebrale fino a cima alle spalle e via discorrendo vengono molto più usati.
Nella bicicletta ci sono delle altre bascule, i muscoli sono gli stessi però ci sono altri meccanismi di bascula che ti attivano altri muscoli.
Uno dei muscoli che viene maggiormente attivato nella bicicletta, e che porta tanti ciclisti nel mio studio, è il quadrato dei lombi è molto profondo, è un muscolo che agisce nei cambi di direzione in bicicletta, durante la pedalata quando basculiamoe e, nel momento in cui c’è un posizionamento scorretto nella bici o un sovraccarico funzionale tanti pazienti vengono da me con il mal di schiena.

F: Io ho notato queste problematiche spesso quando ci sono delle bascule, delle rotazioni, delle deviazioni importanti del bacino perché a il grande dorsale cerca di correggerle.

C: Tutto dipende dalla posizione.
Consideriamo che il paziente parte da uno schema suo personale che è legato al suo stile di vita, una qualsiasi caduta può creare un’alterazione di questo schema primario o adattativo che lui ha e adattare uno schema sopra imposto che coinvolge queste catene muscolari.

P: è importante avere la possibilità di avere un atteggiamento accompagnatorio sulla pedalata perché c’è questa sorta di acconsentimento al gesto della pedalata, quindi avere un leggero spostamento essendo già di per sé in catena cinetica chiusa può evitare neuropatie.
Dove può nascere un problema da cattivo posizionamento? Spesso mi sono capitati dei clienti che hanno avuto dei problemi al femorale, quindiun cattivo posizionamento della tacchetta posizionata troppo avanzata rispetto al baricentro del piede quindi si porta in iperestensione la fascia muscolare posteriore. Un’altro cattivo posizionamento potrebbe essere l’altezza della sella o il troppo vanzamento in sella.

C: Io voglio voglio veramente fare una piccola divisione fra quelli che sono dolori di tipo miofasciale e dolori di tipo articolare.
I dolori più comuni che trovo nel ciclista possono essere di due tipi: un dolore di gruppo muscolare che si chiama di tipo miofasciale, non è legato solo alla fibra del muscolo ma anche proprio al rivestimento, posso trovare lo stesso dolore ma concausa articolare quindi una limitata estensione del ginocchio, limitata rotazione del ginocchio, una limitata mobilità dell’anca, problematiche della colonna e possono portare a degli schemi.
Questo per ribadire la soggettività del paziente, lo stesso dolore in persone diverse non è detto che abbia come origine lo stesso problema quindi il sta all’osteopata capire quale struttura dover rifunzionalizzare, il podologo deve capire se questa rifunzionalizzazione deve essere stabilizzata con degli esercizi e il biomeccanico deve soggettivizzare quello che noi abbiamo funzionalizzato nell’espressione della pedalata è quindi in bici.

Noi siamo esseri umani che ogni giorno crescono, ogni giorno cambiano, ogni giorno lavorano, si allenano quindi la posizione in bici va abbastanza controllata. Dipende dalla quantità di chilometri che facciamo, una caduta, una sovraccarica d’allenamento, un dimagrimento va controllata la posizione sulla bicicletta.

F: Ci sono catene muscolari che come si diceva prima per avere una salute buona devono funzionare in modo equilibrato. Quindi diciamo che il nostro lavoro è quello poi fondamentalmente di creare un’armonia, una sinergia per queste tra queste sta queste catene.

Per chi nasce con una struttura che ha già delle problematiche bisogna porre più attenzione, bisogna lavorarci di più perché alle catene hanno già delle problematiche.

P: Durante i miei test io faccio molta attenzione alla spina dorsale, per vedere se ci possono essere problemi di scoliosi. Nelle persone dove visivamente si vede uno spostamento posturale cerco di scorciare molto la distanza che intercorre tra sella e attacco manubrio in modo da togliere questo basculamento.
Cosa accade cosa accade in un soggetto con scoliosi a livello muscolare o miofasciale?

C: Allora innanzitutto, la parola esatta è rotoscoliosi, perché praticamente abbiamo dei corpi vertebrali che ruotano sullo stesso asse, di solito sono più gruppi vertebrali e praticamente la colonna si adatta su queste rotazioni.
Ovviamente tutta la muscolatura superficiale e profonda, la scoliosi agisce principalmente sulla muscolatura tonica, quindi quando una persona con scoliosi si mette a fare un’attività come il ciclismo ovviamente va a lavorare molto la muscolatura fasica, quindi ci sono praticamente degli adattamenti che più o meno sono simili a una persona che non ha una scoliosi.
Cambia la situazione nella posizione della bici, ovviamente una scoliosi può generare un’alterazione nelle dimensioni del posizionamento della bici.
Penso che la cosa migliore sia avvicinare la sella e il manubrio quindi chiudere l’angolo della colonna in cui le spalle stanno più rilassate.
Il corpo umano ha tre regole fondamentali: comfort, economia ed equilibrio. ça scoliosi è un disequilibrio, bisogna andare a stimolare in particolare quelli che sono i muscoli tonici per conservare le tre regole.

F: Considerate ciclismo uno sport completo o ha qualche deficit? Lavorano tutte le catene muscolari nel ciclismo oppure bisogna implementare altri sport?

P: Io lo consiglio tantissimo e lo considero uno sport abbastanza completo. Certo, non fai i bicipiti non fai pettorali però con un po’ di ginnastica posturale completi il lavoro.

C: Non è completo, assolutamente perché quando si parla di sport completi si sparla di sport che coinvolgono tutti i gruppi muscolari.
Non lavorano tutte le catene muscolari, l’unica cosa è uno sport come ha detto Paolo aerobico, in più è uno sport di resistenza che agisce su livello aerobico ma si consiglia un attività fisica come ginnastica posturale, pancafit, passeggiate perché comunque riattivano delle muscolature che non vengono riattivate in bici.

Domande:

Efisio: non ho i rulli, mi dedico alla corsa, dolori all’anca e ginocchia, mi servirà per riprendere in bici?

F: Bisogna vedere da cosa sono causati questi dolori all’anca e alle ginocchia. Se sono problemi biomeccanici legati alla muscolatura o sono problemi articolari.

P: Penso di potergli dire che il ciclismo ha meno impatto muscolare rispetto al podismo, è più riabilitativo.
Quindi secondo me i fastidi che ha adesso nella fase di corsa andranno ad alleviarsi il ciclismo.

C: La corsa è molto più traumatica della bicicletta per chi fa riabilitazione sulle ginocchia gli si consiglia di andare in bici.

Dario: La spin bike può essere un’alternativa ai rulli?

P: Sì, anche perché la mobilità a livello fisico è maggiore quindi ci si tiene anche molto più allenati.
Diciamo che se volete fare spin bike, ciclismo sui rulli dovete cercare di avere sempre lo stesso posizionamento avere un buon sistema di rilevamento e riporto delle misure attuali sulla bici dove vi trovate, quindi se volete vi posso aiutare con il tutorial sul canale YouTube di Assetto ciclismo ferrali.

Dario: Ultimamente si vedono preparatori ed amatori fare 3 ore, 2 ore di allenamento sui rulli, prima gli stessi consigliavano max 70 minuti. Come mai hanno cambiato idea? Non vale più questa regola oppure era sol una cavolata?

C: Anche io sono un ciclista, faccio rulli e non supero mai un’ora e un quarto un’ora e mezzo per due motivi. Uno, il rullo disidrata, non c’è vento, alzi la temperatura corporea in maniera esagerata e sudi.
Due, quando andiamo in bicicletta, pur essendo bravissimi a pedalare continuamente e costantemente, il ritmo della pedalata cambia, sul rullo la pedalata è sempre attiva. Per la mia esperienza sopra un’ora e mezzo non serve a niente, ti finisce e bastra.

Per rispondere a quel ragazzo per me il ciclismo è molto soggettivo.
Secondo me potrebbe essere una valida soluzione durante la giornata fare tre volte 50 – 45 minuti.

F: Secondo me è un atleta deve equilibrare le catene muscolari prima, durante e dopo l’esercizio.
Prima di mettersi in bicicletta c’è bisogno di una visita scrupolosa a livello proprio posturale, c’è bisogno di un biomeccanico perché le catene muscolari devono essere equilibrate.
Quindi direi che un buon principio è sempre quello di partire con una buona visita in generale di questi muscoli, di farsi mettere per bene in bicicletta dal biomeccanico perché è fondamentale e poi dopo essere rivisti dopo lo forzo muscolare per imparare gli esercizi che servono per armonizzare queste catene.

P: Sostanzialmente bisogna fare molta attenzione alla funzionalità muscolare durante la pedalata. Un cattivo posizionamento crea sovraccarico muscolare e fastidi di qualsiasi tipo, io personalmente direi di fare molta attenzione alle discipline, ogni disciplina ha un suo posizionamento perché si devono richiamare le fasce muscolari ognuno sulla funzione di ciò che deve fare.

C: Io concordo con i miei colleghi, la soggettività dello Sport, dell’attività fisica, l’importanza degli esercizi anche a corpo libero, l’importanza di partire o soprattutto farsi seguire da figure professionali in alcuni momenti della vita.
Il messaggio che volevamo far passare è che ascoltarsi e capire se ci sono delle problematiche miofasciali, muscolari sta alla base di un buono stato di salute per poi poter ampliare la performance.

L’importanza del della scarpa giusta nello sport

07/05/2020 in Interviste, Video

Abbiamo con noi Francesco Rossetti,  podologo, e Cristiano Meoni, osteopata.
Parliamo del piede con queste due figure professionali che ci indicheranno come scegliere al meglio le scarpe.

Cristiano: Allora io sono Meoni Cristiano, sono osteopata da 2005 e fisioterapista dal 1995. Lavoro come libera professione seguendo molti sportivi, pratico sport anch’io, corro e vado in bici principalmente e quindi la scelta della scarpa credo sia fondamentale. Questo perché tanti pazienti arrivano da me con tantissime problematiche del piede e di origine intrinseca a quello che può essere una problematica prettamente del piede di tipo genetico anatomico ma tante volte sono legate proprio alla scelta della scarpa

Francesco: Io sono un podologo, faccio questa professione da 1996 circa, mi occupo principalmente di problemi intrinseci ai piedi ma anche di problemi correlati quindi anche di problemi tra piede e ciò che ci sta sopra.
Direi che nell’atleta la calzatura è fondamentale, la scarpa va comprata in base al tipo di piede che abbiamo, non tanto per la bellezza, per l’estetica oppure per i costi.
A volte ci sono scarpe molto costose che però poi non non si confanno bene a all’anatomia del piede dell’atleta.

C: Cosa bisogna osservare nel piede per la scelta della scarpa?

F: Io dico sempre all’atleta che sia professionista, che sia amatoriale di osservare il piede; vedere se ha una pianta larga che è la misura tra il primo metatarso e del quinto. Si dovrebbe vedere intanto se è un piede molto largo oppure più affusolato. Poi di calcolare la circonferenza, sempre dal primo metatarso al quinto che poi sarebbe la cosiddetta calzata.
Diciamo che sicuramente un piede largo deve andare una scarpa stondata, con una punta arrotondata. Perché comprare una una scarpa più affusolata come spesso accade anche nel ciclismo può dare dei problemi, delle patologie.
Se un atleta con l’avampiede largo si ostina a comprare una scarpa affusolata, quindi la deve comprare anche di un paio di numeri sopra, avrà dei problemi perché non rispetterà mai l’avampiede, quindi la calzata spingerà il piede dando metatarsalgie, cioè dolori nella zona delle teste metatarsali oppure dare quello che viene chiamata neurinoma di Civinini Morton che è un ingrossamento di un nervo interdigitale che dà dei dolori molto forti l’atleta.

Avere un alluce molto più lungo, che viene chiamato avampiede di tipo celtico può dare dei problemi perchè sarà l’alluce che è più a contatto con la tomaia della scarpa e quindi può dare dei dolori sia sull’alluce stesso sia nella parte del metatarso dell’alluce.
Mentre nel piede greco, dove invece abbiamo un secondo metatarso più lungo, andrà in conflitto con la scarpa e allora vediamo atleti che hanno un secondo dito retratto. Il dito si piega, si lussa e da dei dolori sulla parte dorsale del dito, lo sfregamento con la tomaia può dare delle callosità molto fastidiose.
Sicuramente ci sono delle soluzioni da proporre, che sono quelle di farsi fare su misura dei dispositivi sul dito stesso con del silicone che proteggono la falange dal contatto oppure creare anche per la metatarsalgia dei plantari che vanno a scaricare il metatarso stesso.
Chiaramente il ciclista appoggia tutto sull’avampiede quindi bisogna fare molto attenzione a questa parte anatomica. Spesso anche la tacchetta se non viene posizionata bene dei problemi sui metatarsi si possono aggravare.

C: Quello che mi interessava far passare principalmente è quello di capire anche con una semplice osservazione o una minima misurazione il tipo di piede che abbiamo.
Questo quando andiamo a comprare le scarpe nessuno sa queste cosem, nessuno ti guarda realmente il piede.

F: Il piede che viene chiamato Egizio è un piede che ha un primo metatarso un pochino più lungo e poi tutte le altre dita vanno a scalare, sicuramente è un piede dove si può trovare più facilmente la scarpa, gli altri tipi danno delle grosse difficoltà.

Domande:

Sergio: Io ho il piede fine e cavo, uso le Sidi con plantari personalizzati. Ma dopo quanto tempo bisogna cambiare i plantari?

F: I plantari nel ciclismo si usurano con meno difficoltà rispetto a un podista che ci fa dei carichi diversi.

C: Volevo fare una distinzione, perché noi facciamo una distinzione fra quello che è un plantare biomeccanico è un plantare propriocettivo

F: I plantar biomeccanici sono plantari che anche se vengono considerati correttivi in realtà sono compensativi, sono dei plantari che vanno a riempire degli spazi vuoti e io non la condivido molto questa cosa, un plantare ortopedico per scaricare una volta spesso di un paio di centimetri di altezza e va a comprimere il piede più che a correggerlo.
I plantari propriocettivi o così detti anche posturali invece sono plantari molto sottili con dei piccoli spessori che vanno attivamente a a sollecitare i muscoli. Quindi è una correzione, una ginnastica diciamo per le catene muscolari più che una una zeppa passiva che viene messa sotto il piede.
Per rispondere all’atleta che ha fatto la domanda nell’attività sportiva un plantare biomeccanico all’incirca può durare 2-3 anni. Anche perché sono fatti con materiali che perdono la loro consistenza.
Un plantare propriocettivo, quando ho fatto una rieducazione di un anno, un anno e mezzo due, può durare anche 4 anni.
Io cerco di toglierlo, quando ho rimesso in asse quando ho ridato una sua pedalata armonica io cerco di se posso di togliere questa terapia.

C: Quindi diciamo di plantari ne esistono diversi e devono essere messi con una visione globale del corpo, con l’osservazione del piede ma anche di quello che succede sopra al piede.
Quindi mettere un plantare è sempre un qualcosa che bisogna fare con un professionista

F: Il plantare posturale è una autocorrezione di autoguarigione, quello che poi credo che succeda anche con i trattamenti osteopatici, si fanno delle manipolazioni è poi è il corpo stesso che si adegua.

Utente: Quali sono i parametri per comprare una buona scarpa?

C: Allora, la circonferenza metatarsale, quindi della calzata, la seconda regola è la valutazione della lunghezza dal calcagno al secondo dito.

F: Poi vedrei se è un piede cavo o un piede piatto. Per esempio su un piede molto cavo invece di riempirlo molto con plantari biomeccanici sfrutterei la qualità della scarpa. Prenderei una scarpa con una cambrata, viene chiamata così la differenza che esiste tra il piano della avampiede e il piano del tacco, abbastanza accentuata perché in questo modo favorisce una minore compressione sulla tibia.
Al contrario, con un piede piatto comprerei una scarpa con una cambratura sottile.
Stare molto attenti all’avanpiede alla tipologia delle dita. Il piede egizio e il piede greco sono piedi spesso affusolati, il piede Romano cioè con le dita in linea, quello Germanico con un alluce più lungo, il piede celtico dove il primo secondo e terzo dito formano una sorta di croce celtica.

Utente: Ma bisogna stare attenti anche ad altri aspetti anatomici? L’avanpiede del ciclista è sempre sotocarico, quindi anche le dita vanno incontro a difficoltà, vero?

C: Dipende la tipologia delle dita.

F: Un’altra cosa importante, abbiamo parlato dell’avampiede, ci manca un po’ il calcagno perché ci sono spesso da atleti anche molto corpulenti con un calcagno molto sottile o anche il contrario.
Avere un Calcagno per esempio con un profilo piuttosto sottile che vuol dire anche prendere una scarpa che a contrafforti.

C: Anche la profondità se la parte posteriore della scarpa comprime il tendine d’Achille io ho visto diverse tendiniti provocate da scarpe troppo basse nella parte calcaneare.

F: Certo, se io ho un piede con un calcagno che è basso e compro una scarpa molto profonda succede che i contafforti dietro vanno a segare il tendine d’Achille, quello può produrre anche delle borsiti, delle delle tendiniti con borsiti cose molto fastidiose per un atleta.

C: Quindi ricapitolando: piede piatto, piede cavo, misurazione della parte metatarsale per vedere quanto è la calzata, categorie digitali quindi l’alluce più lungo, secondo dito più lungo, la parte del calcagno e vedere se quando introduciamo il piede all’interno della scarpa se il calcagno nella parte posteriore batte sul tendine d’Achille oppure se è alloggiato correttamente all’interno della scarpa.

Formicolio alla mano in bici Una chiacchierata con Cristiano Meoni

06/05/2020 in Interviste, Video

Con l’osteopata Cristiano Meoni parliamo del formicolio alla mano in bicicletta e sui rulli.

Cristiano: Io sono un osteopata, fisioterapista e posturologo, lavoro da 25 anni come libero professionista.
Sono stato in diverse squadre anche di ciclismo, il ciclismo è il mio sport che frequento da quando avevo 11 anni.
Ora come ora purtroppo siamo costretti a rinunciare alle nostre belle girate alle nostre belle salite e dobbiamo stare in casa, frequentemente mi capita che mi arrivino messaggi da pazienti e mi chiedano “Quando sono in bici sui rulli le mani mi si informicoloscono, cosa posso fare?”
Questo perchè la postura è diversa, le mani vengono posizionate in un unico modo difficilmente si spostano o comunque più raramente rispetto a quando siamo su strada.
Questo può andare a comprimere quel nervo che si chiama nervo mediano che può provocare quella parestesia fastidiosa che capita spesso ad esempio anche ai motociclisti, quindi è molto comune.
È un fastidio che si presenta spesso anche in situazioni lavorative al computer ad esempio o chi fa lavori fini come per esempio gli orefici e questo può portare a un formicolio momentaneo che passa cambiando la posizione della mano fino ad arrivare a patologie più serie e poi hanno bisogno di interventi.

Paolo Cicloturismo: Tu sei in grado di darci una soluzione momentanea? Indossare il guanto aiuta?

C: Avere un guanto ci aiuta perché c’è la parte di gomma piuma che è più morbida e quindi ci si appoggia in maniera diversa.
La mano va meno in compressione.
La compressione chiude il tunnel,, quindi andare a fare del semplice stretching allungando la mano apre il canale, questo può essere una soluzione.
Quando questo formicolio si ripresenta continuamente e costantemente allo può essere un qualcosina di un pochino più interessante, può derivare dal gomito, noi tendiamo ad andiamo andare in avanti sul rullo quindi carichiamo sul braccio e addirittura può portare delle contratture a livello anche delle spalle, della cervicale e il formicolio alla mano può essere, non solo di origine del tunnel carpale, ma anche cervicale.
Quando stiamo sui rulli abbiamo gli occhi concentrati su un qualcosa di piccolo magari c’è un computer o una televisione e quindi la posizione del collo è sempre molto in estensione e questo può creare una compressione, una contrattura del collo che poi porta a questa parestesia della mano.

Quindi, il consiglio è una posizione più comoda possibile sulla bici e variarla sempre perché il rischio grosso è quello che la posizione accentui questa parestesia o il dolore. Magari quella contrattura è già presente anche prima però facendo rulli si accentua.
Stretching e variare molto la posizione.

Domande:

Utente: A me solo in bici quando sono poco allenato poi mano a mano passa. Penso che sia la posizione in mtb sbagliata. Per me mi hanno venduto una bici non della mia taglia ma di una taglia superiore, però con l’allenamento scompare. Io poi mi sono adattato alla mtb per posizionarmi nel migliore dei modi.
Io ho fatto postura da un biomeccanico. Ho formicolio alla mano ma solo quando spingo un po’ di più. Potrebbe essere quindi dovuto allo spingere sul manubrio?

C: Allora, potrebbe più essere dovuto alla cervicale.
Perché quando noi spingiamo non spingiamo solo sulle gambe ma spingiamo molto anche con le braccia.
Quindi questa trazione crea una contrattura forte sui muscoli interscapolari.
Ce n’è uno in particolare, che si chiama elevatore della scapola, molto particolare, è un muscolo abbastanza innervato e tende a creare dei Trigger Point, che sono delle specie di contratture che generano un dolore riferito che assomiglia al dolore neurologico che è quello della parestesia ma è un po’ più vago.
L’altra caratteristica è quella del trapezio che può creare un contrattura che può generare questo tipo di dolore, che si proietta lungo il braccio.
Quindi sicuramente se il problema persiste anche quando è fuori dalla bici, ad esempio persone che lavorano e gli capita spesso, è un problema che va visionato professionalmente. Se capita in bicicletta può essere o una posizione scorretta di come uno tiene la mano o può essere proprio l’angolo di inclinazione del polso. Tante persone quando vanno in bicicletta tendono a tenere questo angolo troppo compresso e questo fa in modo che si va a comprimere il nervo.
Le problematiche degli arti superiori sono abbastanza frequenti, più di quello che si pensa. Tutti pensiamo che i ciclisti abbiano solo problemi alle gambe ma non è proprio così.

Simone: A me cominciò il formicolio alla mano 2 mesi fa, dopo poco tempo, dolore fortissimo alla spalla e alla mano sinistra, analisi 2 ernie cervicali, quasi fermo da 1 anno e mezzo, ho ancora il pollice e l’indice “sensibile”. Passera?

C: Si, questo è un problema un pochino più importante. Si sta parlando di una compressione cervicale quindi di ernie.
Le ernie sono una degenerazione del disco che va ad influenzare la parte più esposta ed è un pochino più complesso.
Qui bisogna trattarlo bene con tutti i trattamenti del caso, sia farmacologici che fisioterapici.
Il mio insegnante, quando studiavo, mi diceva che se c’è un insulto sulla parte neurologica ci vogliono dai sei mesi a un anno per far passare il tutto perché il tessuto neurologico è un tessuto che ha difficoltà a risarcirsi rispetto a quello muscolare, però passa.

Utente: Per me altrochè a pedalare, bisogna fare ginnastica per allenare i nostri muscoli

C: Sì, la ginnastica è molto importante.
Oggi i professionisti di ciclismo non si limitano a fare solo bicicletta come si faceva negli anni 80.
Oggi il professionista fa tanta ginnastica fanno il core stability, fanno ginnastica addominale, ginnastica per le braccia perché si è visto che è uno sport più completo di quello che si pensava.
Quindi la ginnastica va benissimo oggi i professionisti si orientano alla ginnastica, fanno proprio lezioni di ginnastica pomeridiane.
Pedalare ovviamente aiuta molto per chi ha, ad esempio, una problematica al ginocchio.

P: Oggi abbinare la palestra fatta bene aiuta tantissimo poi negli allenamenti e nel recupero.

Utente: Conviene quindi, avendo spesso il formicolio, fare un esame al tunnel carpale?

C: L’esame del tunnel carpale si chiama elettromiografia. Esiste di due tipi: un elettromiografia di superficie, che misura più il tono muscolare e un elettromiografia che viene fatta in ambulatorio con un apparecchio apposta e determina la conduzione del nervo.
Si, si può fare. Ovviamente io consiglio l’esame a chi queste parafrasi e questi formicolii e ce li ha spesso.

Utente: Un’altra domanda: se faccio gravel e quindi vibrazioni il formicolio non mi si presenta. Come mai?

C: Questa parestesia dipende molto anche dal tipo di lavoro che uno fa o anche da predisposizioni o ad esempio da cadute
Quindi non è che se uno fa gravel viene una parestesia, viene a chi è predisposto.
Ci sono più o meno gravi, ci sono quelle che ti succedono solo mentre fai i rulli.

Ansia da prestazione pre-gara con gli psicologi Dott.ssa Elena Sgherri e Dot. Andrea Giammaria

05/05/2020 in Interviste, Video

Oggi parliamo di ansia da prestazione con due psicologi, la Dottoressa Elena Sgherri e il Dottor Andrea Giammaria del gruppo Eljos, dei problemi mentali che si trasformano in problemi fisici.

Elena: Possiamo distinguere tanti tipi di ansia, legati soprattutto anche alla percezione che noi abbiamo della gara che andiamo a fare.
Cioè quanto teniamo a quel tipo di gara e poi al tempo, una settimana prima il giorno prima e l’immediato pre-gara è tutto molto diverso e il nostro fisico a volte ci gioca degli scherzi non indifferenti anche se siamo perfettamente allenati, abbiamo seguito la dieta giusta, pensiamo di essere pronti, in realtà poi arriviamo lì e non è così, non abbiamo la performance che vorremmo.
Questo perchè i livelli d’ansia salgono e molto spesso con dei sintomi che non ci aspetteremmo, che potrebbe essere l’intestino che non funziona, i battiti del cuore che salgono, potrebbe essere il senso di nausea oppure i crampi allo stomaco e crampi muscolari e questo viene poi gestito gestendo l’ansia.

Paolo Cicloturismo: Voi riuscite a insegnare come gestire questo questo pre gara, la notte prima?

E: Diciamo che fisicamente la notte pregara è la notte in cui si dorme meno o si hanno delle indicazioni dove invece viene detto di dormire di più, di andare a letto presto, poi in realtà il dormire diventa veramente faticoso.
Una delle tecniche che noi utilizziamo per migliorare questa fase è la respirazione diaframmatica.
é una tecnica profonda, che va a gestire la respirazione proprio in profondità, va toccare tutti quelli degli spazi di respirazione non cognitivi.
Quindi si arriva a non doverci pensare, a imparare come si respira in maniera giusta per andare ad aprire il diaframma.

Andrea: Tanti di noi hanno trovato queste situazioni tipiche.
Io, oltre a essere psicologo, sono anche una un amatore sia del podismo, sia del ciclismo che comunque di sport di endurance e tipiche situazioni che abbiamo vissuto tutti sono proprio nel pre-gara dal punto di vista fisiologico: quello del sonno, della difficoltà a dormire e quello della fisiologia, dello stomaco e dell’intestino.

E: Andrea diceva appunto che, oltre alla fisiologia del sonno, ci possono essere problemi nelle tensioni muscolari oppure delle problematiche intestinali, il livello di ansia che cresce. Nel pre-gara molto spesso c’è questo bisogno di tenere tutto sotto controllo e quindi il nostro cervello si attiva tanto, i pensieri vanno e blocca tutte quelle che sono le sensazioni corporee rendendole accelerate e rendendo tutto più grande e quindi si cerca, attraverso delle tecniche specifiche come la respirazione, di abbassare questo livello di attivazione.

Quando lo abbiamo lavorato con con gli sportivi spesso abbinavamo lo stretching alla respirazione diaframmatica perché riattiva il livello di percezione .

A: Esistono appunto due tipi di respirazione diaframmatica e toracica noi sappiamo benissimo che con la respirazione toracica favoriamo un afflusso di sangue verso l’alto e quindi tutta una capillarizzazione, un’attivazione simpaticotonica che rilascia certi di neurotrasmettitori e questa è assolutamente indispensabile durante la gara.
Ma se noi non sappiamo, prima della gara, andare nell’altra modalità di respirazione abbiamo consumato troppo quindi, ovvio che in gara non dobbiamo fare un respirazione calma e diaframmatica perché ci serve l’altro tipo di respirazione, però, prima della gara, la notte prima è fondamentale sapere accedere a questo tipo di modalità sul piano fisiologico.
Per quanto riguarda questi due piani vogliamo parlare magari di alcune altre situazioni tipiche
Pensiamo, nell’ ansia da prestazione pre gara, a due situazioni che riguardano il piano cognitivo quindi, che pensieri abbiamo che poi ci portano a performare male e qual’è l’emozione caratteristica.
Quando parliamo di ansia non è un’emozione è qualcosa che tocca tutti questi quattro piani. La base dell’emozione nell’ansia è la paura; la paura magari di fallire il proprio obiettivo, di non soddisfare una motivazione interna oppure la paura della valutazione del giudizio dell’altro.
Se succede questa paura della valutazione degli altri che cosa devo fare?
Devo lavorare sul pre gara, facendomi delle domande, cominciando a chiedermi “Perchè sto facendo questo sport? Qual è il mio obiettivo primario? Chi mi giudicherà? Che cosa devo dimostrare e a chi?” Se siamo troppo sul dimostrare agli altri possiamo arrivare a delle modalità disfunzionali che io direi quasi patologiche.

E: L’emulazione molto spesso è positiva, il puntare al più alto mi permette di uscire dalla mia zona di confort. Quindi puntare alto, avere dei degli idoli, dei must da dover raggiungere è stimolante e questo permette anche di essere veramente attivo e con un livello di stress giusto anche alla partenza e quindi che la mia ansia diventi utile a me per avere nuovo stimolo, nuova energia per ripartire.

Quindi da una parte questo senso di emulazione ci deve dare questo Cioè puntare sempre essere il migliore migliore per me.
Certo che se punto al migliore per me, la mia energia è gestibile perché sono io che decido dove devo arrivare.

P: Le pratiche che facciamo noi sono quasi inutili? Per esempio, la tisana per dormire.

E: Non è inutile. Per due motivi, il primo perché ci sono dei rituali da seguire che comunque aiutano a lasciare andare, riconoscendo i rituali noi riusciamo ad attivare una routine che ci fa bene.
Poi perché la tisana funziona davvero a livello naturopatico.

P: C’è un trucco che si può insegnare che ci ascolta? Qualcosa di naturale da utilizzare la mattina stessa? Ci sono alcune cose che si devono fare e alcune che non si devono fare?

E: Allenamento mentale vuol dire diventare completamente autonomi nel gestirlo quindi tutto quello che noi mettiamo in moto a livello di motivazione, di energia mentale arriva naturalmente quindi senza doverci pensare e quindi livelli di ansia diventano gestibili.

A: Noi come lavoro facciamo questo, portiamo lo sportivo che sia amatore o professionista ad arrivare a saper gestire questo.
La respirazione è fondamentale però va imparata, non c’è il trucco purtroppo e non si può neanche imparare con lo yoga o con altre discipline, va imparato bene un certo tipo di respirazione è il lavoro che facciamo noi.
Non è una questione solo mentale, quando si parla di Mental Training ma la differenza con il nostro metodo è che noi utilizziamo sempre tutto anche a livello fisiologico.

Se proprio vogliamo un trucco quello del rituale è veramente importante, mai cambiare.
I rituali sono importanti e li fanno tutti i professionisti, i più ritualizzati sono gli sport presente di mira perché sono molto statici e quindi hanno tantissimo bisogno di scaricare la tensione attraverso questi piccoli rituali.
Se noi siamo convinti che quello ci tranquillizza già partiamo tranquilli e quindi abbassiamo la levetta dell’ansia e già magari stiamo all’interno di un range di attivazione funzionale.
Ti volevo dire per esempio alcune cose invece da evitare e altre due curiosità sugli aspetti cognitivi che invece utilizziamo erroneamente; per esempio per gestire la paura del giudizio un tipo correttivo sbagliato è la scusa, la scusa di non essere in forma. A cosa serve questo meccanismo mentalmente? Se noi cominciamo a dire a noi stessi e a chi ci sta intorno che non siamo nella condizione fisica giusta proteggiamo il nostro ego, perché io mi convinco e annuncio gli altri che comunque non sono al 100%.

E: Lo scopo fondamentale del Mental Training, per quanto riguarda noi, della psicologia del potenziamento è proprio quello di rendere le persone veramente consapevoli di quello che possono fare quindi di rendersi autonomi, di sapere affrontare le difficoltà, di stare sul cambiamento repentino, di saper passare da uno stato all’altro velocemente. Questo permette di sentirsi molto più forti molto più energici di non mollare la presa.

Il mio consiglio è quello di saper riconoscere i propri punti di forza e punti di debolezza per sapere dove lavorare, fare attenzione ai campanelli d’allarme per riuscire a capire quando l’ansia arrivando in modo tale da mettere in atto delle piccole correzioni magari anche in corso d’opera

A: Allenarsi da soli, di imparare a fare da solo, sentire le tue sensazioni, provarci quando è ora di provarci, osare e soprattutto non sforzarsi troppo di dover controllare tutto.
Noi non possiamo controllare tutto quindi focalizziamoci su quello che possiamo controllare momento per momento, qui e ora e non li e allora

Domande:

Debora: Cosa fare quando iniziamo a correre e ci rendiamo conto che non raggiungeremo il nostro obiettivo, come affrontarlo nel resto della gara?

A: Innanzitutto, perché non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo in quel momento?
Comunque il punto è momento per momento ascoltarsi e rispondere al problema in quel momento.
Ovviamente se prima abbiamo fatto un buon lavoro su di noi, sulle nostre sensazioni e le abbiamo aperte, chiare riesci a gestire tutto meglio.

La Lombalgia nel Ciclista

04/05/2020 in Interviste, News

Oggi con il Dott. Meoni Cristiano, osteopata e fisioterapista e il Biomeccanico Paolo Ferrali parliamo della lombalgia nei ciclisti.

Cristiano: Volevo partire facendo vedere il tratto lombare. Per chi non sapesse si chiama lombare la parte che va dal coccige alla zona dorsale, in base alla mia esperienza, nel ciclismo in base alla mia esperienza ci sono dei muscoli ben precisi che possono portare dolore lombare e che frequentemente si trovano nei ciclisti soprattutto a livello amatoriale.
Sfatiamo un mito, è assurdo pensare che il ciclismo sia fatto solo di gambe, i punti di appoggio del ciclista sulla bicicletta sono principalmente 5, le due mani, i due piedi e il Sacro cioè le ossa ischiatiche e la parte del bacino.
Questi punti d’appoggio praticamente permettono la libertà di movimento delle gambe ovviamente stando seduti sulla sella, un appoggio sulle braccia per l’equilibrio ma soprattutto la parte che mantiene molto in equilibrio il corpo è la cintura pelvica di cui fanno parte gli addominali, i dorsali, i lombari.
Se, specialmente negli amatori, a volte troviamo persone che si preoccupano molto di più della parte inferiore e poco dalla parte superiore troviamo quei muscoli un po’ deboli a livello addominale e questo fa in modo che altri muscoli vengano messi in gioco.
I muscoli profondi della schiena che vengono messi in gioco nel ciclismo, nei bilanciamenti che la bicicletta a mentre pedaliamo sono questi principalmente: lo psoas, che è un muscolo importantissimo di cui vi parlerò principalmente, il quadrato dei lombi e il diaframma.
Questi muscoli lavorano in sinergia insieme agli addominali, al gran dorsale e altri muscoli per creare un equilibrio di stabilità nella bicicletta.
Diciamo che lo psoas è il muscolo che viene principalmente interessato nei casi che vedo quotidianamente perché è un muscolo molto importante. Entra in gioco nella pedalata, non sono nella stabilità, nella flessione della gamba quando tiriamo su la gamba durante la pedalata entra un po’ in gioco questo muscolo, è un muscolo che è formato da 3 muscoli principalmente.
Ha una grande caratteristica, è un muscolo molto grande, se prende punto fisso sulla colonna praticamente tira sulla gamba, se prende punto fisso sulla regione del femore dove arriva flette la schiena.
Ha una caratteristica, lavora con il diaframma che è l’unico muscolo del corpo che se si dovesse fermare noi moriamo perché non respiriamo più. Quindi, di conseguenza, non è un muscolo che lavora in sinergia, non solo col movimento delle gambe e con la stabilizzazione della colonna ma anche con la respirazione stessa.
Io trovo spessissimo rigidità di questo muscolo e principalmente dettato da una carenza del tono degli addominali.
Nei professionisti che oramai da diverso tempo si prendono anche cura della parte superiore del corpo, quindi fanno esercizi di core stability, dei muscoli che prendono tutta la parte lombo sacrale e dorsale anche arrivare fino alla cervicale alle spalle, i pettorali.
Un’altra caratteristica dello psoas è che è molto innervato.
Questo muscolo è alla necessità di essere un pochino allungato.
Io lo stretching preferisco che le persone lo facciano la sera prima dell’attività fisica specialmente negli sport di resistenza lo stretching fatto nell’immediato prima di partire tende un po’ ad addormentare il muscolo.
Va bene se andiamo ad allenarci tanto anche se partiamo con più lentezza ma in una corsa dove si parte subito a sprint eviterei di fare qualsiasi tipo di stretching.
Eviterei anche di farlo appena rientrati, perché è uno sport di resistenza come la bicicletta o come la corsa mette a dura prova le nostre fibre muscolari.
Conviene aspettare tre ore, che ci siano dei processi riparativi sulla fibra muscolare e poi dopo andare ad allungarlo.
Quindi io preferisco fare stretching la sera e poi mettersi nel letto per godere di tutto l’allungamento.
Un altro errore che viene fatto nel attività di allungamento muscolare è quello di farlo e poi mettersi a camminare a fare le stesse cose di prima. Il rendimento delle fibre che vengono allungate dei meccanismi biochimici che attiva lo stretching e neurologici si perdono nell’immediato.

Abbiamo parlato di questo muscolo meraviglioso che è lo psoas, volevo chiamare in causa Paolo perché è un muscolo che lui sicuramente tenderà a osservare molto e per la posizione in bicicletta gioca ruolo fondamentale.

L’appoggio sulla Sella ovviamente è dato dalle ossa ischiatiche l’osso pubico e le ossa iliache.
Ci sono delle differenze tra uomo e donna, perché la donna ha un bacino più largo nella parte superiore. Ovviamente la stella cambia.

Paolo: Per ricollegarmi a ciò che hai detto il primo test che faccio faccio sedere la persona su questo oggetto, quando si solleva lascia l’impronta dell’appoggio ischiatico, da questo trovo la misura della larghezza del bacino, quindi che tipo di sella devo scegliere.
Nel ciclista l’inversione di bacino crea un effetto aratro. Quando si va a posizionare il ciclista in avantreno si va a comprimere la zona pubica.

C: Ho un’altra domanda, si o no al buco sulla sella? Io sono per il buco da quando hanno inventato le stelle con apertura centrale ho sempre usato quella.

P: Una persona che non è flessibile non ha bisogno di foro perché l’appoggio ischiatico se appoggia bene e sull’avantreno non è flessibile non va a comprimere niente.
Una persona molto flessibile ha necessità di un foro perché, facendo sempre effetto aratro, se non ha la zona pubica totalmente scavata gli va a comprimere i vasi sanguigni sotto, quindi di conseguenza ha dei problemi alla prostata per mancanza del flusso sanguigno.
Una persona che non è flessibile potrebbe essere negativo avere questi scavi perché magari gli dà un po’ fastidio sotto, quindi una stella totalmente piena potrebbe dargli un pochino più appoggio.

C: In questo mese abbiamo parlato del posizionamento della tacchetta, della scarpa in base al piede, ma importante è anche la scelta della della sella in base all’appoggio ischiatico perché ovviamente ognuno di noi morfologicamente è strutturato diversamente.

Paolo Cicloturismo: Una domanda, come ci si accorge che una sella è finita?

P: Ho creato un sistema per la misurazione, sia per prendere il prp, quindi il punto d’appoggio della sella, in più riesco a misurare direttamente il consumo. Io so precisamente l’altezza sella e prendendo questo punto d’appoggio faccio un controllo ogni 3-4 mesi e vedo quanto si è abbassata, se ha ceduto ed è ora di cambiarla.

PC: Ma si abbassa o diventa più morbida?

P: Diciamo che lo shore, cioè la pressione che ha la sella, cede.

C: Per concludere questa puntata sulla lombalgia il messaggio che deve passare è che più mobilità e più flessibilità manteniamo alla colonna allungando la muscolatura, mobilizzando la parte lombare ma anche tutta la colonna in generale, più rinforziamo anche la superiore del corpo e più stabilità abbiamo in bicicletta meno problemi di dolori.
Ovviamente la messa in posizione sulla bicicletta è il passaggio successivo.

P: Una cosa molto importante, oltre al core e all’allungamento e alla mobilità è anche una buona analisi biomeccanica e farsi seguire anche sulla sostituzione delle componenti. Avere un buon biomeccanico che riesce a togliere le varie compensazioni che ci sono in atto nella fase pedalata vi porta a stare veramente bene.

Domande:

Alessandro: Nervo sciatico infiammato da discopatia, come pedalare al meglio?  Dopo perdita di coscienza in bicicletta ho avuto 2 ematomi sub aracnoidei e da quel giorno il polpaccio sinistro mi da sensazione di crampo… come rimediare?

P: Partirei da un buon esame biomeccanico, per prima cosa vedere a livello funzionale nella fase della pedalata se ci sono dei basculamenti che possono portare delle tensioni.
Può darsi che possa dipendere da molte cause, non penso possa richiamare il problema dell’incidente che c’è stato, con una buona analisi biomeccanica si possa vedere di limitare il danno e il fastidio.

C: L’incidente che ha avuto con ematomi su subaracnoidei si parla praticamente del sistema nervoso centrale si parla praticamente di membrane delle famose meningi.
Ematomi da trauma sono veramente importanti e comunque a livello neurologico possono lasciare un po’ di difficoltà nel gesto.
Se lui ha questi fastidi solamente nella bicicletta molto probabilmente uno studio del posizionamento può essere risolutivo, se questi fastidi ci sono anche durante la vita quotidiana, nel camminare, nello star seduto, nel dormire va visto per bene l’insulto neurologico e soprattutto lavorare su quello.
L’osteopatia in questi casi qui, la fisioterapia e un buon recupero funzionale funziona molto molto bene per poi essere messo in bicicletta e da lì aprire poi tutte le possibilità di allenamenti più selezionati.

Renato: Differenze tra selle e posizionamento tra strada, MTB e Ebike?

P: L’E-Bike non avendo una grossa pressione sul pedale perché vieni sostenuto dal motore, succede che nella spinta la pressione sulla stella è più forte quindi ci vuole una stella più comoda.
Per la mountain bike non essendo le distanze molto lunghe, quindi la durata della performance non è oltre le due ore non si cerca molto la comodità ma una stella che non perda forma quindi leggermente più dura.

Cinzia: Sono una donna ciclista amatoriale. Da diversi mesi ho dolora al nervo sciatico, gamba destra e dolore al coccige che si incrementa quando sono in macchina e quando mi alzo da una sedia.

P: Per me potrebbe essere un fastidio di posizionamento in sella dato dalla posizione del piede troppo avanzata sulla tacchetta oppure troppa altezza sella. Questi sono i due casi, la prima cosa che farei un controllo biomeccanico sul posizionamento.

C: Per capire una sciatalgia bisogna fare dei test neurologici per vedere se è realmente una sciatalgia.
Purtroppo io quotidianamente vedo persone con simil diagnosi di sciatalgia perché fa male la gamba ma poi sostanzialmente di sciatalgia siano veramente poco.
Se c’è dolore nel rialzarsi dopo che siamo stati seduti o nello stare seduti in macchina mi dà l’idea di una coccigodinia.
Bisognerebbe fare dei test per fare diagnosi. La coccigodinia è un’infiammazione della parte coccigea e da quel dolore proiettato più sul gluteo, può arrivare fino a metà gamba ma non scende fino in fondo, che è invece la caratteristica della sciatalgia.
Tanti dolori che sono rilegati al gluteo, alla coscia per esempio.

Sergio: Io uso una smp full carbon quando è l’ora di cambiarla oppure è meno soggetta a deformazioni?

P: Certo, la full carbon difficilmente si deforma ed ha anche poca imbottitura, l’unica cosa SMP come marchio tende a fare selle molto curve.

Fabrizio: Sono un ciclista amatoriale, nei periodi di poco allenamento (come queosto) ho dolore alla schiena nella parte bassa centrale se seduto o a letto..Quando sono più costante negli allenamenti ho dei benefici. Possono essere correlate le cose?

P: Facendo più attività si producono anche più endorfine quindi le difese immunitarie sono maggiori e quindi anche il corpo è molto più in forma.
Personalmente posso dire che magari fare i rulli potrebbe dare fastidio nella zona lombare e dorsale, personalmente sto provando questa sensazione da qualche giorno.

C: Questa domanda si rifà un po’ a quello che è il riassunto di questa puntata.
Lui sta dicendo che ha dolore maggiormente se sta fermo, noi abbiamo parlato di questo dolore lombare, dell’interessamento dello psoas e Paolo ha parlato molto di valutazione della sella e della messa in bici in base alle rigidità del corpo.
Le rigidità del corpo sono legate a varissimi motivi, quello più comune è la presenza di qualche discopatia che l’80% della popolazione mondiale ha. Di solito sono rigidità muscolare che crea un po’ di difficoltà e presenza di dolori in alcuni situazioni particolari.
In questo caso principalmente, nel momento in cui il paziente tende a non muoversi e ad avere una vita più sedentaria, aumenta il fattore di rigidità e quindi nel momento in cui si muove va mobilizzare, quindi rendere funzione nella zona di rigidità che invece viene aumentata con la sedentarietà.
Beh oramai e si è capito che l’attività fisica regolare Ok allora faccio una premessa u
Un’attività fisica normale per il proprio corpo, soggettiva fa solo bene, un’attività moderata alza il sistema immunitario, abbassa i livelli dell’ansia e dello stress sia metabolico che neurologico, favorisce veramente tantissimi fattori a livello proprio della mobilità della colonna.
Quindi la sedentarietà fa tutto l’effetto contrario.

Francesco: Io che sono grasso la sella cede più facilmente e in MTB enduro si può piegare anche il telaio. Io non uso quella con il foro perchè ha più superficie di appoggio…essendo pesante.

P: Meglio una stella con più superficie d’appoggio bisognerebbe vedere anche pesante e grasso quanto. Comunque sia l’appoggio ischiatico, al di là del peso di una persona, rimane sempre lo stesso, prendendo una stella molto più larga può dare più fastidi a livello di sfregamento.
Ci vuole una bella analisi da un professionista che riesca a indicare la sella migliore.
Ricordiamoci che una buona forma fisica è sempre consigliata.