- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa La Via Rhôna in Savoia – Pedalando lungo il fiume tra natura e storia  
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa Il Col du Galibier in bici – Sfida alpina nel cuore della Savoia  
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa La magia della Loira in bicicletta – Un viaggio tra castelli e vigneti  
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa La Via Verde del Canal du Midi – Pedalando tra acqua e storia  
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa 5 errori da evitare quando organizzi il tuo primo viaggio in bici  Il cicloturismo è una delle forme di viaggio più libere e rigeneranti. Ma partire impreparati può trasformare un sogno in una (faticosa) disavventura. Ecco i 5 errori più comuni che fanno i principianti — e come evitarli.    1. Sovraccaricare le borse  Molti temono di dimenticare qualcosa, e finiscono per portare troppo. Ogni chilo in più si fa sentire sulle salite. La regola d’oro? Essenziale, multifunzione, leggero.    2. Sottovalutare il percorso  Non tutti i tratti ciclabili sono uguali. Informati bene su dislivello, fondo stradale e punti di rifornimento. App come Komoot o BikeMap possono aiutarti a pianificare.    3. Non testare prima la bici  Una sella scomoda o un cambio mal regolato possono rovinarti il viaggio. Fai almeno un paio di uscite con la bici carica prima di partire.    4. Dimenticare l’alimentazione  Non basta una banana al giorno. Portati barrette, frutta secca e acqua in abbondanza. Il tuo corpo brucerà calorie senza sosta.    5. Pensare che serva essere “atleti”  Il cicloturismo non è una gara. È resistenza mentale più che fisica, è ritmo personale. Anche pedalando 40    Continua a leggere Il cicloturismo è una delle forme di viaggio più libere e rigeneranti. Ma partire impreparati può trasformare un sogno in una (faticosa) disavventura. Ecco i 5 errori più comuni che fanno i principianti — e come evitarli.    1. Sovraccaricare le borse  Molti temono di dimenticare qualcosa, e finiscono per portare troppo. Ogni chilo in più si fa sentire sulle salite. La regola d’oro? Essenziale, multifunzione, leggero.    2. Sottovalutare il percorso  Non tutti i tratti ciclabili sono uguali. Informati bene su dislivello, fondo stradale e punti di rifornimento. App come Komoot o BikeMap possono aiutarti a pianificare.    3. Non testare prima la bici  Una sella scomoda o un cambio mal regolato possono rovinarti il viaggio. Fai almeno un paio di uscite con la bici carica prima di partire.    4. Dimenticare l’alimentazione  Non basta una banana al giorno. Portati barrette, frutta secca e acqua in abbondanza. Il tuo corpo brucerà calorie senza sosta.    5. Pensare che serva essere “atleti”  Il cicloturismo non è una gara. È resistenza mentale più che fisica, è ritmo personale. Anche pedalando 40    Continua a leggere
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa Dolomiti in bici: il giro dei quattro passi, dove la fatica incontra la leggenda.  Ci sono luoghi in cui la strada sembra scolpita per le due ruote. Nelle Dolomiti, questo miracolo prende forma nel Giro dei Quattro Passi: un anello spettacolare che unisce Passo Campolongo, Passo Pordoi, Passo Sella e Passo Gardena. Quattro nomi che, per ogni ciclista, suonano come poesia.    Siamo nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO, tra rocce rosa, vallate verdi e silenzi che parlano forte. Il giro parte solitamente da Corvara, in Alta Badia, ed è lungo circa 55 km, con oltre 1.600 metri di dislivello. Non una passeggiata, ma nemmeno un’impresa proibitiva, se affrontata con il giusto spirito.    “Ogni passo ha la sua anima”, racconta Luca, cicloturista torinese che percorre l’anello ogni estate. “Il Campolongo è il più gentile, il Pordoi il più lungo, il Sella il più scenografico, il Gardena il più armonioso. Ti senti piccolo, ma incredibilmente vivo.”    Il bello è che, lungo la strada, ci si sente parte di una comunità: gruppi di ciclisti di ogni età, bike hotel attrezzati, malghe con strudel e speck. Qui tutto è pensato per chi viaggia a pedali.    Quando partire? I mesi migliori sono da giugno a settembre. In estate si può incrociare il “Sellaronda Bike Day”, quando i passi vengono chiusi al traffico e lasciati solo a bici e silenzio.    Serve allenamento? Sì, ma più mentale che muscolare. Serve voglia di rallentare in salita, di guardarsi intorno, di godersi anche il fiatone.    Perché in fondo, tra quei tornanti, non conta quanto veloce arrivi in cima. Conta cosa senti mentre pedali. E    Continua a leggere Ci sono luoghi in cui la strada sembra scolpita per le due ruote. Nelle Dolomiti, questo miracolo prende forma nel Giro dei Quattro Passi: un anello spettacolare che unisce Passo Campolongo, Passo Pordoi, Passo Sella e Passo Gardena. Quattro nomi che, per ogni ciclista, suonano come poesia.    Siamo nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO, tra rocce rosa, vallate verdi e silenzi che parlano forte. Il giro parte solitamente da Corvara, in Alta Badia, ed è lungo circa 55 km, con oltre 1.600 metri di dislivello. Non una passeggiata, ma nemmeno un’impresa proibitiva, se affrontata con il giusto spirito.    “Ogni passo ha la sua anima”, racconta Luca, cicloturista torinese che percorre l’anello ogni estate. “Il Campolongo è il più gentile, il Pordoi il più lungo, il Sella il più scenografico, il Gardena il più armonioso. Ti senti piccolo, ma incredibilmente vivo.”    Il bello è che, lungo la strada, ci si sente parte di una comunità: gruppi di ciclisti di ogni età, bike hotel attrezzati, malghe con strudel e speck. Qui tutto è pensato per chi viaggia a pedali.    Quando partire? I mesi migliori sono da giugno a settembre. In estate si può incrociare il “Sellaronda Bike Day”, quando i passi vengono chiusi al traffico e lasciati solo a bici e silenzio.    Serve allenamento? Sì, ma più mentale che muscolare. Serve voglia di rallentare in salita, di guardarsi intorno, di godersi anche il fiatone.    Perché in fondo, tra quei tornanti, non conta quanto veloce arrivi in cima. Conta cosa senti mentre pedali. E    Continua a leggere
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 3 settimane fa Sulle Strade del Gusto e della Storia: in Bici da Parma a Modena  
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 4 settimane fa Via Ugo Bassi, ciclista cade sui binari e viene multata: «Perdita di controllo del veicolo»  
- 
	
	Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 mesi, 4 settimane fa Verso la mobilità dolce: in arrivo una nuova pista ciclabile tra Cles e Mostizzolo  
- 
	
	Una nuova ciclabile collega Mucinasso a Piacenza: lavori al via, fine prevista entro l’autunno  
- 
	
	La Via Silente: Pedalare nel Cuore del Cilento  
- 
	
	Bikepacking sulle Alpi Apuane: Avventura Tra Marmo e Mare  
- 
	
	Il Parco della Maremma in bicicletta: natura selvaggia tra spiagge e colline  
- 
	
	Bikepacking: guida essenziale per chi vuole iniziare (e non farsi scoraggiare)  Negli ultimi anni, il bikepacking è diventato una delle forme più amate di cicloturismo. Più leggero del cicloturismo classico, più libero del ciclismo su strada, è una vera e propria filosofia di viaggio: essenziale, autosufficiente, minimalista.    Ma cos’è davvero il bikepacking? In sintesi, è viaggiare in bici con un equipaggiamento ridotto, distribuito in borse leggere attaccate direttamente al telaio, al manubrio e al reggisella. Basta poco per partire: una bicicletta adatta, uno zaino mentale da “esploratore”, e tanta voglia di uscire dalla propria comfort zone.    La bici giusta: non serve una gravel di ultima generazione. Una MTB leggera o una bici da trekking robusta possono bastare per cominciare. L’importante è che sia affidabile, maneggevole e pronta a ogni tipo di terreno.    Le borse: dimenticate le vecchie borse laterali. Il bikepacking predilige tre elementi principali: borsa da telaio, borsa sottosella e borsa da manubrio. Essenziali, impermeabili, studiate per non sbilanciare la bici.    Cosa portare (e cosa no): il vero segreto è l’equilibrio tra necessità e leggerezza. Un kit per forature, abbigliamento tecnico in strati, cibo disidratato, un tarp o una tenda ultraleggera. Niente extra: ogni grammo in più diventa un chilometro più faticoso.    Dove andare: l’Italia è perfetta per il bikepacking. Dai sentieri delle Dolomiti ai tratturi della Puglia, passando per le strade bianche della Val d’Orcia o i crinali dell’Appennino. Le opzioni sono infinite, spesso lontano dal traffico e immerse nella natura.    Il bikepacking non è per chi cerca comodità, ma per chi vuole riscoprire il gusto del viaggio lento e avventuroso. La regola    Continua a leggere Negli ultimi anni, il bikepacking è diventato una delle forme più amate di cicloturismo. Più leggero del cicloturismo classico, più libero del ciclismo su strada, è una vera e propria filosofia di viaggio: essenziale, autosufficiente, minimalista.    Ma cos’è davvero il bikepacking? In sintesi, è viaggiare in bici con un equipaggiamento ridotto, distribuito in borse leggere attaccate direttamente al telaio, al manubrio e al reggisella. Basta poco per partire: una bicicletta adatta, uno zaino mentale da “esploratore”, e tanta voglia di uscire dalla propria comfort zone.    La bici giusta: non serve una gravel di ultima generazione. Una MTB leggera o una bici da trekking robusta possono bastare per cominciare. L’importante è che sia affidabile, maneggevole e pronta a ogni tipo di terreno.    Le borse: dimenticate le vecchie borse laterali. Il bikepacking predilige tre elementi principali: borsa da telaio, borsa sottosella e borsa da manubrio. Essenziali, impermeabili, studiate per non sbilanciare la bici.    Cosa portare (e cosa no): il vero segreto è l’equilibrio tra necessità e leggerezza. Un kit per forature, abbigliamento tecnico in strati, cibo disidratato, un tarp o una tenda ultraleggera. Niente extra: ogni grammo in più diventa un chilometro più faticoso.    Dove andare: l’Italia è perfetta per il bikepacking. Dai sentieri delle Dolomiti ai tratturi della Puglia, passando per le strade bianche della Val d’Orcia o i crinali dell’Appennino. Le opzioni sono infinite, spesso lontano dal traffico e immerse nella natura.    Il bikepacking non è per chi cerca comodità, ma per chi vuole riscoprire il gusto del viaggio lento e avventuroso. La regola    Continua a leggere
- 
	
	Andora inaugura il suo tratto di ciclopedonale: pedalata collettiva tra mare e paesaggi mozzafiato  
- 
	
	Tentato di vendere la bici rubata online: 21enne scoperto e arrestato a Ponzano Veneto  
- 
	
	
	
	
		
- 
	
	Pedalando tra colline e storia: un itinerario cicloturistico nella campagna di Pistoia  
- 
	
	Fortezza delle Verrucole: pedalare nella storia, scoprire la GarfagnanaFortezza delle Verrucole: pedalare nella storia, scoprire la Garfagnana C’è un momento, durante una granfondo, in cui il silenzio della montagna prende il sopravvento sul rumore delle ruote. Un attimo in cui il paesaggio si fa racconto, e il ciclismo diventa un viaggio nel tempo. Succede in Garfagnana, e succede esattamente ai piedi della Fortezza delle Verrucole, una delle tappe più suggestive della Granfondo dei Laghi della Garfagnana, in programma il prossimo 13 luglio. Una fortezza sospesa nel tempo Situata nel comune di San Romano in Garfagnana, la Fortezza delle Verrucole domina la valle da oltre mille anni. Restaurata e restituita al pubblico in tutto il suo fascino medievale e rinascimentale, oggi è sede di un Archeopark dove la storia si tocca con mano: camminamenti, torri, laboratori didattici, guide in abiti storici. Ma prima ancora di tutto questo, è un simbolo: una sentinella di pietra che veglia sul paesaggio e incanta chi passa, a piedi o in bicicletta. Una granfondo tra bellezza e memoria Durante la Granfondo dei Laghi, questo luogo non è solo uno sfondo da cartolina: è parte integrante dell’esperienza. I partecipanti attraverseranno un tratto immerso nella natura incontaminata, sfiorando i pendii su cui si erge la fortezza. La salita che porta verso queste zone è uno dei momenti più emozionanti del percorso, in un’alternanza di fatica e stupore che rende il ciclismo Continua a leggere 
- 
	
	Un grazie speciale al Comune di Fabbriche di VergemoliUn grazie speciale al Comune di Fabbriche di Vergemoli Per il loro supporto instancabile alla III edizione della Granfondo del Vento e alla V della Tuscany Extreme Quest’anno, la Granfondo del Vento ha celebrato la sua terza edizione, affiancata dalla quinta edizione della Tuscany Extreme. Due eventi distinti, ma complementari, che si sono uniti in una sola, grande manifestazione ciclistica. Una scelta coraggiosa e lungimirante: unire due anime del ciclismo per portare ancora più persone a pedalare e a scoprire le meraviglie dei nostri territori. In questo cammino, il Comune di Fabbriche di Vergemoli, con la sua Amministrazione Comunale, il Sindaco Michele Giannini e la sempre disponibile Camilla Baccelli, si è dimostrato – come ogni anno – un partner esemplare. È il terzo anno consecutivo che partecipano attivamente, con entusiasmo e passione, offrendo un ristoro memorabile, diventato ormai uno dei momenti più attesi dai partecipanti. E lo hanno fatto ogni volta, con qualsiasi condizione atmosferica: Il primo anno, sotto una pioggia battente; Il secondo, tra freddo intenso e persino grandine; E quest’anno, finalmente, sotto un meraviglioso sole. Questa determinazione e questa visione d’insieme li portano a sostenere l’evento anche davanti alle difficoltà, alle incomprensioni, ai dubbi. Non si scoraggiano nemmeno quando qualcuno telefona per lamentarsi di una chiusura temporanea delle strade. Loro vanno avanti, guardano oltre. Perché sanno che stiamo costruendo qualcosa di prezioso: un progetto che genera valore reale per il territorio, per il turismo sostenibile e per una forma di turismo tematico che può dare nuova linfa ai borghi, alle persone, alle economie locali. E, come sempre, hanno avuto ragione. Perché il passaggio tra Vergemoli e Calomini, la vista incantevole sull’Eremo di Calomini, il tratto che conduce alle Grotte del Vento: tutto questo ha regalato ai partecipanti un’esperienza indimenticabile, unica, profonda. Un percorso che molti continuano a lodare, scrivendoci che non dovrebbe mai essere cambiato. Perché è perfetto così com’è. Il Sindaco Michele Giannini è una persona speciale. Come tanti altri sindaci che ho incontrato negli anni nei miei eventi, rappresenta un’Italia che crede ancora nei territori, che non ha paura di mettersi in gioco. La sua umanità, la sua disponibilità, la sua attenzione colpiscono ogni volta. E io, ogni volta, sento il dovere e il piacere di ringraziarlo. Ringraziare tutti loro, uno a uno, perché davvero fanno la differenza. Sono estremamente orgoglioso di questa collaborazione.E chissà: forse insieme, riusciremo a creare qualcosa di ancora più grande, un nuovo evento “a casa loro”, progettato appositamente per raccontare e valorizzare ogni dettaglio di questo angolo straordinario di Toscana. Perché sono i piccoli borghi a fare la differenza.Luoghi dove il tessuto sociale è ancora vivo, autentico, fatto di sorrisi sinceri, abbracci veri, strette di mano che contano. Dove ci si incontra, ci si guarda negli occhi, e si parla già del prossimo anno. Non abbiamo paura delle difficoltà, delle critiche, dei piccoli ostacoli.Abbiamo imparato a guardare avanti, sempre.E crediamo, con convinzione, che il turismo tematico – e in particolare il cicloturismo – possa diventare un motore solido e strategico per il futuro dei piccoli Comuni d Continua a leggere 
- Carica di più
 
		 
		 
		 
		 
         
        