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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 16 ore, 48 minuti fa

    Pedalando lungo la Via del Mare: il fascino lento della costa adriatica C’è un momento, durante un viaggio in bicicletta, in cui il ritmo delle pedalate si sovrappone al rumore del mare. È una sincronia fragile, quasi impercettibile, ma sufficiente a ricordarci perché il cicloturismo sta conquistando sempre più viaggiatori: la libertà non è nelle grandi velocità, ma nei dettagli che non sfuggono. La Via del Mare, itinerario ciclabile che corre parallelo alla costa adriatica tra Ravenna e Senigallia, è uno di quei percorsi in cui questa magia prende forma. Sessanta chilometri di piste dedicate, strade secondarie e tratti sterrati curati, capaci di restituire al ciclista non solo un viaggio, ma un racconto. Un percorso per tutti, ma non per tutti i giorni Chi si aspetta una semplice pedalata in pianura resterà sorpreso. Il tragitto si snoda tra pinete secolari, argini fluviali, borghi marinari e campi che profumano di salsedine. La varietà dei paesaggi spinge a fermarsi spesso, ad osservare, ad ascoltare: una lentezza che diventa parte integrante del viaggio. Le ciclabili sono ben segnalate, ma ogni percorso costiero porta con sé la sfida del vento. A volte compagno benevolo, altre nemico invisibile, capace di rallentare anche il ciclista più allenato. È proprio questa imprevedibilità a rendere la Via del Mare un percorso adatto a tutti, ma da affrontare con rispetto. Storie di borghi e di marinai Pedalando verso sud si incontrano località che sembrano uscite da un libro illustrato. A Cervia, l’odore dolce delle saline accompagna l’ingresso in città; a Cesenatico il porto leonardesco ricorda che anche la storia si può attraversare su due ruote. Ogni sosta porta con sé un piatto tipico, un dialetto diverso, un racconto di pesca e di vento. La forza della Via del Mare sta proprio qui: la scoperta non è mai soltanto paesaggistica, ma profondamente umana. Il tramonto come arrivo Arrivare a Senigallia nell’ora in cui il cielo esplode in un arancio liquido è un piccolo privilegio che ricompensa ogni sforzo. Le biciclette si appoggiano ai parapetti del lungomare, i cicloturisti si concedono un gelato o una birra fresca. E mentre il sole scivola oltre l’orizzonte, la sensazione è quella di aver chiuso un cerchio: il viaggio lento torna a dimostra Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 giorno, 15 ore fa

    Tra vigneti e castelli: in bici lungo la Südsteirische Weinstraße La Stiria meridionale non è solo terra di vini eccellenti: è anche un paradiso per chi ama pedalare tra colline morbide, strade panoramiche e borghi sospesi nel tempo. La Südsteirische Weinstraße, la Strada del Vino della Stiria, è uno degli itinerari più affascinanti dell’Austria rurale. Un percorso breve ma intenso, ideale per cicloturisti che cercano ritmo lento, panorami da cartolina e qualche sosta di gusto. Il punto di partenza più comodo è Ehrenhausen, raggiungibile in treno da Graz. Da qui si sale gradualmente verso il cuore delle colline vinicole. Le pendenze, talvolta decise, vengono ricompensate da viste che sembrano disegnate con il pennello: filari perfetti, masi in legno, il profilo dei vigneti che scende verso la Slovenia, a pochi chilometri di distanza. Il tratto più suggestivo è quello tra Berghausen e Ratsch an der Weinstraße, dove la strada corre letteralmente sulla cresta delle colline. Qui i ciclisti condividono i tornanti con trattori carichi d’uva e turisti che si spostano tra gli “Buschenschank”, le tipiche taverne locali. Fermarsi è quasi un obbligo: un tagliere di formaggi, pane nero e un calice di Sauvignon o Morillon raccontano più di molte guide. Il percorso si chiude ad anello rientrando verso Ehrenhausen. In totale si percorrono circa 25–35 chilometri, ma con un dislivello significativo che lo rende adatto a cicloturisti allenati o, in alternativa, perfetto per chi sceglie una e-bike. Pedalare nella Stiria meridionale significa entrare in un’Austria diversa, fatta di clima quasi mediterraneo, ospitalità familiare e una campagna gentile. Un viaggio breve ma memorabile, idea Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 giorno, 15 ore fa

    Dalla Zillertal al lago Achensee: pedalando tra montagne e acqua turchese Tra le Alpi del Tirolo c’è un itinerario in grado di riunire il meglio del paesaggio alpino: vallate verdi, masi tradizionali e un lago dal colore così intenso da sembrare caraibico. È il percorso che collega la Zillertal all’Achensee, una delle gemme naturali dell’Austria centrale. La partenza ideale è a Mayrhofen, cittadina vivace circondata da tremila innevati. I primi chilometri scorrono lungo la Zillertal Radweg, una ciclabile perfetta anche per famiglie: fondo impeccabile, traffico assente, paesaggi che si alternano tra prati e piccole fattorie. Il fiume Ziller accompagna il percorso come una guida silenziosa. Raggiunta Strass im Zillertal, inizia la parte più dinamica del viaggio. Una salita progressiva conduce verso Jenbach, dove lo scenario cambia: la valle si apre e le montagne fanno da corridoio naturale verso l’Achensee. È qui che il paesaggio sorprende davvero: il lago appare all’improvviso, con un turchese puro che contrasta con il verde scuro dei boschi. Il giro completo del lago, circa 23 chilometri, è un’esperienza scenografica. La ciclabile costeggia scogliere, piccole spiagge e tratti boscosi, con scorci continui sulle pareti calcaree che si specchiano nell’acqua. Chi vuole può spingersi fino alle baie più tranquille, come quella di Pertisau, dove è facile vedere surfisti e barche a vela sfruttare le correnti del pomeriggio. Il rientro verso Jenbach è semplice e veloce grazie alla ferrovia locale, che accetta senza problemi le biciclette. In totale, l’itinerario supera i 50 chilometri, ma la varietà dei paesaggi lo rende scorrevole e mai monotono. Il percorso Zillertal–Achensee è un viaggio nella natura più autentica del Tirolo, dove il silenzio delle montagne si intreccia con l’acqua cristallina e con l’identità alpina più sincera. Una meta perfetta per chi cerca emozioni forti, ma senz Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 giorni, 16 ore fa

    Le Fiandre in bike: da Gand a Bruges tra canali, mulini e cioccolato Tra i percorsi ciclabili europei più apprezzati, il collegamento tra Gand e Bruges occupa un posto speciale. Non è solo un viaggio in bicicletta: è un’immersione nella scena fiamminga, dove i canali si specchiano come quadri e ogni cittadina sembra uscita da una miniatura medievale. Si parte da Gand, città giovane e vivacissima, con un centro storico che alterna palazzi gotici, tetti a gradoni e mercati popolari. Uscire in bicicletta dal cuore urbano è sorprendentemente semplice: le piste ciclabili fiamminghe, famose per cura e segnaletica, guidano il cicloturista verso la campagna senza soluzione di continuità. Il percorso segue lunghi tratti del canale Ghent–Bruges, un corridoio d’acqua perfettamente rettilineo, fiancheggiato da pioppi e fattorie. Il terreno è completamente pianeggiante, perfetto per famiglie o per chi vuole mantenere una velocità costante. Ogni tanto compare un mulino restaurato o un piccolo ponte levatoio che ricorda la centralità storica di queste vie d’acqua, un tempo cruciali per il commercio dei tessuti. A metà strada vale la pena fermarsi nel villaggio di Aalter, dove piccole caffetterie invitano a un assaggio di cioccolato artigianale o delle celebri “speculoos”, i biscotti speziati tipici della zona. L’arrivo a Bruges, dichiarata Patrimonio UNESCO, è un crescendo di suggestioni: le prime case in mattoni rossi, i canali che si incrociano come nei dipinti di Van Eyck, le barche lente che sfiorano i muri delle case storiche. Entrare in città pedalando significa scoprire Bruges nella sua dimensione più naturale: quella di borgo rinascimentale rimasto sospeso nel tempo. Il percorso totale misura poco più di 45 km e può essere completato in mezza giornata, ma la tentazione di fermarsi spesso per fotografare ponti, papere o angoli nascosti prolunga inevitabilmente i tempi. Ed è giusto così: nel Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 giorni, 16 ore fa

    La Mosa in bicicletta: tra valloni, castelli e birrifici Pedalare lungo la Mosa, nel cuore della Vallonia, è un’esperienza che unisce paesaggio, storia e gusto in un’unica, lunga boccata d’aria fresca. Il percorso EuroVelo 19 che attraversa il Belgio segue fedelmente il fiume, regalando scorci continui di scogliere calcaree, cittadine medievali e antichi bastioni che sembrano spuntare direttamente dall’acqua. Un itinerario che non presenta difficoltà tecniche particolari e che si presta sia a chi ama il ritmo lento sia ai cicloturisti più allenati. L’avventura può iniziare a Dinant, la “perla della Mosa”, dominata dalla sua imponente cittadella. Dopo pochi chilometri si entra nel vivo del paesaggio vallone: il fiume scorre placido tra alte pareti rocciose, punteggiate di piccole grotte e vegetazione. La pista ciclabile, quasi sempre separata dal traffico, permette di pedalare in assoluta tranquillità. Lungo la strada, le soste non mancano: dalle birre trappiste di Maredsous alle botteghe di artigiani del rame che raccontano tradizioni secolari. Anche gli amanti dell’architettura trovano la loro meta: castelli come Freÿr costeggiano il tragitto con giardini geometrici che ricordano Versailles in miniatura. Il tratto più suggestivo arriva poco prima di raggiungere Namur, capitale della Vallonia. La città, abbracciata dalla confluenza tra Sambre e Mosa, si presenta con un mix perfetto di calma provinciale e vitalità culturale. La ciclabile entra nel centro storico, tra caffè eleganti e case borghesi, prima di salire per chi ha ancora energie verso la celebre Cittadella, uno dei punti panoramici più spettacolari del Paese. Un percorso ideale per una due giorni, ma che può trasformarsi facilmente in una gita giornaliera. La Mosa è un fiume che non corre: accompa Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 13 ore fa

    Pedalare tra borghi e vigneti: il nuovo trend delle micro-avventure in bicicletta Le chiamano “micro-avventure”: brevi viaggi di uno o due giorni, spesso pianificati all’ultimo minuto, con l’obiettivo di staccare la spina e vivere un’esperienza intensa senza allontanarsi troppo da casa. Un fenomeno che sta conquistando i cicloturisti italiani, complice la riscoperta dei territori rurali e dei borghi storici. Da Nord a Sud, sono sempre di più le mete ideali per questo tipo di esperienza. Le colline toscane, con i loro itinerari gravel tra vigneti e strade bianche, attraggono gruppi di amici e coppie in cerca di un weekend fuori porta. In Piemonte, le Langhe offrono percorsi panoramici che alternano cantine, castelli e piccoli saliscendi impegnativi al punto giusto. Al Sud, il Salento e la Basilicata stanno emergendo come destinazioni perfette per chi vuole combinare pedalate, mare e cultura. La formula vincente delle micro-avventure è la semplicità: bastano una bici, una borsa da bikepacking e un alloggio prenotato, spesso un B&B a conduzione familiare. I cicloturisti scelgono la lentezza, fermandosi nei piccoli bar di paese, acquistando prodotti locali e godendosi paesaggi che a volte sfuggono al turismo più frettoloso. Gli esperti di settore sottolineano come questa tendenza stia favorendo la crescita economica delle aree interne, normalmente meno visitate. E le comunità locali rispondono con entusiasmo: mappe dedicate, punti acqua, ciclo-officine e servizi pensati ad hoc. Le micro-avventure rappresentano non solo una nuova forma di vacanza, ma un modo per riconnettersi al territorio e riscoprire valori come autenticità e convivialità. E per molti cicloturis Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 13 ore fa

    La rinascita delle ciclovie italiane: perché il 2026 sarà l’anno d’oro del cicloturismo Negli ultimi anni il cicloturismo è passato da nicchia per appassionati a vero fenomeno nazionale. Ma il 2026 potrebbe segnare una svolta storica: tra nuovi investimenti pubblici, reti ciclabili sempre più connesse e un crescente interesse per viaggi lenti e sostenibili, l’Italia si prepara a diventare una delle destinazioni cicloturistiche più ambite d’Europa. Secondo i dati delle regioni, la spinta arriva soprattutto dai grandi progetti infrastrutturali. La Ciclovia del Sole, ad esempio, continua a estendersi verso nord e sud, collegando città e borghi con percorsi protetti e ben segnalati. Parallelamente, la Ciclovia Adriatica vive una stagione di rilancio grazie a una maggiore integrazione tra treni regionali e servizi bici, mentre il Sentiero Vento lungo il Po, nonostante ritardi, sta attirando un numero sempre crescente di ciclisti grazie alla sua natura pianeggiante e ai paesaggi fluviali. Ma il vero cambiamento è culturale. Hotel e agriturismi stanno investendo in servizi bike-friendly, dalle officine interne alle colazioni energetiche, fino ai trasporti dedicati. Le amministrazioni locali organizzano festival, pedalate collettive e campagne di sensibilizzazione, trasformando le ciclovie in veri corridoi turistici. Per gli operatori del settore, il messaggio è chiaro: il cicloturismo non è più un’alternativa economica, ma un segmento strategico. E per chi ama viaggiare in bici, il 2026 promette un’I Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 17 ore fa

    Pedalare Lontano: il nuovo volto del cicloturismo italiano Negli ultimi anni il cicloturismo è passato da nicchia per appassionati a fenomeno in rapida crescita, capace di intercettare viaggiatori in cerca di lentezza, natura e sostenibilità. Le statistiche parlano chiaro: le presenze sulle ciclovie italiane sono aumentate, così come l’offerta di servizi dedicati, dai bike hotel alle officine “on the road”. Ma più dei numeri, è l’esperienza diretta dei pedalatori a raccontare la trasformazione del viaggio sulle due ruote. Una delle ragioni del successo è la possibilità di “staccare” davvero. Le ciclovie come la Verona–Firenze, la Via Silente nel Cilento o la Ciclovia dei Parchi della Calabria mostrano una dimensione del Paese spesso invisibile da auto e treni: borghi silenziosi, strade secondarie, artigiani nascosti dietro porte che si aprono solo a chi arriva senza fretta. Pedalare significa avere il tempo di osservare e, soprattutto, di incontro. Le mete lungo le grandi vie ciclabili stanno imparando a dialogare con questo nuovo turismo. Agriturismi che offrono colazioni energetiche, osti che ricaricano le e-bike, piccoli musei pronti ad aprire fuori orario per accogliere un gruppo di ciclisti: la micro-economia locale sta scoprendo che il viaggiatore lento non porta solo curiosità, ma anche risorse e attenzione ai territori. Il cicloturismo porta con sé anche una nuova idea di avventura. Non si parla più soltanto di imprese estreme o di lunghi viaggi intercontinentali: la vera sfida è spesso trovare la propria andatura, imparare a gestire il peso delle borse, affrontare una salita che sembrava impossibile. Ogni itinerario porta con sé un piccolo rito di passaggio. E, al termine, la consapevolezza che il viaggio non è stato solo geografico, ma personale. Le prospettive per i prossimi anni sono ottimistiche. Molte regioni stanno investendo in segnaletica, manutenzione e infrastrutture dedicate, dalla diffusione delle rastrelliere sicure all’ampliamento delle stazioni ferroviarie “bike-friendly”. Se la crescita proseguirà, l’Italia potrà diventare una delle principali destinazioni cicloturistiche del continente, valorizzando contemporaneamente paesaggi e comunità. Nel frattempo, la strada è lì: a volte perfettamente asfaltata, altre sterrata e un po’ polverosa. Ma è proprio questa varietà a rendere il cicloturismo un viaggio autentico. Uno di quelli che, una v Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 16 ore fa

    Cicloturismo: i consigli pratici per affrontare la strada con leggerezza (e qualche certezza) Negli ultimi anni sempre più persone scelgono la bicicletta come compagna di viaggio. Non solo per l’idea romantica della libertà a pedali, ma anche perché il cicloturismo è un modo sostenibile, economico e sorprendentemente accessibile per scoprire territori nuovi. Tuttavia, partire senza una minima preparazione può trasformare la pedalata dei sogni in una collezione di imprevisti. Ecco dunque alcuni consigli pratici, raccolti tra i viaggiatori più esperti, per affrontare il viaggio con maggiore sicurezza. 1. Preparare la bici prima di partire La regola d’oro è semplice: una bici ben regolata salva tempo, energie e spesso anche l’umore. Prima di partire, controlla l’usura della catena, lo stato dei freni e la pressione delle gomme. Una revisione in officina può essere un piccolo investimento che evita guai in piena campagna. Da non dimenticare un kit per le piccole riparazioni: leve smontacopertoni, camera d’aria di scorta e una mini-pompa sono il minimo sindacale. 2. Viaggiare leggeri è un’arte Ogni cicloturista lo impara sulla propria pelle: la vera differenza non la fa la potenza delle gambe, ma il peso delle borse. Riduci il superfluo e punta su capi tecnici che si asciugano in fretta. Meglio un cambio in meno che un chilo in più. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra autonomia e comfort: abbastanza attrezzatura per non restare scoperti, ma non tanta da rallentare ogni salita. 3. Pianificare… ma non troppo Le mappe digitali e le app dedicate sono utilissime, ma il bello del cicloturismo è lasciare spazio all’imprevisto. Programma le tappe principali, segnati i punti acqua e i tratti più impegnativi, ma mantieni una certa flessibilità. A volte la deviazione meno calcolata può rivelare un borgo da cartolina o un incontro inaspettato. 4. Alimentazione: la benzina del cicloturista Pedalare per ore richiede una buona strategia energetica. Colazioni ricche di carboidrati, spuntini frequenti e idratazione costante aiutano a mantenere ritmo e lucidità. Portare sempre con sé barrette, frutta secca o panini semplici evita i cali di energia nei momenti meno opportuni. 5. Sicurezza prima di tutto Giubbotto catarifrangente, luci funzionanti e casco sono alleati indispensabili. Se si viaggia all’estero o in zone poco abitate, condividere la traccia del percorso con qualcuno a casa è una buona abitudine. Non si tratta di allarmismo, ma di prudenza consapevole. 6. La testa fa più strada delle gambe Infine, il consiglio che accomuna ogni cicloturista navigato: non avere fretta. Il ritmo del viaggio lo detta la strada, non il cronometro. Accettare i momenti di fatica, imparare a gestire il vento contrario e sapersi fermare quando serve fanno parte dell’esperienza. Il cicloturismo non è Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 6 giorni, 16 ore fa

    Tra borghi e pedali: da Orvieto a Civita di Bagnoregio, un viaggio in bici dove il tempo rallenta C’è un momento, lungo ogni viaggio in bicicletta, in cui il rumore del traffico svanisce e resta solo il fruscio delle ruote sull’asfalto. Per molti cicloturisti coincide con l’inizio del viaggio vero. È successo anche a me lasciando Orvieto, ancora assopita sotto l’ombra del suo Duomo, in una mattina d’estate. La città, arroccata sul tufo, si allontanava lentamente mentre la strada iniziava a scendere tra vigneti e poderi. Pedalare in queste zone significa entrare in un ritmo diverso, più vicino a quello della campagna umbra che a quello dei motori. Ogni chilometro offre un dettaglio che a bordo di un’auto passerebbe inosservato: il profumo del pane appena sfornato che esce da una panetteria di paese, le chiacchiere lente degli anziani sotto un portico, il vento che accarezza i campi di grano. Il tratto più affascinante è stato un’antica strada bianca che collega piccoli borghi rurali. Qui il paesaggio è protagonista assoluto: colline morbide, casali isolati e una luce che cambia di continuo. Ogni curva sembra aprire una scena nuova, quasi fosse un film girato dal vivo. In questo contesto la bicicletta diventa un mezzo di lettura del territorio: permette soste improvvise, deviazioni non previste, incontri casuali. Come quello con un agricoltore che, vedendomi passare, ha offerto un bicchiere d’acqua fresca e qualche indicazione sulla strada: “La salita prima del colle è tosta, ma poi scendi verso un altro mondo”, ha detto. Aveva ragione. Dopo l’ultimo strappo, il panorama si è aperto sulla Valle dei Calanchi, con la sagoma sospesa di Civita di Bagnoregio, la “città che muore”, meta del mio viaggio. Il ponte pedonale che porta al borgo sembrava fluttuare nel vuoto, e avvicinarsi lentamente in bici ha reso l’arrivo quasi solenne. È qui che capisci cosa rende speciale il cicloturismo: la conquista dolce. Non c’è la frenesia della prestazione sportiva né la superficialità del turismo veloce. C’è invece una forma di viaggio che riconnette al territorio, alla sua storia, ai suoi ritmi. Il paesaggio intorno a Civita sembrava raccontare secoli di vita contadina, e il pensiero è andato a quanto sarebbe rimasto invisibile senza la scelta di pedalare. Da Orvieto a Civita di Bagnoregio, ogni strada è diventata una piccola cronaca, ogni incontro una nota di viaggio. È questo il fascino del cicloturismo: trasformare il percorso in un racco Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana fa

    Il corpo in sella: come la postura può trasformare il tuo viaggio in bici Chi ha percorso anche solo cento chilometri in sella lo sa: il corpo racconta ogni vibrazione della strada. Nel cicloturismo, dove le giornate si misurano in ore e non in chilometri, la differenza tra un viaggio indimenticabile e una tortura a pedali spesso si gioca su un dettaglio invisibile la postura. La biomeccanica non è solo per i professionisti Molti viaggiatori credono che la “biomeccanica” sia una parola da corridori o triatleti. In realtà, è l’arte di adattare la bici al corpo, non il contrario.Una corretta posizione in sella permette di distribuire i carichi, migliorare l’efficienza e prevenire dolori a schiena, collo, ginocchia e mani le zone più sollecitate nei lunghi viaggi. Il primo passo è conoscere se stessi: altezza del cavallo, flessibilità, lunghezza delle braccia e persino la mobilità delle anche influenzano il modo in cui si pedala. Due ciclisti alti uguali possono avere esigenze molto diverse. Da qui l’importanza di un bike fitting, un’analisi posturale che regola altezza sella, arretramento, lunghezza dell’attacco manubrio e inclinazione delle leve freno. Sella e manubrio: un equilibrio dinamico Nel cicloturismo, la posizione deve privilegiare il comfort senza sacrificare troppo l’efficienza.Una sella troppo alta costringe il bacino a oscillare, affaticando le ginocchia; una sella troppo bassa riduce la potenza e aumenta il rischio di infiammazioni ai tendini.La distanza manubrio-sella è altrettanto cruciale: se è eccessiva, il ciclista carica troppo peso sui polsi; se troppo corta, il busto si chiude e la respirazione si fa più difficile. Molti viaggiatori trovano la giusta via di mezzo regolando l’altezza del manubrio leggermente sopra la linea della sella. È una soluzione che apre il torace, riduce la tensione sulle spalle e permette di variare posizione durante la giornata. Pedalare con il corpo, non contro di esso La biomeccanica del movimento non riguarda solo la posizione, ma anche il modo in cui si pedala.Un colpo di pedale rotondo, fluido, con spinta e richiamo, aiuta a distribuire lo sforzo tra quadricipiti, glutei e polpacci. I pedali automatici o le gabbiette, se usati correttamente, permettono proprio questo: lavorare su tutto l’arco del movimento, non solo “spingere”.Durante lunghi viaggi, alternare la cadenza di pedalata (tra 80 e 90 rpm per molti cicloturisti) aiuta a evitare sovraccarichi muscolari. Il corpo si adatta, ma solo se lo si ascolta: piccoli fastidi sono spesso segnali precoci di un assetto da rivedere. Il comfort è la vera performance Non c’è record da inseguire nel cicloturismo, ma la comodità è una forma di performance: ti permette di pedalare più a lungo, con meno sforzo, e soprattutto di goderti il paesaggio. LPiccole modifiche una sella ergonomica, manopole anatomiche, un reggisella ammortizzato possono cambiare radicalmente la percezione del viaggio. Ascoltare il corpo, ogni giorno La biomeccanica non è un assetto fisso, ma un equilibrio in evoluzione. Durante un viaggio di più settimane, il corpo cambia: i muscoli si adattano, la flessibilità migliora o peggiora, e ciò che era comodo all’inizio può non esserlo più dopo mille chilometri.Per questo è utile ricontrollare periodicamente la posizione: basta u Continua a leggere

  • Redazione ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa

    Pedalando sulla Via Vandelli: la scoperta delle mummie di Roccapelago con Paolo BoschiniAlla scoperta del Museo delle Mummie e delle Chiesa di Roccapelago Tra storia, fede e vita di montagna lungo la Via Vandelli Roccapelago, piccolo borgo montano incastonato tra Emilia e Toscana lungo la storica Via Vandelli, custodisce testimonianze affascinanti che raccontano secoli di vita, spiritualità e cultura. A guidarci in questo viaggio nel tempo è Paolo Boschini, parroco di Roccapelago e di altre cinque comunità della zona, oltre che docente di filosofia all’Università di Bologna. Paolo Boschini: una guida rara, un uomo di montagna, un ciclista Raccontare Roccapelago senza raccontare Paolo Boschini sarebbe impossibile.La sua calma profonda, la sua gentilezza e quella saggezza semplice che solo le persone autentiche sanno trasmettere, accompagnano chi lo incontra in un viaggio unico. Paolo non è solo un parroco e un docente universitario: è anche un ciclista, abituato a vivere e attraversare questi luoghi con il ritmo lento della pedalata e del cammino. Ed è proprio questo che rende speciale pubblicare questa storia su un blog come Cicloturismo: raggiungere Roccapelago a piedi o in bicicletta amplia lo sguardo, libera la mente e permette di entrare in sintonia con il territorio.Incontrare un uomo così — un parroco, un professore, un viaggiatore della montagna — è una fortuna rara che arricchisce l’esperienza e lascia un segno profondo. La Chiesa dedicata alla Conversione di San Paolo: un luogo dove la storia affiora dal sottosuolo La chiesa parrocchiale, risalente alla metà del Cinquecento, fu edificata sui resti dell’antico castello di Omolo di Montegarullo. Durante recenti lavori di ristrutturazione è emersa una scoperta eccezionale: circa 400 corpi di abitanti del paese, sepolti sotto il pavimento tra il 1580 e il 1780. Alcuni di questi corpi, per un raro processo di naturale essiccazione, si sono conservati nel tempo diventando ciò che comunemente — ma impropriamente — si definisce “mummie”. Attraverso approfondite analisi, questi resti hanno raccontato molto: abitudini quotidiane, usi e costumi della popolazione montana, alimentazione e salute, condizioni di vita tra Cinquecento e Settecento. Un patrimonio inestimabile, oggi custodito e valorizzato nel Museo delle Mummie di Roccapelago. Il Museo delle Mummie: un viaggio nella vita della montagna tra 1500 e 1800 Il museo è facilmente raggiungibile in auto, ma ancor più suggestivo è arrivarci a piedi o in bicicletta, seguendo i sentieri che attraversano i boschi dell’Appennino. Un percorso che unisce natura, storia e cultura. Il parroco invita i visitatori a scoprire di persona le rivelazioni più sorprendenti emerse dagli studi sui corpi ritrovati.“Preferisco non anticipare troppo — afferma Boschini — perché vale davv Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa

    La Via Silente: il Cilento in bicicletta tra mare, borghi e silenzi Tra montagne, ulivi e coste dimenticate, un itinerario che è un viaggio nel tempo.Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, tra le vette del Monte Cervati e le acque cristalline di Marina di Camerota, si snoda uno degli itinerari più affascinanti d’Italia: La Via Silente. Un percorso ad anello di circa 600 chilometri, suddiviso in 15 tappe, che invita i cicloturisti a scoprire un territorio autentico, dove il tempo sembra essersi fermato. L’avventura parte da Castelnuovo Cilento, piccolo borgo arroccato con vista sul mare, e si sviluppa su strade secondarie, attraversando paesi come Rofrano, Laurino, Piaggine e Sanza. Lungo la strada, i panorami cambiano continuamente: dalle gole del Calore ai boschi di castagni, dalle rovine di Velia ai profumi della macchia mediterranea. Ma ciò che rende unica la Via Silente non è solo la bellezza del paesaggio: è il ritmo lento del viaggio, il contatto diretto con le persone, la possibilità di dormire in piccoli agriturismi e rifugi, spesso gestiti da famiglie che vivono ancora dei frutti della terra.Un progetto nato dal basso, grazie all’intuizione di due cicliste cilentane che hanno tracciato il percorso per valorizzare un territorio dimenticato. Oggi la Via Silente è un modello di cicloturismo sostenibile: accoglienza diffusa, segnaletica chiara, servizi per i biker e, soprattutto, una filosofia che mette al centro il silenzio, la lentezza e l’autenticità.Un’esperienza che insegna che, a vo Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa

    Bikepacking: la nuova frontiera del viaggio leggero Come il minimalismo in sella sta rivoluzionando il modo di esplorare il mondo.Zaino, tenda, e una bici gravel: bastano pochi oggetti per sentirsi liberi. Negli ultimi anni il bikepacking è diventato molto più di una moda: è una filosofia di viaggio che unisce l’avventura del cicloturismo alla libertà del campeggio leggero. Dalle Alpi alle steppe della Mongolia, sempre più viaggiatori scelgono di abbandonare le borse laterali e le rotte battute per pedalare verso l’ignoto. L’idea è semplice: caricare tutto il necessari: tenda, sacco a pelo, cibo e attrezzi direttamente sulla bici, con borse compatte fissate al telaio. Il risultato è un mezzo agile, pronto ad affrontare sterrati, sentieri e lunghi dislivelli. Non servono strutture turistiche o tappe obbligate: ci si ferma dove finisce la luce o dove inizia il silenzio. Il boom del bikepacking ha cambiato anche l’industria del ciclismo: oggi esistono telai specifici, borse ultraleggere, e una nuova generazione di biciclette “gravel” pensate per muoversi tra asfalto e sentieri.Ma più della tecnologia, ciò che affascina è l’esperienza: dormire sotto le stelle, accendere un fornellino all’alba e rimettersi in marcia verso un orizzonte che cambia ogni giorno. Il bikepacking è, in fondo, un ritorno alle origini del viaggio: nessuna fretta, nessuna meta prestabilita, solo la voglia di scoprire il mondo un chilometro alla volta.Una rivoluzione silenziosa che Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa

    Il Camino de Santiago in bici: la via della fede, ma anche della fatica Il Camino de Santiago, uno dei percorsi più antichi e carichi di simbolismo d’Europa, oggi accoglie ogni anno migliaia di ciclisti provenienti da tutto il mondo. Ognuno con la propria “credencial” da timbrare e una storia da portare a termine sui pedali. La rotta più seguita è il Camino Francés, circa 750 chilometri da Saint-Jean-Pied-de-Port (ai piedi dei Pirenei) fino alla Cattedrale di Santiago. Le prime salite sono severe, ma la ricompensa arriva presto: Navarra, La Rioja, Castilla y León, Galizia un mosaico di paesaggi che mutano insieme ai chilometri e alle stagioni. Lungo la via, i pellegrini-ciclisti condividono gli stessi ostelli e le stesse abitudini dei camminatori: pasti semplici, incontri fugaci, il suono delle campane all’alba. Ma anche la stessa spiritualità, che si misura nel silenzio delle lunghe tappe o nel vento che soffia sulle mesetas. La segnaletica con la conchiglia gialla guida senza incertezze. In molte regioni sono presenti varianti su asfalto per chi viaggia con bici da turismo o gravel. La logistica è solida: officine, alloggi bike-friendly, punti di ristoro ogni pochi chilometri. E poi c’è l’arrivo a Plaza del Obradoiro, dove ogni ciclista posa la bici e alza lo sguardo sulla maest Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa

    La Vía Verde de Ojos Negros: la Spagna nascosta pedalando dal cuore all’oceano di luce La Spagna che non ti aspetti si scopre lungo un vecchio tracciato ferroviario trasformato in uno dei più suggestivi percorsi cicloturistici del paese. La Vía Verde de Ojos Negros, 167 chilometri di pedalate tra Aragona e Comunità Valenciana, unisce il silenzio delle montagne di Teruel al profumo d’arancio delle coste di Sagunto. Un tempo rotaie e carbone, oggi ghiaia compatta e panorami sconfinati: la via segue il tracciato dell’antica ferrovia mineraria che collegava le miniere di Ojos Negros con il porto mediterraneo. È la più lunga “via verde” di Spagna, un progetto di recupero che racconta una storia di rinascita rurale e di turismo sostenibile. Il percorso alterna lunghi tratti immersi in pinete, viadotti sospesi su canyon e gallerie fresche che invitano a rallentare. Si attraversano piccoli paesi quasi immutati nel tempo come Sarrion o Jérica dove il ciclista trova ostelli, fontane e il ritmo lento della Spagna dell’interno. La segnaletica è chiara, l’altimetria accessibile: perfetta anche per chi viaggia con borse e alforjas. Arrivare al mare, dopo giorni di vento e silenzio, è come attraversare un confine invisibile. Le prime palme di Sagunto segnano la fine di una rotta che non è solo geografica, ma anche emotiva. In un’epoca di velocità e connessioni istantanee, la Vía Verde de Ojos Negros ricorda che il viaggio è Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa

    Cicloturismo in Italia: le 5 ciclovie da non perdere nel 2025 Il cicloturismo è in pieno boom: secondo le ultime stime di Enit, il turismo in bici genera ogni anno miliardi di euro e continua a crescere. Complice la voglia di viaggi sostenibili e il ritorno alla natura, l’Italia si sta trasformando in una destinazione d’eccellenza per chi ama pedalare. Ecco cinque ciclovie da mettere in agenda per il 2025. 1️⃣ Ciclovia del Garda – Lombardia, Trentino e Veneto Un anello panoramico attorno al lago più grande d’Italia, con passerelle sospese sull’acqua e scorci mozzafiato. Il tratto Limone–Riva del Garda è già diventato iconico, ma il progetto completo promette un’esperienza unica per tutti i livelli. 2️⃣ Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese – Da Caposele a Santa Maria di Leuca Una delle ciclovie più suggestive del Sud: 500 km lungo il tracciato del grande acquedotto, tra borghi bianchi, uliveti e mare cristallino. Ideale per chi cerca un viaggio lento e autentico. 3️⃣ Ciclovia del Sole – Da Verona a Bologna (e oltre) Parte del grande corridoio europeo EuroVelo 7, collega il Brennero a Firenze attraversando pianure, città d’arte e argini fluviali. Una ciclovia perfetta per chi ama i percorsi pianeggianti e ben segnalati. 4️⃣ Ciclovia dei Parchi della Calabria – Dal Pollino all’Aspromonte Premiata nel 2021 come “miglior itinerario green d’Italia”, è un viaggio di oltre 500 km attraverso foreste, borghi e montagne. Consigliata ai più allenati, ma ripagata da panorami indimenticabili. 5️⃣ Ciclovia della Sardegna – Tra mare, nuraghi e profumo di macchia Un percorso che unisce costa e interno, spiagge e storia. Perfetta in primavera o au Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa

    Gravel Revolution: come la bici da sterrato ha cambiato il modo di viaggiare Negli ultimi anni, il mondo del cicloturismo è stato attraversato da una vera e propria rivoluzione a due ruote: quella del gravel. Nata negli Stati Uniti e ormai esplosa anche in Europa, la bici gravel ha conquistato appassionati e curiosi grazie alla sua versatilità. Ma cosa rende questa disciplina così affascinante? La libertà del “gravel spirit” A metà strada tra la bici da corsa e la mountain bike, la gravel permette di pedalare ovunque: su asfalto, sentieri, sterrati, mulattiere. È la compagna ideale per chi non vuole farsi limitare dal tipo di terreno e desidera vivere l’esperienza del viaggio con un ritmo più autentico. “Con la gravel non sei mai fuori strada, sei semplicemente nel posto giusto”, dice Marco, cicloturista e organizzatore di bike adventure in Toscana. “Ti permette di esplorare, non solo di spostarti.” Itinerari che uniscono sport e scoperta Dalla Via Francigena ai colli emiliani, dai percorsi del Delta del Po alle sterrate della Val d’Orcia, l’Italia offre un patrimonio infinito per chi ama il gravel. Oggi molte regioni hanno iniziato a segnalare percorsi misti e a promuovere eventi dedicati, come il Nova Eroica o il Gravel Gourmet. Un nuovo modo di viaggiare Più che una moda, il gravel rappresenta un nuovo approccio al turismo su due ruote: sostenibile, lento e legato al territorio. L’equipaggiamento leggero, le borse compatte e la possibilità di dormire in a Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa

    Bellaria, notte di inseguimenti e biciclette rubate: due giovani nei guai È stata una notte tutt’altro che tranquilla quella appena trascorsa a Bellaria, dove due ragazzi di origine tunisina, di 19 e 23 anni, sono stati fermati dai carabinieri con tre biciclette elettriche di ultima generazione risultate rubate. Tutto è cominciato poco dopo le due del mattino, durante un normale pattugliamento notturno della stazione locale. I militari hanno notato i due che si muovevano con fare sospetto lungo una via semi-deserta, spingendo a fatica tre e-bike dal valore complessivo di oltre quattromila euro. Un dettaglio che, a quell’ora, non poteva certo passare inosservato. Il controllo è scattato in pochi istanti. Alla richiesta dei documenti, i giovani non sono riusciti a fornire alcuna carta in regola per il soggiorno in Italia. Ma il vero colpo di scena è arrivato poco dopo: all’interno di uno zaino, i carabinieri hanno trovato un piccolo arsenale da scasso — chiavi alterate, grimaldelli e altri attrezzi utili a forzare catene e serrature. Le verifiche hanno confermato i sospetti: le biciclette erano state rubate poco prima in una via del centro. Le e-bike sono state immediatamente recuperate e restituite ai legittimi proprietari, mentre gli strumenti utilizzati per il furto sono stati posti sotto sequestro. Per i due ragazzi è scattata la denuncia a piede libero con diverse accuse: ricettazione, possesso ingiustificato di chiavi alterate e grimaldelli, oltre alla violazione delle norme sull’immigrazione. Grazie al pronto intervento dei carabinieri, la nottata di Bellaria si è chiusa senza ulteriori danni, ma con l’ennesimo episodio che conferma quanto la vigilanza notturn Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa

    Il nuovo rinascimento del cicloturismo in Italia Negli ultimi anni, il cicloturismo sta vivendo una crescita che pochi avrebbero previsto. Secondo l’ultimo rapporto Isnart–Unioncamere, oltre 33 milioni di presenze turistiche nel nostro Paese sono legate alla bicicletta. È un segnale chiaro: la bici non è più solo sport, ma una vera forma di turismo esperienziale e sostenibile. Un Paese da scoprire a pedali Dalle Dolomiti alla Sicilia, l’Italia si sta riscoprendo ciclabile. Le grandi dorsali come la Ciclovia del Sole, l’Adriatica o la VenTo lungo il Po stanno unendo territori e comunità, offrendo itinerari di centinaia di chilometri che attraversano borghi, campagne e aree naturali protette. Non serve essere atleti: sempre più viaggiatori scelgono e-bike e percorsi facili, trasformando il cicloturismo in un’esperienza inclusiva, adatta a famiglie e neofiti. Economia locale e sostenibilità Ogni cicloturista spende mediamente più di un turista tradizionale, secondo i dati ENIT. Non solo per l’alloggio, ma per il cibo locale, i piccoli artigiani e i servizi sul territorio. È un turismo che lascia un impatto economico positivo e leggero sull’ambiente, senza traffico né rumore. La sfida delle infrastrutture Restano però le criticità: la discontinuità delle piste ciclabili, la segnaletica spesso carente e la mancanza di strutture “bike friendly” in alcune aree. Tuttavia, molte regioni stanno investendo in reti integrate e servizi dedicati, come il trasporto bici sui treni o le ciclovie interregionali. Un turismo che cambia prospettiva Il cicloturismo non è solo un modo diverso di viaggiare: è un modo diverso di guardare il territorio. Significa fermarsi nei luoghi minori, ascoltare le storie di chi li abita e riscoprire il valore del tempo. In un’Italia che vuole essere più sostenibile e autentic Continua a leggere

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