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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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by Matteo

Tra vigneti e castelli: in bici lungo la Südsteirische Weinstraße

19/11/2025 in Viaggi

La Stiria meridionale non è solo terra di vini eccellenti: è anche un paradiso per chi ama pedalare tra colline morbide, strade panoramiche e borghi sospesi nel tempo. La Südsteirische Weinstraße, la Strada del Vino della Stiria, è uno degli itinerari più affascinanti dell’Austria rurale. Un percorso breve ma intenso, ideale per cicloturisti che cercano ritmo lento, panorami da cartolina e qualche sosta di gusto.

Il punto di partenza più comodo è Ehrenhausen, raggiungibile in treno da Graz. Da qui si sale gradualmente verso il cuore delle colline vinicole. Le pendenze, talvolta decise, vengono ricompensate da viste che sembrano disegnate con il pennello: filari perfetti, masi in legno, il profilo dei vigneti che scende verso la Slovenia, a pochi chilometri di distanza.

Il tratto più suggestivo è quello tra Berghausen e Ratsch an der Weinstraße, dove la strada corre letteralmente sulla cresta delle colline. Qui i ciclisti condividono i tornanti con trattori carichi d’uva e turisti che si spostano tra gli “Buschenschank”, le tipiche taverne locali. Fermarsi è quasi un obbligo: un tagliere di formaggi, pane nero e un calice di Sauvignon o Morillon raccontano più di molte guide.

Il percorso si chiude ad anello rientrando verso Ehrenhausen. In totale si percorrono circa 25–35 chilometri, ma con un dislivello significativo che lo rende adatto a cicloturisti allenati o, in alternativa, perfetto per chi sceglie una e-bike.

Pedalare nella Stiria meridionale significa entrare in un’Austria diversa, fatta di clima quasi mediterraneo, ospitalità familiare e una campagna gentile. Un viaggio breve ma memorabile, ideale per chi ama mescolare pedalate e piaceri della tavola.

by Matteo

Dalla Zillertal al lago Achensee: pedalando tra montagne e acqua turchese

19/11/2025 in Viaggi

Tra le Alpi del Tirolo c’è un itinerario in grado di riunire il meglio del paesaggio alpino: vallate verdi, masi tradizionali e un lago dal colore così intenso da sembrare caraibico. È il percorso che collega la Zillertal all’Achensee, una delle gemme naturali dell’Austria centrale.

La partenza ideale è a Mayrhofen, cittadina vivace circondata da tremila innevati. I primi chilometri scorrono lungo la Zillertal Radweg, una ciclabile perfetta anche per famiglie: fondo impeccabile, traffico assente, paesaggi che si alternano tra prati e piccole fattorie. Il fiume Ziller accompagna il percorso come una guida silenziosa.

Raggiunta Strass im Zillertal, inizia la parte più dinamica del viaggio. Una salita progressiva conduce verso Jenbach, dove lo scenario cambia: la valle si apre e le montagne fanno da corridoio naturale verso l’Achensee. È qui che il paesaggio sorprende davvero: il lago appare all’improvviso, con un turchese puro che contrasta con il verde scuro dei boschi.

Il giro completo del lago, circa 23 chilometri, è un’esperienza scenografica. La ciclabile costeggia scogliere, piccole spiagge e tratti boscosi, con scorci continui sulle pareti calcaree che si specchiano nell’acqua. Chi vuole può spingersi fino alle baie più tranquille, come quella di Pertisau, dove è facile vedere surfisti e barche a vela sfruttare le correnti del pomeriggio.

Il rientro verso Jenbach è semplice e veloce grazie alla ferrovia locale, che accetta senza problemi le biciclette. In totale, l’itinerario supera i 50 chilometri, ma la varietà dei paesaggi lo rende scorrevole e mai monotono.

Il percorso Zillertal–Achensee è un viaggio nella natura più autentica del Tirolo, dove il silenzio delle montagne si intreccia con l’acqua cristallina e con l’identità alpina più sincera. Una meta perfetta per chi cerca emozioni forti, ma senza rinunciare al comfort di un itinerario ben strutturato.

by Matteo

Le Fiandre in bike: da Gand a Bruges tra canali, mulini e cioccolato

18/11/2025 in Viaggi

Tra i percorsi ciclabili europei più apprezzati, il collegamento tra Gand e Bruges occupa un posto speciale. Non è solo un viaggio in bicicletta: è un’immersione nella scena fiamminga, dove i canali si specchiano come quadri e ogni cittadina sembra uscita da una miniatura medievale.

Si parte da Gand, città giovane e vivacissima, con un centro storico che alterna palazzi gotici, tetti a gradoni e mercati popolari. Uscire in bicicletta dal cuore urbano è sorprendentemente semplice: le piste ciclabili fiamminghe, famose per cura e segnaletica, guidano il cicloturista verso la campagna senza soluzione di continuità.

Il percorso segue lunghi tratti del canale Ghent–Bruges, un corridoio d’acqua perfettamente rettilineo, fiancheggiato da pioppi e fattorie. Il terreno è completamente pianeggiante, perfetto per famiglie o per chi vuole mantenere una velocità costante.
Ogni tanto compare un mulino restaurato o un piccolo ponte levatoio che ricorda la centralità storica di queste vie d’acqua, un tempo cruciali per il commercio dei tessuti.

A metà strada vale la pena fermarsi nel villaggio di Aalter, dove piccole caffetterie invitano a un assaggio di cioccolato artigianale o delle celebri “speculoos”, i biscotti speziati tipici della zona.

L’arrivo a Bruges, dichiarata Patrimonio UNESCO, è un crescendo di suggestioni: le prime case in mattoni rossi, i canali che si incrociano come nei dipinti di Van Eyck, le barche lente che sfiorano i muri delle case storiche. Entrare in città pedalando significa scoprire Bruges nella sua dimensione più naturale: quella di borgo rinascimentale rimasto sospeso nel tempo.

Il percorso totale misura poco più di 45 km e può essere completato in mezza giornata, ma la tentazione di fermarsi spesso per fotografare ponti, papere o angoli nascosti prolunga inevitabilmente i tempi. Ed è giusto così: nelle Fiandre non si pedala per arrivare, ma per guardare.

by Matteo

La Mosa in bicicletta: tra valloni, castelli e birrifici

18/11/2025 in Viaggi

Pedalare lungo la Mosa, nel cuore della Vallonia, è un’esperienza che unisce paesaggio, storia e gusto in un’unica, lunga boccata d’aria fresca. Il percorso EuroVelo 19 che attraversa il Belgio segue fedelmente il fiume, regalando scorci continui di scogliere calcaree, cittadine medievali e antichi bastioni che sembrano spuntare direttamente dall’acqua.
Un itinerario che non presenta difficoltà tecniche particolari e che si presta sia a chi ama il ritmo lento sia ai cicloturisti più allenati.

L’avventura può iniziare a Dinant, la “perla della Mosa”, dominata dalla sua imponente cittadella. Dopo pochi chilometri si entra nel vivo del paesaggio vallone: il fiume scorre placido tra alte pareti rocciose, punteggiate di piccole grotte e vegetazione. La pista ciclabile, quasi sempre separata dal traffico, permette di pedalare in assoluta tranquillità.

Lungo la strada, le soste non mancano: dalle birre trappiste di Maredsous alle botteghe di artigiani del rame che raccontano tradizioni secolari. Anche gli amanti dell’architettura trovano la loro meta: castelli come Freÿr costeggiano il tragitto con giardini geometrici che ricordano Versailles in miniatura.

Il tratto più suggestivo arriva poco prima di raggiungere Namur, capitale della Vallonia. La città, abbracciata dalla confluenza tra Sambre e Mosa, si presenta con un mix perfetto di calma provinciale e vitalità culturale. La ciclabile entra nel centro storico, tra caffè eleganti e case borghesi, prima di salire per chi ha ancora energie verso la celebre Cittadella, uno dei punti panoramici più spettacolari del Paese.

Un percorso ideale per una due giorni, ma che può trasformarsi facilmente in una gita giornaliera. La Mosa è un fiume che non corre: accompagna. E il suo ritmo diventa presto quello del cicloturista.

by Matteo

Pedalare tra borghi e vigneti: il nuovo trend delle micro-avventure in bicicletta

17/11/2025 in News


Le chiamano “micro-avventure”: brevi viaggi di uno o due giorni, spesso pianificati all’ultimo minuto, con l’obiettivo di staccare la spina e vivere un’esperienza intensa senza allontanarsi troppo da casa. Un fenomeno che sta conquistando i cicloturisti italiani, complice la riscoperta dei territori rurali e dei borghi storici.

Da Nord a Sud, sono sempre di più le mete ideali per questo tipo di esperienza. Le colline toscane, con i loro itinerari gravel tra vigneti e strade bianche, attraggono gruppi di amici e coppie in cerca di un weekend fuori porta. In Piemonte, le Langhe offrono percorsi panoramici che alternano cantine, castelli e piccoli saliscendi impegnativi al punto giusto.

Al Sud, il Salento e la Basilicata stanno emergendo come destinazioni perfette per chi vuole combinare pedalate, mare e cultura.
La formula vincente delle micro-avventure è la semplicità: bastano una bici, una borsa da bikepacking e un alloggio prenotato, spesso un B&B a conduzione familiare. I cicloturisti scelgono la lentezza, fermandosi nei piccoli bar di paese, acquistando prodotti locali e godendosi paesaggi che a volte sfuggono al turismo più frettoloso.

Gli esperti di settore sottolineano come questa tendenza stia favorendo la crescita economica delle aree interne, normalmente meno visitate. E le comunità locali rispondono con entusiasmo: mappe dedicate, punti acqua, ciclo-officine e servizi pensati ad hoc.

Le micro-avventure rappresentano non solo una nuova forma di vacanza, ma un modo per riconnettersi al territorio e riscoprire valori come autenticità e convivialità. E per molti cicloturisti, sono già la miglior cura contro la routine quotidiana.

by Matteo

La rinascita delle ciclovie italiane: perché il 2026 sarà l’anno d’oro del cicloturismo

17/11/2025 in News

Negli ultimi anni il cicloturismo è passato da nicchia per appassionati a vero fenomeno nazionale. Ma il 2026 potrebbe segnare una svolta storica: tra nuovi investimenti pubblici, reti ciclabili sempre più connesse e un crescente interesse per viaggi lenti e sostenibili, l’Italia si prepara a diventare una delle destinazioni cicloturistiche più ambite d’Europa.
Secondo i dati delle regioni, la spinta arriva soprattutto dai grandi progetti infrastrutturali.

La Ciclovia del Sole, ad esempio, continua a estendersi verso nord e sud, collegando città e borghi con percorsi protetti e ben segnalati. Parallelamente, la Ciclovia Adriatica vive una stagione di rilancio grazie a una maggiore integrazione tra treni regionali e servizi bici, mentre il Sentiero Vento lungo il Po, nonostante ritardi, sta attirando un numero sempre crescente di ciclisti grazie alla sua natura pianeggiante e ai paesaggi fluviali.
Ma il vero cambiamento è culturale. Hotel e agriturismi stanno investendo in servizi bike-friendly, dalle officine interne alle colazioni energetiche, fino ai trasporti dedicati.

Le amministrazioni locali organizzano festival, pedalate collettive e campagne di sensibilizzazione, trasformando le ciclovie in veri corridoi turistici.
Per gli operatori del settore, il messaggio è chiaro: il cicloturismo non è più un’alternativa economica, ma un segmento strategico. E per chi ama viaggiare in bici, il 2026 promette un’Italia più accogliente, sicura e soprattutto pedalabile.

by Matteo

Pedalare Lontano: il nuovo volto del cicloturismo italiano

16/11/2025 in News

Negli ultimi anni il cicloturismo è passato da nicchia per appassionati a fenomeno in rapida crescita, capace di intercettare viaggiatori in cerca di lentezza, natura e sostenibilità. Le statistiche parlano chiaro: le presenze sulle ciclovie italiane sono aumentate, così come l’offerta di servizi dedicati, dai bike hotel alle officine “on the road”. Ma più dei numeri, è l’esperienza diretta dei pedalatori a raccontare la trasformazione del viaggio sulle due ruote.

Una delle ragioni del successo è la possibilità di “staccare” davvero. Le ciclovie come la Verona–Firenze, la Via Silente nel Cilento o la Ciclovia dei Parchi della Calabria mostrano una dimensione del Paese spesso invisibile da auto e treni: borghi silenziosi, strade secondarie, artigiani nascosti dietro porte che si aprono solo a chi arriva senza fretta. Pedalare significa avere il tempo di osservare e, soprattutto, di incontro.

Le mete lungo le grandi vie ciclabili stanno imparando a dialogare con questo nuovo turismo. Agriturismi che offrono colazioni energetiche, osti che ricaricano le e-bike, piccoli musei pronti ad aprire fuori orario per accogliere un gruppo di ciclisti: la micro-economia locale sta scoprendo che il viaggiatore lento non porta solo curiosità, ma anche risorse e attenzione ai territori.

Il cicloturismo porta con sé anche una nuova idea di avventura. Non si parla più soltanto di imprese estreme o di lunghi viaggi intercontinentali: la vera sfida è spesso trovare la propria andatura, imparare a gestire il peso delle borse, affrontare una salita che sembrava impossibile. Ogni itinerario porta con sé un piccolo rito di passaggio. E, al termine, la consapevolezza che il viaggio non è stato solo geografico, ma personale.

Le prospettive per i prossimi anni sono ottimistiche. Molte regioni stanno investendo in segnaletica, manutenzione e infrastrutture dedicate, dalla diffusione delle rastrelliere sicure all’ampliamento delle stazioni ferroviarie “bike-friendly”. Se la crescita proseguirà, l’Italia potrà diventare una delle principali destinazioni cicloturistiche del continente, valorizzando contemporaneamente paesaggi e comunità.

Nel frattempo, la strada è lì: a volte perfettamente asfaltata, altre sterrata e un po’ polverosa. Ma è proprio questa varietà a rendere il cicloturismo un viaggio autentico. Uno di quelli che, una volta tornati a casa, lascia addosso la voglia di ripartire.

by Matteo

Cicloturismo: i consigli pratici per affrontare la strada con leggerezza (e qualche certezza)

15/11/2025 in Tecnica

Negli ultimi anni sempre più persone scelgono la bicicletta come compagna di viaggio. Non solo per l’idea romantica della libertà a pedali, ma anche perché il cicloturismo è un modo sostenibile, economico e sorprendentemente accessibile per scoprire territori nuovi. Tuttavia, partire senza una minima preparazione può trasformare la pedalata dei sogni in una collezione di imprevisti. Ecco dunque alcuni consigli pratici, raccolti tra i viaggiatori più esperti, per affrontare il viaggio con maggiore sicurezza.

1. Preparare la bici prima di partire

La regola d’oro è semplice: una bici ben regolata salva tempo, energie e spesso anche l’umore. Prima di partire, controlla l’usura della catena, lo stato dei freni e la pressione delle gomme. Una revisione in officina può essere un piccolo investimento che evita guai in piena campagna. Da non dimenticare un kit per le piccole riparazioni: leve smontacopertoni, camera d’aria di scorta e una mini-pompa sono il minimo sindacale.

2. Viaggiare leggeri è un’arte

Ogni cicloturista lo impara sulla propria pelle: la vera differenza non la fa la potenza delle gambe, ma il peso delle borse. Riduci il superfluo e punta su capi tecnici che si asciugano in fretta. Meglio un cambio in meno che un chilo in più. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra autonomia e comfort: abbastanza attrezzatura per non restare scoperti, ma non tanta da rallentare ogni salita.

3. Pianificare… ma non troppo

Le mappe digitali e le app dedicate sono utilissime, ma il bello del cicloturismo è lasciare spazio all’imprevisto. Programma le tappe principali, segnati i punti acqua e i tratti più impegnativi, ma mantieni una certa flessibilità. A volte la deviazione meno calcolata può rivelare un borgo da cartolina o un incontro inaspettato.

4. Alimentazione: la benzina del cicloturista

Pedalare per ore richiede una buona strategia energetica. Colazioni ricche di carboidrati, spuntini frequenti e idratazione costante aiutano a mantenere ritmo e lucidità. Portare sempre con sé barrette, frutta secca o panini semplici evita i cali di energia nei momenti meno opportuni.

5. Sicurezza prima di tutto

Giubbotto catarifrangente, luci funzionanti e casco sono alleati indispensabili. Se si viaggia all’estero o in zone poco abitate, condividere la traccia del percorso con qualcuno a casa è una buona abitudine. Non si tratta di allarmismo, ma di prudenza consapevole.

6. La testa fa più strada delle gambe

Infine, il consiglio che accomuna ogni cicloturista navigato: non avere fretta. Il ritmo del viaggio lo detta la strada, non il cronometro. Accettare i momenti di fatica, imparare a gestire il vento contrario e sapersi fermare quando serve fanno parte dell’esperienza. Il cicloturismo non è una gara, ma una conversazione continua con il territorio.

by Matteo

Tra borghi e pedali: da Orvieto a Civita di Bagnoregio, un viaggio in bici dove il tempo rallenta

14/11/2025 in News

C’è un momento, lungo ogni viaggio in bicicletta, in cui il rumore del traffico svanisce e resta solo il fruscio delle ruote sull’asfalto. Per molti cicloturisti coincide con l’inizio del viaggio vero. È successo anche a me lasciando Orvieto, ancora assopita sotto l’ombra del suo Duomo, in una mattina d’estate. La città, arroccata sul tufo, si allontanava lentamente mentre la strada iniziava a scendere tra vigneti e poderi.

Pedalare in queste zone significa entrare in un ritmo diverso, più vicino a quello della campagna umbra che a quello dei motori. Ogni chilometro offre un dettaglio che a bordo di un’auto passerebbe inosservato: il profumo del pane appena sfornato che esce da una panetteria di paese, le chiacchiere lente degli anziani sotto un portico, il vento che accarezza i campi di grano.

Il tratto più affascinante è stato un’antica strada bianca che collega piccoli borghi rurali. Qui il paesaggio è protagonista assoluto: colline morbide, casali isolati e una luce che cambia di continuo. Ogni curva sembra aprire una scena nuova, quasi fosse un film girato dal vivo. In questo contesto la bicicletta diventa un mezzo di lettura del territorio: permette soste improvvise, deviazioni non previste, incontri casuali. Come quello con un agricoltore che, vedendomi passare, ha offerto un bicchiere d’acqua fresca e qualche indicazione sulla strada: “La salita prima del colle è tosta, ma poi scendi verso un altro mondo”, ha detto. Aveva ragione.

Dopo l’ultimo strappo, il panorama si è aperto sulla Valle dei Calanchi, con la sagoma sospesa di Civita di Bagnoregio, la “città che muore”, meta del mio viaggio. Il ponte pedonale che porta al borgo sembrava fluttuare nel vuoto, e avvicinarsi lentamente in bici ha reso l’arrivo quasi solenne.

È qui che capisci cosa rende speciale il cicloturismo: la conquista dolce. Non c’è la frenesia della prestazione sportiva né la superficialità del turismo veloce. C’è invece una forma di viaggio che riconnette al territorio, alla sua storia, ai suoi ritmi. Il paesaggio intorno a Civita sembrava raccontare secoli di vita contadina, e il pensiero è andato a quanto sarebbe rimasto invisibile senza la scelta di pedalare.

Da Orvieto a Civita di Bagnoregio, ogni strada è diventata una piccola cronaca, ogni incontro una nota di viaggio. È questo il fascino del cicloturismo: trasformare il percorso in un racconto, con le ruote come penna e il territorio come pagina.

by Matteo

Il corpo in sella: come la postura può trasformare il tuo viaggio in bici

13/11/2025 in Tecnica

Chi ha percorso anche solo cento chilometri in sella lo sa: il corpo racconta ogni vibrazione della strada. Nel cicloturismo, dove le giornate si misurano in ore e non in chilometri, la differenza tra un viaggio indimenticabile e una tortura a pedali spesso si gioca su un dettaglio invisibile la postura.

La biomeccanica non è solo per i professionisti

Molti viaggiatori credono che la “biomeccanica” sia una parola da corridori o triatleti. In realtà, è l’arte di adattare la bici al corpo, non il contrario.Una corretta posizione in sella permette di distribuire i carichi, migliorare l’efficienza e prevenire dolori a schiena, collo, ginocchia e mani le zone più sollecitate nei lunghi viaggi.

Il primo passo è conoscere se stessi: altezza del cavallo, flessibilità, lunghezza delle braccia e persino la mobilità delle anche influenzano il modo in cui si pedala. Due ciclisti alti uguali possono avere esigenze molto diverse. Da qui l’importanza di un bike fitting, un’analisi posturale che regola altezza sella, arretramento, lunghezza dell’attacco manubrio e inclinazione delle leve freno.

Sella e manubrio: un equilibrio dinamico

Nel cicloturismo, la posizione deve privilegiare il comfort senza sacrificare troppo l’efficienza.Una sella troppo alta costringe il bacino a oscillare, affaticando le ginocchia; una sella troppo bassa riduce la potenza e aumenta il rischio di infiammazioni ai tendini.La distanza manubrio-sella è altrettanto cruciale: se è eccessiva, il ciclista carica troppo peso sui polsi; se troppo corta, il busto si chiude e la respirazione si fa più difficile.

Molti viaggiatori trovano la giusta via di mezzo regolando l’altezza del manubrio leggermente sopra la linea della sella. È una soluzione che apre il torace, riduce la tensione sulle spalle e permette di variare posizione durante la giornata.

Pedalare con il corpo, non contro di esso

La biomeccanica del movimento non riguarda solo la posizione, ma anche il modo in cui si pedala.Un colpo di pedale rotondo, fluido, con spinta e richiamo, aiuta a distribuire lo sforzo tra quadricipiti, glutei e polpacci. I pedali automatici o le gabbiette, se usati correttamente, permettono proprio questo: lavorare su tutto l’arco del movimento, non solo “spingere”.Durante lunghi viaggi, alternare la cadenza di pedalata (tra 80 e 90 rpm per molti cicloturisti) aiuta a evitare sovraccarichi muscolari. Il corpo si adatta, ma solo se lo si ascolta: piccoli fastidi sono spesso segnali precoci di un assetto da rivedere.

Il comfort è la vera performance

Non c’è record da inseguire nel cicloturismo, ma la comodità è una forma di performance: ti permette di pedalare più a lungo, con meno sforzo, e soprattutto di goderti il paesaggio.
LPiccole modifiche una sella ergonomica, manopole anatomiche, un reggisella ammortizzato possono cambiare radicalmente la percezione del viaggio.

Ascoltare il corpo, ogni giorno

La biomeccanica non è un assetto fisso, ma un equilibrio in evoluzione. Durante un viaggio di più settimane, il corpo cambia: i muscoli si adattano, la flessibilità migliora o peggiora, e ciò che era comodo all’inizio può non esserlo più dopo mille chilometri.Per questo è utile ricontrollare periodicamente la posizione: basta una brugola e cinque minuti per ritrovare il comfort perduto.