L’ANELLO del Gran Paradiso in bicicletta: tra villaggi alpini e natura incontaminata
02/12/2025 in Viaggi
La Valle d’Aosta è un paradiso per chi ama pedalare in alta quota, ma pochi percorsi offrono la magia dell’anello che abbraccia il versante valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un itinerario che alterna panorami grandiosi, fontane di montagna, antichi villaggi in pietra e l’onnipresenza delle vette glaciali del massiccio.
L’itinerario
Partenza/arrivo: Aymavilles
Distanza: circa 48 km
Dislivello: +1200 m
Tipologia: su asfalto, alcuni tratti impegnativi
Periodo consigliato: giugno – ottobre
Da Aymavilles si imbocca la strada regionale della Val di Cogne, pedalando accanto a vigneti terrazzati e castagneti. Dopo pochi chilometri emerge il profilo del castello di Aymavilles, un saluto medievale prima di addentrarsi nella valle.
La salita verso Cogne è costante ma panoramica: la Dora di Cogne accompagna il ciclista con il rumore dell’acqua e con scorci sulle cascate che scendono dalle pareti laterali. Arrivati a Cogne, il prato di Sant’Orso è lo sfondo perfetto per una pausa: una distesa verde che sembra non finire mai, con le vette del Gran Paradiso a sorvegliare dall’alto.
Da qui si continua verso Lillaz, famoso per le sue cascate. Il breve tratto finale è facile, ideale per rilassare le gambe prima della discesa.
La discesa
Da Cogne si torna indietro seguendo lo stesso percorso, questa volta godendosi lunghe curve in mezzo ai pascoli. La vista sulla valle aperta e sulla Dora che scorre più in basso rende la discesa uno dei momenti più gratificanti dell’intero itinerario.
Per chi è adatto
Questo percorso è ideale per cicloturisti mediamente allenati, amanti delle strade di montagna e dei contesti naturali. Perfetto per una giornata di ciclismo “lento”, con tante occasioni per fermarsi e fotografare.
Consigli pratici
Portare una mantellina: il meteo cambia rapidamente.Rifornirsi d’acqua a Cogne o Lillaz: poche fontane lungo la salita.A luglio e agosto la strada è trafficata: partire presto.
La ciclabile della Val d’Ayas: pedalata panoramica ai piedi del Monte Rosa
02/12/2025 in Viaggi
Non tutti i percorsi in Valle d’Aosta richiedono salite impegnative: la ciclabile che attraversa la bassa Val d’Ayas è perfetta per un giro panoramico, rilassante e accessibile anche ai meno allenati. Una pedalata dolce tra pascoli, fiumi turchesi, ponti in legno e viste spettacolari sul massiccio del Monte Rosa.
L’itinerario
Partenza/arrivo: Brusson – Champoluc (a/r)
Distanza: circa 26 km
Dislivello: +350 m
Tipologia: ciclabile mista (sterrato leggero e asfalto)
Periodo consigliato: maggio – ottobre
Si parte da Brusson, vicino al lago, uno specchio d’acqua che riflette boschi e montagne. La ciclabile costeggia il torrente Evançon, seguendo un percorso naturale fatto di ponticelli, brevi saliscendi e tratti ombreggiati.
Pedalando si attraversano piccoli borghi alpini come Extrepieraz e Massey, dove le tipiche case in legno e pietra raccontano la storia della valle. Il Monte Rosa compare spesso tra gli alberi, con i suoi ghiacciai che brillano nelle ore mattutine.
L’arrivo a Champoluc offre un panorama più aperto sulla testata della valle. Perfetto per un caffè o una pausa pranzo, magari assaggiando una zuppa valdostana o una fetta di fontina d’alpeggio.
Ritorno
Il rientro verso Brusson avviene sulla stessa ciclabile, ma la direzione opposta regala nuovi scorci sul fondovalle. La pedalata resta piacevole e poco impegnativa.
Per chi è adatto
È un percorso ideale per chi cerca una giornata tranquilla, famiglie con bambini, e cicloturisti che vogliono godersi la natura senza dislivelli estremi.
Consigli pratici
Adatta anche alle bici gravel o MTB front.Nei punti vicino al fiume la temperatura è più fresca: tenere una felpa leggera.Perfetto per scattare foto all’alba o al tramonto sul Monte Rosa.
La costa dorata: da Trapani a San Vito Lo Capo tra saline e faraglioni
01/12/2025 in Viaggi
Tra i percorsi cicloturistici più scenografici della Sicilia occidentale, il tragitto che da Trapani conduce fino a San Vito Lo Capo rappresenta un condensato perfetto di paesaggio mediterraneo. Circa 38 chilometri che scorrono veloci tra saline abbaglianti, profumo di zagara e venti che arrivano dal Nord Africa.
Si parte dal porto di Trapani, dove il traffico mattutino lascia lentamente spazio alla quiete della periferia. Bastano pochi chilometri e la città diventa un ricordo: il ciclista entra nel regno silenzioso delle Saline di Trapani e Paceco, una distesa di bianchi accecanti e acqua rosa che ricorda certe vedute nordiche, ma con il calore siciliano. Le antiche mulina a vento, alcune ancora in attività, segnano il ritmo del vento come giganteschi metronomi.
Il tracciato si mantiene pianeggiante fino a Nubia, dove conviene fermarsi per una breve sosta al museo del sale. Da qui, la strada comincia a salire dolcemente verso Custonaci: un’ascesa non impegnativa, ma sufficiente a regalare scorci di mare sempre più ampi, come quadri azzurri incorniciati da rocce calcaree.
L’ultimo tratto entra nella riserva naturale di Monte Cofano, uno dei punti più spettacolari dell’intero percorso. Il paesaggio si fa più selvaggio: fichi d’india, capre al pascolo, macchia mediterranea che profuma di timo. La strada poi scende verso San Vito Lo Capo, che appare all’improvviso con il suo ventaglio di case bianche e la spiaggia turchese.
Un itinerario adatto anche ai cicloturisti meno allenati, ma capace di soddisfare chi cerca uno sguardo autentico sulla Sicilia: aspro, luminoso, sorprendente.
Etna in bicicletta: l’anello dei crateri tra boschi lavici e paesi sospesi
01/12/2025 in News
Pedalare attorno all’Etna non è solo un’impresa sportiva: è un viaggio dentro un paesaggio che cambia di continuo, un mosaico di colori in cui convivono boschi verdi, colate laviche nere e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Il cosiddetto “Giro dell’Etna”, da affrontare a tappe o in un’unica giornata allenata, è uno dei percorsi cicloturistici più affascinanti d’Italia.
Il punto di partenza ideale è Nicolosi, porta naturale del vulcano. La strada si arrampica subito verso il Rifugio Sapienza, con pendenze che oscillano tra il 6% e il 10%. La fatica, però, viene ripagata dall’aria balsamica e dalle prime distese di lava solidificata, nere come carbone e modellate in forme quasi scultoree.
Superato il rifugio, si imbocca la SP92, che scorre sul versante sud-ovest offrendo viste che nelle giornate limpide arrivano fino alla costa siracusana. Qui il percorso diventa più scorrevole: lunghi tratti nel bosco di pino laricio si alternano a radure panoramiche che fanno dimenticare ogni sforzo.
La discesa verso Bronte apre un capitolo diverso della pedalata: il paesaggio si fa rurale, segnato dai terrazzamenti e dai famosi pistacchieti, che in primavera tingono le colline di verde brillante. Proseguendo verso Randazzo, si attraversa uno dei tratti più suggestivi: enormi campi di lava antica, tagliati da piccole strade serpeggianti, dove il silenzio è sospeso come in un paesaggio lunare.
L’ultimo tratto conduce a Zafferana Etnea, con una breve ma intensa salita. Da qui si torna a Nicolosi chiudendo un anello di circa 90 chilometri, impegnativo ma straordinario. Un viaggio che alterna adrenalina e contemplazione, capace di raccontare l’essenza dell’isola: una terra in movimento, potente e viva.
Marche in bicicletta: un itinerario tra Recanati, Loreto e le colline del Conero
30/11/2025 in Viaggi
Le Marche confermano il loro ruolo di territorio ideale per il cicloturismo. Strade secondarie, borghi perfettamente conservati e una morfologia dolce ma variegata rendono la regione un laboratorio a cielo aperto per chi ama esplorare pedalando. Tra i percorsi più significativi spicca l’anello che collega Recanati, Loreto e i colli che guardano al Conero, un tracciato di circa 48 chilometri che unisce cultura, spiritualità e paesaggio agricolo.
Un itinerario tra poesia e fede
Il viaggio parte da Recanati, città natale di Giacomo Leopardi. Le vie del centro, silenziose nelle prime ore del mattino, introducono a un territorio dove la dimensione culturale si intreccia naturalmente con quella naturalistica. Lasciato il borgo, la strada si distende in una serie di saliscendi che conducono verso Loreto, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. La sagoma della Basilica della Santa Casa appare già da diversi chilometri, diventando un punto di riferimento costante lungo la pedalata.
Tra campi coltivati e panorami mutevoli
Superata Loreto, il percorso entra nel cuore rurale delle Marche. Qui la campagna alterna vigneti, filari d’ulivo e ampie distese di grano. Il fondo stradale è quasi interamente asfaltato e il traffico ridotto permette di godersi in tranquillità l’evoluzione del paesaggio. I tratti in quota offrono una visuale aperta fino al Conero e, nelle giornate limpide, persino all’Adriatico.
Ritorno verso Recanati attraverso i borghi minori
Il rientro avviene passando per Montefano e altri piccoli centri dell’entroterra, custodi di un’identità marchigiana autentica e spesso fuori dai grandi itinerari turistici. Le pendenze si fanno più regolari, favorendo una pedalata fluida fino al rientro a Recanati.
Pedalare Lenti per Andare Lontano: perché il cicloturismo è il viaggio del futuro
29/11/2025 in News
C’è un rumore che chi pedala conosce bene: non è quello della catena o delle gomme sull’asfalto. È il suono del tempo che rallenta. In un’epoca di spostamenti rapidi e itinerari compressi in poche ore, il cicloturismo si impone come una risposta concreta al bisogno di ritrovare il ritmo delle cose.
Negli ultimi anni il numero di viaggiatori sulle due ruote è cresciuto costantemente, trasformando un’attività di nicchia in un vero fenomeno sociale. Secondo diversi osservatori del settore, il boom non riguarda solo gli appassionati più allenati, ma soprattutto una nuova categoria di viaggiatori: persone che cercano esperienze autentiche, contatto con il territorio e sostenibilità.
Un turismo che lascia un’impronta leggera
La bicicletta permette di attraversare il paesaggio senza alterarlo. È un mezzo che non impone, ma si adatta: segue la morfologia del territorio, amplifica gli odori, restituisce sfumature che in auto scivolano via in un lampo. Per questo molte destinazioni stanno investendo su reti ciclabili, ospitalità bike-friendly e percorsi adatti anche ai principianti.
Dalle ciclabili lungo i fiumi europei alle vie storiche italiane, ogni itinerario offre una lettura diversa del territorio. E sempre più borghi scoprono che accogliere i cicloturisti significa valorizzare attività locali, agriturismi, artigiani e piccole economie che altrimenti resterebbero ai margini delle rotte turistiche tradizionali.
Il fascino dell’imprevisto
Chi viaggia in bici impara presto che la meta è spesso solo un pretesto. Il vero viaggio sta negli incontri casuali: il contadino che indica una strada panoramica, il bar di paese che diventa un punto di ristoro improvvisato, la deviazione che regala uno scorcio inatteso.
Ogni chilometro è una scelta, e ogni scelta permette al viaggiatore di sentirsi parte del luogo che attraversa. È un modo di viaggiare che richiede lentezza, ma che restituisce profondità.
La tecnologia che aiuta, senza sostituire l’avventura
Se è vero che il cicloturismo richiama un’idea di viaggio semplice, è altrettanto vero che le innovazioni hanno reso tutto più accessibile. Le bici gravel e le e-bike hanno aperto la strada anche a chi teme dislivelli impegnativi o distanze eccessive. Allo stesso modo, app di navigazione e piattaforme dedicate permettono di pianificare itinerari con precisione, senza però intaccare il gusto della scoperta.
Una comunità che pedala insieme
Chi parte in bici raramente si sente solo. Esiste una comunità fatta di consigli scambiati online, racconti di viaggio, tracce GPS condivise generosamente. È un mondo in cui la collaborazione conta più della competizione, e dove ogni esperienza diventa un tassello di un racconto collettivo.
Il futuro è fatto di chilometri lenti
In un periodo in cui il turismo deve fare i conti con sostenibilità, qualità e consapevolezza, il cicloturismo rappresenta un modello virtuoso. Non è solo un modo di spostarsi, ma una filosofia: un invito a guardare il mondo da un’altezza di poco più di un metro, quella del manubrio, dove tutto appare più vicino e più vero.
Alpe Adria: il viaggio in bici che unisce montagne, storia e mare
28/11/2025 in Viaggi
L’Alpe Adria è uno di quei percorsi che, una volta pedalati, si portano dentro per sempre. Più che una ciclovia, è un attraversamento: dalla solidità delle Alpi alla dolcezza dell’Adriatico, dal profumo di bosco al profumo di salsedine, dalle vecchie ferrovie alle città d’arte.
Un percorso che nasce dalla ferrovia
Uno dei tratti più affascinanti dell’Alpe Adria è il vecchio tracciato ferroviario tra Venzone, Resiutta, Moggio Udinese e Tarvisio, trasformato in una pista ciclabile panoramica.
Gli antichi ponti, le lunghe gallerie illuminate e i viadotti sospesi regalano la sensazione di pedalare dentro la storia, accompagnati dal suono del fiume Fella che corre impetuoso più in basso.
Dal cuore delle Alpi alla cultura delle città
Pedalando verso sud, il paesaggio si apre e addolcisce: Gemona, con il suo magnifico Duomo arroccato, è un invito a fermarsi. Più avanti, la ciclovia attraversa campagne serene, borghi silenziosi e cittadine ricche di vita come Udine, perfetta per una pausa in piazza con un tajut.
Il viaggio prosegue verso Aquileia, una delle città romane più importanti d’Europa: un luogo che merita tempo, silenzio e curiosità. Da qui, la strada verso Grado è un inno alla bellezza della laguna, dove acqua e cielo si mescolano in un unico orizzonte.
Perché l’Alpe Adria è un percorso unico
Varietà di paesaggi: dalle montagne alla pianura, fino al mare. Pochi itinerari europei offrono una transizione così armoniosa.
Strade sicure e ben segnalate: molti tratti sono completamente separati dal traffico, ideali anche per chi viaggia in famiglia.
Ospitalità diffusa: alloggi bike-friendly, stazioni ferroviarie utilissime per eventuali rientri, gastronomia locale che ha sempre qualcosa di nuovo da offrire.
Clima emotivo speciale: l’arrivo all’Adriatico dopo giorni di pedalata è un momento da ricordare, un misto di soddisfazione e dolce malinconia.
Consigli pratici per vivere al meglio l’Alpe Adria
Periodo migliore: da maggio a ottobre. In alta montagna le temperature possono essere fresche, ma la vista ripaga ogni fatica.
Distanze consigliate: 50–70 km al giorno permettono di godersi il viaggio senza correre.
Tipo di bici: trekking o gravel sono ideali; anche una bici da turismo con buone gomme scorrevoli va benissimo.
Attenzione alle gallerie: anche se illuminate, meglio portare luci proprie per sicurezza.
Assaggia tutto: frico, gubana, prosciutto di San Daniele, vini friulani. Il viaggio è anche gastronomia.
L’arrivo a Grado: pedalare dentro la luce
Gli ultimi chilometri dell’Alpe Adria attraversano la laguna: aironi che si alzano in volo, canali tranquilli, piccoli ponti, barche dei pescatori.
E poi, all’improvviso, il mare.
Entrare a Grado in bici è un’emozione difficile da descrivere: sembra quasi un premio, una restituzione. Ci si guarda indietro, verso le montagne lontane, e ci si rende conto di aver fatto un viaggio completo, coerente, bellissimo.
Cicloturismo: l’Italia (e non solo) scopre il viaggio lento su due ruote
27/11/2025 in News
Negli ultimi anni il cicloturismo è passato dall’essere una nicchia per appassionati a un vero fenomeno culturale. Sempre più persone scelgono la bicicletta come mezzo privilegiato per esplorare territori, scoprire borghi e vivere un’esperienza di viaggio più autentica e sostenibile. Non si tratta solo di sport, ma di un modo diverso di stare nel mondo: più lento, più attento, più umano.
Un trend in continua crescita
Secondo i dati degli osservatori turistici nazionali, il comparto del cicloturismo è fra i più dinamici dell’intero settore. A spingere questo trend concorrono diversi fattori: la crescente sensibilità verso l’ambiente, la necessità di dedicare più tempo al benessere fisico e mentale, e la diffusione delle e-bike, che rendono alla portata di molti itinerari un tempo considerati impegnativi.
Molti comuni e regioni stanno investendo in nuove infrastrutture: piste ciclabili più sicure, segnaletica dedicata, aree di sosta attrezzate, servizi di noleggio e assistenza. Il risultato è una rete sempre più capillare che favorisce la fruibilità dei percorsi.
Viaggiare in bici: un’esperienza sensoriale
Pedalare permette di percepire il territorio in maniera diversa: il ritmo è quello naturale, non imposto dai mezzi a motore. Si ha il tempo di osservare i dettagli, di fermarsi a fotografare un panorama, di entrare in un piccolo bar di paese per scambiare due parole con gli abitanti.
Il cicloturismo unisce movimento e scoperta. Le tappe diventano più che punti di passaggio: sono esperienze. Che si tratti di un itinerario lungo le campagne della Toscana, sui sentieri costieri del Salento o sulle antiche vie romane, la bicicletta consente di creare un legame diretto con l’ambiente.
Economia dei territori: la bici come volano
Il cicloturismo genera un impatto economico significativo, spesso superiore a quello del turismo tradizionale. Chi viaggia in bici tende a scegliere strutture ricettive di dimensioni medio-piccole, ristoranti locali e servizi di prossimità. Un modello economico diffuso e sostenibile che contribuisce alla vitalità di molti borghi.
Inoltre, una volta realizzate le infrastrutture, il costo di mantenimento è relativamente contenuto e i benefici si estendono a tutta la comunità, non solo ai turisti.
E-bike: democratizzare il viaggio
Le biciclette a pedalata assistita stanno rivoluzionando il settore. Percorsi un tempo riservati ai ciclisti più allenati diventano accessibili anche a chi non ha un grande background sportivo. Le e-bike permettono di superare dislivelli importanti senza rinunciare al piacere della pedalata, ampliando la platea dei viaggiatori e favorendo la crescita del settore.
Il futuro del cicloturismo
Le prospettive sono positive: la mobilità dolce è sempre più centrale nelle politiche ambientali europee e nazionali. In un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità, il cicloturismo rappresenta una risposta concreta e immediata, capace di unire turismo, benessere e tutela del territorio.
Il futuro del viaggio, forse, è già qui: due ruote, un itinerario e il desiderio di guardare il mondo con occhi diversi. Il cicloturismo non è solo un modo per spostarsi, ma un invito a riscoprire la bellezza del tempo lento.
Da Scutari al Lago di Koman: pedalando tra storia e natura selvaggia
26/11/2025 in Viaggi
Pedalare nel nord dell’Albania significa immergersi in un paesaggio ancora autentico, dove le Alpi Albanesi si specchiano in vallate verdi e villaggi senza tempo. Il percorso che parte da Scutari (Shkodër) e arriva al Lago di Koman è una delle esperienze più sorprendenti per chi ama il cicloturismo tra natura, cultura e panorami incontaminati.
Scutari è la capitale storica della bicicletta in Albania: qui il traffico è un brulicare di pedali, e l’atmosfera rilassata invita immediatamente a partire. Dopo una visita al Castello di Rozafa e al mercato tradizionale, si lascia la città seguendo una strada panoramica che costeggia campi coltivati e piccoli centri rurali. Il percorso è di circa 55 km, con dislivelli moderati e asfalto in buone condizioni, adatto anche ai cicloturisti con media esperienza.
Man mano che ci si avvicina al lago di Koman, il paesaggio cambia: le colline diventano più ripide e la strada inizia a stringersi tra gole e verdi pendii. L’arrivo al molo, dove partono i celebri traghetti verso Fierza, è un momento indimenticabile. Le acque smeraldo si insinuano tra pareti rocciose, creando un fiordo balcanico unico nel suo genere.
La Riviera Albanese in bici: da Valona a Himara tra mare turchese e passi panoramici
26/11/2025 in Viaggi
La costa ionica albanese è una sorpresa di colori, profumi mediterranei e strade spettacolari a picco sul mare. Il percorso cicloturistico da Valona (Vlorë) a Himara è uno dei più suggestivi del Paese, ideale per chi ama pedalare tra spiagge da cartolina e sfide altimetriche.
Il tragitto è lungo circa 65 km, ma la sua caratteristica principale è il celebre Passo di Llogara, che raggiunge oltre 1000 metri di quota e regala viste mozzafiato sul Mar Ionio e sull’arcipelago di Karaburun. La salita è impegnativa ma regolare, perfetta per chi ha una buona preparazione o una bici gravel/e-bike.
Dopo il passo, la strada scende con curve morbide verso la costa, aprendo scenari da sogno: baie solitarie, oliveti secolari, paesini in pietra e spiagge come Dhermi, Jala e Livadhi. Himara accoglie i ciclisti con taverne sul mare, pesce fresco e tramonti arancioni.









