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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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by Matteo

Pedalando sulle vette: avventura cicloturistica nelle Alpi Piemontesi

05/06/2025 in Viaggi

Non c’è suono più autentico, quando si affronta la montagna in bicicletta, del respiro che si fa corto e del ticchettio regolare della catena sotto sforzo. E nelle Alpi Piemontesi, questi suoni si fondono con il silenzio maestoso delle valli, l’eco dei torrenti e il profumo dei boschi di larici e abeti. È qui che ho deciso di vivere la mia ultima avventura cicloturistica: cinque giorni, due borse da bikepacking e tanta voglia di salire in alto.

Tappa 1: Da Cuneo al Colle della Maddalena – Il battesimo della salita

Si parte da Cuneo, città elegante e vivace, alle prime luci dell’alba. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere il Colle della Maddalena, uno dei valichi alpini più iconici al confine con la Francia. La strada si arrampica decisa lungo la Valle Stura, punteggiata da piccoli borghi come Demonte e Vinadio. Le gambe protestano già, ma lo spirito è alto: la fatica qui ha un sapore diverso, quello dell’impresa.

Tappa 2: Colle Fauniera – Nella terra dei giganti del ciclismo

Il secondo giorno è una sfida epica: il Colle Fauniera. Noto anche come Colle dei Morti, è una salita mitica per ogni appassionato. Si sale oltre i 2.400 metri, immersi in un paesaggio lunare. Qui, una statua di Marco Pantani veglia sul passo, testimone di imprese eroiche. Pedalare su queste strade è un atto di rispetto verso chi ha scritto pagine di storia del ciclismo.

Tappa 3: Discesa nella Val Maira – Dove il tempo si è fermato

Dopo le grandi fatiche, la ricompensa arriva sotto forma di discesa. La Val Maira è un angolo remoto e selvaggio, dove il turismo di massa non è ancora arrivato. Le strade strette si snodano tra boschi e borghi in pietra come Elva e Stroppo. Una sosta in agriturismo diventa occasione per assaporare la cucina locale: polenta, tome d’alpeggio e un bicchiere di nebbiolo.

Tappa 4: Da Sampeyre al Colle dell’Agnello – Il soffio del vento in alta quota

Il Colle dell’Agnello è una di quelle salite che mettono alla prova corpo e mente. I suoi tornanti sembrano non finire mai, ma ogni curva regala scorci da cartolina. Salendo, il paesaggio cambia: dai prati fioriti si passa alla roccia nuda. In cima, a 2.744 metri, il confine con la Francia e una vista che toglie il fiato. È qui che il ciclista diventa alpinista.

Tappa 5: Ritorno dolce attraverso la Valle Varaita

L’ultimo giorno è discesa e contemplazione. La Valle Varaita accoglie con il suo ritmo lento, i suoi mercatini di paese e le fontane d’acqua fresca. La strada porta verso Saluzzo, perla medievale e punto d’arrivo simbolico. Si chiude il cerchio con la sensazione di aver attraversato non solo territori, ma epoche, culture e, soprattutto, se stessi.

Le Alpi Piemontesi non sono solo montagne: sono un teatro naturale dove il cicloturismo trova la sua espressione più autentica. Ogni valle è diversa, ogni salita racconta una storia. E ogni pedalata diventa un modo per rallentare, osservare, scoprire. Un viaggio in bici qui non è una semplice vacanza: è un ritorno all’essenziale.Per chi cerca un’avventura vera, lontana dai soliti itinerari, questa è la strada. O meglio: la salita.

by Matteo

Pedalando nella storia: in bici tra i borghi segreti di San Pellegrino

04/06/2025 in Viaggi

San Pellegrino, noto ai più per le sue celebri acque minerali e lo storico stabilimento termale in stile liberty, custodisce un’anima ancora più autentica: quella dei suoi borghi. Piccoli nuclei incastonati tra le pieghe delle Prealpi Orobie, dove il tempo sembra rallentare e il silenzio ha il suono dei passi sulle mulattiere e del respiro tra i tornanti. È qui che il cicloturismo incontra la narrazione del paesaggio. Un viaggio in bicicletta che non è solo sport, ma immersione culturale e sensoriale.

L’itinerario: curve dolci, strappi decisi e scorci senza tempo

Partendo dal cuore di San Pellegrino Terme, il percorso si snoda verso le frazioni collinari, su strade secondarie e sentieri ciclabili che si inerpicano tra castagneti, antichi ponti e case in pietra. Dopo un primo tratto in falsopiano lungo il Brembo, il tragitto inizia a salire verso il borgo di Santa Croce: una terrazza naturale affacciata sulla valle, dove la pietra grigia delle case si fonde con il verde circostante.

Da qui si prosegue verso Santa Giovanni Bianco, e poi su fino a Cornalita e Frasnadello. Ogni frazione custodisce la sua storia: lavatoi, chiesette romaniche, vecchi forni e testimonianze di una civiltà contadina ancora viva nella memoria dei residenti. La fatica si dimentica presto, compensata dalla bellezza dei luoghi e dalla gentilezza di chi si incontra lungo la strada, pronto a offrire un sorriso o una borraccia d’acqua fresca.

Natura e identità: il valore lento della scoperta

Pedalare tra questi borghi significa anche attraversare una biodiversità ricchissima. I profumi cambiano con la stagione: ginestre in fiore a primavera, castagne a ottobre, nebbie leggere che d’estate si diradano al sorgere del sole. Gli amanti della bici trovano qui una dimensione ideale per il “pedalare lento”: niente traffico, tanta autenticità e dislivelli mai eccessivi, adatti sia a gravel bike che a e-bike.

Lontano dai riflettori del turismo di massa, questi borghi sono il volto meno conosciuto ma più sincero della Val Brembana. Un invito a rallentare, a fermarsi per una foto, per un pezzo di formaggio locale, per ascoltare un anziano raccontare la sua infanzia sotto un portico di pietra.

Una proposta per ogni stagione

La bellezza di questo itinerario è che si adatta a ogni periodo dell’anno. In primavera la natura esplode di colori, in estate si pedala all’ombra dei boschi, in autunno il paesaggio si tinge d’oro e di rosso. Anche l’inverno ha il suo fascino, con itinerari brevi ma suggestivi, tra neve leggera e silenzi ovattati. E ogni stagione porta con sé sagre, prodotti tipici e occasioni per vivere la montagna in modo autentico.

Conclusione: un viaggio da raccontare (e rifare)

Chi cerca nel cicloturismo più di una prestazione sportiva trova nei borghi di San Pellegrino una meta perfetta. Un luogo dove la bici è il mezzo, ma il fine è il contatto profondo con la storia, con la natura, con la gente. Ogni salita qui è una lezione di bellezza, ogni discesa un premio.

Pedalare in questi luoghi è come sfogliare un album di fotografie in bianco e nero, ma con l’anima a colori. E quando si torna a valle, stanchi e felici, si sa già che si vorrà tornare.

by Matteo

Furto da 11.500 euro a Buglio in Monte: sparite due bici dal tetto dell’auto, si indaga sul possibile pedinamento

04/06/2025 in News

BUGLIO IN MONTE (SO) – Un furto mirato, rapido e silenzioso, che ha lasciato l’amaro in bocca a un frontaliere residente ad Ardenno. Due biciclette di notevole valore, circa 11.500 euro in totale, sono state rubate dal tetto della sua auto parcheggiata in località Ere, nella serata di qualche giorno fa. Un colpo studiato nei dettagli, secondo la vittima, che sospetta di essere stato seguito dopo aver viaggiato lungo la Statale 38 con i mezzi in bella vista.

Il furto è avvenuto tra le 21 e le 24, mentre il proprietario si era recato a casa della fidanzata, lasciando l’auto regolarmente parcheggiata. Al suo ritorno, attorno alla mezzanotte, l’amara scoperta: i supporti del portabici erano stati tranciati di netto, e le due biciclette – entrambe di fascia alta – erano sparite nel nulla.

Pochi gli indizi a disposizione, ma le modalità dell’accaduto fanno pensare a un’azione ben organizzata. “Credo di essere stato seguito – ha raccontato il proprietario ai carabinieri della stazione di Ardenno –. Probabilmente qualcuno mi ha notato mentre guidavo lungo la 38, e ha deciso di colpire appena mi sono fermato”.

Un’ipotesi che apre scenari inquietanti: quella di bande specializzate in furti su commissione, capaci di agire in pochi minuti e di rivendere velocemente la refurtiva attraverso i canali online. Infatti, non si esclude che i due velocipedi possano già essere finiti su qualche sito di compravendita, mescolati tra gli annunci di seconda mano. Il valore elevato dei mezzi – forse mountain bike o bici da corsa di ultima generazione – li rende particolarmente appetibili sul mercato, anche all’estero.

Nel frattempo, la denuncia è stata formalizzata e i militari hanno avviato le indagini. Il proprietario lancia un appello: “Se qualcuno dovesse imbattersi in annunci sospetti, riconoscendo le bici tramite le foto, lo segnali alle forze dell’ordine. Ogni dettaglio potrebbe essere decisivo”.

L’episodio riaccende l’attenzione sul fenomeno crescente dei furti di biciclette, che colpiscono non solo nei centri urbani, ma anche in zone montane e turistiche, dove spesso si sottovaluta il rischio. La raccomandazione, in attesa di sviluppi, è quella di non lasciare mai incustoditi i mezzi di valore, nemmeno per brevi periodi, e di dotarsi di sistemi antifurto adeguati, compresi localizzatori GPS nascosti nei telai.Per ora, delle due bici nessuna traccia. Ma la speranza è che, anche grazie alla collaborazione della rete, il cerchio attorno ai responsabili possa chiudersi presto.

by Matteo

Torino accelera sulla mobilità dolce: una nuova ciclabile collegherà Lingotto, Economia e San Paolo

03/06/2025 in News


Un filo verde che cuce la città: la nuova pista ciclabile lungo via Giordano Bruno è pronta a ridisegnare la mobilità torinese, collegando stazione Lingotto, Facoltà di Economia e stazione San Paolo. Un’opera che non è solo asfalto e segnaletica, ma un tassello urbano che punta a cambiare mentalità e abitudini.

Torino pedala veloce verso un futuro più sostenibile, e lo fa tracciando nuove rotte nel tessuto cittadino. Proprio in questi giorni, tra via Zino Zini e la stazione Lingotto, il marciapiede è stato allargato per fare spazio alle biciclette. È il primo segnale concreto dell’arrivo di una ciclabile che promette di unire quartieri, alleggerire il traffico e offrire un’alternativa concreta all’automobile.

Il cuore del progetto pulsa lungo via Giordano Bruno, dove prenderà forma il primo tratto del nuovo asse ciclabile. Da via Filadelfia a corso Giambone, nascerà una pista bidirezionale sul lato est della carreggiata. Niente spartitraffico o corsie improvvisate: qui si parla di un’infrastruttura pensata con criterio, affiancata al marciapiede e separata dalla sosta auto da un margine di sicurezza di 70 centimetri. I parcheggi saranno spostati più verso il centro della strada, ridisegnando lo spazio urbano a favore di chi pedala.

L’intervento non è isolato, ma parte di una strategia più ampia: creare una rete ciclabile continua, sicura e funzionale, capace di connettere i principali snodi cittadini. Lingotto, con la sua stazione e il polo fieristico, la Facoltà di Economia con il suo flusso quotidiano di studenti, e San Paolo, cuore di un quartiere in trasformazione: tre punti chiave che presto saranno uniti da un percorso accessibile, ecologico e, soprattutto, pensato per restare.

“La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, è un modo di vivere la città”, fanno sapere dal Comune. E in questa visione, ogni nuova ciclabile non è solo una striscia d’asfalto, ma un investimento sulla qualità della vita. Tra meno smog, più sicurezza e una nuova attenzione agli spazi pubblici, Torino prova a diventare un laboratorio urbano a cielo aperto, dove la mobilità sostenibile non è più un’utopia, ma una strada concreta.

E se il futuro si misura in chilometri pedalati, via Giordano Bruno è pronta a fare da apripista.

by Matteo

Il Molise pedala verso il futuro: il cicloturismo come leva per riscoprire un territorio autentico

03/06/2025 in Territorio

Un territorio ancora lontano dalle rotte del turismo di massa, ma proprio per questo capace di offrire esperienze autentiche e sostenibili. Il Molise, con il suo paesaggio variegato e la sua rete viaria a misura di bici, sta lentamente guadagnando attenzione tra gli appassionati di cicloturismo, che lo scelgono per la tranquillità delle sue strade, la bellezza dei suoi borghi e la genuinità della sua accoglienza.

Colline morbide, altipiani selvaggi, piccoli centri storici arroccati e vallate ricamate da tratturi millenari: sono questi gli ingredienti che fanno del Molise una meta ideale per il turismo lento. Un territorio in cui è ancora possibile percorrere decine di chilometri senza incontrare traffico, godendo di panorami incontaminati e di un silenzio che altrove è ormai un lusso raro.

Negli ultimi anni, il cicloturismo ha iniziato a emergere come una concreta opportunità di sviluppo locale. Pur in assenza di grandi infrastrutture dedicate, il tessuto territoriale del Molise – fatto di strade provinciali poco trafficate, antichi percorsi rurali e tracciati storici – si presta perfettamente alla pratica del ciclismo su strada, del gravel e della mountain bike. Alcuni comuni, come Castel San Vincenzo, Frosolone e Roccamandolfi, hanno avviato iniziative per valorizzare la mobilità dolce, con la creazione di percorsi segnalati, servizi per cicloturisti e promozione di eventi dedicati.

Le ciclovie dei tratturi, antiche vie della transumanza che attraversano la regione,rappresentano una delle risorse più interessanti da valorizzare. Tratturi come il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela o il Tratturo Magno offrono tracciati ricchi di storia e immersi nella natura, ideali per chi cerca itinerari suggestivi e culturalmente significativi.

Accanto all’interesse dei turisti, cresce anche l’attenzione da parte degli operatori locali. Alcune strutture ricettive si stanno attrezzando per offrire servizi bike-friendly, come il noleggio bici, le officine mobili e l’accoglienza specializzata. Iniziative che contribuiscono a costruire un’offerta turistica integrata, capace di attrarre un pubblico internazionale sempre più attento alla sostenibilità ambientale e alla qualità dell’esperienza di viaggio.

“Il Molise ha un grande potenziale inespresso nel settore del cicloturismo”, spiega Paola Rinaldi, esperta di sviluppo territoriale e promotrice di progetti legati al turismo lento. “Quello che serve è una visione strategica condivisa, capace di unire istituzioni, operatori turistici e comunità locali intorno a un progetto coerente di valorizzazione”.

In un momento storico in cui la domanda turistica si orienta sempre più verso esperienze autentiche, sostenibili e personalizzate, il Molise può giocare un ruolo di primo piano. Puntare sul cicloturismo non significa solo promuovere un nuovo modo di viaggiare, ma anche investire nella tutela del territorio, nel rilancio delle aree interne e nella creazione di nuove opportunità economiche.

Una sfida che la regione può affrontare con una risorsa unica: il suo carattere. Quello di un territorio ancora integro, che si svela solo a chi ha il tempo e la voglia di scoprirlo lentamente, un tornante alla volta.

by Matteo

Monferrato in bicicletta: tra vigne, colline e borghi sospesi nel tempo

02/06/2025 in Territorio

CASALE MONFERRATO – Pedalare nel Monferrato è un’esperienza che va oltre la semplice escursione. È un viaggio lento tra paesaggi disegnati da secoli di lavoro agricolo, dove la bicicletta diventa mezzo privilegiato per cogliere l’anima più autentica di una terra Patrimonio dell’Umanità. In sella, ci si immerge in un mosaico di colline morbide, filari ordinati, cascine isolate e piccoli borghi che sembrano scolpiti nel tempo.

Il Monferrato – cuore geografico e sentimentale del Piemonte – si presta a essere scoperto su due ruote grazie a una rete sempre più articolata di percorsi cicloturistici, in gran parte su strade secondarie a basso traffico. Qui, tra le province di Asti e Alessandria, la bici è alleata ideale per vivere una regione che parla con il ritmo delle stagioni.

Tra Barbera e infernot, la bellezza che non ti aspetti

Uno degli itinerari più suggestivi parte da Casale Monferrato, elegante cittadina sulle rive del Po, e si dirige verso sud, entrando subito nel cuore del paesaggio collinare. Dopo pochi chilometri, la pianura cede il passo a dolci saliscendi tra vigne e noccioleti, con scorci che paiono usciti da una cartolina d’epoca.

Il percorso attraversa paesi come Rosignano Monferrato, Cella Monte e Ozzano, dove è possibile visitare gli infernot, antiche cantine scavate nella pietra da cantoni, testimonianze uniche dell’architettura rurale locale. Sono vere e proprie cattedrali sotterranee della civiltà contadina, spesso ancora in uso per conservare bottiglie di Barbera, Grignolino e Freisa, i vini simbolo del territorio.

Una palestra a cielo aperto, per tutti i livelli

Nonostante i dislivelli, i percorsi nel Monferrato si adattano a ogni tipo di ciclista. Dai più allenati, che cercano sfide sui crinali più impervi, agli amatori o alle famiglie con bici a pedalata assistita, tutti possono trovare il proprio ritmo. Le strade sono asfaltate, ben tenute e immerse nella quiete: si pedala tra vigneti ordinati come giardini e piccoli boschi, interrotti solo dal rintocco di un campanile o dal profumo del pane appena sfornato.

Chi cerca esperienze più lunghe può proseguire verso Acqui Terme o collegarsi alle tratte del Grande Anello Monferrato, un circuito ad anello che unisce decine di borghi e offre soste strategiche per degustazioni, visite culturali e piccole pause gourmet.

Turismo dolce, sapori forti

Pedalare nel Monferrato significa anche fermarsi. Assaggiare un agnolotto fatto a mano in una trattoria di paese, degustare un bicchiere di vino al tramonto su una terrazza naturale, ascoltare le storie di chi ha scelto di restare o tornare, spesso aprendo agriturismi, botteghe o laboratori artigiani. Il cicloturismo qui non è solo uno svago, ma un’opportunità concreta per riscoprire un territorio in equilibrio tra tradizione e innovazione.

Il futuro passa dalle due ruote

Negli ultimi anni, il Monferrato ha investito in segnaletica, mappature digitali e strutture bike-friendly. Sono sempre più numerosi gli agriturismi attrezzati per il cicloturismo, con ricoveri per bici, officine di fortuna, colazioni energetiche e mappe personalizzate.

Un’attenzione che rende la zona sempre più competitiva a livello nazionale, con una formula vincente: paesaggi autentici, accoglienza calorosa e una mobilità dolce che fa bene al corpo e all’ambiente.

In sella nel Monferrato, ogni curva è una scoperta, ogni salita una promessa, ogni discesa un invito a tornare. Perché qui, dove le colline sembrano onde pietrificate, la bicicletta non è solo un mezzo, ma un modo di essere.

by Matteo

Liguria: la Cycling Riviera trionfa al Green Road Award 2025, omaggio sostenibile alla Milano-Sanremo

02/06/2025 in News

La Liguria pedala sul podio dell’eccellenza cicloturistica italiana. La Cycling Riviera, spettacolare ciclovia costiera che si snoda da Ospedaletti a Imperia, si è aggiudicata il Green Road Award 2025, l’Oscar italiano del cicloturismo. Un riconoscimento che celebra non solo la qualità infrastrutturale del tracciato, ma anche la sua capacità di fondere mobilità dolce, valorizzazione del territorio e memoria sportiva.

Giunto alla sua decima edizione, il Green Road Award seleziona ogni anno le ciclovie più virtuose d’Italia, premiando quei progetti che coniugano accessibilità, sicurezza, promozione turistica e sostenibilità ambientale. E quest’anno, a sbaragliare la concorrenza, è stata proprio la Liguria con un’infrastruttura che ha saputo rigenerare un pezzo di storia ferroviaria e trasformarlo in uno dei percorsi ciclabili più suggestivi d’Europa.

Un nastro d’asfalto tra mare e memoria

Lunga 33 chilometri, la Cycling Riviera percorre il tracciato dismesso della ferrovia costiera Genova-Ventimiglia, oggi riconvertita in una pista ciclabile moderna, completamente pianeggiante e adatta a ogni tipo di utenza: cicloturisti, famiglie, sportivi. La larghezza generosa e il fondo compatto la rendono ideale anche per allenamenti su strada, in un contesto paesaggistico mozzafiato dove il blu del Mar Ligure si alterna al verde della macchia mediterranea.

Ma la forza simbolica del percorso va oltre l’aspetto paesaggistico. La ciclovia, infatti, ripercorre i luoghi iconici della Milano-Sanremo, la più celebre classica di primavera del ciclismo professionistico. Tappe come San Lorenzo al Mare, Arma di Taggia, Riva Ligure o Sanremo evocano imprese leggendarie e rendono il tragitto un omaggio vivente alla storia delle due ruote.

Da archeologia industriale a volano turistico

Il successo della Cycling Riviera è anche un caso esemplare di rigenerazione urbana e valorizzazione del patrimonio dismesso. Là dove un tempo sfrecciavano i treni, oggi si pedala in sicurezza, tra gallerie riconvertite, punti panoramici e aree attrezzate. Il percorso, interamente segregato dal traffico automobilistico, è accessibile anche a piedi o con mezzi a mobilità dolce, in un’ottica di turismo lento e consapevole.

I numeri confermano l’intuizione vincente: la ciclovia attrae ogni anno centinaia di migliaia di visitatori, generando un indotto importante per le economie locali, dalla ristorazione all’accoglienza. Un turismo di prossimità, sostenibile e distribuito lungo l’anno, che contribuisce a destagionalizzare i flussi e a rivitalizzare borghi e litorali spesso dimenticati.

Una vittoria per la Liguria e per il cicloturismo italiano

La premiazione è avvenuta nell’ambito della fiera BiciTour 2025, alla presenza di rappresentanti istituzionali e operatori del settore. A ritirare il premio, con visibile emozione, una delegazione dei Comuni coinvolti e della Regione Liguria, che ha sostenuto fortemente il progetto.

“Questo riconoscimento premia un’idea di Liguria diversa: accessibile, verde, dinamica – ha dichiarato l’assessore regionale al turismo –. La Cycling Riviera è un simbolo di come si possa fare sviluppo partendo dalla mobilità dolce e dal rispetto del paesaggio”.

In un Paese che riscopre sempre più la bicicletta come strumento di viaggio e di scoperta, la vittoria della ciclovia ligure rappresenta una spinta ulteriore verso un modello di turismo più lento, sostenibile e, soprattutto, umano.

by Matteo

Pedalando nella Garfagnana: il cuore verde della Toscana a due ruote

01/06/2025 in Viaggi

Nel cuore montano della Toscana, incastonata tra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano, si apre la Garfagnana: una terra antica, selvaggia, verde come l’anima di chi la attraversa. Un luogo dove il tempo sembra rallentare, e dove ogni tornante svela un panorama nuovo, un borgo intatto, un silenzio dimenticato. Per gli amanti della bicicletta, la Garfagnana è un itinerario che unisce la fatica alla bellezza, l’avventura alla contemplazione. Un viaggio a pedali che diventa scoperta autentica, fuori dalle rotte turistiche tradizionali.

Una terra da guadagnarsi

Dimenticate le piste ciclabili in pianura. Qui la bicicletta si conquista il territorio metro dopo metro, salendo e scendendo lungo strade secondarie, sterrate, a tratti impervie. Il paesaggio è scolpito nella pietra e nella foresta: boschi di castagni, faggi secolari, borghi in pietra arroccati, pievi romaniche che emergono tra il verde.

Il punto di partenza ideale è Castelnuovo di Garfagnana, il capoluogo della valle, facilmente raggiungibile anche in treno con bici al seguito. Da qui si può progettare un anello ciclistico che tocchi alcuni dei luoghi più iconici e nascosti della zona. Ma attenzione: ogni chilometro va pianificato. Le pendenze possono essere toste, e il meteo in montagna cambia in fretta.

Sulle tracce del Serchio e oltre

Seguendo il corso del fiume Serchio si scende inizialmente dolcemente verso Gallicano, da cui si può deviare per raggiungere la Grotta del Vento, uno dei fenomeni carsici più affascinanti d’Europa. La salita è impegnativa ma asfaltata, e la discesa regala adrenalina pura. Si pedala tra profumi di bosco e brezze montane, con squarci improvvisi sulle Apuane, come colpi di scena naturali.

Al ritorno verso Castelnuovo, si può deviare verso il piccolo borgo di Verni, e poi puntare a Cascio o Eglio, attraverso strade che sembrano dimenticate dal mondo. Le case in pietra, le fontane fresche, le anziane sedute sull’uscio sono parte di un tempo sospeso, che in bicicletta si assapora in tutta la sua lentezza.

Borghi che raccontano storie

Continuando verso nord si incontra Pieve Fosciana, con la sua storica chiesa romanica, e poi San Romano in Garfagnana, punto strategico per deviare verso la Fortezza delle Verrucole. Raggiungibile con una salita ripida ma breve, la fortezza medievale è uno dei luoghi più scenografici dell’intero viaggio: da lassù, lo sguardo abbraccia tutta la valle, e si ha la netta sensazione di essere in un angolo d’Italia rimasto miracolosamente autentico.

Un altro gioiello è il paese di Vagli Sotto, vicino all’omonimo lago artificiale che, in estate, offre riflessi smeraldini e un’atmosfera da alta quota. Qui si può decidere se affrontare il Passo della Tambura per i più esperti, oppure tornare verso valle lungo le strade che conducono a Camporgiano, dove un castello medievale testimonia il passato difensivo di queste terre.

Dove il silenzio è padrone

La Garfagnana è soprattutto un’esperienza sensoriale. I suoni sono pochi: il fruscio delle foglie, lo scalpitare di una bici su ghiaia, il canto di un ruscello. L’aria sa di muschio, di erba bagnata, di castagne. Pedalare qui significa rallentare, accettare la salita come parte della ricompensa, e godere delle piccole grandi cose: una fontana d’acqua fresca, un pranzo con pane e pecorino in un’osteria nascosta, un tramonto che incendia le creste delle Apuane.

Consigli pratici

Periodo consigliato: da aprile a ottobre. In estate fa caldo, ma le altitudini rendono il clima gradevole.

Tipo di bici: una gravel o una mountain bike sono ideali, meglio se con borse leggere e freni affidabili.

Alloggi: agriturismi, B&B, piccoli alberghi. Prenotare nei mesi estivi è consigliato.

Attrezzatura: kit di riparazione, luci, mappa o GPS, borracce. Le fonti d’acqua non mancano, ma le botteghe sì: organizzarsi con snack e viveri.

Livello di difficoltà: medio-alto. Ideale per cicloturisti con un minimo di allenamento.

Un viaggio in bicicletta nella Garfagnana non è solo sport, è un’immersione totale in una Toscana nascosta, ruvida, profondamente umana. Non è una meta da catalogo patinato, ma un percorso che si guadagna con il sudore e si ricorda con emozione. Qui, ogni pedalata è una pagina di un racconto fatto di curve, silenzi e meraviglie.

by Matteo

Pedalando tra cielo e polvere: l’ascesa epica al Colle delle Finestre

31/05/2025 in Territorio


Nascosto tra le valli alpine del Piemonte, il Colle delle Finestre è più di una semplice salita: è un viaggio nel cuore selvaggio delle montagne, un’esperienza dove fatica e bellezza si fondono in un’unica, indimenticabile impresa ciclistica. Con i suoi 18 chilometri di ascesa, pendenze a doppia cifra e un lungo tratto sterrato, questo passo ha il potere di trasformare ogni cicloturista in un piccolo eroe.

Una leggenda delle Alpi Occidentali

Il Colle delle Finestre, a quota 2.176 metri, collega la Val di Susa con la Val Chisone, in provincia di Torino. Reso celebre dal Giro d’Italia, questo valico è oggi una delle mete più ambite dai ciclisti in cerca di una sfida autentica. La strada si arrampica per quasi 1.700 metri di dislivello positivo, alternando asfalto ruvido a ghiaia compatta, in un crescendo epico che sembra uscito da un romanzo d’avventura.

L’ascesa: numeri e sensazioni

La scalata inizia a Meana di Susa, con i primi chilometri in asfalto che ingannano: la vera salita comincia poco dopo, quando la strada si stringe e la pendenza raramente scende sotto il 9%. Il cuore dell’impresa è però l’ultimo tratto: 8 chilometri sterrati, dove il respiro si fa corto e le ruote cercano aderenza tra ghiaia e sassi.

Qui, in mezzo a una natura incontaminata e silenziosa, la montagna si impone con tutta la sua severità. Non c’è traffico, né distrazioni: solo il suono regolare della catena, il battito del cuore e il vento che soffia tra i larici. È l’essenza del cicloturismo d’avventura.

Paesaggi mozzafiato e memoria storica

Mentre si sale, il panorama si apre sui tornanti sottostanti e sulla maestosa Val di Susa. Più in alto, le vette del Parco Naturale Orsiera-Rocciavrè dominano l’orizzonte, offrendo scorci degni di un dipinto romantico.

Ma il Colle delle Finestre non è solo natura: è anche storia. Lungo il percorso si incontrano ancora le fortificazioni militari costruite alla fine dell’Ottocento, quando questa strada aveva un’importanza strategica. Pedalare qui significa anche viaggiare nel tempo.

Consigli pratici per affrontare la salita

Il Colle delle Finestre non è una salita da prendere alla leggera. È consigliabile affrontarla con una bici da gravel o da strada robusta, preferibilmente con copertoni larghi per affrontare lo sterrato in sicurezza. La presenza d’acqua lungo il percorso è scarsa, quindi è fondamentale partire ben equipaggiati. Il periodo migliore? Da metà giugno a settembre, quando la neve lascia il passo alla polvere e ai cieli tersi.

Una meta per ciclisti autentici

In un’epoca in cui il cicloturismo si fa sempre più alla moda, il Colle delle Finestre resta una sfida per puristi. È il luogo ideale per chi cerca emozioni vere, lontano dai percorsi patinati. Qui si riscopre il valore della fatica, il gusto della conquista e il privilegio raro di pedalare in uno dei luoghi più suggestivi d’Europa.

by Matteo

Cavenago di Brianza e Ornago: Collegate da Una Nuova Pista

30/05/2025 in News


Le scorse settimane ha segnato un importante passo avanti per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale nei comuni di Cavenago di Brianza e Ornago. È stata ufficialmente inaugurata una nuova pista ciclopedonale lungo la strada provinciale 176, un progetto nato dalla collaborazione tra i sindaci Giacomo Biffi e Daniel Siccardi.

La nuova infrastruttura collega direttamente i due comuni, offrendo un percorso sicuro e illuminato per ciclisti e pedoni. Gli ultimi interventi, tra cui l’installazione dell’illuminazione pubblica, dei parapetti e della segnaletica orizzontale, hanno completato il progetto, rendendo la pista pronta per essere utilizzata.

Oltre a migliorare la sicurezza, la pista ciclopedonale rappresenta un incentivo per il trasporto alternativo e per uno stile di vita più sostenibile. Permetterà ai cittadini di spostarsi tra Cavenago e Ornago senza utilizzare l’automobile, riducendo l’impatto ambientale e favorendo il benessere fisico.

Questo tracciato è anche un’opportunità per promuovere l’interazione tra le comunità locali e valorizzare il territorio circostante. La pista, immersa in un contesto verde, consente di apprezzare il paesaggio brianzolo in tutta la sua bellezza.

L’inaugurazione è solo un esempio di come i comuni possono lavorare insieme per migliorare la qualità della vita dei cittadini, puntando su progetti che uniscono sostenibilità, sicurezza e valorizzazione del territorio.