Bicycle Route 66
15/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio
La Route 66 collega Chicago, Illinois, a Santa Monica, California. Celebrata in canzoni, libri, film e spettacoli televisivi, è una delle strade americane più famose e sognate dai viaggiatori di tutto il mondo.
Se anche voi ne siete affascinati sappiate che l’Adventure Cycling Association, principale organizzazione cicloturistica degli Stati Uniti, ha ideato un itinerario ad hoc per percorrerla in bicicletta: la Bicycle Route 66.
Circa 3800 km attraverso 8 stati pedalando su piste ciclabili e strade a basso traffico. Ad eccezione di qualche breve deviazione, il tracciato segue fedelmente la storica Route 66.
L’itinerario non presenta particolari pendenze perciò la difficoltà maggiore è rappresentata dai tratti desertici del New Mexico, dell’Arizona e della California. Per affrontare questi tratti è necessario portarsi dietro una notevole scorta d’acqua e tutti gli attrezzi necessari per riparare eventuali guasti della bici perché trovare aiuto immediato potrebbe essere difficile.
Il periodo migliore per partire in viaggio sulla Bicycle Route 66 è la primavera (da Aprile a Maggio), assolutamente da evitare il caldo torrido dei deserti e l’umidità del Midwest nei mesi estivi.
Per quanto riguarda il pernottamento, potete affidarvi ai campeggi a basso costo presenti lungo la strada ma è consentito anche il campeggio libero pressoché in ogni sua area.



Il percorso ufficiale della Bicycle Route 66 inizia presso la Buckingham Fountain di Grant Park, Chicago. Da qui dopo circa 75 km di piste ciclabili e sentieri ci si ricongiunge alla route storica. Quindi all’altezza di Madison County si costeggi al fiume Mississipi e si attraversa il Chain of Rocks Bridge arrivando a St Luis in Missouri. Sfruttando il Riverfront Trail si imbocca una parallela della Route 66, la I-44, e si prosegue sempre verso ovest per oltre 450 km prima di riprendere la route nella cittadina di Joplin.
Dopo un breve passaggio in Kansas si entra quindi in Oklahoma e poi in Texas. Da qui in poi i servizi di ogni genere cominciano a scarseggiare, si attraversano luoghi isolati e desertici tra cui anche una riserva indiana, nello stato dell’Arizona.
In New Mexico potete pensare ad una sosta a Gallup dove nel 2013 è stato inaugurato un bike park davvero notevole che l’amministrazione locale punta a far diventare la mecca degli appassionati di mountain bike.
Proseguendo ci si addentra nel Petrified Forest National Park e quindi sempre più a fondo in Arizona. L’ingresso in California presenta qualche difficoltà perché la zona da attraversare è soggetta a forti temporali che possono allagare la Route 66 di fatto impedendo il traffico. La soluzione è quella di ripiegare sulla I-40. Il tracciato finisce quindi a Los Angeles, località Santa Monica dove si trova il cartello che ne decreta la conclusione.
Ciclismo e birra: binomio possibile!
15/02/2017 in Alimentazione, Tecnica
La birra è una delle bevande più antiche al mondo la cui invenzione, secondo alcuni studi, potrebbe coincidere con quella del pane. In effetti ne sono state trovate tracce in Mesopotamia che risalgono al 3500 AC.
Trattandosi di una bevanda alcolica non si deve eccedere nel suo consumo (l’OMS raccomanda non più di 33 cl al giorno), ma diversi studi condotti da università europee ed americane hanno confermato che la birra ha numerose proprietà benefiche per l’organismo.
Bere alcol prima dell’attività sportiva è una pessima idea perché costringe lo stomaco a fare del lavoro extra, ma la bassa gradazione alcolica della birra ha invece effetti positivi.
Il binomio ciclismo e birra è quindi possibile!
Vediamo quali benefici apporta al nostro corpo l’assunzione di birra nelle dosi raccomandate.
1.Aumenta la densità delle ossa
L’elevato contenuto di silicio della birra scura aiuta muscoli ed ossa a connettersi ed aumenta la densità ossea. Quindi il consumo moderato di birra scura aiuta a prevenire l’osteoporosi.
2.Migliora i livelli di colesterolo
Il consumo di birra favorisce la presenza di colesterolo HDL (il colesterolo “buono”) all’interno del corpo riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. E’ stato testato da oltre 100 studi.
3.Può ridurre i rischi di diabete
Ricercatori americani hanno riscontrato che chi beve fino a 30 cl di birra al giorno, corre meno rischi di contrarre il diabete di tipo 2.
4.Può prevenire i calcoli ai reni
La birra è composta all’85% di acqua il che la rende una bevanda dagli effetti diuretici significativi. Tale caratteristica aiuta i reni a lavorare nel modo giusto riducendo il rischio di malattie come i calcoli.
5.Potrebbe aiutare a combattere il cancro
Lo xantumolo contenuto nel luppolo, secondo le scoperte di ricercatori universitari, aiuta a prevenire l’assorbimento eccessivo del testosterone, un fattore di rischio per il cancro alla prostata.
Le proprietà dello xantumolo sono ancora oggetto di studio anche per quanto riguarda la demenza senile, altra malattia che sembra poter prevenire.
6.Ha un effetto placebo
Consumare birra dopo una lunga pedalata ha un effetto placebo rilassante sul cervello poiché viene mentalmente associato al termine della fase di fatica e l’inizio della fase di riposo. Il cervello rilascia quindi endorfine calmanti, mentre il corpo reintegra i sali minerali persi durante l’attività fisica.
Cicloturismo nel Novarese attorno al Lago d’Orta
13/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio
Giro ad anello del Lago d’Orta alla scoperta dei paesaggi locali e dei borghi storici.
Le sponde del Lago d’Orta si prestano perfettamente ad un giro cicloturistico di eccellenza: il lago offre il giusto mix di impegno atletico, bellezze paesaggistiche e gastronomia tipica.
L’itinerario migliore per esplorare il territorio è quello che partendo da Gozzano compie tutto il giro del lago (circa 40 km) su strade poco trafficate.
Da Gozzano, affacciato sulla punta sud del lago, si procede lungo la sponda occidentale in direzione del comune di Pella. Il paese sorge in posizione davvero molto suggestiva su di una piccola penisola che si estende sul lago. Alle spalle della cittadina si trova invece il Santuario della Madonna del Sasso, detto anche “il balcone del Cusio” perché da qui si gode di una vista meravigliosa sul lago, il massiccio del Mottarone e le Alpi. Vale la pena affrontare la salita per ammirare il panorama.



Il percorso continua quindi verso Arola, Nonio e Brolo. Si pedala in mezzo alla natura affrontando diversi saliscendi poco impegnativi fino alla lunga discesa che termina sulla passeggiata lungo lago di Omegna, sulla punta nord del Lago d’Orta. Si giunge così a metà percorso e questa città è perfetta per una sosta. Se si è da queste parti a fine Agosto è anche possibile assistere alla Festa di San Vito con i tanto attesi fuochi artificiali sul lago.
Una volta ripartiti da Omegna, dopo circa 10 km si arriva a Orta San Giulio. Si tratta di un borgo medievale dalle atmosfere magiche con palazzi, chiese e torri storiche. Davanti al borgo si trova l’Isola di San Giulio e su di essa l’omonima basilica fondata secondo la leggenda dal santo in persona. Quella attuale risale al XII secolo e merita almeno una visita.
Prima di concludere il giro a Gozzano, merita un assaggio il Tapulone, rinomato piatto tipico a base di carne trita cotta nel vino, accompagnato magari con il Nebbiolo delle colline novaresi.
SCARICA L’ITINERARIO: Anello del Lago d’Orta
Scopri questo e altri itinerari sul sito www.cyclinglagomaggiore.it
Impariamo ad usare i pedali a sgancio rapido (SPD)
08/02/2017 in I Nostri Consigli, Tecnica

Tra i ciclisti della domenica ed i ciclisti urbani però permane un certo scetticismo rispetto a questo tipo pedali, per lo più legato alla loro praticità.
La tecnica di aggancio/sgancio necessita di qualche prova prima di essere del tutto padroneggiata: vediamo come imparare.
Un pedale a sgancio rapido è formato da due “forchette” governate da molle che si incastrano nelle tacchette fissate alla suola delle scarpe.
Quando appoggiamo il piede sul pedale, la forza applicata sulle “forchette” fa sì che queste ultime trovino spazio negli appositi alloggi della suola (le tacchette) e che lì si blocchino spinte dalla forza delle molle.
L’aggancio è possibile e saldo solo quando il piede è parallelo al telaio quindi se tentiamo di staccarci semplicemente sollevando il piede non succede nulla (il pedale si muoverà con noi). Per riuscire nello sgancio dobbiamo invece ruotare il tallone verso l’esterno liberando l’accoppiamento tra forchetta e tacchetta.
Per prendere confidenza con il giusto movimento potete provare una serie di esercizi:
1) posizionatevi vicino ad un muro e salite in sella. Con la spalla al muro, agganciate entrambi i pedali. In tale posizione ruotate il piede verso l’esterno finché non sentite il “clac” dello sgancio. Ripetete il movimento più volte sia con il piede sinistro che con il piede destro.
2) posizionatevi vicino ad un muro e salite in sella. Quindi agganciate i pedali, staccatevi dal muro e date due colpi di pedale. Frenate e cercate di sganciare il pedale mentre siete ancora in movimento. Se non riuscite a liberarvi potete semplicemente inclinarvi ed appoggiare una spalla al muro. Ripetete il movimento fino a che non vi sembrerà automatico.
3) scegliete una strada poco trafficata o ancora meglio se chiusa al traffico e priva di auto. Salite sulla bici, agganciate i pedali e cominciate a pedalare. Quindi immaginate di trovarvi in gara o sul vostro tragitto casa-lavoro e all’improvviso frenate. Il movimento di sgancio rapido dovrebbe già essere diventato spontaneo, comunque proseguite finché non vi sentite più sicuri.
4) provate ad affrontare lo sgancio in una situazione reale, all’inizio su un percorso breve e con poche insidie. Quindi valutate il vostro livello di sicurezza e se non è andata bene rifate gli esercizi precedenti prima di riprovare. Servono solo costanza ed allenamento.

Potete utilizzare le scarpe con le tacchette sulla parte piana e decidere di agganciarvi solo in certe situazioni.
Il passaggio da flat a SPD sarà allora ancor meno diretto e più facile da gestire.
Dal Piemonte alla Liguria lungo la Via del Sale
08/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio
Il sale è stato uno dei minerali più preziosi della storia umana sin dalle prime civiltà. Veniva chiamato “oro bianco” perché unico minerale capace di conservare gli alimenti per lunghi periodi di tempo: caratteristica fondamentale per una società alle prese con precarie riserve di cibo.
Ogni popolo che non possedeva miniere o saline se ne garantiva grandi quantità attraverso scambi commerciali. E’ così che nacquero numerose vie del sale che collegavano l’entroterra al mare e viceversa.
La Via del Sale di cui parliamo si snoda tra Lombardia, Piemonte e Liguria attraverso gli Appenini e la Val Trebbia. In totale si tratta di circa 70 km da Varzi a Sori.
E’ un percorso piuttosto difficile che prevede numerose salite, alcune dolci altre impegnative che comunque richiedono allenamento. Per apprezzare al meglio la natura che scorre ai lati del percorso e non affaticarsi troppo, si consiglia di dividere l’itinerario in due tappe fermandosi una notte a Torriglia.



Dopo circa 20 km dalla partenza si arriva al Monte Chiappo, limite sud della Lombardia. Dalla sua cima si può godere di una magnifica vista a 360° sulla valle e le montagne che la circondano.
Quindi si scende fino alla località di Capanne di Cosola, ideale luogo di sosta dove recuperare le energie prima di affrontare i restanti 24 km che ci separano da Torriglia.
Il paese conserva ancora parte delle vecchia mura difensive e del castello quindi non rinunciate a visitare il centro storico.
La meta finale, Sori, dista ora circa 26 km per lo più in discesa su di una strada circondata da boschi e sentieri.
Una volta arrivati, correte in spiaggia per un tuffo ristoratore nel mare ligure. Nelle vicinanze si trova anche la famosa località turistica di Portofino, apprezzata meta balneare ed estiva fin dal’800 frequentata anche da inglesi e tedeschi.
Scarica l’itinerario: Via del Sale
Bici+Treno: da Copenaghen al Castello di Amleto
08/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio
In Danimarca la mobilità “lenta” è decisamente incoraggiata: trasportare la bicicletta sui treni è gratuito e permette a tutti di visitare il territorio spostandosi dalla città alla campagna o al mare con facilità.
L’itinerario proposto può essere percorso anche interamente in bicicletta, ma se viaggiate con i bambini è ideale sfruttare la combinazione bici e treno.
Visto che la Danimarca è un paese piuttosto ventoso e con rovesci improvvisi, il treno è anche un ottimo rifugio in caso di condizioni atmosferiche avverse.
Il percorso
Partendo dalla stazione centrale di Copenaghen salite sul treno per Hillerød. Il viaggio dura circa 40 minuti e non avrete problemi ad alloggiare la vostra bici negli appositi spazi riservati nei vagoni.
Una volta arrivati, inforcate la bicicletta e seguite le indicazioni stradali per il Castello di Frederiksborg. Si tratta di una bellissima struttura rinascimentale che occupa ben tre isolotti dell’omonimo lago. Oggi il castello ospita il Museo di Storia Nazionale che ripercorre la storia del paese attraverso una notevole collezione di opere d’arte. All’esterno si può invece ammirare l’incantevole giardino, curatissimo in ogni dettaglio, che riproduce fedelmente il parco originale risalente al 1725.

Dopo una visita del castello, si prosegue su pista ciclabile per circa 20 km da Hillerød a Helsingør fino al Castello di Kronborg. La ciclabile presenta qualche saliscendi, ma niente di troppo impegnativo.
La cittadina di Helsingør si sviluppa attorno al castello, lo stesso in cui Shakespeare decise di ambientare una delle sue opere più famose: Amleto.
Il Castello di Kronborg è davvero molto suggestivo, uno dei più importanti esempi di fortezza rinascimentale in Europa. Colpisce in particolare per le sue fortificazioni, la posizione strategica ed i cannoni tuttoggi puntati verso lo stretto di Oresund e la Svezia.
Si tratta del castello più visitato della Danimarca.
Pedalando lungo il litorare per altri 12 km si incontra un altro luogo che vale la pena di visitare: il Louisiana Museum of Modern Art. Ospita ben 3.500 opere d’arte esposte in corridoi a vetri che terminano all’esterno in un grande parco con vista mozzafiato sul mare. E’ il più importante museo del suo genere del paese.

Copenaghen dista circa 35 km che potete percorrere pedalando sulla pista ciclabile lungomare. In alternativa è possibile prendere il treno alla locale stazione di Humlebaek che in pochi minuti vi riporterà in città.
Scarica l’itinerario: Hillerød – Helsingør – Humlebaek – Copenaghen
Pista Ciclabile del Fiume Enns
07/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio
La Pista Ciclabile del Fiume Enns attraversa le province di Salisburgo, della Stiria e dell’Alta Austria per circa 260 km. Ancora poco frequentata dai cicloturisti, perché piuttosto recente, la ciclabile si snoda tra boschi selvaggi e piccole cittadine dal sapore autentico.
Si tratta di un immersione totale nella cultura e nei paesaggi naturali dell’Austria.
Si consiglia di percorrere la ciclabile nel periodo estivo o tardo primaverile e di dividere il viaggio in 6 o 7 tappe.
Il tracciato è prevalentemente collinare con qualche salita impegnativa ed è quindi adatto a cicloturisti con un minimo di esperienza ed allenamento. Pur essendo l’ultima nata, la Pista Ciclabile del Fiume Enns è perfettamente attrezzata per il cicloturismo: lungo il percorso si trovano numerose aree di sosta, deposito bici, hotel e ristoranti. Inoltre è ben riconoscibile e segnalata con cartellonistica di colore verde.



La pista inizia a Flachauwinkel, ma la città più vicina e più facile da raggiungere è Radstadt. Qui la ciclabile è circondata da montagne, laghi e torrenti, ma proseguendo verso valle il paesaggio cambia e si incontrano prati in fiore e tranquilli borghi di campagna.
Prima della sua fine, nella cittadina di Enns, il percorso attraversa molte città d’arte e di storia dell’Austria come Schladming, Admont, Trautenfels e Steyr.
Scarica l’itinerario: Pista Ciclabile del Fiume Enns
In bici in Trentino lungo il canyon del fiume Sarca
06/02/2017 in Promozione del Territorio, Territorio
Un percorso per la maggior parte su asfalto, con qualche salita e brevi tratti di sterrato nel sottobosco. Si pedala sempre in mezzo alla natura e per lo più in sede protetta. Indicato nel periodo estivo tra Maggio ed Ottobre, è un percorso particolarmente adatto agli amanti di grappe, vino e prodotti del territorio visto che si incontrano moltissime aziende agricole.
L’itinerario inizia presso il Lago di Santa Massenza, laghetto di origine glaciale che si trova in Trentino tra i comuni di Vezzano e Padergnone.
Santa Massenza è famosa per la sua produzione di grappa e se capitate da queste parti durante il periodo della vendemmia verrete sopraffatti dal profumo dell’uva in fermentazione. Vi si trovano moltissime aziende agricole e distillerie in cui potete fare una degustazione.
Lasciato il paese, il percorso continua in direzione di Ponte Arche lungo la passerella pedonale che costeggia il Lago di Toblino. Qui la bici va condotta a mano, per non incorrere in sanzioni. Dalla passerella si può godere di una bellissima visuale della rocca cinquecentesca chiamata appunto Castel Toblino.
Si tratta di un luogo storico e davvero suggestivo a cui sono legate moltissime leggende. Secondo la popolazione locale nelle notti di luna piena gli spiriti inquieti del castello aleggiano sulle acque del lago.



Superato Toblino, si procede pedalando sulla strada statale in leggera salita per almeno 5 tornanti e quindi si imbocca la pista ciclabile: una serpentina molto suggestiva che corre tra una parete rocciosa ed il canyon a strapiombo sul fiume Sarca. Questo tratto esclusivamente ciclabile si percorre facilmente: è un meraviglioso tuffo nella natura alla portata di tutti.
Terminata la pista si seguono le indicazioni per il Ponte Balandino, moderno ponte sospeso in acciaio e legno sopra il canyon scavato dal fiume Linarò. Quindi tra sterrato e asfalto si arriva nella località di Villa Banale. Pochi km più avanti, a Ponte Arche, si riprende la pista ciclabile che prima di riportarvi al punto di partenza conduce alle Terme di Comano.
Scarica l’itinerario: Canyon Ponte Arche
7 consigli per pedalare nel traffico
06/02/2017 in I Nostri Consigli, News, Tecnica
L’idea che pedalare nel traffico della città sia pericoloso è molto diffusa nel nostro paese. In realtà abbandonare l’auto in favore della bicicletta, almeno per brevi spostamenti quotidiani (casa – lavoro, casa – supermercato, casa – scuola), non è un’operazione così terribile come si pensa.
Certo non è privo di rischi, ma non più di quanto lo sia scendere le scale. Fondamentale è mantenere la propria bicicletta in perfette condizioni con freni e luci funzionanti.
Lasciando perdere l’uso del casco, che secondo la legge è facoltativo, ma che decisamente vi consigliamo, per raggiungere un grado di sicurezza soddisfacente provate a mettere in pratica questi 7 consigli.
1.Pedalata agile
Pedalare in città significa sperimentare frenate e ripartenze continue per ciò lasciate stare i rapporti lunghi, più adatti per la velocità, e ripiegate su un rapporto agile che vi permetta di far girare bene le gambe. Il ritmo giusto è tra le 90 e le 100 pedalate al minuto: sarete più svelti ad uscire da situazioni di potenziale pericolo e ad aggirare le auto.
2.Evitare le ore di punta
Buona parte del traffico cittadino si concentra in due fasce orarie: 6:30 – 8:00 e 17:00 – 20:00.
Evitare questi orari permette di pedalare più facilmente su strade più sgombre e quindi meno pericolose.
Se avete necessità di uscire proprio in quelle ore, perché corrispondono anche ai vostri orari di lavoro, seguite il prossimo consiglio
3.Più lungo, ma più sicuro
Il percorso più breve tra casa e la vostra destinazione non è sempre il più sicuro. A volte per evitare il traffico nelle ore di punta è meglio allungare la strada di qualche km magari passando all’interno di quartieri residenziali (decisamente più tranquilli dei viali principali).
Percorrere una strada nuova o più lunga è un’ottima idea anche per spezzare la routine. Prima di intraprende un nuovo percorso però provatelo quando avete del tempo libero così da poter valutare in tranquillità se si tratta di una strada sicura o meno.
4.Il potere degli occhi
Oltre ad usare gli occhi per guardare a destra e sinistra, usateli come arma di dissuasione. La bicicletta è normalmente in svantaggio rispetto alle auto ed allora quando ad un incrocio o ad una rotatoria vi sentite in difficoltà fissate l’automobilista pericoloso dritto negli occhi. Vedrete che si accorgerà di voi e presterà più attenzione. Provare per credere.
5.Fatevi notare e siate decisi
La strada è di tutti quindi non abbiate paura ad occupare il vostro spazio sulla carreggiata e segnalate apertamente le vostre intenzioni ogni volta che svoltate a destra o sinistra.
Essere titubanti non serve a niente, essere decisi nei propri spostamenti riduce di molto il livello di pericolosità del pedalare sulla strada.
6.Riconoscere le situazioni
L’atteggiamento di automobilisti, autisti di mezzi pesanti, pedoni ecc… è piuttosto standardizzato: una volta abituati a riconoscere le situazioni più comuni ed imparato ad evitare i pericoli che portano con sé, la vostra sicurezza aumenterà moltissimo.
Es: non riuscite a guardare negli occhi un automobilista perché a capo chino? Forse sta mandando un messaggio e presta attenzione solo al telefono, aspettate che rimetta gli occhi sulla strada.
Es: un’auto procede lentamente ed accelera solo per brevi tratti? Probabilmente si tratta di qualcuno che non conosce la strada o di una persona anziana e va trattato con la dovuta cautela.
7.Rispettare il CDS
I primi responsabili della vostra sicurezza siete voi quindi evitate di tagliare la strada alle auto, bruciare i semafori rossi, compiere manovre senza segnalarle. In poche parole rispettate il Codice della Strada, anche quando vi sembra che non lo faccia nessun altro.
Ricordate che essere ossessionati dall’idea del pericolo non vi aiuta. Quando il cervello si focalizza su un oggetto o su un’idea gli dedica tutta la sua concentrazione. Quindi non focalizzatevi sul fatto che le strade siano pericolose o su quanti ciclisti sono vittima di incidenti nel mondo o finirete per commettere degli errori.
Come imballare la bici in aereo ed in treno
03/02/2017 in I Nostri Consigli, Suggerimenti di Viaggio, Tecnica
Argomento alquanto delicato per tutti i cicloturisti…come imballare la bici in aereo ed in treno?
La prima operazione da fare, sia che viaggiate in aereo che in treno, è smontare la bicicletta e proteggere tutti i componenti più fragili con del pluriball inserendo anche dei pezzi di cartone/gomma come spessore tra loro per maggiore sicurezza. L’intera operazione richiede dai 15 ai 45 minuti ed un minimo di abilità tecnica con assemblaggio/montaggio dei componenti.

Pellicola
Comoda e facilmente reperibile in qualunque negozio di ferramenta, la pellicola offre una discreta protezione e permette di rimontare subito la bici una volta atterrati. Potete disfarvene semplicemente gettandola nel cestino. Però la maggioranza delle compagnie aeree non la accetta e tenete conto che non ripara da eventuali cadute o colpi magari dovuti alle operazione di carico e scarico del personale dell’aeroporto.
Cartone
Si tratta di una scatola di cartone rigida pensata apposta per le biciclette. Offre una notevole protezione rispetto alla sola pellicola che comunque può essere utilizzata come rivestimento interno. Sono però difficili da reperire perché solitamente i negozianti li buttano.
Sacca
La sacca offre una protezione totale della bici oltre a diversi altri scomparti che possono essere utili. Ma è molto ingombrante e non si può trasportare durante un cicloviaggio itinerante.

• la bici deve essere smontata e riposta in un’apposita sacca;
• le dimensioni non devono superare i 110cm di lunghezza, i 70cm di altezza e i 40cm di profondità;
• la bici andrà riposta nei vani portabagagli disposti in testa e in coda alla carrozza;
Infatti se la bici è insaccata e riposta nel vano bagagli è considerata essa stessa un bagaglio e non richiede il pagamento di alcun supplemento. Al posto della sacca potete utilizzare anche la pellicola che è comunque una soluzione accettata da Trenitalia.







