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Matteo ha scritto un nuovo articolo 11 ore, 43 minuti fa
Pedalare Lenti: perché il cicloturismo è diventato il modo migliore per scoprire il mondo
C’è un filo sottile che lega il viaggiatore moderno al cicloturista: la ricerca della lentezza. In un’epoca in cui tutto corre veloce, la bicicletta si sta imponendo come il mezzo ideale per rallentare, osservare e vivere davvero i territori. Negli ultimi anni, infatti, il cicloturismo ha registrato una crescita costante, trasformandosi da nicchia per sportivi a fenomeno culturale, economico e sociale. L’esperienza che vale più della meta Viaggiare in bici significa liberarsi dal concetto di arrivo. La meta è un pretesto, il vero viaggio avviene tra una pedalata e l’altra: un borgo che appare oltre una curva, una trattoria scoperta per caso, una chiacchiera con chi vive lungo il percorso. Il cicloturista non “passa”, attraversa. Non “visita”, incontra. È un turismo che crea relazione con il territorio e che, soprattutto, non consuma: restituisce. Ogni sosta è un contributo all’economia locale, ogni deviazione è un modo per valorizzare ciò che spesso rimane fuori dai circuiti più battuti. Le nuove infrastrutture e il boom delle ciclovie Il successo del cicloturismo non è solo culturale. In Italia e in Europa si sta investendo sempre di più in ciclovie, greenway e percorsi attrezzati. Dalla Ciclovia del Sole alla Via Silente, dalla ciclabile dell’Adige alla lunghissima EuroVelo, le possibilità si moltiplicano. Queste infrastrutture non sono solo piste: sono corridoi verdi che collegano città, paesaggi agricoli, parchi naturali e piccoli centri. Offrono sicurezza, continuità e una nuova idea di mobilità dolce, accessibile anche ai meno allenati grazie alla diffusione delle e-bike. Il valore umano del viaggio in sella Chi pedala sa che l’incontro è parte del percorso. Ogni viaggio in bici porta con sé volti, storie, gesti. Non è raro che un bicigrill diventi un luogo di scambio tra stranieri, o che un anziano seduto all’ombra di una piazza si trasformi nel miglior narratore locale. È questo capitale umano che distingue il cicloturismo da altre forme di viaggio: la bici abbatte distanze, invita al dialogo e rende tutti un po’ più disponibili. Perché in sella non si ha fretta, e quando non si ha fretta si ha tempo di ascoltare. Sostenibile, economico, libero La bicicletta è il mezzo più sostenibile che esista. Zero emissioni, impatto ridotto e una grande capacità di integrazione con il trasporto pubblico. Ma è anche uno dei modi più economici per viaggiare: una tenda, due borse, una cartina e un minimo di spirito d’avventura possono aprire le porte a itinerari che, in auto o in aereo, costerebbero molto di più. Infine, c’è la libertà. La libertà di fermarsi quando si vuole, di deviare per una strada sterrata, di scoprire luoghi non segnati sulle guide. Una libertà che raramente si prova in altri tipi di viaggio. Conclusione: un invito a partire Il cicloturismo non richiede imprese epiche né allenamenti da atleta. Richiede curiosità, voglia di mettersi in gioco e la consapevolezza che il viaggio più bello è quello che si vive lentamente. Che sia per un weekend o per un mese, per 20 o 200 chilometri, la bici resta il mezzo più autentico per scoprire il mondo. E i Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 giorno, 10 ore fa
Pedalare meglio, pedalare lontano: le tecniche che trasformano un’uscita in un vero viaggio
Nel cicloturismo la distanza non è l’unico parametro che conta. A fare davvero la differenza è la tecnica, quell’insieme di postura, gestione dello sforzo e cura della bici che rende ogni itinerario più fluido, sicuro e piacevole. Non serve essere professionisti: basta adottare alcuni accorgimenti che ogni viaggiatore può mettere in pratica fin da subito. La postura come punto di partenza La comodità in sella è il fondamento di ogni viaggio riuscito. La corretta altezza della sella riduce lo stress muscolare, mentre una buona distanza dal manubrio evita tensioni a collo e spalle. Se si pedala spesso o su lunghe distanze, una visita biomeccanica può diventare un investimento prezioso per ottimizzare la posizione e prevenire fastidi. La cadenza e il ritmo della pedalata Nel cicloturismo l’obiettivo non è la velocità, ma la capacità di mantenere uno sforzo costante. Una cadenza intorno alle ottanta o novanta pedalate al minuto aiuta a distribuire la fatica e a evitare carichi eccessivi sulle gambe. Molti principianti utilizzano rapporti troppo lunghi e finiscono per affaticarsi rapidamente. Un rapporto più agile permette invece al cuore di lavorare in modo stabile, fondamentale nelle salite prolungate. L’arte della frenata Viaggiare con una bici carica modifica il comportamento del mezzo. La presenza delle borse aumenta il peso e richiede frenate più anticipate e progressive, soprattutto nelle discese. Utilizzare entrambi i freni in modo modulato garantisce stabilità e riduce il rischio di surriscaldamento dei dischi durante le lunghe percorrenze. La distribuzione dei pesi Una buona gestione dei carichi rende la bici più prevedibile e maneggevole. I pesi maggiori dovrebbero essere collocati nella parte bassa e centrale, per mantenere il baricentro equilibrato. Borse anteriori e borse da telaio sono ideali per questo scopo. Un carico ben distribuito facilita le manovre a bassa velocità e offre maggiore sicurezza sui tratti sterrati. La manutenzione essenziale Non serve avere competenze meccaniche avanzate per affrontare un viaggio in bici, ma conoscere alcune operazioni di base è fondamentale. Riparare una foratura, lubrificare la catena, regolare un cambio ribelle o stringere una vite allentata può evitare ritardi e imprevisti. Un controllo rapido all’inizio di ogni giornata, dedicato ai freni, alla pressione degli pneumatici e allo stato generale della bici, è un’abitudine che ripaga sempre. Tecnica come strumento di libertà Per migliorare la tecnica non occorrono strumenti costosi né ore di allenamento. Basta osservare, provare, ascoltare la bici e il proprio corpo. Quando la pedalata diventa naturale e la gestione del mezzo fluida, ogni viaggio si apre a nuove possibilità. La salita fa meno paura, la discesa diventa più divertente, la fatica si trasforma in un ritmo piacevole che accompagna il paesaggio. Questo è il valore più grande della tecnica: permettere a chi pedala di vivere il viaggio con maggiore intensità e con quella sen Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 giorni, 9 ore fa
Pedalando tra colline e vigneti: un itinerario ciclistico alla scoperta del Piemonte più autentico
Il Piemonte, terra di vini prestigiosi e panorami morbidi, è una regione che si presta naturalmente al cicloturismo. Tra le tante proposte, c’è un percorso che negli ultimi anni ha conquistato appassionati e curiosi: la ciclovia delle Langhe e del Roero, un itinerario che unisce paesaggio, cultura e sapori in un’unica esperienza su due ruote. Un viaggio lento tra patrimonio UNESCO e borghi sospesi nel tempo Il punto di partenza ideale è Alba, capitale del tartufo bianco e crocevia di strade panoramiche. Da qui si imbocca una rete di strade secondarie che scorre tra colline geometriche, dove i filari di Nebbiolo e Barbera disegnano un paesaggio in movimento. La pedalata è dolce ma costante: le pendenze non mancano, ma sono proprio queste salite a regalare i punti panoramici più suggestivi. Dopo una decina di chilometri, appare La Morra, uno dei balconi naturali più celebri delle Langhe. Il paese, appollaiato a oltre 500 metri d’altitudine, offre una vista a 360 gradi che abbraccia vigne, castelli e cascine. Una sosta è d’obbligo, tanto per riprendere fiato quanto per assaporare l’atmosfera rilassata del borgo. Tra castelli medievali e sapori di territorio Proseguendo verso sud si entra nel cuore del Barolo. L’arrivo nel centro storico del paese che dà il nome al celebre vino rosso è un invito alla scoperta. La bicicletta si parcheggia facilmente e le cantine accolgono ciclisti e viaggiatori con degustazioni e racconti di tradizione. L’itinerario continua verso Monforte d’Alba e Serralunga, borghi dominati da castelli medievali perfettamente conservati. Le discese veloci alternano tratti tecnici e curve morbide, mentre il profumo delle colline cambia con le stagioni: fiori in primavera, fieno in estate, mosto in autunno. Consigli pratici per il percorso Lunghezza consigliata: 35–50 km, a seconda delle varianti Tipologia di bici: Gravel o bici da strada; numerosi tratti presentano asfalto di buona qualità Difficoltà: media, con alcune salite impegnative Periodo migliore: da aprile a ottobre, con l’autunno come stagione regina Servizi: lungo il percorso si trovano punti acqua, agriturismi e ciclocaffè sempre più diffusi Un’esperienza che unisce sport, cultura e gusto Pedalare nelle Langhe non significa soltanto fare sport, ma immergersi in un paesaggio culturale unico. Ogni curva regala un’immagine da cartolina, ogni salita apre scorci nuovi, ogni borgo invita a rallentare. Per chi cerca un itinerario facilmente raggiungibile, ricco di servizi e con un forte carattere identitario, la ciclovia delle Langhe rappresenta una scelta ideale: un pe Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 11 ore fa
Tra monasteri e montagne: in bici lungo il massiccio dei Rodopi
La Bulgaria meridionale custodisce una delle regioni più affascinanti e meno raccontate d’Europa: i Monti Rodopi, patria di miti antichi, foreste fitte e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Per i cicloturisti, questo massiccio offre un itinerario che combina salite morbide, discese panoramiche e un’immersione profonda nella cultura locale. Il percorso più apprezzato parte dalla città di Plovdiv, Capitale Europea della Cultura 2019, e si snoda verso sud, dove le colline iniziano ad alzarsi con discrezione. Dopo pochi chilometri, il paesaggio urbano lascia spazio a un mosaico di prati, pascoli e boschi di pini. La strada, in buone condizioni e poco trafficata, invita a mantenere un ritmo regolare, godendo della tranquillità del territorio. Una delle tappe imprescindibili è il Monastero di Bachkovo, un complesso del XI secolo incastonato fra le montagne. Le icone bizantine, i cortili silenziosi e il profumo d’incenso creano un contrasto poetico con la dinamicità del viaggio su due ruote. Da qui, il percorso prosegue verso i villaggi di Shiroka Laka e Gela, celebri per l’architettura tradizionale in pietra e per la musica popolare che ancora risuona nelle piazze nei giorni di festa. Il tratto più impegnativo è la salita verso il monte Perelik, la vetta più alta dei Rodopi. Le pendenze non sono proibitive, ma richiedono costanza. In cambio, offrono vedute spettacolari su vallate profonde e cime che si perdono all’orizzonte. La discesa, lunga e dolce, è un invito a lasciarsi cullare dal vento fino a Smolyan, città che segna la conclusione naturale del viaggio. Pedalare nei Rodopi significa scoprire un cuore balcanico autentico, dove l’ospitalità è genuina e i ritmi restano umani. Un percor Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 11 ore fa
Dal Danubio al Mar Nero: cicloturismo sul tratto bulgaro della EuroVelo 6
La Bulgaria è attraversata da una delle più celebri rotte ciclabili del continente: la EuroVelo 6, il grande itinerario europeo che collega l’Atlantico al Mar Nero. Il tratto bulgaro, meno noto rispetto a quelli dell’Europa centrale, rappresenta una sorpresa per qualsiasi viaggiatore in bicicletta: tranquillo, panoramico e ricco di storia. Il percorso entra nel Paese nei pressi di Vidin, città fortificata affacciata su uno dei tratti più larghi e maestosi del Danubio. Da qui inizia un nastro d’asfalto che corre parallelo al fiume, lambendo villaggi rurali e riserve naturali dove nidificano pellicani e aironi. Pedalare lungo il Danubio bulgaro significa percepire la forza lenta del grande fiume, che definisce da secoli la vita delle comunità che incontriamo. Una tappa da non perdere è Lom, antico porto fluviale, punto strategico del commercio ottocentesco. Qui il Danubio si apre in un’ampia ansa e regala tramonti di un rosa intenso, perfetti per una sosta fotografica. Proseguendo verso est, si raggiunge Ruse, la “piccola Vienna bulgara”, città elegante con palazzi in stile neobarocco e una vivace scena culturale. Lasciato Ruse, la EuroVelo 6 prende una piega più solitaria e selvaggia. Le strade diventano più strette, il traffico quasi inesistente e le coltivazioni di grano e girasole accompagnano i ciclisti fino ai villaggi del Dobrugia, regione agricola che precede l’arrivo al Mar Nero. L’itinerario si conclude idealmente nei pressi di Silistra, dove il Danubio incontra le terre umide della Riserva di Srebarna, patrimonio UNESCO. Qui la rotta si avvicina alla sua naturale destinazione: il grande delta e, poco oltre, il Mar Nero. La EuroVelo 6 bulgara è un percorso perfetto per chi ama pedalare nel silenzio, osservare la natura e scoprire un’Europa meno battuta. Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 11 ore fa
L'ANELLO del Gran Paradiso in bicicletta: tra villaggi alpini e natura incontaminata
La Valle d’Aosta è un paradiso per chi ama pedalare in alta quota, ma pochi percorsi offrono la magia dell’anello che abbraccia il versante valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un itinerario che alterna panorami grandiosi, fontane di montagna, antichi villaggi in pietra e l’onnipresenza delle vette glaciali del massiccio. L’itinerario Partenza/arrivo: Aymavilles Distanza: circa 48 km Dislivello: +1200 m Tipologia: su asfalto, alcuni tratti impegnativi Periodo consigliato: giugno – ottobre Da Aymavilles si imbocca la strada regionale della Val di Cogne, pedalando accanto a vigneti terrazzati e castagneti. Dopo pochi chilometri emerge il profilo del castello di Aymavilles, un saluto medievale prima di addentrarsi nella valle. La salita verso Cogne è costante ma panoramica: la Dora di Cogne accompagna il ciclista con il rumore dell’acqua e con scorci sulle cascate che scendono dalle pareti laterali. Arrivati a Cogne, il prato di Sant’Orso è lo sfondo perfetto per una pausa: una distesa verde che sembra non finire mai, con le vette del Gran Paradiso a sorvegliare dall’alto. Da qui si continua verso Lillaz, famoso per le sue cascate. Il breve tratto finale è facile, ideale per rilassare le gambe prima della discesa. La discesa Da Cogne si torna indietro seguendo lo stesso percorso, questa volta godendosi lunghe curve in mezzo ai pascoli. La vista sulla valle aperta e sulla Dora che scorre più in basso rende la discesa uno dei momenti più gratificanti dell’intero itinerario. Per chi è adatto Questo percorso è ideale per cicloturisti mediamente allenati, amanti delle strade di montagna e dei contesti naturali. Perfetto per una giornata di ciclismo “lento”, con tante occasioni per fermarsi e fotografare. Consigli pratici Portare una mantellina: il meteo cambia rapidamente.Rifornirsi d’acqua a Cogne o Lillaz: poche fontane lungo la salita Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 12 ore fa
La ciclabile della Val d’Ayas: pedalata panoramica ai piedi del Monte Rosa
Non tutti i percorsi in Valle d’Aosta richiedono salite impegnative: la ciclabile che attraversa la bassa Val d’Ayas è perfetta per un giro panoramico, rilassante e accessibile anche ai meno allenati. Una pedalata dolce tra pascoli, fiumi turchesi, ponti in legno e viste spettacolari sul massiccio del Monte Rosa. L’itinerario Partenza/arrivo: Brusson – Champoluc (a/r) Distanza: circa 26 km Dislivello: +350 m Tipologia: ciclabile mista (sterrato leggero e asfalto) Periodo consigliato: maggio – ottobre Si parte da Brusson, vicino al lago, uno specchio d’acqua che riflette boschi e montagne. La ciclabile costeggia il torrente Evançon, seguendo un percorso naturale fatto di ponticelli, brevi saliscendi e tratti ombreggiati. Pedalando si attraversano piccoli borghi alpini come Extrepieraz e Massey, dove le tipiche case in legno e pietra raccontano la storia della valle. Il Monte Rosa compare spesso tra gli alberi, con i suoi ghiacciai che brillano nelle ore mattutine. L’arrivo a Champoluc offre un panorama più aperto sulla testata della valle. Perfetto per un caffè o una pausa pranzo, magari assaggiando una zuppa valdostana o una fetta di fontina d’alpeggio. Ritorno Il rientro verso Brusson avviene sulla stessa ciclabile, ma la direzione opposta regala nuovi scorci sul fondovalle. La pedalata resta piacevole e poco impegnativa. Per chi è adatto È un percorso ideale per chi cerca una giornata tranquilla, famiglie con bambini, e cicloturisti che vogliono godersi la natura senza dislivelli estremi. Consigli pratici Adatta anche alle bici gravel o MTB front.Nei punti vicino al fiume la temperatura è più fresca: tenere una felpa leggera.Perfetto pe Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 12 ore fa
La costa dorata: da Trapani a San Vito Lo Capo tra saline e faraglioni
Tra i percorsi cicloturistici più scenografici della Sicilia occidentale, il tragitto che da Trapani conduce fino a San Vito Lo Capo rappresenta un condensato perfetto di paesaggio mediterraneo. Circa 38 chilometri che scorrono veloci tra saline abbaglianti, profumo di zagara e venti che arrivano dal Nord Africa. Si parte dal porto di Trapani, dove il traffico mattutino lascia lentamente spazio alla quiete della periferia. Bastano pochi chilometri e la città diventa un ricordo: il ciclista entra nel regno silenzioso delle Saline di Trapani e Paceco, una distesa di bianchi accecanti e acqua rosa che ricorda certe vedute nordiche, ma con il calore siciliano. Le antiche mulina a vento, alcune ancora in attività, segnano il ritmo del vento come giganteschi metronomi. Il tracciato si mantiene pianeggiante fino a Nubia, dove conviene fermarsi per una breve sosta al museo del sale. Da qui, la strada comincia a salire dolcemente verso Custonaci: un’ascesa non impegnativa, ma sufficiente a regalare scorci di mare sempre più ampi, come quadri azzurri incorniciati da rocce calcaree. L’ultimo tratto entra nella riserva naturale di Monte Cofano, uno dei punti più spettacolari dell’intero percorso. Il paesaggio si fa più selvaggio: fichi d’india, capre al pascolo, macchia mediterranea che profuma di timo. La strada poi scende verso San Vito Lo Capo, che appare all’improvviso con il suo ventaglio di case bianche e la spiaggia turchese. Un itinerario adatto anche ai cicloturisti meno allenati, ma capace di soddisfare chi cerca uno sguar Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 12 ore fa
Etna in bicicletta: l’anello dei crateri tra boschi lavici e paesi sospesi
Pedalare attorno all’Etna non è solo un’impresa sportiva: è un viaggio dentro un paesaggio che cambia di continuo, un mosaico di colori in cui convivono boschi verdi, colate laviche nere e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Il cosiddetto “Giro dell’Etna”, da affrontare a tappe o in un’unica giornata allenata, è uno dei percorsi cicloturistici più affascinanti d’Italia. Il punto di partenza ideale è Nicolosi, porta naturale del vulcano. La strada si arrampica subito verso il Rifugio Sapienza, con pendenze che oscillano tra il 6% e il 10%. La fatica, però, viene ripagata dall’aria balsamica e dalle prime distese di lava solidificata, nere come carbone e modellate in forme quasi scultoree. Superato il rifugio, si imbocca la SP92, che scorre sul versante sud-ovest offrendo viste che nelle giornate limpide arrivano fino alla costa siracusana. Qui il percorso diventa più scorrevole: lunghi tratti nel bosco di pino laricio si alternano a radure panoramiche che fanno dimenticare ogni sforzo. La discesa verso Bronte apre un capitolo diverso della pedalata: il paesaggio si fa rurale, segnato dai terrazzamenti e dai famosi pistacchieti, che in primavera tingono le colline di verde brillante. Proseguendo verso Randazzo, si attraversa uno dei tratti più suggestivi: enormi campi di lava antica, tagliati da piccole strade serpeggianti, dove il silenzio è sospeso come in un paesaggio lunare. L’ultimo tratto conduce a Zafferana Etnea, con una breve ma intensa salita. Da qui si torna a Nicolosi chiudendo un anello di circa 90 chilometri, impegnativo ma straordinario. Un viaggio che alterna adrenalina e contemplazione, capace di raccontare l’ess Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 6 giorni, 11 ore fa
Marche in bicicletta: un itinerario tra Recanati, Loreto e le colline del Conero
Le Marche confermano il loro ruolo di territorio ideale per il cicloturismo. Strade secondarie, borghi perfettamente conservati e una morfologia dolce ma variegata rendono la regione un laboratorio a cielo aperto per chi ama esplorare pedalando. Tra i percorsi più significativi spicca l’anello che collega Recanati, Loreto e i colli che guardano al Conero, un tracciato di circa 48 chilometri che unisce cultura, spiritualità e paesaggio agricolo. Un itinerario tra poesia e fede Il viaggio parte da Recanati, città natale di Giacomo Leopardi. Le vie del centro, silenziose nelle prime ore del mattino, introducono a un territorio dove la dimensione culturale si intreccia naturalmente con quella naturalistica. Lasciato il borgo, la strada si distende in una serie di saliscendi che conducono verso Loreto, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. La sagoma della Basilica della Santa Casa appare già da diversi chilometri, diventando un punto di riferimento costante lungo la pedalata. Tra campi coltivati e panorami mutevoli Superata Loreto, il percorso entra nel cuore rurale delle Marche. Qui la campagna alterna vigneti, filari d’ulivo e ampie distese di grano. Il fondo stradale è quasi interamente asfaltato e il traffico ridotto permette di godersi in tranquillità l’evoluzione del paesaggio. I tratti in quota offrono una visuale aperta fino al Conero e, nelle giornate limpide, persino all’Adriatico. Ritorno verso Recanati attraverso i borghi minori Il rientro avviene passando per Montefano e altri piccoli centri dell’entroterra, custodi di un’identità marchigiana autentica e spesso fuori dai grandi itinerari turistici. Le pendenze si fanno più regolari Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana fa
Pedalare Lenti per Andare Lontano: perché il cicloturismo è il viaggio del futuro
C’è un rumore che chi pedala conosce bene: non è quello della catena o delle gomme sull’asfalto. È il suono del tempo che rallenta. In un’epoca di spostamenti rapidi e itinerari compressi in poche ore, il cicloturismo si impone come una risposta concreta al bisogno di ritrovare il ritmo delle cose. Negli ultimi anni il numero di viaggiatori sulle due ruote è cresciuto costantemente, trasformando un’attività di nicchia in un vero fenomeno sociale. Secondo diversi osservatori del settore, il boom non riguarda solo gli appassionati più allenati, ma soprattutto una nuova categoria di viaggiatori: persone che cercano esperienze autentiche, contatto con il territorio e sostenibilità. Un turismo che lascia un’impronta leggera La bicicletta permette di attraversare il paesaggio senza alterarlo. È un mezzo che non impone, ma si adatta: segue la morfologia del territorio, amplifica gli odori, restituisce sfumature che in auto scivolano via in un lampo. Per questo molte destinazioni stanno investendo su reti ciclabili, ospitalità bike-friendly e percorsi adatti anche ai principianti. Dalle ciclabili lungo i fiumi europei alle vie storiche italiane, ogni itinerario offre una lettura diversa del territorio. E sempre più borghi scoprono che accogliere i cicloturisti significa valorizzare attività locali, agriturismi, artigiani e piccole economie che altrimenti resterebbero ai margini delle rotte turistiche tradizionali. Il fascino dell’imprevisto Chi viaggia in bici impara presto che la meta è spesso solo un pretesto. Il vero viaggio sta negli incontri casuali: il contadino che indica una strada panoramica, il bar di paese che diventa un punto di ristoro improvvisato, la deviazione che regala uno scorcio inatteso. Ogni chilometro è una scelta, e ogni scelta permette al viaggiatore di sentirsi parte del luogo che attraversa. È un modo di viaggiare che richiede lentezza, ma che restituisce profondità. La tecnologia che aiuta, senza sostituire l’avventura Se è vero che il cicloturismo richiama un’idea di viaggio semplice, è altrettanto vero che le innovazioni hanno reso tutto più accessibile. Le bici gravel e le e-bike hanno aperto la strada anche a chi teme dislivelli impegnativi o distanze eccessive. Allo stesso modo, app di navigazione e piattaforme dedicate permettono di pianificare itinerari con precisione, senza però intaccare il gusto della scoperta. Una comunità che pedala insieme Chi parte in bici raramente si sente solo. Esiste una comunità fatta di consigli scambiati online, racconti di viaggio, tracce GPS condivise generosamente. È un mondo in cui la collaborazione conta più della competizione, e dove ogni esperienza diventa un tassello di un racconto collettivo. Il futuro è fatto di chilometri lenti In un periodo in cui il turismo deve fare i conti con sostenibilità, qualità e consapevolezza, il cicloturismo rappresenta un modello virtuoso. Non è solo un modo di spostarsi, ma una filosofia: un invito a guardare il mondo da un’altezza di poco più di un metro, quel Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa
Alpe Adria: il viaggio in bici che unisce montagne, storia e mare
L’Alpe Adria è uno di quei percorsi che, una volta pedalati, si portano dentro per sempre. Più che una ciclovia, è un attraversamento: dalla solidità delle Alpi alla dolcezza dell’Adriatico, dal profumo di bosco al profumo di salsedine, dalle vecchie ferrovie alle città d’arte. Un percorso che nasce dalla ferrovia Uno dei tratti più affascinanti dell’Alpe Adria è il vecchio tracciato ferroviario tra Venzone, Resiutta, Moggio Udinese e Tarvisio, trasformato in una pista ciclabile panoramica. Gli antichi ponti, le lunghe gallerie illuminate e i viadotti sospesi regalano la sensazione di pedalare dentro la storia, accompagnati dal suono del fiume Fella che corre impetuoso più in basso. Dal cuore delle Alpi alla cultura delle città Pedalando verso sud, il paesaggio si apre e addolcisce: Gemona, con il suo magnifico Duomo arroccato, è un invito a fermarsi. Più avanti, la ciclovia attraversa campagne serene, borghi silenziosi e cittadine ricche di vita come Udine, perfetta per una pausa in piazza con un tajut. Il viaggio prosegue verso Aquileia, una delle città romane più importanti d’Europa: un luogo che merita tempo, silenzio e curiosità. Da qui, la strada verso Grado è un inno alla bellezza della laguna, dove acqua e cielo si mescolano in un unico orizzonte. Perché l’Alpe Adria è un percorso unico Varietà di paesaggi: dalle montagne alla pianura, fino al mare. Pochi itinerari europei offrono una transizione così armoniosa. Strade sicure e ben segnalate: molti tratti sono completamente separati dal traffico, ideali anche per chi viaggia in famiglia. Ospitalità diffusa: alloggi bike-friendly, stazioni ferroviarie utilissime per eventuali rientri, gastronomia locale che ha sempre qualcosa di nuovo da offrire. Clima emotivo speciale: l’arrivo all’Adriatico dopo giorni di pedalata è un momento da ricordare, un misto di soddisfazione e dolce malinconia. Consigli pratici per vivere al meglio l’Alpe Adria Periodo migliore: da maggio a ottobre. In alta montagna le temperature possono essere fresche, ma la vista ripaga ogni fatica. Distanze consigliate: 50–70 km al giorno permettono di godersi il viaggio senza correre. Tipo di bici: trekking o gravel sono ideali; anche una bici da turismo con buone gomme scorrevoli va benissimo. Attenzione alle gallerie: anche se illuminate, meglio portare luci proprie per sicurezza. Assaggia tutto: frico, gubana, prosciutto di San Daniele, vini friulani. Il viaggio è anche gastronomia. L’arrivo a Grado: pedalare dentro la luce Gli ultimi chilometri dell’Alpe Adria attraversano la laguna: aironi che si alzano in volo, canali tranquilli, piccoli ponti, barche dei pescatori. E poi, all’improvviso, il mare. Entrare a Grado in bici è un’emozione difficile da descrivere: sembra quasi un premio, una restituzione. Ci si guarda indietro, verso le montagne lontane, e ci si rende Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa
Cicloturismo: l’Italia (e non solo) scopre il viaggio lento su due ruote
Negli ultimi anni il cicloturismo è passato dall’essere una nicchia per appassionati a un vero fenomeno culturale. Sempre più persone scelgono la bicicletta come mezzo privilegiato per esplorare territori, scoprire borghi e vivere un’esperienza di viaggio più autentica e sostenibile. Non si tratta solo di sport, ma di un modo diverso di stare nel mondo: più lento, più attento, più umano. Un trend in continua crescita Secondo i dati degli osservatori turistici nazionali, il comparto del cicloturismo è fra i più dinamici dell’intero settore. A spingere questo trend concorrono diversi fattori: la crescente sensibilità verso l’ambiente, la necessità di dedicare più tempo al benessere fisico e mentale, e la diffusione delle e-bike, che rendono alla portata di molti itinerari un tempo considerati impegnativi. Molti comuni e regioni stanno investendo in nuove infrastrutture: piste ciclabili più sicure, segnaletica dedicata, aree di sosta attrezzate, servizi di noleggio e assistenza. Il risultato è una rete sempre più capillare che favorisce la fruibilità dei percorsi. Viaggiare in bici: un’esperienza sensoriale Pedalare permette di percepire il territorio in maniera diversa: il ritmo è quello naturale, non imposto dai mezzi a motore. Si ha il tempo di osservare i dettagli, di fermarsi a fotografare un panorama, di entrare in un piccolo bar di paese per scambiare due parole con gli abitanti. Il cicloturismo unisce movimento e scoperta. Le tappe diventano più che punti di passaggio: sono esperienze. Che si tratti di un itinerario lungo le campagne della Toscana, sui sentieri costieri del Salento o sulle antiche vie romane, la bicicletta consente di creare un legame diretto con l’ambiente. Economia dei territori: la bici come volano Il cicloturismo genera un impatto economico significativo, spesso superiore a quello del turismo tradizionale. Chi viaggia in bici tende a scegliere strutture ricettive di dimensioni medio-piccole, ristoranti locali e servizi di prossimità. Un modello economico diffuso e sostenibile che contribuisce alla vitalità di molti borghi. Inoltre, una volta realizzate le infrastrutture, il costo di mantenimento è relativamente contenuto e i benefici si estendono a tutta la comunità, non solo ai turisti. E-bike: democratizzare il viaggio Le biciclette a pedalata assistita stanno rivoluzionando il settore. Percorsi un tempo riservati ai ciclisti più allenati diventano accessibili anche a chi non ha un grande background sportivo. Le e-bike permettono di superare dislivelli importanti senza rinunciare al piacere della pedalata, ampliando la platea dei viaggiatori e favorendo la crescita del settore. Il futuro del cicloturismo Le prospettive sono positive: la mobilità dolce è sempre più centrale nelle politiche ambientali europee e nazionali. In un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità, il cicloturismo rappresenta una risposta concreta e immediata, capace di unire turismo, benessere e tutela del territorio. Il futuro del viaggio, forse, è già qui: due ruote, un itinerario e il desiderio di guardare il mondo con occhi diversi. Il cicloturismo non è solo un modo per spo Continua a leggere
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Redazione ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa
Parkpre KL85
Parkpre KL85 – L’essenza della performance prende forma La Parkpre KL85 nasce per chi pretende il massimo: un telaio monoscocca in carbonio T800, progettato per trasformare ogni watt in pura accelerazione. La struttura compatta e la disposizione ottimizzata delle fibre garantiscono una rigidità torsionale impeccabile, mentre il peso di soli 850 grammi offre quella sensazione di leggerezza che si percepisce già alla prima spinta sui pedali. Ogni dettaglio della KL85 è pensato per creare un legame diretto tra ciclista e strada: la reattività in rilancio, la precisione nelle traiettorie, la capacità di mantenere velocità elevate senza dispersioni. È un telaio che non solo risponde, anticipa. Ma la performance è anche personalità. Per questo la KL85 è completamente personalizzabile negli allestimenti e nel colore grazie al nostro configuratore MYPARKPRE, il primo configuratore 3D AR brevettato del settore. Attraverso la realtà aumentata puoi vedere la tua bici prendere forma davanti ai tuoi occhi, scegliere combinazioni cromatiche uniche e creare un’estetica che rispecchi il tuo stile di guida e la tua identità. La KL85 non è semplicemente un telaio top di gamma: è la sintesi di tecnologia, passion Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa
Da Scutari al Lago di Koman: pedalando tra storia e natura selvaggia
Pedalare nel nord dell’Albania significa immergersi in un paesaggio ancora autentico, dove le Alpi Albanesi si specchiano in vallate verdi e villaggi senza tempo. Il percorso che parte da Scutari (Shkodër) e arriva al Lago di Koman è una delle esperienze più sorprendenti per chi ama il cicloturismo tra natura, cultura e panorami incontaminati. Scutari è la capitale storica della bicicletta in Albania: qui il traffico è un brulicare di pedali, e l’atmosfera rilassata invita immediatamente a partire. Dopo una visita al Castello di Rozafa e al mercato tradizionale, si lascia la città seguendo una strada panoramica che costeggia campi coltivati e piccoli centri rurali. Il percorso è di circa 55 km, con dislivelli moderati e asfalto in buone condizioni, adatto anche ai cicloturisti con media esperienza. Man mano che ci si avvicina al lago di Koman, il paesaggio cambia: le colline diventano più ripide e la strada inizia a stringersi tra gole e verdi pendii. L’arrivo al molo, dove partono i celebri traghetti verso Fierza, è un momento indimenticabile. Le acque smeraldo si insinuano tra pareti roc Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa
La Riviera Albanese in bici: da Valona a Himara tra mare turchese e passi panoramici
La costa ionica albanese è una sorpresa di colori, profumi mediterranei e strade spettacolari a picco sul mare. Il percorso cicloturistico da Valona (Vlorë) a Himara è uno dei più suggestivi del Paese, ideale per chi ama pedalare tra spiagge da cartolina e sfide altimetriche. Il tragitto è lungo circa 65 km, ma la sua caratteristica principale è il celebre Passo di Llogara, che raggiunge oltre 1000 metri di quota e regala viste mozzafiato sul Mar Ionio e sull’arcipelago di Karaburun. La salita è impegnativa ma regolare, perfetta per chi ha una buona preparazione o una bici gravel/e-bike. Dopo il passo, la strada scende con curve morbide verso la costa, aprendo scenari da sogno: baie solitarie, oliveti secolari, paesini in pietra e spiagge come Dhermi, Jala e Livadhi. Himara accoglie i ciclisti Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa
La Via dei Balcani: da Veliko Tărnovo al Passo Shipka
C’è un punto in cui il cicloturismo smette di essere semplice esplorazione e diventa racconto. Succede spesso in Bulgaria, soprattutto quando si pedala da Veliko Tărnovo, l’antica capitale medievale, verso le alture del Passo Shipka, luogo simbolo dell’indipendenza nazionale. Un percorso di circa 75 chilometri che unisce cultura e fatica, musei e tornanti, pietra e vento. Si parte dalle strade acciottolate che circondano la fortezza di Tsarevets, dove le prime pedalate scorrono tra artigiani, studenti e profumo di caffè. Il traffico è moderato e, superata la città, il paesaggio si apre in una campagna morbida, punteggiata da campi di girasole e villaggi che sembrano sospesi nel tempo. La salita vera comincia a Gabrovo, cittadina laboriosa e porta d’ingresso ai Balcani centrali. Qui la strada prende quota in modo costante, con pendenze che sfiorano il 7%, ma mai proibitive. Gli ultimi chilometri sono i più intensi: curve strette, boschi fitti e—improvviso—il panorama. In vetta, il Monumento di Shipka veglia come un guardiano di pietra. I cicloturisti si fermano, respirano e osservano l’orizzonte che abbraccia mezza Bulgaria. È un arrivo che non premia solo le gambe, ma la memoria. La discesa verso il Valle delle Rose è lunga e fluida, profumata e luminosa. Il percorso si conclude a Kazanlăk, capitale dell’olio di rosa e delle tombe trace patrimonio UNESCO. Un itinerario che racconta un Paese intero, con la lentezza delle ru Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa
La Strada del Mar Nero: da Burgas a Sozopol
Sul Mar Nero, la Bulgaria rivela una dimensione sorprendente: selvaggia, luminosa, mediterranea senza esserlo davvero. Il percorso costiero tra Burgas e Sozopol è uno dei più accessibili e suggestivi del Paese, ideale per cicloturisti curiosi, famiglie attive e viaggiatori che cercano mare e cultura senza folla eccessiva. Sono poco più di 35 chilometri, ma intensi, vari, fotogenici. Si parte dal lungomare di Burgas, città moderna e vivace, dove piste ciclabili ben tracciate accompagnano i turisti attraverso parchi e terrazze affacciate sull’acqua. Pochi chilometri e si entra nella Riserva del Lago Poda, paradiso per birdwatcher: fenicotteri, cormorani e aironi si muovono a pochi metri dalle biciclette, separati solo da passerelle in legno e silenzi salmastri. La costa poi si fa più rocciosa e il percorso sale dolcemente, offrendo scorci continui sulle baie turchesi. Il traffico resta contenuto, soprattutto fuori stagione, e i piccoli chioschi lungo la strada servono frutta fresca e yogurt locale, perfetti per una sosta rigenerante. L’arrivo a Sozopol è un ingresso teatrale: case in legno scuro, strade strette, porto di pescatori e un’atmosfera che alterna archeologia e vita di mare. Fondata dai Greci con il nome di Apollonia, Sozopol invita a passeggiare, mangiare pesce e godersi il tramonto dal bastione. Per chi ha ancora energie, è possibile proseguire fino alla spiaggia di Kavatsite, ampia, calma, ideale per chiudere la giornata con un tuffo. Un itinerario breve ma completo, che mostra il volto più marino e rilassato della Bulgaria, ricordando ch Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa
L’anello perfetto: come la ciclovia del Brenta sta riscrivendo il turismo lento nel Nordest
La ciclovia del Brenta non è più solamente un percorso cicloturistico: è diventata un modello di mobilità dolce che unisce territori diversi attraverso un’unica narrazione fatta di fiumi, ville venete e piccoli borghi. Negli ultimi anni, soprattutto dopo l’estate 2023 che ha segnato un aumento del 28% dei passaggi registrati dalle contabici installate lungo la tratta, l’itinerario è entrato stabilmente nella lista dei “must ride” italiani. Il percorso, che collega Trento a Venezia seguendo il corso del fiume Brenta, attraversa scenari in cui la natura è protagonista silenziosa. A poche pedalate dalle rive, i cicloturisti incontrano luoghi simbolo come Bassano del Grappa, con il suo ponte storico, o le ville palladiane che punteggiano la pianura. Ma la vera novità è l’indotto: ostelli bike-friendly, piccoli laboratori di artigiani che offrono assistenza meccanica e una rete crescente di agriturismi che puntano su prodotti locali e “ristoro ciclista”. Il viaggio è accessibile a tutti, grazie a un dislivello modesto e a un fondo quasi interamente asfaltato. Ma non per questo manca l’avventura. Un tratto particolarmente suggestivo è quello tra Valstagna e Cismon del Grappa, dove il fiume scorre incassato in gole strette e la pista rivela scorci inattesi. “Il piacere della scoperta qui non è un dettaglio: è il filo conduttore”, afferma Marta Bellini, guida cicloturistica della zona. La ciclovia del Brenta dimostra come il turismo lento stia assumendo un ruolo centrale nello sviluppo territoriale. Un percorso che non si limita a collegare punti sulla mappa, ma che invita a rallentare, osservar Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa
Pedalare tra mare e borghi: la nuova vita della Ciclovia Adriatica
Dove un tempo c’erano soltanto località balneari e traffico estivo, oggi corre una delle infrastrutture cicloturistiche più interessanti del panorama nazionale: la Ciclovia Adriatica. Dal Friuli alla Puglia, il grande corridoio costiero sta attirando viaggiatori da tutta Europa, complici la facilità dei percorsi e un patrimonio culturale che alterna porti storici, riserve naturali e cittadine affacciate sul mare. Negli ultimi mesi è stato inaugurato un nuovo tratto tra Fano e Senigallia, che grazie alla vicinanza con la spiaggia e ai numerosi accessi diretti al lungomare è diventato rapidamente uno dei segmenti più frequentati. La qualità del fondo—per gran parte separato dal traffico—ha convinto anche le famiglie, che scelgono l’Adriatica per escursioni brevi e sicure. Ma il cuore del progetto è altrove: nella capacità di connettere borghi dell’entroterra con la costa, favorendo un turismo più distribuito e meno stagionale. La deviazione che sale verso Corinaldo, ad esempio, porta i ciclisti dentro uno dei borghi fortificati meglio conservati delle Marche. “Per noi ha significato un nuovo tipo di visitatore, più attento alla storia e ai prodotti locali”, spiega Sandro Lippi, ristoratore del centro storico. Anche la biodiversità è un elemento chiave del viaggio. Attraversando l’area della Laguna di Lesina o le dune del Parco del Conero, il cicloturista si trova spesso a pedalare in ambienti protetti dove prevalgono silenzio e colori intensi. E non mancano le sfide: alcune salite interne, come quelle che conducono a Termoli Vecchia o al promontorio di San Nicola a Peschici, regalano panorami da cartolina ma mettono alla prova gambe e fiato. La Ciclovia Adriatica continua così la sua evoluzione: da semplice collegamento costiero a spina dorsale del turismo sostenibile italiano, capace di offrire esperienze diverse in Continua a leggere
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