Toscana in bicicletta: il viaggio lento che racconta la bellezza italiana
01/11/2025 in News
C’è un modo diverso di scoprire la Toscana, lontano dalle folle e dai motori. È quello del cicloturismo, che invita a rallentare e a guardare il paesaggio con occhi nuovi. Le strade bianche, i filari di cipressi e le colline che ondeggiano come un mare verde sono diventati il palcoscenico di un turismo che unisce natura, cultura e autenticità.
La forza della lentezza
Chi viaggia in bicicletta in Toscana impara subito che la bellezza richiede tempo. Ogni salita regala una prospettiva, ogni curva apre uno scorcio inatteso. Pedalare significa entrare nel ritmo della terra, sentire l’odore dell’erba tagliata, il profumo del pane nei borghi, la voce del vento che corre tra i vigneti. È un modo di viaggiare che non consuma ma assapora, che non attraversa ma abita.
Strade di storia e di vino
Dalla Via Francigena che attraversa le Crete Senesi alle colline del Chianti, la Toscana è una rete di percorsi che raccontano secoli di storia. L’antica via dei pellegrini oggi accoglie ciclisti di tutto il mondo, attratti dalla fusione perfetta tra spiritualità e paesaggio. Sulle strade del vino, ogni tappa è un incontro: con i vignaioli, con la cucina locale, con l’arte che si nasconde nelle pievi e nei piccoli musei.
L’ospitalità che fa la differenza
Il cicloturismo toscano vive anche grazie a chi accoglie i viaggiatori. Agriturismi, ostelli e piccole botteghe sono parte di una rete che valorizza il territorio e ne custodisce l’anima. È l’Italia dei gesti semplici: un bicchiere d’acqua offerto lungo la salita, un consiglio su una deviazione panoramica, un sorriso che diventa ricordo.
Il futuro passa su due ruote
Sempre più comuni investono in ciclovie, segnaletica e collegamenti ferroviari per favorire il viaggio sostenibile. L’obiettivo non è solo attrarre turisti, ma restituire ai residenti spazi di mobilità dolce e vivibilità quotidiana. La bicicletta diventa così simbolo di un modo nuovo di abitare la Toscana, dove il paesaggio non è scenografia ma vita condivisa.
Pedalare in Toscana non è solo un itinerario. È un racconto di luce, di fatica e di libertà. È la riscoperta di un ritmo umano, quello che permette di sentire la bellezza prima ancora di guardarla.
La Romantische Straße in bicicletta: tra borghi, castelli e profumo di birra
29/10/2025 in Viaggi
La Germania è una terra sorprendente per chi ama il cicloturismo. Oltre ai celebri percorsi lungo il Danubio o il Reno, c’è un itinerario che unisce storia, natura e fascino fiabesco come pochi altri: la Romantische Straße, la Strada Romantica. Un percorso che attraversa il cuore della Baviera e che, in bicicletta, regala un’esperienza capace di coniugare lentezza e scoperta.
Il tracciato parte da Würzburg, sulle rive del Meno, e si snoda verso sud per circa 460 chilometri, fino alla cittadina alpina di Füssen, ai piedi del castello di Neuschwanstein. È un viaggio che sembra uscire da un libro illustrato: colline morbide, vigneti, case a graticcio e torri medievali che si specchiano in piccoli corsi d’acqua. La strada attraversa villaggi che sembrano rimasti intatti nel tempo, come Rothenburg ob der Tauber, uno dei borghi più pittoreschi d’Europa, dove il centro storico è un labirinto di ciottoli e insegne in ferro battuto.
Pedalare lungo la Strada Romantica significa attraversare una Germania diversa da quella industriale e moderna che molti immaginano. Qui il ritmo rallenta, il traffico è minimo e il paesaggio cambia gradualmente, passando dalle pianure franconi ai primi rilievi bavaresi. Ogni tappa offre un motivo per fermarsi: un birrificio artigianale, un mercato locale, una piccola chiesa barocca o un castello circondato da boschi.
Molti tratti della Romantische Straße sono piste ciclabili separate o stradine secondarie a basso traffico, segnalate con cura e dotate di servizi dedicati ai cicloturisti. Gli alloggi “Bett+Bike”, certificati dall’ADFC (l’associazione ciclistica tedesca), garantiscono ospitalità anche per chi viaggia con la bici al seguito, offrendo spazi per il ricovero e piccole officine per la manutenzione.
Tra le tappe più suggestive, Dinkelsbühl colpisce per le mura intatte e le sue torri dorate al tramonto, mentre Augsburg, antica città imperiale, sorprende con la sua atmosfera rinascimentale e i canali che le hanno valso il riconoscimento UNESCO. L’arrivo a Füssen, con le Alpi sullo sfondo e il celebre castello di Ludwig II che domina la valle, è il degno finale di un viaggio che alterna natura e cultura, pedalate tranquille e soste contemplative.
La Strada Romantica è percorribile da maggio a ottobre, periodo in cui il clima è più stabile e le giornate lunghe. L’intero itinerario può essere completato in una settimana, ma molti cicloturisti scelgono di dedicare più tempo alle soste, lasciandosi guidare dal piacere dell’imprevisto.
Pedalare su questo itinerario non significa solo spostarsi da una città all’altra, ma vivere la Germania più autentica, fatta di paesaggi gentili, sapori locali e incontri lungo la strada. È un viaggio che unisce il gusto dell’avventura alla dolcezza del tempo lento, dove ogni chilometro racconta una storia.
Look Keo Vision, la luce che cambia il modo di pedalare
29/10/2025 in News
Nel mondo del ciclismo da strada, dove ogni dettaglio tecnico è frutto di anni di ricerca, la sicurezza rimane spesso un tema trascurato. Look, marchio francese che da sempre lega il proprio nome all’innovazione e all’eleganza, ha scelto di affrontare questo aspetto con una soluzione tanto semplice quanto geniale: i nuovi pedali Keo Vision.
L’idea nasce dal desiderio di rendere ogni ciclista più visibile e protetto. Nei Keo Vision la luce non è un accessorio aggiunto, ma una parte integrante del pedale. Un piccolo sistema luminoso, integrato con cura nel design, permette di essere visti fino a un chilometro di distanza, sia di giorno che di notte. Le luci si muovono insieme al pedale e quindi al piede del ciclista, creando un segnale dinamico che cattura l’attenzione di chi guida un’auto o un mezzo in avvicinamento.
Secondo una ricerca americana citata da Look, le luci posizionate in movimento sui talloni rendono il ciclista più visibile di oltre cinque volte rispetto a quelle fisse montate sul reggisella. È un dato che spiega perfettamente l’intuizione alla base del progetto: la sicurezza può nascere dal movimento stesso della pedalata.
Ogni pedale offre una visibilità a 180 gradi e quattro modalità di illuminazione, che permettono di scegliere tra luce fissa o lampeggiante in base alle condizioni del momento. L’autonomia è studiata per coprire anche le uscite più lunghe e il sistema si ricarica facilmente tramite una porta magnetica. Tutto è stato pensato per un utilizzo pratico, senza rinunciare alla leggerezza e alla qualità costruttiva che contraddistinguono Look.
I Keo Vision sono disponibili in due versioni. Il modello Keo Blade Ceramic Vision è pensato per chi cerca il massimo delle prestazioni, con corpo in carbonio, cuscinetti in ceramica e un’ampia superficie di contatto che garantisce una trasmissione di potenza ottimale. Il Keo 2 Max Vision adotta un corpo in materiale composito e cuscinetti in acciaio, offrendo robustezza e fluidità per un uso quotidiano.
Con questi pedali, Look non ha semplicemente aggiunto una luce a un componente tecnico, ma ha creato un nuovo modo di intendere la sicurezza su strada. La tecnologia diventa parte del gesto atletico, la luce segue il ritmo della pedalata e il ciclista acquista una presenza più chiara, visibile e consapevole.
I Keo Vision rappresentano un piccolo ma importante passo avanti verso un ciclismo più sicuro e moderno, dove ogni pedalata non è solo sinonimo di velocità, ma anche di visibilità.
Cicloturismo, boom in Italia: +38% di viaggiatori sulle due ruote
28/10/2025 in News
Dati, tendenze e nuove rotte di un fenomeno che fa bene all’ambiente e all’economia locale.Il 2025 si conferma l’anno d’oro del cicloturismo in Italia. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio ENIT e Legambiente, oltre 10 milioni di italiani hanno scelto una vacanza in bicicletta o “bike friendly”, generando un indotto di circa 4 miliardi di euro.
Non si tratta più di una nicchia: il cicloturismo è ormai una componente stabile del turismo sostenibile, spinto da una crescente attenzione all’ambiente e dal desiderio di esperienze autentiche. Le regioni più frequentate sono Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Toscana, ma crescono anche Puglia e Sardegna grazie a nuovi itinerari costieri.
Tra le iniziative più attese figura il completamento della Ciclovia Adriatica, un progetto di oltre 1.000 km che unirà Trieste a Santa Maria di Leuca, passando per Venezia, Ancona e Pescara. Parallelamente, il Ministero delle Infrastrutture ha stanziato nuovi fondi per la rete “Bicitalia”, con l’obiettivo di collegare le principali ciclovie nazionali entro il 2030.
Le strutture ricettive si stanno adattando: sempre più agriturismi e B&B offrono noleggio bici, officine attrezzate e colazioni energetiche per i cicloturisti. Anche il turismo internazionale guarda all’Italia come meta ideale: oltre il 40% dei viaggiatori su due ruote proviene da Germania, Austria e Paesi Bassi.
> “Il cicloturismo è una chiave per destagionalizzare e distribuire il turismo nei piccoli borghi,” spiega Marco Ponti, esperto di mobilità sostenibile. “È una rivoluzione lenta, ma inarrestabile.”
Lungo il Po in bicicletta: un fiume, mille paesaggi
28/10/2025 in Viaggi
Dal Monviso al Delta: il grande itinerario cicloturistico che attraversa l’Italia da ovest a est.
Pedalare lungo il corso del Po è come attraversare l’anima geografica e culturale dell’Italia. Dalle sorgenti ai piedi del Monviso fino alle lagune del delta veneto, il Ciclovia del Po si snoda per oltre 650 chilometri tra campi, borghi e città d’arte, offrendo un’esperienza adatta sia ai viaggiatori esperti sia a chi desidera affrontare il suo primo lungo viaggio su due ruote.
Il percorso segue in gran parte argini e strade secondarie, toccando tappe iconiche come Torino, Piacenza, Cremona, Mantova e Ferrara. Ogni tratto racconta una storia diversa: le risaie del Vercellese, i ponti storici del Basso Lodigiano, le oasi naturalistiche del Parco del Delta del Po, patrimonio UNESCO.
Lungo il tragitto non mancano punti di ristoro “bike friendly”, strutture ricettive con deposito bici e servizi dedicati ai cicloturisti. Sempre più comuni stanno aderendo al progetto “Po di Lombardia”, che punta a creare un’infrastruttura ciclabile continua e segnalata per valorizzare turismo sostenibile e mobilità dolce.
> “Viaggiare lungo il Po è come scoprire un’Italia lenta, autentica, fatta di incontri e paesaggi che cambiano al ritmo dei pedali”, racconta Marta, 32 anni, che ha completato l’itinerario in sette giorni.
Con la segnaletica in progressivo miglioramento e i collegamenti ferroviari che permettono di spezzare il viaggio, la Ciclovia del Po si conferma come una delle esperienze più affascinanti e accessibili per chi ama il cicloturismo italiano.
La rivoluzione silenziosa della bicicletta lenta
27/10/2025 in News
C’è un’Italia che non ha fretta. Non è quella delle autostrade o dei treni veloci, ma quella dei sentieri che si snodano tra vigneti, canali e vecchie strade bianche. È l’Italia che si riscopre in sella a una bici, viaggiando piano, respirando a fondo.
Il cicloturismo non è più una nicchia per sportivi: è diventato una filosofia di viaggio. E, senza fare troppo rumore, sta ridisegnando il modo in cui esploriamo il Paese.
Un Paese che si muove lentamente
Negli ultimi anni, sempre più amministrazioni locali hanno capito che la bici può essere un motore economico gentile: non inquina, porta persone, crea lavoro.
Dal Friuli alla Puglia, nascono piccoli assi ciclabili che collegano borghi, aziende agricole e parchi fluviali. Non serve per forza un grande progetto europeo: bastano dieci chilometri ben segnalati e qualche fontanella per trasformare un paese in una meta.
A Mantova, per esempio, una nuova ciclovia lungo il Mincio è diventata l’arteria di un micro turismo di prossimità. A ogni curva spuntano agriturismi, laboratori artigiani, perfino un vecchio mulino riconvertito in ostello per ciclisti.
Il turismo lento non solo rispetta i luoghi, ma li fa rivivere.
Il ritorno del ritmo umano
Pedalare impone un tempo che il mondo moderno ha dimenticato. In bicicletta si è abbastanza veloci da cambiare panorama, ma abbastanza lenti da notare i dettagli: un profumo di erba tagliata, una torre che sbuca tra i campi, un cane che abbaia dietro un cancello.
È un’esperienza fisica ma anche emotiva: la stanchezza diventa parte del viaggio, un modo per misurare la distanza tra te e il paesaggio.
Il nuovo lusso del viaggiare
Oggi il vero lusso non è arrivare lontano, ma vivere intensamente il tragitto.
E così il cicloturista moderno non cerca resort o grandi eventi: cerca silenzio, autenticità, accoglienza sincera. Cerca un sentiero sterrato dove perdersi senza paura.Forse è questa la vera rivoluzione: scoprire che la felicità può avere la velocità di una pedalata.Mentre il mondo corre, il cicloturismo rallenta. E in questo rallentare trova senso, equilibrio e futuro.La bici non è più solo un mezzo: è una chiave. Una chiave per riaprire l’Italia minore, quella che da secoli aspetta solo di essere attraversata di nuovo, lentamente.
Sul filo del vento: viaggio in bici lungo l’Appennino dimenticato
27/10/2025 in Viaggi
Non serve andare lontano per sentirsi in viaggio.Basta infilarsi in una valle dell’Appennino, là dove la linea del telefono si interrompe e i cartelli sembrano dimenticati dal tempo.
È lì che il cicloturismo mostra il suo lato più selvaggio: quello fatto di vento, di salite che non perdonano, di bar che chiudono alle sei ma dove il caffè ha ancora il sapore di casa.
Strade che raccontano
Parto da un piccolo paese dell’Emilia, la bici carica come un mulo. Il navigatore indica una traccia, una strada comunale che, a giudicare dalle buche, non vede manutenzione da un decennio.
Ma è perfetta così: silenziosa, sincera, piena di curve che insegnano a rallentare.
A ogni passo d’uomo c’è un segno di qualcosa che fu: una fornace abbandonata, un cartello arrugginito, un casolare che resiste.
L’Appennino è un museo a cielo aperto e la bici è il biglietto d’ingresso.
Pedalare dove il tempo si ferma
Quando la pendenza cresce, l’istinto è scendere e spingere. E va bene anche così: il cicloturismo non è una gara.
Un contadino mi saluta dal trattore, una vecchia mi offre dell’acqua davanti a casa. “Non passano più tanti come te”, dice. In quella frase c’è tutta la malinconia e la bellezza di questi luoghi dimenticati.
Il vento, intanto, cambia direzione: sembra spingerti, ma in realtà ti mette alla prova. È lui il compagno più fedele di chi viaggia in bici.
Piccole rinascite
In molti paesi dell’entroterra si stanno riaprendo locande, ostelli e botteghe. Piccoli presidi che vivono grazie ai ciclisti di passaggio.Non servono folle: bastano poche ruote, qualche storia, un po’ di curiosità.Dove arriva una bici, arriva anche un’idea di futuro.Il cicloturismo non è solo spostarsi: è un modo di abitare temporaneamente i luoghi.Sull’Appennino, ogni curva è una lezione di geografia e resistenza.E quando alla fine del giorno ti fermi, guardi il sole sparire dietro le montagne e senti il fruscio delle gomme che si raffreddano, capisci che il viaggio non è finito. Ha appena cominciato a cambiare te.
Viaggiare leggeri ma pronti a tutto: come preparare le borse per un viaggio in bici
26/10/2025 in Tecnica
Preparare le borse per un viaggio in bicicletta è un’arte che si affina con l’esperienza. Non basta riempirle: bisogna saper scegliere, distribuire e prevedere. L’obiettivo è trovare il punto di equilibrio tra libertà e necessità, tra il piacere del movimento e la sicurezza di avere con sé tutto ciò che serve.
L’ordine è la prima regola
Prima ancora di pensare al contenuto, bisogna organizzare lo spazio. Le borse posteriori sono il cuore del carico: ospitano i vestiti, il necessario per la notte e gli attrezzi principali. Quelle anteriori aiutano a bilanciare il peso, migliorando la stabilità della bici.
La borsa da manubrio è il piccolo quartier generale del viaggiatore: documenti, portafoglio, snack, occhiali, fotocamera. Tutto ciò che deve essere a portata di mano.
“Ogni volta che preparo la bici, mi ricordo una regola semplice: non devo mai dover svuotare tutto per trovare una sola cosa”, racconta Marta D., cicloturista che ha attraversato l’Italia da Trieste a Trapani. “Quando ogni oggetto ha il suo posto, il viaggio scorre meglio”.
Cosa portare davvero
La leggerezza è una forma di libertà. Meglio pochi vestiti tecnici, che si asciugano in fretta e si combinano tra loro, piuttosto che capi inutili. Due cambi per pedalare, uno per il tempo libero, un pile o una giacca antivento leggera.
Un piccolo kit di pronto soccorso, gli attrezzi base per le riparazioni, una borraccia di scorta e un po’ di cibo energetico completano l’essenziale. Tutto il resto può aspettare.
Molti cicloturisti scelgono anche una piccola borsa sottosella per oggetti di emergenza, utile se si affrontano tratti sterrati o zone isolate. L’importante è non superare mai il limite del necessario: una bici troppo carica è una bici meno divertente da pedalare.
Preparare è già partire
C’è un momento, la sera prima della partenza, in cui tutto è pronto. Le borse sono chiuse, la bici è lucida, la traccia GPS caricata. In quell’attimo si capisce che il viaggio è già iniziato, anche se le ruote non hanno ancora toccato l’asfalto.
Preparare le borse non è solo logistica: è un modo per entrare nello spirito del viaggio, per accettare che ogni oggetto scelto rappresenta una piccola decisione di libertà.
Ciclismo amatoriale nel caos: 67 organizzatori sostengono ACSI contro la FCI
25/10/2025 in News
La tensione nel mondo del ciclismo amatoriale italiano non accenna a diminuire. Dopo la sospensione della convenzione tra la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) e l’ACSI, lo scorso weekend molte gare hanno subito disagi, lasciando ciclisti e organizzatori in balia dell’incertezza. In diversi casi, le quote d’iscrizione sono state restituite; in altri, i partecipanti hanno dovuto pagare una tessera giornaliera di 10 euro per poter correre.
A risentirne non sono solo i ciclisti, ma anche le società organizzatrici e gli operatori turistici collegati agli eventi, che temono danni economici e disorientamento tra i partecipanti. In assenza di chiarimenti da parte della Federazione, a farsi sentire sono stati gli stessi organizzatori affiliati ad ACSI.
In una mossa senza precedenti, ben 67 manifestazioni, pari a oltre il 70% degli eventi amatoriali organizzati in Italia, hanno firmato una lettera a sostegno dell’ente di promozione sportiva, chiedendo che la loro voce venga ascoltata dalla FCI.
La posizione degli organizzatori
Il comunicato firmato dagli organizzatori sottolinea il ruolo fondamentale di ACSI nel garantire qualità, sicurezza e trasparenza negli eventi ciclistici amatoriali e nelle Gran Fondo. “Da anni ACSI rappresenta un punto di riferimento insostituibile – si legge nella nota – per competenza tecnica, serietà organizzativa e capacità di dialogo con istituzioni locali, forze dell’ordine e strutture sanitarie”.
Il documento mette in evidenza come la sospensione della convenzione sia legata a presunte violazioni di clausole relative a gare superiori ai 120 km. Secondo gli organizzatori, però, da oltre cinque anni esisteva una deroga ufficiale, accettata dalle precedenti governance federali e mai contestata, che ha permesso lo svolgimento di importanti Gran Fondo in sicurezza.
“Questa decisione del nuovo consiglio federale ha prodotto conseguenze immediate: incertezza per le manifestazioni già programmate, danni economici, disorientamento tra i tesserati e difficoltà nella gestione dei servizi di sicurezza”, si legge nel comunicato. Gli organizzatori definiscono la scelta della FCI come un tentativo di spostare affiliazioni e tasse gara verso la Federazione, penalizzando chi lavora concretamente per la crescita dello sport.
Appello al dialogo e alla continuità
La lettera chiude con una richiesta chiara: la riattivazione immediata della convenzione tra FCI e ACSI e la garanzia di continuità per le manifestazioni già programmate. Gli organizzatori ricordano che sospendere l’attività dell’ente significherebbe colpire lo sport di base, le comunità e i singoli appassionati che rendono possibili ogni anno le gare amatoriali.
Tra le manifestazioni firmatarie figurano eventi di rilievo nazionale come la GF Loano, la GF Internazionale Laigueglia, la GF Michele Scarponi, la GF del Po, il Colnago Cycling Festival, la GF Gavia e Mortirolo, e molte altre.
Con questa presa di posizione, gli organizzatori lanciano un segnale forte alla Federazione: il ciclismo amatoriale italiano chiede chiarezza, continuità e rispetto per chi ogni giorno lavora per promuovere lo sport su strada e gravel.
La Via Silente: il Cilento che si scopre a pedali
24/10/2025 in Viaggi
Ci sono strade che si percorrono con le gambe, e altre che si vivono con il cuore. La Via Silente, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è entrambe le cose: un viaggio di 600 chilometri che unisce mare, montagne e paesi sospesi nel tempo. È uno dei percorsi cicloturistici più autentici e sorprendenti del Sud Italia, dove la bicicletta diventa chiave d’accesso a un mondo che resiste al rumore del turismo di massa.
Un anello tra cielo e mare
Il percorso parte da Castelnuovo Cilento e si snoda ad anello lungo 15 tappe. In sella si attraversano colline coperte d’ulivi, borghi medievali e valli che profumano di origano e mare. Si pedala accanto ai templi di Paestum, tra i canyon del Bussento e i silenzi del Monte Cervati, la vetta più alta della Campania.
Ogni tappa racconta un volto diverso del Cilento: la costa frastagliata di Marina di Camerota, il mistero delle grotte di Palinuro, le voci dei piccoli bar dove il caffè si serve ancora “alla napoletana”.
L’essenza del viaggio lento
La Via Silente non è una gara. È un invito alla lentezza, a riscoprire il viaggio come incontro. Chi la percorre sa che il tempo qui ha un ritmo diverso: quello del vento, delle ruote che girano sull’asfalto caldo, del sorriso di chi ti offre un bicchiere d’acqua o un piatto di fusilli al pomodoro appena colto.
Il percorso è ben segnalato e può essere affrontato anche con bici gravel o e-bike. L’associazione che lo gestisce fornisce tracce GPS, alloggi convenzionati e una “Silentina”, un passaporto simbolico da timbrare tappa dopo tappa.
Quando partire e cosa aspettarsi
Il periodo migliore va da aprile a giugno e da settembre a ottobre, quando le temperature sono miti e la natura esplode di colori. Non serve essere ciclisti esperti: la Via Silente si adatta a chiunque voglia mettersi alla prova, senza fretta.
Ogni salita è ricompensata da una discesa con vista mare, ogni fatica da un piatto genuino o da una notte stellata nel cuore del parco.
Un silenzio che parla
Alla fine del viaggio, si torna al punto di partenza con qualcosa in più: la consapevolezza che esiste un Sud autentico, fatto di persone, sapori e paesaggi che solo la lentezza della bicicletta sa svelare.
E quel silenzio, che dà il nome al percorso, resta dentro. Un silenzio pieno di vento, mare e memoria.









