-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 11 ore, 33 minuti fa
Il cicloturismo non è più una nicchia: cresce in Italia la domanda di viaggi lenti su due ruote
Il cicloturismo in Italia ha superato definitivamente la fase sperimentale. Non è più un fenomeno per appassionati né una tendenza passeggera: oggi rappresenta uno dei segmenti più dinamici del turismo outdoor, con ricadute economiche, sociali e territoriali sempre più evidenti. Negli ultimi anni, complice la ricerca di viaggi sostenibili e di esperienze autentiche, la bicicletta è diventata un mezzo centrale per esplorare il territorio. Dalle grandi ciclovie nazionali ai percorsi minori lungo fiumi, ferrovie dismesse e aree rurali, l’offerta si è ampliata e diversificata, intercettando un pubblico eterogeneo: famiglie, viaggiatori stranieri, over 60, ma anche ciclisti sportivi che scelgono la lentezza come valore. A cambiare non è solo il numero dei viaggiatori, ma il modo di viaggiare. Il cicloturista medio resta più a lungo, spende sul territorio e privilegia strutture ricettive locali, ristorazione tipica e servizi legati alla bici. Un modello che interessa sempre più amministrazioni, soprattutto nei piccoli comuni, dove le ciclovie stanno diventando uno strumento concreto di rigenerazione turistica. Negli ultimi mesi si moltiplicano infatti gli interventi pubblici su infrastrutture ciclabili, segnaletica dedicata e servizi bike-friendly. Non solo nuove piste, ma collegamenti tra reti esistenti, messa in sicurezza di tratti critici e recupero di percorsi storici. L’obiettivo è chiaro: trasformare la bicicletta da attività ricreativa a chiave di accesso al territorio. Anche il mercato risponde. Crescono i tour operator specializzati, le strutture certificate per l’accoglienza dei ciclisti e le proposte di viaggio “chiavi in mano”, soprattutto per il pubblico internazionale, da sempre attratto dal mix italiano di paesaggio, cultura ed enogastronomia. Il cicloturismo si conferma così un indicatore di cambiamento più ampio. Racconta un turismo che rallenta, che sceglie strade secondarie e che redistribuisce i flussi lontano dalle mete sovraffollate. Una trasformazione silenziosa, ma ormai strutturale, che mette la bicicletta al centro di una nuova idea di viaggio.Per chi pedala, e per chi vive i territor Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 giorno, 13 ore fa
Pedalare meglio: le tecniche che ogni cicloturista dovrebbe conoscere
Nel mondo del cicloturismo, la differenza tra una giornata memorabile e una pedalata interminabile non la fa soltanto la condizione fisica. A incidere in maniera decisiva è la tecnica: una combinazione di postura, gestione delle forze e scelta consapevole dei movimenti che permette di pedalare più a lungo, con maggiore efficienza e minore fatica. E, soprattutto, di godersi la strada. La postura: il primo alleato del cicloturista Sedersi nel modo corretto in sella non è un dettaglio estetico, ma un fattore determinante per evitare dolori a schiena, collo e mani. Gli esperti ricordano che la posizione ideale è quella che consente di mantenere la schiena leggermente inclinata, le spalle rilassate e i gomiti morbidi. Una regolazione accurata di altezza della sella e arretramento permette inoltre di spingere sui pedali con il giusto angolo, migliorando l’efficienza del gesto e riducendo il dispendio di energia. La pedalata circolare: l’arte della continuità Molti cicloturisti pedalano “a spinta”, concentrando la forza solo nella fase discendente. La tecnica corretta, invece, è quella della pedalata rotonda, che distribuisce lo sforzo su tutto il giro del pedale: spinta, trascinamento, sollevamento e accompagnamento. Non si tratta di un movimento naturale, ma si può allenare. Il risultato è una pedalata più fluida, che riduce gli sprechi e alleggerisce il carico sulle ginocchia, particolarmente preziosa nelle lunghe tappe con dislivello. Cambiare marcia al momento giusto La gestione del cambio è un altro aspetto spesso sottovalutato. Anticipare la cambiata è la regola d’oro: scalare prima di una salita evita di ritrovarsi a spingere nel rapporto sbagliato, costringendo il motore umano a uno sforzo improvviso che può affaticare. Nelle discese, invece, conviene mantenere un rapporto neutro che consenta di riprendere velocità in modo fluido quando il terreno torna pianeggiante. Un uso intelligente del cambio permette di mantenere una cadenza costante, considerata dagli istruttori la chiave della resa nel lungo periodo. Frenata e controllo in curva Le tecniche di frenata meritano un capitolo a parte. Sul bagnato o in presenza di ghiaia, frenare solo con la ruota anteriore può risultare rischioso: la distribuzione ideale è 60% all’anteriore e 40% al posteriore, riducendo in progressione la pressione sulle leve. In curva, il principio è semplice: rallentare prima, impostare la traiettoria, guardare l’uscita. Il peso del corpo deve seguire la bici, non contrastarla. Una buona gestione delle curve, oltre a migliorare la sicurezza, rende l’esperienza complessivamente più piacevole. Gestione dell’energia: il ritmo giusto fa la differenza Per chi viaggia in bici, la tecnica non si ferma alla meccanica del gesto. Significa anche saper dosare le energie. Procedere a velocità costante, evitare scatti inutili e mantenere una cadenza regolare sono abitudini che permettono di coprire molti chilometri senza arrivare a fine giornata completamente svuotati. Molti cicloturisti esperti adottano la regola del “70%”: viaggiare a un’intensità che consente di parlare senza affanno. Una tattica semplice che favorisce la resistenza e riduce il rischio di esaurire le forze prima del previsto. Manutenzione essenziale: una competenza tecnica da non sottovalutare Infine, la tecnica passa anche dalla gestione del mezzo. Saper controllare la pressione delle gomme, pulire e lubrificare la catena, sistemare la posizione delle leve e sostituire una camera d’aria sono competenze minime m Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 giorni, 11 ore fa
Pedalando tra fiordi e silenzi: il fascino del Nord Europa in bicicletta
C’è un momento, mentre pedali nel Nord Europa, in cui il silenzio diventa quasi tangibile. Succede quando la strada sterrata lascia spazio a un sentiero di ghiaia compatta, quando il bosco si apre e rivela un fiordo che brilla come un metallo liquido sotto un cielo lattiginoso. È in quell’istante che capisci perché tanti cicloturisti scelgono queste latitudini: qui la natura non è sfondo, ma protagonista assoluta. Un percorso tra Norvegia e Svezia L’itinerario che abbiamo scelto corre per poco più di 250 chilometri, dalla costa norvegese alle foreste svedesi del Västergötland. Un tracciato misto che alterna piste ciclabili curate, tratti di strada secondaria e lunghi segmenti immersi nella wilderness nordica. La partenza è fissata a Halden, cittadina norvegese affacciata su un fiordo serpeggiante. Fin dai primi chilometri si percepisce l’attenzione che il Nord Europa riserva alla mobilità dolce: segnaletica impeccabile, manto stradale uniforme e zero traffico pesante. Si sale lentamente verso il confine svedese, tra casette rosse e pascoli punteggiati di pecore. Il ritmo lento della natura Il cuore del percorso è senza dubbio l’attraversamento delle foreste svedesi. Qui gli abeti sembrano colonne gotiche, il muschio ricopre ogni roccia e i laghi compaiono all’improvviso, immobili come specchi. È in questi spazi che il cicloturista ritrova un rapporto diverso con la distanza: non conta più il numero di chilometri, ma il modo in cui li si vive. Pedalare qui significa accettare un ritmo più lento. Le pause diventano parte integrante del viaggio: riempire la borraccia con l’acqua di un ruscello limpido, scattare una foto a un capriolo che attraversa il sentiero, godersi un caffè caldo in una baita dove il legno profuma di resina. Incontri sulla strada Nonostante l’apparente isolamento, i cicloturisti non si sentono mai soli. Nelle piccole località che punteggiano il percorso, gli abitanti sono abituati a vedere passare viaggiatori a due ruote. Un meccanico improvvisato, un pescatore che offre un consiglio sul meteo, una famiglia che invita a provare i kanelbullar appena sfornati: sono gesti che trasformano il viaggio in esperienza. La cittadina di Åmål, affacciata sul lago Vänern, rappresenta la pausa ideale: un piccolo porto, un lungolago tranquillo e un campeggio perfettamente attrezzato accolgono i viaggiatori in cerca di una notte ristoratrice. Ultime pedalate verso il lago L’ultima parte del percorso scorre lungo lunghe piste ciclabili che costeggiano il grande lago Vänern. Qui il vento può essere un compagno impegnativo, ma lo spettacolo che offre la luce nordica che cambia colore a ogni ora ripaga ogni sforzo. L’arrivo a Lidköping segna la fine dell’itinerario: un traguardo simbolico che lascia il sapore di un viaggio fuori dal tempo. Perché scegliere il Nord Europa Pedalare nel Nord Europa non significa solo attraversare paesaggi straordinari. Vuol dire sperimentare un modo diverso di vivere il viaggio: più silenzioso, più rispettoso, più autentico. È un invito a rallentare, a lasciarsi attraversare dai luoghi invece di attraversarli soltanto. Per chi cerca una destinazione dove il cicloturismo è cultura, infrastruttura e natura allo stesso tempo, quest Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 13 ore fa
Cresce il cicloturismo in Italia: boom di viaggi lenti e borghi “bike friendly”
Il cicloturismo non è più un fenomeno di nicchia: lo dicono i numeri e lo confermano le destinazioni italiane che stanno investendo in infrastrutture dedicate. Nel 2024 le presenze legate ai viaggi su due ruote sono cresciute del 28%, con punte in Emilia-Romagna, Trentino e Puglia. Il trend continua nel 2025, trainato dalla ricerca di esperienze autentiche e dalla volontà di ridurre l’impatto ambientale delle proprie vacanze. Sempre più borghi, spesso distanti dalle rotte del turismo di massa, stanno diventando veri centri “bike friendly”. Si moltiplicano i servizi pensati per chi viaggia in sella: officine mobili, bike hotel, aree di ricarica per e-bike, punti panoramici attrezzati e reti di sentieri ricondizionati. Anche le piccole realtà agricole colgono l’occasione: agriturismi e cantine stanno proponendo pacchetti che uniscono degustazioni e pedalate. Secondo un recente studio di settore, il turista in bicicletta ha un impatto economico più diffuso rispetto al turista tradizionale: spende di più nei piccoli negozi, nei ristoranti locali e nelle strutture ricettive familiari. “Non è un turismo mordi e fuggi”, spiega un operatore piemontese, “ma un turismo che restituisce valore al territorio”. La crescita delle e-bike ha reso accessibili itinerari che un tempo erano riservati ai più allenati. Questo ampliamento del pubblico sta portando nuove sfide: manutenzione dei sentieri, educazione alla convivenza tra ciclisti e escursionisti, sicurezza stradale nelle aree rurali. Il futuro del cicloturismo in Italia sembra quindi promettente, a patto che si continui a investire in infrastrutture e promozione. Ma una cosa è certa: sempre più viaggiatori scelgono di rallentare e scoprire il Paese pedalando, un modo s Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 13 ore fa
“Sulle tracce dei fiumi”: nasce la ciclovia fluviale che unisce città e natura
Unire le rive di un grande fiume attraverso una rete ciclabile continua, sicura e accessibile: è questo l’obiettivo del progetto Sulle tracce dei fiumi, la nuova ciclovia fluviale che entro il 2026 collegherà tre capoluoghi e oltre venti comuni lungo 160 chilometri di percorso. I primi 45 chilometri, recentemente aperti al pubblico, stanno già attirando cicloturisti da tutta Italia. La ciclovia segue l’antico tracciato delle vie commerciali fluviali, passando accanto a ponti storici, riserve naturali e piccoli porti di campagna. Il fondo è misto, con lunghi tratti in asfalto e segmenti sterrati compatti, adatti anche alle trekking bike e alle e-bike. Una particolare attenzione è stata posta alla sicurezza: dove il tracciato costeggia strade trafficate sono state installate barriere verdi fonoassorbenti e una segnaletica luminosa che si attiva con il passaggio dei ciclisti. Particolarmente suggestivo è il tratto che attraversa la Riserva del Bosco delle Anse, un corridoio ecologico popolato da aironi e martin pescatori. Qui la ciclabile procede silenziosa tra pioppi e ontani, con aree di sosta in legno riciclato e pannelli che spiegano la storia e l’habitat del fiume. Non mancano servizi essenziali: punti acqua, colonnine di ricarica e un sistema di “bike sos” collegato con le officine dei comuni limitrofi. Il progetto sta generando entusiasmo tra gli operatori locali. Molte realtà agricole stanno già collaborando per creare un “passaporto del fiume”, una sorta di taccuino che i cicloturisti potranno timbrare lungo le tappe ufficiali e completare con degustazioni di prodotti tipici. “È un modo per far riscoprire il valore culturale del fiume, spesso percepito come un confine invece che come un legame”, spiega uno dei promotori. La ciclovia fluviale si candida a diventare uno dei nuovi grandi assi del cicloturismo italiano: un percorso ideale per chi cerca natura, storia e Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 13 ore fa
Ande peruviane: il circuito della Valle Sacra tra archeologia e altitudine
CUSCO, PERÙ – Pedalare nella Valle Sacra degli Inca significa immergersi in un paesaggio che unisce storia millenaria e scenari d’alta quota. Il circuito cicloturistico che collega Cusco, Pisac, Urubamba e Ollantaytambo è oggi uno dei percorsi più apprezzati del Perù dagli appassionati di mountain bike e gravel. Non tanto per la difficoltà tecnica, variabile a seconda delle varianti scelte, quanto per la singolare densità culturale che caratterizza la regione. Le altitudini, che oscillano tra i 2.800 e i 3.700 metri, richiedono acclimatazione, ma offrono panorami che ripagano ogni sforzo: terrazze agricole scolpite sulle montagne, fiumi che tagliano la valle e villaggi dove la tradizione quechua è ancora profondamente radicata. Ogni tappa racconta un pezzo di storia andina che convive con un presente rurale fatto di mercati, coltivazioni di mais e piccole comunità artigianali. Il tratto Pisac–Urubamba è tra i più fotografati: una lunga discesa panoramica che, costeggiando terrazzamenti inca e falesie rosse, porta al cuore della valle. Da Ollantaytambo, molti cicloturisti proseguono fino al punto di accesso per Aguas Calientes, porta d’ingresso a Machu Picchu, anche se la parte finale spesso richiede il trasporto bici su treno. La Valle Sacra rappresenta un raro equilibrio tra avventura e cultura. Per il cicloturista, qui la fatica non è solo fisica: è parte integrante di un viaggio che attraversa secoli di civiltà e che, ancora oggi, co Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 13 ore fa
Sulla Carretera Austral: pedali nel cuore più autentico della Patagonia
PATAGONIA, CILE – La Carretera Austral non è solo una strada: è un corridoio di terre estreme che da decenni affascina viaggiatori e ciclisti provenienti da tutto il mondo. I suoi 1.240 chilometri, da Puerto Montt a Villa O’Higgins, attraversano fiordi, foreste pluviali e villaggi che sembrano sospesi nel tempo. Pedalarla significa confrontarsi con la natura in una delle sue forme più pure e contraddittorie: bella e brutale allo stesso tempo. Il percorso, in gran parte sterrato, richiede una buona preparazione fisica e una certa resilienza. Il vento patagonico, spesso imprevedibile, può trasformare una tappa moderata in una sfida impegnativa. Nonostante ciò, la ricompensa è immediata: ogni curva offre una nuova prospettiva su laghi turchesi, ghiacciai che scendono a valle o montagne che sembrano emergere direttamente dall’oceano. I punti più suggestivi includono il Parco Nazionale Queulat, con il celebre ghiacciaio sospeso, e la zona di Puyuhuapi, dove le acque tranquille del fiordo creano un contrasto sorprendente con le fitte foreste circostanti. In molti tratti la strada è poco trafficata, una condizione che aumenta la sensazione di isolamento ma anche la sicurezza per chi viaggia in bici. La Carretera Austral non è un itinerario per chi cerca comodità. È, al contrario, un simbolo di lentezza, resistenza e contatto con un territorio che custodisce ancora un forte senso di autenticità. È proprio questa naturale asprezza che continua ad attrarre cicloturisti da og Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 13 ore fa
California Coast Route: la Pacific Highway vista dal sellino
Se esiste un luogo in cui il cicloturismo incontra l’iconografia del viaggio on the road, quel luogo è la California. La California Coast Route segue la celebre Highway 1 per oltre mille chilometri lungo il Pacifico, da San Francisco ai confini con il Messico. Un itinerario meno selvaggio della Great Divide, ma non per questo meno spettacolare: qui sono il vento, l’oceano e le scogliere a dettare il ritmo. Si parte dal Golden Gate Bridge, simbolo inconfondibile e scenografico. Pedalare lungo il ponte è il primo momento in cui si percepiscono la forza delle correnti e il respiro dell’oceano. Subito dopo, la strada si tuffa in un susseguirsi di baie e punti panoramici: Stinson Beach, Point Reyes, le spiagge dove il Pacifico s’infrange con forza quasi coreografica. Big Sur è il tratto più iconico: curve scolpite nella roccia e scogliere che precipitano nel blu profondo. Qui la bici dà un vantaggio unico: il tempo per fermarsi, osservare, ascoltare. Nelle prime ore del mattino la nebbia oceanica copre la costa come un velo sottile, lasciando spazio a cieli limpidi nel pomeriggio. Gli avvistamenti di leoni marini e balene sono tutt’altro che rari. Più a sud, la strada cambia scenografia. Le colline lasciano spazio alle spiagge di Malibu, al sole sempre presente e alle infinite sfumature della cultura californiana: surfisti all’alba, caffetterie che sembrano uscite da un film, centri urbani dove il cicloturista trova assistenza e ristoro. Los Angeles segna il passaggio verso l’ultima parte del viaggio, che si chiude a San Diego, città piacevole da esplorare su due ruote. La California Coast Route è un percorso ideale per chi cerca un equilibrio tra natura e comodità. Richiede allenamento, certo, ma regala emozioni accessibili anche a cicloturisti non estremi: panorami maestosi, cittadine ac Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 13 ore fa
Sulla Great Divide: pedalando il più lungo sentiero off–road del mondo
Ci sono luoghi in cui il silenzio pesa più dell’altitudine. La Great Divide Mountain Bike Route è uno di questi: 4.400 chilometri di piste sterrate che tagliano il continente nordamericano da nord a sud, seguendo il profilo irregolare della Continental Divide. È un percorso che attira non solo i cicloturisti estremi, ma anche chi cerca un contatto più puro con la natura, lontano dal traffico e dalle rotte più battute. Il viaggio inizia spesso a Banff, nel cuore delle Montagne Rocciose canadesi. Già dai primi chilometri, la percezione è quella di entrare in un mondo diverso: foreste fitte, laghi color cobalto e la sensazione di essere ospiti, non padroni. Le temperature possono cambiare rapidamente e la fauna è una presenza costante: alci, cervi e, talvolta, orsi che attraversano la pista senza preavviso. La sezione del Montana è considerata una delle più affascinanti, con salite impegnative che ripagano con panorami immensi. Ma è nel Wyoming che il paesaggio diventa quasi lunare: praterie infinite, strade di ghiaia che sembrano non finire mai e piccoli paesi dove il tempo scorre lento. I cicloturisti imparano presto che queste comunità sono essenziali: l’unico luogo per rifornirsi, scambiare due parole e fare il pieno d’acqua. Chi riesce a superare le difficoltà polvere, dislivelli, meteo imprevedibile arriva infine al Nuovo Messico, dove il terreno diventa rosso e l’aria si fa più secca. L’arrivo al confine con il Messico non è solo la fine di un itinerario, ma un rito di passaggio: migliaia di chilometri in cui la bici diventa compagna silenziosa e il ciclista impara a misurare sé stesso con le distanze della natura. La Great Divide non è per tutti, ma chi la percorre porta a casa u Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 6 giorni, 11 ore fa
Pedalando tra natura e borghi: il percorso cicloturistico che unisce paesaggi e storia
Un itinerario di poco più di 45 chilometri, accessibile a tutti ma capace di regalare emozioni autentiche: è il percorso che collega la pianura fluviale del Fiume Serio ai primi rilievi collinari, attraversando borghi medievali, campi coltivati e una rete di piste ciclabili in continuo miglioramento. Un tragitto ideale per chi cerca un weekend all’aria aperta senza rinunciare a un pizzico di esplorazione. L’avvicinamento lungo il fiume Il punto di partenza consigliato è il parcheggio del parco fluviale, dove la ciclabile corre silenziosa accanto alle rive del fiume. I primi chilometri scorrono veloci: il fondo è compatto, il traffico assente, e l’ombra dei pioppi accompagna chi pedala in un ambiente quasi fiabesco. In questa prima parte il percorso invita a un ritmo lento, perfetto per osservare aironi e folaghe che popolano la zona umida. I borghi e le loro storie Dopo circa 12 chilometri si raggiunge il primo centro storico: un borgo adagiato sulle antiche mura, con vie strette e una piazza centrale che merita una breve sosta. La fontana del Settecento e la piccola trattoria affacciata sulla piazza sono luoghi ideali per una pausa rigenerante. Da qui, seguendo la segnaletica cicloturistica, si imbocca un tratto misto asfaltato-sterrato che porta verso la parte più rurale del percorso. I campi coltivati, in continua alternanza tra mais e vigneti, offrono un quadro che cambia con le stagioni, rendendo ogni uscita diversa dalla precedente. Nei mesi primaverili il profumo dell’erba tagliata accompagna i ciclisti fino al secondo borgo, dove una torre medievale domina ancora il paesaggio. La salita dolce verso le colline La seconda metà del tragitto rappresenta la parte più dinamica del percorso. Una salita costante ma mai impegnativa porta ai primi contrafforti collinari. Qui la fatica è ripagata da una vista panoramica sulla valle: un’apertura scenografica che invita a fermarsi, scattare fotografie o semplicemente respirare il silenzio. Nell’ultimo tratto si attraversa una strada bianca ben mantenuta, immersa nei vigneti. È il punto più suggestivo dell’intero itinerario, soprattutto al tramonto, quando la luce radente esalta i filari e tinge di oro il paesaggio. Ritorno e consigli utili Il rientro avviene seguendo una veloce discesa che riporta sulla ciclabile del fiume. L’intero percorso richiede circa 3 ore a un’andatura rilassata, ma può diventare un’escursione giornaliera se si decide di visitare con calma i borghi. Consigli per chi parte: Bicicletta consigliata: gravel o trekking, ma percorribile anche con MTB. Periodo migliore: primavera e inizio autunno. Punti acqua: presenti in quasi tutti i centri attraversati. Segnaletica: buona nella prima metà, più scarna nella parte collinare; utile una traccia GPS. Un itinerario pensato per chi ama pedalare senza fretta, alla scoperta di territori che ancora conservano Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana fa
Pedalare Lenti: perché il cicloturismo è diventato il modo migliore per scoprire il mondo
C’è un filo sottile che lega il viaggiatore moderno al cicloturista: la ricerca della lentezza. In un’epoca in cui tutto corre veloce, la bicicletta si sta imponendo come il mezzo ideale per rallentare, osservare e vivere davvero i territori. Negli ultimi anni, infatti, il cicloturismo ha registrato una crescita costante, trasformandosi da nicchia per sportivi a fenomeno culturale, economico e sociale. L’esperienza che vale più della meta Viaggiare in bici significa liberarsi dal concetto di arrivo. La meta è un pretesto, il vero viaggio avviene tra una pedalata e l’altra: un borgo che appare oltre una curva, una trattoria scoperta per caso, una chiacchiera con chi vive lungo il percorso. Il cicloturista non “passa”, attraversa. Non “visita”, incontra. È un turismo che crea relazione con il territorio e che, soprattutto, non consuma: restituisce. Ogni sosta è un contributo all’economia locale, ogni deviazione è un modo per valorizzare ciò che spesso rimane fuori dai circuiti più battuti. Le nuove infrastrutture e il boom delle ciclovie Il successo del cicloturismo non è solo culturale. In Italia e in Europa si sta investendo sempre di più in ciclovie, greenway e percorsi attrezzati. Dalla Ciclovia del Sole alla Via Silente, dalla ciclabile dell’Adige alla lunghissima EuroVelo, le possibilità si moltiplicano. Queste infrastrutture non sono solo piste: sono corridoi verdi che collegano città, paesaggi agricoli, parchi naturali e piccoli centri. Offrono sicurezza, continuità e una nuova idea di mobilità dolce, accessibile anche ai meno allenati grazie alla diffusione delle e-bike. Il valore umano del viaggio in sella Chi pedala sa che l’incontro è parte del percorso. Ogni viaggio in bici porta con sé volti, storie, gesti. Non è raro che un bicigrill diventi un luogo di scambio tra stranieri, o che un anziano seduto all’ombra di una piazza si trasformi nel miglior narratore locale. È questo capitale umano che distingue il cicloturismo da altre forme di viaggio: la bici abbatte distanze, invita al dialogo e rende tutti un po’ più disponibili. Perché in sella non si ha fretta, e quando non si ha fretta si ha tempo di ascoltare. Sostenibile, economico, libero La bicicletta è il mezzo più sostenibile che esista. Zero emissioni, impatto ridotto e una grande capacità di integrazione con il trasporto pubblico. Ma è anche uno dei modi più economici per viaggiare: una tenda, due borse, una cartina e un minimo di spirito d’avventura possono aprire le porte a itinerari che, in auto o in aereo, costerebbero molto di più. Infine, c’è la libertà. La libertà di fermarsi quando si vuole, di deviare per una strada sterrata, di scoprire luoghi non segnati sulle guide. Una libertà che raramente si prova in altri tipi di viaggio. Conclusione: un invito a partire Il cicloturismo non richiede imprese epiche né allenamenti da atleta. Richiede curiosità, voglia di mettersi in gioco e la consapevolezza che il viaggio più bello è quello che si vive lentamente. Che sia per un weekend o per un mese, per 20 o 200 chilometri, la bici resta il mezzo più autentico per scoprire il mondo. E i Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa
Pedalare meglio, pedalare lontano: le tecniche che trasformano un’uscita in un vero viaggio
Nel cicloturismo la distanza non è l’unico parametro che conta. A fare davvero la differenza è la tecnica, quell’insieme di postura, gestione dello sforzo e cura della bici che rende ogni itinerario più fluido, sicuro e piacevole. Non serve essere professionisti: basta adottare alcuni accorgimenti che ogni viaggiatore può mettere in pratica fin da subito. La postura come punto di partenza La comodità in sella è il fondamento di ogni viaggio riuscito. La corretta altezza della sella riduce lo stress muscolare, mentre una buona distanza dal manubrio evita tensioni a collo e spalle. Se si pedala spesso o su lunghe distanze, una visita biomeccanica può diventare un investimento prezioso per ottimizzare la posizione e prevenire fastidi. La cadenza e il ritmo della pedalata Nel cicloturismo l’obiettivo non è la velocità, ma la capacità di mantenere uno sforzo costante. Una cadenza intorno alle ottanta o novanta pedalate al minuto aiuta a distribuire la fatica e a evitare carichi eccessivi sulle gambe. Molti principianti utilizzano rapporti troppo lunghi e finiscono per affaticarsi rapidamente. Un rapporto più agile permette invece al cuore di lavorare in modo stabile, fondamentale nelle salite prolungate. L’arte della frenata Viaggiare con una bici carica modifica il comportamento del mezzo. La presenza delle borse aumenta il peso e richiede frenate più anticipate e progressive, soprattutto nelle discese. Utilizzare entrambi i freni in modo modulato garantisce stabilità e riduce il rischio di surriscaldamento dei dischi durante le lunghe percorrenze. La distribuzione dei pesi Una buona gestione dei carichi rende la bici più prevedibile e maneggevole. I pesi maggiori dovrebbero essere collocati nella parte bassa e centrale, per mantenere il baricentro equilibrato. Borse anteriori e borse da telaio sono ideali per questo scopo. Un carico ben distribuito facilita le manovre a bassa velocità e offre maggiore sicurezza sui tratti sterrati. La manutenzione essenziale Non serve avere competenze meccaniche avanzate per affrontare un viaggio in bici, ma conoscere alcune operazioni di base è fondamentale. Riparare una foratura, lubrificare la catena, regolare un cambio ribelle o stringere una vite allentata può evitare ritardi e imprevisti. Un controllo rapido all’inizio di ogni giornata, dedicato ai freni, alla pressione degli pneumatici e allo stato generale della bici, è un’abitudine che ripaga sempre. Tecnica come strumento di libertà Per migliorare la tecnica non occorrono strumenti costosi né ore di allenamento. Basta osservare, provare, ascoltare la bici e il proprio corpo. Quando la pedalata diventa naturale e la gestione del mezzo fluida, ogni viaggio si apre a nuove possibilità. La salita fa meno paura, la discesa diventa più divertente, la fatica si trasforma in un ritmo piacevole che accompagna il paesaggio. Questo è il valore più grande della tecnica: permettere a chi pedala di vivere il viaggio con maggiore intensità e con quella sen Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa
Pedalando tra colline e vigneti: un itinerario ciclistico alla scoperta del Piemonte più autentico
Il Piemonte, terra di vini prestigiosi e panorami morbidi, è una regione che si presta naturalmente al cicloturismo. Tra le tante proposte, c’è un percorso che negli ultimi anni ha conquistato appassionati e curiosi: la ciclovia delle Langhe e del Roero, un itinerario che unisce paesaggio, cultura e sapori in un’unica esperienza su due ruote. Un viaggio lento tra patrimonio UNESCO e borghi sospesi nel tempo Il punto di partenza ideale è Alba, capitale del tartufo bianco e crocevia di strade panoramiche. Da qui si imbocca una rete di strade secondarie che scorre tra colline geometriche, dove i filari di Nebbiolo e Barbera disegnano un paesaggio in movimento. La pedalata è dolce ma costante: le pendenze non mancano, ma sono proprio queste salite a regalare i punti panoramici più suggestivi. Dopo una decina di chilometri, appare La Morra, uno dei balconi naturali più celebri delle Langhe. Il paese, appollaiato a oltre 500 metri d’altitudine, offre una vista a 360 gradi che abbraccia vigne, castelli e cascine. Una sosta è d’obbligo, tanto per riprendere fiato quanto per assaporare l’atmosfera rilassata del borgo. Tra castelli medievali e sapori di territorio Proseguendo verso sud si entra nel cuore del Barolo. L’arrivo nel centro storico del paese che dà il nome al celebre vino rosso è un invito alla scoperta. La bicicletta si parcheggia facilmente e le cantine accolgono ciclisti e viaggiatori con degustazioni e racconti di tradizione. L’itinerario continua verso Monforte d’Alba e Serralunga, borghi dominati da castelli medievali perfettamente conservati. Le discese veloci alternano tratti tecnici e curve morbide, mentre il profumo delle colline cambia con le stagioni: fiori in primavera, fieno in estate, mosto in autunno. Consigli pratici per il percorso Lunghezza consigliata: 35–50 km, a seconda delle varianti Tipologia di bici: Gravel o bici da strada; numerosi tratti presentano asfalto di buona qualità Difficoltà: media, con alcune salite impegnative Periodo migliore: da aprile a ottobre, con l’autunno come stagione regina Servizi: lungo il percorso si trovano punti acqua, agriturismi e ciclocaffè sempre più diffusi Un’esperienza che unisce sport, cultura e gusto Pedalare nelle Langhe non significa soltanto fare sport, ma immergersi in un paesaggio culturale unico. Ogni curva regala un’immagine da cartolina, ogni salita apre scorci nuovi, ogni borgo invita a rallentare. Per chi cerca un itinerario facilmente raggiungibile, ricco di servizi e con un forte carattere identitario, la ciclovia delle Langhe rappresenta una scelta ideale: un pe Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa
Tra monasteri e montagne: in bici lungo il massiccio dei Rodopi
La Bulgaria meridionale custodisce una delle regioni più affascinanti e meno raccontate d’Europa: i Monti Rodopi, patria di miti antichi, foreste fitte e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Per i cicloturisti, questo massiccio offre un itinerario che combina salite morbide, discese panoramiche e un’immersione profonda nella cultura locale. Il percorso più apprezzato parte dalla città di Plovdiv, Capitale Europea della Cultura 2019, e si snoda verso sud, dove le colline iniziano ad alzarsi con discrezione. Dopo pochi chilometri, il paesaggio urbano lascia spazio a un mosaico di prati, pascoli e boschi di pini. La strada, in buone condizioni e poco trafficata, invita a mantenere un ritmo regolare, godendo della tranquillità del territorio. Una delle tappe imprescindibili è il Monastero di Bachkovo, un complesso del XI secolo incastonato fra le montagne. Le icone bizantine, i cortili silenziosi e il profumo d’incenso creano un contrasto poetico con la dinamicità del viaggio su due ruote. Da qui, il percorso prosegue verso i villaggi di Shiroka Laka e Gela, celebri per l’architettura tradizionale in pietra e per la musica popolare che ancora risuona nelle piazze nei giorni di festa. Il tratto più impegnativo è la salita verso il monte Perelik, la vetta più alta dei Rodopi. Le pendenze non sono proibitive, ma richiedono costanza. In cambio, offrono vedute spettacolari su vallate profonde e cime che si perdono all’orizzonte. La discesa, lunga e dolce, è un invito a lasciarsi cullare dal vento fino a Smolyan, città che segna la conclusione naturale del viaggio. Pedalare nei Rodopi significa scoprire un cuore balcanico autentico, dove l’ospitalità è genuina e i ritmi restano umani. Un percor Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa
Dal Danubio al Mar Nero: cicloturismo sul tratto bulgaro della EuroVelo 6
La Bulgaria è attraversata da una delle più celebri rotte ciclabili del continente: la EuroVelo 6, il grande itinerario europeo che collega l’Atlantico al Mar Nero. Il tratto bulgaro, meno noto rispetto a quelli dell’Europa centrale, rappresenta una sorpresa per qualsiasi viaggiatore in bicicletta: tranquillo, panoramico e ricco di storia. Il percorso entra nel Paese nei pressi di Vidin, città fortificata affacciata su uno dei tratti più larghi e maestosi del Danubio. Da qui inizia un nastro d’asfalto che corre parallelo al fiume, lambendo villaggi rurali e riserve naturali dove nidificano pellicani e aironi. Pedalare lungo il Danubio bulgaro significa percepire la forza lenta del grande fiume, che definisce da secoli la vita delle comunità che incontriamo. Una tappa da non perdere è Lom, antico porto fluviale, punto strategico del commercio ottocentesco. Qui il Danubio si apre in un’ampia ansa e regala tramonti di un rosa intenso, perfetti per una sosta fotografica. Proseguendo verso est, si raggiunge Ruse, la “piccola Vienna bulgara”, città elegante con palazzi in stile neobarocco e una vivace scena culturale. Lasciato Ruse, la EuroVelo 6 prende una piega più solitaria e selvaggia. Le strade diventano più strette, il traffico quasi inesistente e le coltivazioni di grano e girasole accompagnano i ciclisti fino ai villaggi del Dobrugia, regione agricola che precede l’arrivo al Mar Nero. L’itinerario si conclude idealmente nei pressi di Silistra, dove il Danubio incontra le terre umide della Riserva di Srebarna, patrimonio UNESCO. Qui la rotta si avvicina alla sua naturale destinazione: il grande delta e, poco oltre, il Mar Nero. La EuroVelo 6 bulgara è un percorso perfetto per chi ama pedalare nel silenzio, osservare la natura e scoprire un’Europa meno battuta. Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa
L'ANELLO del Gran Paradiso in bicicletta: tra villaggi alpini e natura incontaminata
La Valle d’Aosta è un paradiso per chi ama pedalare in alta quota, ma pochi percorsi offrono la magia dell’anello che abbraccia il versante valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un itinerario che alterna panorami grandiosi, fontane di montagna, antichi villaggi in pietra e l’onnipresenza delle vette glaciali del massiccio. L’itinerario Partenza/arrivo: Aymavilles Distanza: circa 48 km Dislivello: +1200 m Tipologia: su asfalto, alcuni tratti impegnativi Periodo consigliato: giugno – ottobre Da Aymavilles si imbocca la strada regionale della Val di Cogne, pedalando accanto a vigneti terrazzati e castagneti. Dopo pochi chilometri emerge il profilo del castello di Aymavilles, un saluto medievale prima di addentrarsi nella valle. La salita verso Cogne è costante ma panoramica: la Dora di Cogne accompagna il ciclista con il rumore dell’acqua e con scorci sulle cascate che scendono dalle pareti laterali. Arrivati a Cogne, il prato di Sant’Orso è lo sfondo perfetto per una pausa: una distesa verde che sembra non finire mai, con le vette del Gran Paradiso a sorvegliare dall’alto. Da qui si continua verso Lillaz, famoso per le sue cascate. Il breve tratto finale è facile, ideale per rilassare le gambe prima della discesa. La discesa Da Cogne si torna indietro seguendo lo stesso percorso, questa volta godendosi lunghe curve in mezzo ai pascoli. La vista sulla valle aperta e sulla Dora che scorre più in basso rende la discesa uno dei momenti più gratificanti dell’intero itinerario. Per chi è adatto Questo percorso è ideale per cicloturisti mediamente allenati, amanti delle strade di montagna e dei contesti naturali. Perfetto per una giornata di ciclismo “lento”, con tante occasioni per fermarsi e fotografare. Consigli pratici Portare una mantellina: il meteo cambia rapidamente.Rifornirsi d’acqua a Cogne o Lillaz: poche fontane lungo la salita Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa
La ciclabile della Val d’Ayas: pedalata panoramica ai piedi del Monte Rosa
Non tutti i percorsi in Valle d’Aosta richiedono salite impegnative: la ciclabile che attraversa la bassa Val d’Ayas è perfetta per un giro panoramico, rilassante e accessibile anche ai meno allenati. Una pedalata dolce tra pascoli, fiumi turchesi, ponti in legno e viste spettacolari sul massiccio del Monte Rosa. L’itinerario Partenza/arrivo: Brusson – Champoluc (a/r) Distanza: circa 26 km Dislivello: +350 m Tipologia: ciclabile mista (sterrato leggero e asfalto) Periodo consigliato: maggio – ottobre Si parte da Brusson, vicino al lago, uno specchio d’acqua che riflette boschi e montagne. La ciclabile costeggia il torrente Evançon, seguendo un percorso naturale fatto di ponticelli, brevi saliscendi e tratti ombreggiati. Pedalando si attraversano piccoli borghi alpini come Extrepieraz e Massey, dove le tipiche case in legno e pietra raccontano la storia della valle. Il Monte Rosa compare spesso tra gli alberi, con i suoi ghiacciai che brillano nelle ore mattutine. L’arrivo a Champoluc offre un panorama più aperto sulla testata della valle. Perfetto per un caffè o una pausa pranzo, magari assaggiando una zuppa valdostana o una fetta di fontina d’alpeggio. Ritorno Il rientro verso Brusson avviene sulla stessa ciclabile, ma la direzione opposta regala nuovi scorci sul fondovalle. La pedalata resta piacevole e poco impegnativa. Per chi è adatto È un percorso ideale per chi cerca una giornata tranquilla, famiglie con bambini, e cicloturisti che vogliono godersi la natura senza dislivelli estremi. Consigli pratici Adatta anche alle bici gravel o MTB front.Nei punti vicino al fiume la temperatura è più fresca: tenere una felpa leggera.Perfetto pe Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa
La costa dorata: da Trapani a San Vito Lo Capo tra saline e faraglioni
Tra i percorsi cicloturistici più scenografici della Sicilia occidentale, il tragitto che da Trapani conduce fino a San Vito Lo Capo rappresenta un condensato perfetto di paesaggio mediterraneo. Circa 38 chilometri che scorrono veloci tra saline abbaglianti, profumo di zagara e venti che arrivano dal Nord Africa. Si parte dal porto di Trapani, dove il traffico mattutino lascia lentamente spazio alla quiete della periferia. Bastano pochi chilometri e la città diventa un ricordo: il ciclista entra nel regno silenzioso delle Saline di Trapani e Paceco, una distesa di bianchi accecanti e acqua rosa che ricorda certe vedute nordiche, ma con il calore siciliano. Le antiche mulina a vento, alcune ancora in attività, segnano il ritmo del vento come giganteschi metronomi. Il tracciato si mantiene pianeggiante fino a Nubia, dove conviene fermarsi per una breve sosta al museo del sale. Da qui, la strada comincia a salire dolcemente verso Custonaci: un’ascesa non impegnativa, ma sufficiente a regalare scorci di mare sempre più ampi, come quadri azzurri incorniciati da rocce calcaree. L’ultimo tratto entra nella riserva naturale di Monte Cofano, uno dei punti più spettacolari dell’intero percorso. Il paesaggio si fa più selvaggio: fichi d’india, capre al pascolo, macchia mediterranea che profuma di timo. La strada poi scende verso San Vito Lo Capo, che appare all’improvviso con il suo ventaglio di case bianche e la spiaggia turchese. Un itinerario adatto anche ai cicloturisti meno allenati, ma capace di soddisfare chi cerca uno sguar Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa
Etna in bicicletta: l’anello dei crateri tra boschi lavici e paesi sospesi
Pedalare attorno all’Etna non è solo un’impresa sportiva: è un viaggio dentro un paesaggio che cambia di continuo, un mosaico di colori in cui convivono boschi verdi, colate laviche nere e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Il cosiddetto “Giro dell’Etna”, da affrontare a tappe o in un’unica giornata allenata, è uno dei percorsi cicloturistici più affascinanti d’Italia. Il punto di partenza ideale è Nicolosi, porta naturale del vulcano. La strada si arrampica subito verso il Rifugio Sapienza, con pendenze che oscillano tra il 6% e il 10%. La fatica, però, viene ripagata dall’aria balsamica e dalle prime distese di lava solidificata, nere come carbone e modellate in forme quasi scultoree. Superato il rifugio, si imbocca la SP92, che scorre sul versante sud-ovest offrendo viste che nelle giornate limpide arrivano fino alla costa siracusana. Qui il percorso diventa più scorrevole: lunghi tratti nel bosco di pino laricio si alternano a radure panoramiche che fanno dimenticare ogni sforzo. La discesa verso Bronte apre un capitolo diverso della pedalata: il paesaggio si fa rurale, segnato dai terrazzamenti e dai famosi pistacchieti, che in primavera tingono le colline di verde brillante. Proseguendo verso Randazzo, si attraversa uno dei tratti più suggestivi: enormi campi di lava antica, tagliati da piccole strade serpeggianti, dove il silenzio è sospeso come in un paesaggio lunare. L’ultimo tratto conduce a Zafferana Etnea, con una breve ma intensa salita. Da qui si torna a Nicolosi chiudendo un anello di circa 90 chilometri, impegnativo ma straordinario. Un viaggio che alterna adrenalina e contemplazione, capace di raccontare l’ess Continua a leggere
-
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 6 giorni fa
Marche in bicicletta: un itinerario tra Recanati, Loreto e le colline del Conero
Le Marche confermano il loro ruolo di territorio ideale per il cicloturismo. Strade secondarie, borghi perfettamente conservati e una morfologia dolce ma variegata rendono la regione un laboratorio a cielo aperto per chi ama esplorare pedalando. Tra i percorsi più significativi spicca l’anello che collega Recanati, Loreto e i colli che guardano al Conero, un tracciato di circa 48 chilometri che unisce cultura, spiritualità e paesaggio agricolo. Un itinerario tra poesia e fede Il viaggio parte da Recanati, città natale di Giacomo Leopardi. Le vie del centro, silenziose nelle prime ore del mattino, introducono a un territorio dove la dimensione culturale si intreccia naturalmente con quella naturalistica. Lasciato il borgo, la strada si distende in una serie di saliscendi che conducono verso Loreto, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. La sagoma della Basilica della Santa Casa appare già da diversi chilometri, diventando un punto di riferimento costante lungo la pedalata. Tra campi coltivati e panorami mutevoli Superata Loreto, il percorso entra nel cuore rurale delle Marche. Qui la campagna alterna vigneti, filari d’ulivo e ampie distese di grano. Il fondo stradale è quasi interamente asfaltato e il traffico ridotto permette di godersi in tranquillità l’evoluzione del paesaggio. I tratti in quota offrono una visuale aperta fino al Conero e, nelle giornate limpide, persino all’Adriatico. Ritorno verso Recanati attraverso i borghi minori Il rientro avviene passando per Montefano e altri piccoli centri dell’entroterra, custodi di un’identità marchigiana autentica e spesso fuori dai grandi itinerari turistici. Le pendenze si fanno più regolari Continua a leggere
- Carica di più