fbpx

Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

Scopri tutti gli articoli sul cicloturismo

Ultimi Articoli

Rimani in contatto

Seguici sui social

by Matteo

L’Italia a pedali: la nuova frontiera del turismo lento

18/10/2025 in News

Negli ultimi anni l’Italia ha riscoperto il piacere di viaggiare piano. Dopo decenni di vacanze mordi e fuggi, il cicloturismo si è imposto come una delle tendenze più autentiche e sostenibili del nuovo turismo. Oggi non è più solo una nicchia per sportivi o appassionati, ma un modo di vivere il viaggio: muoversi con lentezza, osservare, ascoltare, incontrare.

Dal Veneto alla Puglia, dalla Toscana alla Sardegna, ogni regione ha riscoperto antiche strade e vie secondarie, adattandole ai ritmi delle due ruote. Gli itinerari si moltiplicano, le ciclovie diventano dorsali turistiche e le strutture ricettive imparano a parlare la lingua del viaggiatore in bici: colazioni energetiche, ricoveri sicuri per le biciclette, mappe aggiornate e assistenza tecnica.

Un Paese fatto per la bici

L’Italia è un museo a cielo aperto e la bicicletta ne è la chiave ideale. Ogni pedalata attraversa un paesaggio diverso: le risaie del Pavese, i borghi collinari della Val d’Orcia, i trulli della Valle d’Itria, le scogliere del Salento. Ma soprattutto, il cicloturismo unisce territori lontani e riporta vita nei piccoli paesi dimenticati.

Lungo la Ciclovia del Sole, che collega Bolzano a Bologna e poi fino al Sud, migliaia di cicloturisti percorrono ogni anno la storica linea ferroviaria dismessa, oggi trasformata in un nastro d’asfalto immerso nella natura. Sulle vie d’acqua del Po si pedala seguendo il ritmo dei fiumi, mentre in Sardegna la neonata Ciclovia della Nurra accompagna il mare e i silenzi di un’isola ancora selvaggia.

Numeri in crescita

Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale del Turismo Outdoor, il cicloturismo in Italia genera oltre 7 milioni di presenze l’anno, con una spesa media di circa 90 euro al giorno per persona. È un turismo che lascia valore sul territorio, perché preferisce le strutture locali, le osterie, i prodotti a chilometro zero.
A trainare la crescita sono soprattutto i trentenni e quarantenni, ma anche molte famiglie che scelgono vacanze attive, percorsi facili e la libertà di spostarsi senza stress.

Il futuro è a due ruote

Le nuove generazioni non cercano solo destinazioni, ma esperienze. E il cicloturismo, in questo senso, è un linguaggio universale: coniuga movimento, scoperta e sostenibilità. Il boom delle e-bike ha reso accessibili percorsi un tempo riservati ai più allenati, aprendo la strada a un pubblico sempre più ampio.

Oggi molte regioni italiane stanno investendo in infrastrutture ciclabili integrate, con progetti che collegano le grandi città ai borghi minori. L’obiettivo è chiaro: fare dell’Italia una delle mete cicloturistiche più importanti d’Europa, insieme a Germania e Olanda.

Un modo diverso di guardare il mondo

Viaggiare in bici è una forma di libertà che non ha età. È il vento sul viso, la fatica che si trasforma in gioia, l’incontro improvviso con un contadino o un artigiano che racconta la sua storia. È la possibilità di attraversare il Paese non solo da nord a sud, ma da dentro.

Il cicloturismo non è una moda, ma una cultura che cresce. Una rivoluzione silenziosa, fatta di pedali e di orizzonti aperti.

by Matteo

La Via Silente: il Cilento da scoprire a colpi di pedale

17/10/2025 in Viaggi

Ci sono viaggi che si fanno per arrivare e altri che si fanno per capire. La Via Silente, un itinerario cicloturistico di circa 600 chilometri nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, appartiene decisamente alla seconda categoria. È una rotta che invita a rallentare, ad ascoltare il respiro dei luoghi e a ritrovare il piacere della lentezza.

Un anello di silenzi e meraviglie

La Via Silente nasce nel 2014 da un’idea visionaria: valorizzare il Cilento attraverso il ritmo della bicicletta. L’anello parte da Castelnuovo Cilento e si snoda tra montagne e mare, boschi e borghi medievali, fino a lambire le acque cristalline di Palinuro, Marina di Camerota e Acciaroli, il borgo amato da Hemingway.

Il tracciato attraversa oltre 70 comuni, collegando luoghi che il turismo di massa ha dimenticato ma che conservano un fascino autentico. Pedalando, si passa accanto a uliveti secolari, antiche mulattiere e silenzi che sanno di passato. È un viaggio in cui ogni curva regala un panorama, e ogni incontro diventa una storia.

Pedalare lento, vivere intensamente

Affrontare la Via Silente significa entrare in un’altra dimensione del viaggio: quella in cui la fatica è parte del piacere. Con i suoi 10.000 metri di dislivello, il percorso mette alla prova gambe e testa, ma ogni salita è ricompensata da un panorama che toglie il fiato o da un sorriso incontrato lungo la strada.

Gli “Albergabici” sono strutture convenzionate pensate per i ciclisti che offrono un ristoro, informazioni e accoglienza genuina. C’è chi affronta l’anello completo in dieci giorni, chi si concede solo qualche tappa: l’importante è lasciarsi guidare dal ritmo della strada, non dal cronometro.

Quando partire e cosa portare

Primavera e autunno sono i momenti ideali per vivere l’esperienza: il clima è mite, la natura esplode di colori e le strade restano tranquille. Una gravel o una mountain bike equipaggiata per il bikepacking è perfetta per affrontare il fondo misto del percorso; le e-bike permettono di godersi anche le salite più impegnative senza rinunciare al gusto dell’avventura.

Un viaggio che resta dentro

Più che un itinerario, la Via Silente è un incontro. Con la natura, con la gente del posto, ma soprattutto con sé stessi. È la scoperta di un Sud autentico, dove il tempo scorre lento e ogni pedalata diventa una forma di meditazione in movimento.

by Matteo

Bellinzago e Oleggio, in arrivo 2,4 milioni per ampliare la rete ciclabile dell’Ovest Ticino

16/10/2025 in News

Bellinzago e Oleggio si preparano a pedalare verso un futuro più sostenibile. Grazie ai fondi europei del programma Fesr 2021-2027, la Regione Piemonte ha assegnato 2,4 milioni di euro per il potenziamento della rete ciclabile nei due Comuni dell’Ovest Ticino, nell’ambito del cosiddetto “Ambito 5”. Si tratta di un intervento strategico che si aggiunge al contributo da 1,7 milioni già destinato al collegamento tra Cameri e Galliate lungo la provinciale 4, con l’obiettivo di creare una rete continua e sicura per la mobilità dolce.

Il progetto prevede la realizzazione o la messa in sicurezza di circa 25 chilometri di percorsi ciclabili, di cui una ventina ricavati lungo strade già esistenti e altri 5 chilometri di nuovi tratti da costruire ex novo a margine delle carreggiate. L’intento è quello di favorire l’interconnessione tra i centri abitati, le aree produttive e i luoghi di interesse turistico, promuovendo una mobilità alternativa all’auto privata.

L’intervento più rilevante sarà il nuovo collegamento ciclabile di oltre 3 chilometri tra via Po, a Bellinzago, e il lato sud della Badia di Dulzago, l’antico borgo rurale immerso nella campagna novarese. Lungo questo tracciato è prevista anche l’installazione di colonnine di ricarica per e-bike, a testimonianza di una crescente attenzione verso le nuove forme di mobilità elettrica e sostenibile.

Secondo le amministrazioni locali, il finanziamento rappresenta un passo decisivo per rendere il territorio più accessibile e attrattivo, sia per i residenti sia per i visitatori. “La ciclabile non sarà solo un’infrastruttura ambientale, ma anche un volano per il turismo e per la valorizzazione del nostro patrimonio rurale e naturalistico”, sottolineano i sindaci dei due Comuni.

Con questi nuovi interventi, l’Ovest Ticino punta a consolidare la propria identità come area modello di mobilità lenta e integrata, capace di coniugare sostenibilità, sicurezza e valorizzazione del territorio. Se i tempi di approvazione e gara verranno rispettati, i lavori potrebbero prendere il via già nel corso del prossimo anno.

by Matteo

Pedalare leggeri: il minimalismo entra nel cicloturismo”

15/10/2025 in News

C’è un nuovo modo di viaggiare in bicicletta, e non riguarda solo la destinazione. Si chiama minimalismo a pedali, e nasce dall’idea che la libertà si misuri in chilogrammi.

Niente più borse laterali stracolme o equipaggiamenti da spedizione: chi abbraccia il bikepacking punta all’essenziale una tenda ultraleggera, due cambi tecnici e tanta voglia di strada.
I vantaggi sono evidenti: si viaggia più veloci, si spende meno, ma soprattutto si riscopre il gusto dell’imprevisto. “Porto con me solo ciò che mi serve davvero, e ogni cosa ha un valore nuovo”, racconta Giulia, 32 anni, che ha attraversato la Sardegna dormendo sotto le stelle.

Il minimalismo su due ruote non è solo una moda: è una reazione al superfluo, un invito a rallentare. In un’epoca in cui si misura tutto in prestazioni, il cicloturismo leggero ricorda che la vera conquista è pedalare liberi, senza zavorre né sul portapacchi né nella testa.

by Matteo

Borghi e pedali: l’Italia nascosta lungo le strade secondarie

15/10/2025 in News

C’è un’Italia che non appare nelle guide, e che si scopre solo in sella. È fatta di stradine che serpeggiano tra colline e campi, di borghi dove il fornaio conosce ancora per nome chi passa ogni mattina.
Il cicloturismo lento sta riportando vita in questi luoghi dimenticati, dove il turista tradizionale non arriva e il tempo sembra essersi fermato.

Pedalando lungo l’Appennino tosco-emiliano o tra le colline marchigiane, capita di fermarsi in una piazza silenziosa e scambiare due parole con chi, lì, non ha mai smesso di credere nella propria terra.
“Quando vedo arrivare i ciclisti, è come se il mondo tornasse a passare di qui”, racconta un anziano di Montefabbri, minuscolo borgo arroccato su una collina.

Il segreto del successo di questi percorsi è semplice: autenticità. Nessuna frenesia, nessuna vetrina, solo la gioia di scoprire a ritmo di pedale che l’Italia vera non è sparita,basta scegliere la strada giusta per incontrarla.

by Matteo

Federazione Ciclistica Italiana sospende la convenzione con ACSI: una decisione che cambia lo scenario per i granfondisti

14/10/2025 in News

Il mondo del ciclismo amatoriale italiano è di nuovo in fermento. Dopo le polemiche per il rialzo delle quote di tesseramento previsto per il 2026, la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) ha annunciato un’altra misura che promette di scuotere ulteriormente il settore: la sospensione della convenzione di reciprocità con l’ACSI, uno degli enti di promozione sportiva più attivi nel panorama ciclistico nazionale.

Un colpo di scena dopo mesi di tensioni

La notizia, comunicata il 13 ottobre, arriva a pochi giorni dalle accese discussioni sull’aumento generalizzato delle tariffe federali. Il Consiglio Federale aveva deliberato un raddoppio delle quote di affiliazione per le società e incrementi diffusi per quasi tutte le categorie di tesserati, dai professionisti agli amatori, fino ai giovani.

Ora, con la sospensione dell’accordo di reciprocità con l’ACSI, la situazione si complica ulteriormente. Fino a oggi, grazie alla convenzione tra FCI e gli Enti di Promozione Sportiva, i ciclisti tesserati con un ente potevano partecipare alle manifestazioni organizzate dall’altro senza necessità di una nuova tessera o di ulteriori coperture assicurative. Era un meccanismo che semplificava la vita agli appassionati e favoriva la partecipazione alle granfondo in tutta Italia.Con la sospensione, però, questo sistema di apertura viene meno.

Cosa cambia per gli amatori

Per i ciclisti amatoriali, la novità rappresenta un potenziale ostacolo economico e organizzativo. Partecipare a una gara non affiliata al proprio ente significherà d’ora in poi dover verificare di volta in volta le condizioni di accesso, sottoscrivere una tessera giornaliera o rinunciare all’evento.

Sul piano pratico, la conseguenza più immediata sarà un aumento dei costi e una riduzione della libertà di scelta. Se fino a ieri un tesserato FCI poteva prendere parte senza problemi a una granfondo ACSI (e viceversa), ora dovrà fare i conti con una burocrazia più rigida e meno conveniente.

Anche se la stagione delle granfondo volge al termine, la decisione potrebbe pesare già sui programmi del 2026, soprattutto per le società sportive che costruiscono la loro attività annuale attorno alle manifestazioni amatoriali.

Le ragioni della Federazione e le reazioni del mondo ciclistico

La FCI giustifica la sospensione come parte di un processo di revisione delle convenzioni con gli Enti di Promozione, ma molti nel settore leggono la mossa come un tentativo di riaffermare un controllo più stretto sul movimento. Dopo il boom post-pandemia dell’ACSI, che ha superato i 50.000 tesserati diventando il principale riferimento per gli amatori, il rapporto tra i due organismi è apparso sempre più delicato.

Le società ciclistiche, già provate dai rincari di affiliazione, vedono in questa decisione un segnale preoccupante. Il rischio è di aumentare ulteriormente il divario tra la Federazione e la base del movimento, cioè quei volontari e appassionati che, con impegno e risorse proprie, tengono in vita il calendario delle manifestazioni locali e nazionali.

Un futuro incerto per il ciclismo amatoriale

Mentre la FCI parla di “necessità di aggiornamento e chiarezza normativa”, gli addetti ai lavori temono che il provvedimento finisca per penalizzare proprio il cuore pulsante del ciclismo italiano: gli amatori.
In un contesto economico già fragile, dove i costi di gestione e sicurezza sono in costante aumento, ogni barriera aggiuntiva rischia di trasformarsi in un deterrente per i praticanti e per gli organizzatori.

La sensazione diffusa è che, senza un dialogo costruttivo tra Federazione ed Enti di Promozione, il movimento amatoriale possa frammentarsi ulteriormente. E a pagarne il prezzo, ancora una volta, sarebbero i ciclisti stessi.

by Matteo

La Via del Sale: pedalare tra Liguria e Piemonte, dove la montagna incontra il mare”

14/10/2025 in Viaggi

Tra le rotte più spettacolari del cicloturismo italiano, la Via del Sale è un’esperienza che va ben oltre la pedalata. È un tuffo nella storia dei commerci medievali, quando da Limone Piemonte i muli scendevano verso la costa ligure carichi di sale, oro bianco dell’epoca. Oggi quel tracciato è una delle ciclovie più amate dagli appassionati, un percorso che unisce panorami mozzafiato e fatica vera.

Il tracciato principale parte da Limone Piemonte e si arrampica fino ai Colle di Tenda e Monesi, attraversando antiche fortificazioni e sterrate d’alta quota. Si pedala sopra i 2.000 metri, tra rododendri, aquile e vento che profuma di resina. Poi, lentamente, il paesaggio cambia: il verde delle Alpi Marittime lascia spazio all’azzurro del mare. In lontananza, la costa ligure accoglie il cicloturista come un miraggio.

Consigli pratici

Periodo ideale: da metà giugno a fine settembre (la strada è chiusa in inverno).

Tipo di bici: MTB o gravel con copertoni tassellati.

Punti d’interesse: il Forte Centrale, il Rifugio Don Barbera e le viste sul Monte Saccarello.

Difficoltà: media-alta, ma con possibilità di tappe brevi e punti di ristoro.

Ogni curva racconta una storia, ogni salita ripaga con una vista. E quando finalmente si scende verso il mare, la fatica si trasforma in libertà: il cicloturismo, in fondo, è proprio questo.

by Matteo

Il tempo lento delle due ruote: perché il cicloturismo è la nuova forma di viaggio consapevole”

14/10/2025 in News

In un mondo che corre, la bici invita a rallentare.Il cicloturismo non è solo sport, ma un modo di viaggiare che restituisce il senso delle distanze e il gusto del tempo. Ogni chilometro diventa un racconto, ogni pausa un incontro, ogni salita un piccolo atto di resistenza.

Negli ultimi anni, sempre più persone scelgono di lasciare l’auto e scoprire l’Italia pedalando: lungo le sponde del Po, tra i vigneti del Chianti, sui sentieri del Trentino o sulle coste pugliesi. Non servono prestazioni da atleta, ma curiosità e rispetto per i luoghi.
Pedalare significa osservare: il profilo di un borgo al tramonto, il suono delle campane di mezzogiorno, il sorriso di chi ti offre una borraccia d’acqua lungo la strada.

Un turismo che fa bene

Secondo i dati dell’ENIT, il cicloturismo genera in Italia miliardi di euro ogni anno e sostiene un indotto fatto di agriturismi, officine e piccoli borghi. Ma il suo vero valore è umano: è un turismo a impatto leggero, che restituisce qualcosa ai territori invece di consumarli.

Alla fine del viaggio non si ricorda tanto la meta, quanto il ritmo del pedalare.
Il respiro, il vento, la strada. E quella sensazione di essere finalmente parte del paesaggio.

by Matteo

La Via del Mare: il nuovo itinerario cicloturistico che unisce Appennini e Adriatico

13/10/2025 in Viaggi

Negli ultimi anni, il cicloturismo in Italia sta conoscendo una stagione d’oro. Tra i nuovi percorsi che stanno attirando l’attenzione di viaggiatori e appassionati delle due ruote spicca la Via del Mare, un itinerario di 410 chilometri che collega il cuore dell’Appennino Umbro-Marchigiano alle spiagge dell’Adriatico, attraversando borghi, vallate e aree naturalistiche di rara bellezza.

L’idea nasce da un progetto di valorizzazione territoriale che coinvolge piccole amministrazioni locali, associazioni ciclistiche e operatori turistici. Il percorso parte da Norcia, patria del tartufo e punto d’incontro tra spiritualità e natura, per arrivare fino a Senigallia, città di mare e festival, passando per paesi come Visso, Camerino e Arcevia.

“Non è solo una ciclovia, è un viaggio nel tempo e nella memoria rurale del Paese,” racconta Laura , portavoce del consorzio che gestisce il tracciato.La Via del Mare è stata pensata per chi ama il turismo lento, con tappe brevi (tra 40 e 60 km) e un dislivello equilibrato. È perfetta per gravel e bici da trekking, ma anche per e-bike.Lungo il percorso, strutture ricettive bike-friendly offrono servizi dedicati ai cicloturisti: officine mobili, colazioni energetiche e spazi sicuri per il ricovero delle bici.

Il tratto più suggestivo? Quello che attraversa il Monte Cucco, dove la strada serpeggia tra faggete e panorami che si aprono fino al mare.Con la Via del Mare, l’Italia aggiunge un nuovo tassello alla sua rete di ciclovie nazionali, dimostrando che pedalare può essere la chiave per riscoprire i territori dimenticati

by Matteo

Bikepacking in Europa: la libertà di viaggiare leggeri (e senza fretta)

13/10/2025 in Viaggi

Nessun check-in, nessuna tabella di marcia, nessuna valigia: solo una bicicletta, qualche borsa e la voglia di lasciarsi sorprendere.È la filosofia del bikepacking, la tendenza che sta rivoluzionando il modo di viaggiare su due ruote in Europa.
Dalla Danube Cycle Path che segue il corso del Danubio, alla selvaggia Trans-Pyrenees Route, il bikepacking unisce l’essenzialità del campeggio alla libertà del viaggio lento.

Non servono grandi mezzi, ma spirito di adattamento e curiosità.“Nel bikepacking ogni chilometro conta, non per la distanza, ma per ciò che incontri,” racconta Marco, fotografo e cicloturista che ha attraversato cinque Paesi in tre settimane, dormendo in tenda o in piccoli rifugi.
L’attrezzatura è ridotta all’essenziale: borse morbide fissate al telaio, una tenda ultraleggera, fornellino e kit di riparazione. Tutto deve stare sulla bici e nulla deve pesare troppo.Negli ultimi due anni, il bikepacking è diventato anche un fenomeno sociale. Nelle grandi città europee stanno nascendo “bike hostels”, strutture pensate per accogliere viaggiatori su due ruote, con spazi condivisi e mappe digitali per pianificare le tappe.

Chi sceglie questo tipo di viaggio cerca più l’esperienza che la meta.
Pedalare tra le Alpi slovene o lungo i fiordi norvegesi diventa un modo per rallentare, respirare, tornare al contatto diretto con la natura.Il futuro del cicloturismo sembra quindi puntare verso un concetto di viaggio minimale e autentico, dove ogni strada è una storia da raccontare e ogni pedalata, un ritorno alla libertà.