California Coast Route: la Pacific Highway vista dal sellino
08/12/2025 in Viaggi
Se esiste un luogo in cui il cicloturismo incontra l’iconografia del viaggio on the road, quel luogo è la California. La California Coast Route segue la celebre Highway 1 per oltre mille chilometri lungo il Pacifico, da San Francisco ai confini con il Messico. Un itinerario meno selvaggio della Great Divide, ma non per questo meno spettacolare: qui sono il vento, l’oceano e le scogliere a dettare il ritmo.
Si parte dal Golden Gate Bridge, simbolo inconfondibile e scenografico. Pedalare lungo il ponte è il primo momento in cui si percepiscono la forza delle correnti e il respiro dell’oceano. Subito dopo, la strada si tuffa in un susseguirsi di baie e punti panoramici: Stinson Beach, Point Reyes, le spiagge dove il Pacifico s’infrange con forza quasi coreografica.
Big Sur è il tratto più iconico: curve scolpite nella roccia e scogliere che precipitano nel blu profondo. Qui la bici dà un vantaggio unico: il tempo per fermarsi, osservare, ascoltare. Nelle prime ore del mattino la nebbia oceanica copre la costa come un velo sottile, lasciando spazio a cieli limpidi nel pomeriggio. Gli avvistamenti di leoni marini e balene sono tutt’altro che rari.
Più a sud, la strada cambia scenografia. Le colline lasciano spazio alle spiagge di Malibu, al sole sempre presente e alle infinite sfumature della cultura californiana: surfisti all’alba, caffetterie che sembrano uscite da un film, centri urbani dove il cicloturista trova assistenza e ristoro. Los Angeles segna il passaggio verso l’ultima parte del viaggio, che si chiude a San Diego, città piacevole da esplorare su due ruote.
La California Coast Route è un percorso ideale per chi cerca un equilibrio tra natura e comodità. Richiede allenamento, certo, ma regala emozioni accessibili anche a cicloturisti non estremi: panorami maestosi, cittadine accoglienti e un clima che accompagna quasi tutto l’anno.
Sulla Great Divide: pedalando il più lungo sentiero off–road del mondo
08/12/2025 in Viaggi
Ci sono luoghi in cui il silenzio pesa più dell’altitudine. La Great Divide Mountain Bike Route è uno di questi: 4.400 chilometri di piste sterrate che tagliano il continente nordamericano da nord a sud, seguendo il profilo irregolare della Continental Divide. È un percorso che attira non solo i cicloturisti estremi, ma anche chi cerca un contatto più puro con la natura, lontano dal traffico e dalle rotte più battute.
Il viaggio inizia spesso a Banff, nel cuore delle Montagne Rocciose canadesi. Già dai primi chilometri, la percezione è quella di entrare in un mondo diverso: foreste fitte, laghi color cobalto e la sensazione di essere ospiti, non padroni. Le temperature possono cambiare rapidamente e la fauna è una presenza costante: alci, cervi e, talvolta, orsi che attraversano la pista senza preavviso.
La sezione del Montana è considerata una delle più affascinanti, con salite impegnative che ripagano con panorami immensi. Ma è nel Wyoming che il paesaggio diventa quasi lunare: praterie infinite, strade di ghiaia che sembrano non finire mai e piccoli paesi dove il tempo scorre lento. I cicloturisti imparano presto che queste comunità sono essenziali: l’unico luogo per rifornirsi, scambiare due parole e fare il pieno d’acqua.
Chi riesce a superare le difficoltà polvere, dislivelli, meteo imprevedibile arriva infine al Nuovo Messico, dove il terreno diventa rosso e l’aria si fa più secca. L’arrivo al confine con il Messico non è solo la fine di un itinerario, ma un rito di passaggio: migliaia di chilometri in cui la bici diventa compagna silenziosa e il ciclista impara a misurare sé stesso con le distanze della natura.
La Great Divide non è per tutti, ma chi la percorre porta a casa una storia irripetibile. Un viaggio che non si dimentica.
Pedalando tra natura e borghi: il percorso cicloturistico che unisce paesaggi e storia
07/12/2025 in Viaggi
Un itinerario di poco più di 45 chilometri, accessibile a tutti ma capace di regalare emozioni autentiche: è il percorso che collega la pianura fluviale del Fiume Serio ai primi rilievi collinari, attraversando borghi medievali, campi coltivati e una rete di piste ciclabili in continuo miglioramento. Un tragitto ideale per chi cerca un weekend all’aria aperta senza rinunciare a un pizzico di esplorazione.
L’avvicinamento lungo il fiume
Il punto di partenza consigliato è il parcheggio del parco fluviale, dove la ciclabile corre silenziosa accanto alle rive del fiume. I primi chilometri scorrono veloci: il fondo è compatto, il traffico assente, e l’ombra dei pioppi accompagna chi pedala in un ambiente quasi fiabesco. In questa prima parte il percorso invita a un ritmo lento, perfetto per osservare aironi e folaghe che popolano la zona umida.
I borghi e le loro storie
Dopo circa 12 chilometri si raggiunge il primo centro storico: un borgo adagiato sulle antiche mura, con vie strette e una piazza centrale che merita una breve sosta. La fontana del Settecento e la piccola trattoria affacciata sulla piazza sono luoghi ideali per una pausa rigenerante. Da qui, seguendo la segnaletica cicloturistica, si imbocca un tratto misto asfaltato-sterrato che porta verso la parte più rurale del percorso.
I campi coltivati, in continua alternanza tra mais e vigneti, offrono un quadro che cambia con le stagioni, rendendo ogni uscita diversa dalla precedente. Nei mesi primaverili il profumo dell’erba tagliata accompagna i ciclisti fino al secondo borgo, dove una torre medievale domina ancora il paesaggio.
La salita dolce verso le colline
La seconda metà del tragitto rappresenta la parte più dinamica del percorso. Una salita costante ma mai impegnativa porta ai primi contrafforti collinari. Qui la fatica è ripagata da una vista panoramica sulla valle: un’apertura scenografica che invita a fermarsi, scattare fotografie o semplicemente respirare il silenzio.
Nell’ultimo tratto si attraversa una strada bianca ben mantenuta, immersa nei vigneti. È il punto più suggestivo dell’intero itinerario, soprattutto al tramonto, quando la luce radente esalta i filari e tinge di oro il paesaggio.
Ritorno e consigli utili
Il rientro avviene seguendo una veloce discesa che riporta sulla ciclabile del fiume. L’intero percorso richiede circa 3 ore a un’andatura rilassata, ma può diventare un’escursione giornaliera se si decide di visitare con calma i borghi.
Consigli per chi parte:
Bicicletta consigliata: gravel o trekking, ma percorribile anche con MTB.
Periodo migliore: primavera e inizio autunno.
Punti acqua: presenti in quasi tutti i centri attraversati.
Segnaletica: buona nella prima metà, più scarna nella parte collinare; utile una traccia GPS.
Un itinerario pensato per chi ama pedalare senza fretta, alla scoperta di territori che ancora conservano il fascino della tradizione e il ritmo lento della natura.
Pedalare Lenti: perché il cicloturismo è diventato il modo migliore per scoprire il mondo
06/12/2025 in News
C’è un filo sottile che lega il viaggiatore moderno al cicloturista: la ricerca della lentezza. In un’epoca in cui tutto corre veloce, la bicicletta si sta imponendo come il mezzo ideale per rallentare, osservare e vivere davvero i territori. Negli ultimi anni, infatti, il cicloturismo ha registrato una crescita costante, trasformandosi da nicchia per sportivi a fenomeno culturale, economico e sociale.
L’esperienza che vale più della meta
Viaggiare in bici significa liberarsi dal concetto di arrivo. La meta è un pretesto, il vero viaggio avviene tra una pedalata e l’altra: un borgo che appare oltre una curva, una trattoria scoperta per caso, una chiacchiera con chi vive lungo il percorso. Il cicloturista non “passa”, attraversa. Non “visita”, incontra.
È un turismo che crea relazione con il territorio e che, soprattutto, non consuma: restituisce. Ogni sosta è un contributo all’economia locale, ogni deviazione è un modo per valorizzare ciò che spesso rimane fuori dai circuiti più battuti.
Le nuove infrastrutture e il boom delle ciclovie
Il successo del cicloturismo non è solo culturale. In Italia e in Europa si sta investendo sempre di più in ciclovie, greenway e percorsi attrezzati. Dalla Ciclovia del Sole alla Via Silente, dalla ciclabile dell’Adige alla lunghissima EuroVelo, le possibilità si moltiplicano.
Queste infrastrutture non sono solo piste: sono corridoi verdi che collegano città, paesaggi agricoli, parchi naturali e piccoli centri. Offrono sicurezza, continuità e una nuova idea di mobilità dolce, accessibile anche ai meno allenati grazie alla diffusione delle e-bike.
Il valore umano del viaggio in sella
Chi pedala sa che l’incontro è parte del percorso. Ogni viaggio in bici porta con sé volti, storie, gesti. Non è raro che un bicigrill diventi un luogo di scambio tra stranieri, o che un anziano seduto all’ombra di una piazza si trasformi nel miglior narratore locale.
È questo capitale umano che distingue il cicloturismo da altre forme di viaggio: la bici abbatte distanze, invita al dialogo e rende tutti un po’ più disponibili. Perché in sella non si ha fretta, e quando non si ha fretta si ha tempo di ascoltare.
Sostenibile, economico, libero
La bicicletta è il mezzo più sostenibile che esista. Zero emissioni, impatto ridotto e una grande capacità di integrazione con il trasporto pubblico. Ma è anche uno dei modi più economici per viaggiare: una tenda, due borse, una cartina e un minimo di spirito d’avventura possono aprire le porte a itinerari che, in auto o in aereo, costerebbero molto di più.
Infine, c’è la libertà. La libertà di fermarsi quando si vuole, di deviare per una strada sterrata, di scoprire luoghi non segnati sulle guide. Una libertà che raramente si prova in altri tipi di viaggio.
Conclusione: un invito a partire
Il cicloturismo non richiede imprese epiche né allenamenti da atleta. Richiede curiosità, voglia di mettersi in gioco e la consapevolezza che il viaggio più bello è quello che si vive lentamente.
Che sia per un weekend o per un mese, per 20 o 200 chilometri, la bici resta il mezzo più autentico per scoprire il mondo. E il mondo, spesso, è molto più vicino di quanto pensiamo.
Pedalare meglio, pedalare lontano: le tecniche che trasformano un’uscita in un vero viaggio
05/12/2025 in Tecnica
Nel cicloturismo la distanza non è l’unico parametro che conta. A fare davvero la differenza è la tecnica, quell’insieme di postura, gestione dello sforzo e cura della bici che rende ogni itinerario più fluido, sicuro e piacevole. Non serve essere professionisti: basta adottare alcuni accorgimenti che ogni viaggiatore può mettere in pratica fin da subito.
La postura come punto di partenza
La comodità in sella è il fondamento di ogni viaggio riuscito. La corretta altezza della sella riduce lo stress muscolare, mentre una buona distanza dal manubrio evita tensioni a collo e spalle. Se si pedala spesso o su lunghe distanze, una visita biomeccanica può diventare un investimento prezioso per ottimizzare la posizione e prevenire fastidi.
La cadenza e il ritmo della pedalata
Nel cicloturismo l’obiettivo non è la velocità, ma la capacità di mantenere uno sforzo costante. Una cadenza intorno alle ottanta o novanta pedalate al minuto aiuta a distribuire la fatica e a evitare carichi eccessivi sulle gambe. Molti principianti utilizzano rapporti troppo lunghi e finiscono per affaticarsi rapidamente. Un rapporto più agile permette invece al cuore di lavorare in modo stabile, fondamentale nelle salite prolungate.
L’arte della frenata
Viaggiare con una bici carica modifica il comportamento del mezzo. La presenza delle borse aumenta il peso e richiede frenate più anticipate e progressive, soprattutto nelle discese. Utilizzare entrambi i freni in modo modulato garantisce stabilità e riduce il rischio di surriscaldamento dei dischi durante le lunghe percorrenze.
La distribuzione dei pesi
Una buona gestione dei carichi rende la bici più prevedibile e maneggevole. I pesi maggiori dovrebbero essere collocati nella parte bassa e centrale, per mantenere il baricentro equilibrato. Borse anteriori e borse da telaio sono ideali per questo scopo. Un carico ben distribuito facilita le manovre a bassa velocità e offre maggiore sicurezza sui tratti sterrati.
La manutenzione essenziale
Non serve avere competenze meccaniche avanzate per affrontare un viaggio in bici, ma conoscere alcune operazioni di base è fondamentale. Riparare una foratura, lubrificare la catena, regolare un cambio ribelle o stringere una vite allentata può evitare ritardi e imprevisti. Un controllo rapido all’inizio di ogni giornata, dedicato ai freni, alla pressione degli pneumatici e allo stato generale della bici, è un’abitudine che ripaga sempre.
Tecnica come strumento di libertà
Per migliorare la tecnica non occorrono strumenti costosi né ore di allenamento. Basta osservare, provare, ascoltare la bici e il proprio corpo. Quando la pedalata diventa naturale e la gestione del mezzo fluida, ogni viaggio si apre a nuove possibilità. La salita fa meno paura, la discesa diventa più divertente, la fatica si trasforma in un ritmo piacevole che accompagna il paesaggio.
Questo è il valore più grande della tecnica: permettere a chi pedala di vivere il viaggio con maggiore intensità e con quella sensazione di armonia che solo il cicloturismo sa regalare.
Pedalando tra colline e vigneti: un itinerario ciclistico alla scoperta del Piemonte più autentico
04/12/2025 in Viaggi
Il Piemonte, terra di vini prestigiosi e panorami morbidi, è una regione che si presta naturalmente al cicloturismo. Tra le tante proposte, c’è un percorso che negli ultimi anni ha conquistato appassionati e curiosi: la ciclovia delle Langhe e del Roero, un itinerario che unisce paesaggio, cultura e sapori in un’unica esperienza su due ruote.
Un viaggio lento tra patrimonio UNESCO e borghi sospesi nel tempo
Il punto di partenza ideale è Alba, capitale del tartufo bianco e crocevia di strade panoramiche. Da qui si imbocca una rete di strade secondarie che scorre tra colline geometriche, dove i filari di Nebbiolo e Barbera disegnano un paesaggio in movimento. La pedalata è dolce ma costante: le pendenze non mancano, ma sono proprio queste salite a regalare i punti panoramici più suggestivi.
Dopo una decina di chilometri, appare La Morra, uno dei balconi naturali più celebri delle Langhe. Il paese, appollaiato a oltre 500 metri d’altitudine, offre una vista a 360 gradi che abbraccia vigne, castelli e cascine. Una sosta è d’obbligo, tanto per riprendere fiato quanto per assaporare l’atmosfera rilassata del borgo.
Tra castelli medievali e sapori di territorio
Proseguendo verso sud si entra nel cuore del Barolo. L’arrivo nel centro storico del paese che dà il nome al celebre vino rosso è un invito alla scoperta. La bicicletta si parcheggia facilmente e le cantine accolgono ciclisti e viaggiatori con degustazioni e racconti di tradizione.
L’itinerario continua verso Monforte d’Alba e Serralunga, borghi dominati da castelli medievali perfettamente conservati. Le discese veloci alternano tratti tecnici e curve morbide, mentre il profumo delle colline cambia con le stagioni: fiori in primavera, fieno in estate, mosto in autunno.
Consigli pratici per il percorso
Lunghezza consigliata: 35–50 km, a seconda delle varianti
Tipologia di bici: Gravel o bici da strada; numerosi tratti presentano asfalto di buona qualità
Difficoltà: media, con alcune salite impegnative
Periodo migliore: da aprile a ottobre, con l’autunno come stagione regina
Servizi: lungo il percorso si trovano punti acqua, agriturismi e ciclocaffè sempre più diffusi
Un’esperienza che unisce sport, cultura e gusto
Pedalare nelle Langhe non significa soltanto fare sport, ma immergersi in un paesaggio culturale unico. Ogni curva regala un’immagine da cartolina, ogni salita apre scorci nuovi, ogni borgo invita a rallentare.
Per chi cerca un itinerario facilmente raggiungibile, ricco di servizi e con un forte carattere identitario, la ciclovia delle Langhe rappresenta una scelta ideale: un percorso che racconta il Piemonte meglio di qualsiasi guida.
Tra monasteri e montagne: in bici lungo il massiccio dei Rodopi
03/12/2025 in Viaggi
La Bulgaria meridionale custodisce una delle regioni più affascinanti e meno raccontate d’Europa: i Monti Rodopi, patria di miti antichi, foreste fitte e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Per i cicloturisti, questo massiccio offre un itinerario che combina salite morbide, discese panoramiche e un’immersione profonda nella cultura locale.
Il percorso più apprezzato parte dalla città di Plovdiv, Capitale Europea della Cultura 2019, e si snoda verso sud, dove le colline iniziano ad alzarsi con discrezione. Dopo pochi chilometri, il paesaggio urbano lascia spazio a un mosaico di prati, pascoli e boschi di pini. La strada, in buone condizioni e poco trafficata, invita a mantenere un ritmo regolare, godendo della tranquillità del territorio.
Una delle tappe imprescindibili è il Monastero di Bachkovo, un complesso del XI secolo incastonato fra le montagne. Le icone bizantine, i cortili silenziosi e il profumo d’incenso creano un contrasto poetico con la dinamicità del viaggio su due ruote. Da qui, il percorso prosegue verso i villaggi di Shiroka Laka e Gela, celebri per l’architettura tradizionale in pietra e per la musica popolare che ancora risuona nelle piazze nei giorni di festa.
Il tratto più impegnativo è la salita verso il monte Perelik, la vetta più alta dei Rodopi. Le pendenze non sono proibitive, ma richiedono costanza. In cambio, offrono vedute spettacolari su vallate profonde e cime che si perdono all’orizzonte. La discesa, lunga e dolce, è un invito a lasciarsi cullare dal vento fino a Smolyan, città che segna la conclusione naturale del viaggio.
Pedalare nei Rodopi significa scoprire un cuore balcanico autentico, dove l’ospitalità è genuina e i ritmi restano umani. Un percorso ideale per chi cerca natura, storia e silenzi che parlano.
Dal Danubio al Mar Nero: cicloturismo sul tratto bulgaro della EuroVelo 6
03/12/2025 in Viaggi
La Bulgaria è attraversata da una delle più celebri rotte ciclabili del continente: la EuroVelo 6, il grande itinerario europeo che collega l’Atlantico al Mar Nero. Il tratto bulgaro, meno noto rispetto a quelli dell’Europa centrale, rappresenta una sorpresa per qualsiasi viaggiatore in bicicletta: tranquillo, panoramico e ricco di storia.
Il percorso entra nel Paese nei pressi di Vidin, città fortificata affacciata su uno dei tratti più larghi e maestosi del Danubio. Da qui inizia un nastro d’asfalto che corre parallelo al fiume, lambendo villaggi rurali e riserve naturali dove nidificano pellicani e aironi. Pedalare lungo il Danubio bulgaro significa percepire la forza lenta del grande fiume, che definisce da secoli la vita delle comunità che incontriamo.
Una tappa da non perdere è Lom, antico porto fluviale, punto strategico del commercio ottocentesco. Qui il Danubio si apre in un’ampia ansa e regala tramonti di un rosa intenso, perfetti per una sosta fotografica. Proseguendo verso est, si raggiunge Ruse, la “piccola Vienna bulgara”, città elegante con palazzi in stile neobarocco e una vivace scena culturale.
Lasciato Ruse, la EuroVelo 6 prende una piega più solitaria e selvaggia. Le strade diventano più strette, il traffico quasi inesistente e le coltivazioni di grano e girasole accompagnano i ciclisti fino ai villaggi del Dobrugia, regione agricola che precede l’arrivo al Mar Nero.
L’itinerario si conclude idealmente nei pressi di Silistra, dove il Danubio incontra le terre umide della Riserva di Srebarna, patrimonio UNESCO. Qui la rotta si avvicina alla sua naturale destinazione: il grande delta e, poco oltre, il Mar Nero.
La EuroVelo 6 bulgara è un percorso perfetto per chi ama pedalare nel silenzio, osservare la natura e scoprire un’Europa meno battuta. Un viaggio lento, lungo un fiume che sembra non finire mai.
L’ANELLO del Gran Paradiso in bicicletta: tra villaggi alpini e natura incontaminata
02/12/2025 in Viaggi
La Valle d’Aosta è un paradiso per chi ama pedalare in alta quota, ma pochi percorsi offrono la magia dell’anello che abbraccia il versante valdostano del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Un itinerario che alterna panorami grandiosi, fontane di montagna, antichi villaggi in pietra e l’onnipresenza delle vette glaciali del massiccio.
L’itinerario
Partenza/arrivo: Aymavilles
Distanza: circa 48 km
Dislivello: +1200 m
Tipologia: su asfalto, alcuni tratti impegnativi
Periodo consigliato: giugno – ottobre
Da Aymavilles si imbocca la strada regionale della Val di Cogne, pedalando accanto a vigneti terrazzati e castagneti. Dopo pochi chilometri emerge il profilo del castello di Aymavilles, un saluto medievale prima di addentrarsi nella valle.
La salita verso Cogne è costante ma panoramica: la Dora di Cogne accompagna il ciclista con il rumore dell’acqua e con scorci sulle cascate che scendono dalle pareti laterali. Arrivati a Cogne, il prato di Sant’Orso è lo sfondo perfetto per una pausa: una distesa verde che sembra non finire mai, con le vette del Gran Paradiso a sorvegliare dall’alto.
Da qui si continua verso Lillaz, famoso per le sue cascate. Il breve tratto finale è facile, ideale per rilassare le gambe prima della discesa.
La discesa
Da Cogne si torna indietro seguendo lo stesso percorso, questa volta godendosi lunghe curve in mezzo ai pascoli. La vista sulla valle aperta e sulla Dora che scorre più in basso rende la discesa uno dei momenti più gratificanti dell’intero itinerario.
Per chi è adatto
Questo percorso è ideale per cicloturisti mediamente allenati, amanti delle strade di montagna e dei contesti naturali. Perfetto per una giornata di ciclismo “lento”, con tante occasioni per fermarsi e fotografare.
Consigli pratici
Portare una mantellina: il meteo cambia rapidamente.Rifornirsi d’acqua a Cogne o Lillaz: poche fontane lungo la salita.A luglio e agosto la strada è trafficata: partire presto.
La ciclabile della Val d’Ayas: pedalata panoramica ai piedi del Monte Rosa
02/12/2025 in Viaggi
Non tutti i percorsi in Valle d’Aosta richiedono salite impegnative: la ciclabile che attraversa la bassa Val d’Ayas è perfetta per un giro panoramico, rilassante e accessibile anche ai meno allenati. Una pedalata dolce tra pascoli, fiumi turchesi, ponti in legno e viste spettacolari sul massiccio del Monte Rosa.
L’itinerario
Partenza/arrivo: Brusson – Champoluc (a/r)
Distanza: circa 26 km
Dislivello: +350 m
Tipologia: ciclabile mista (sterrato leggero e asfalto)
Periodo consigliato: maggio – ottobre
Si parte da Brusson, vicino al lago, uno specchio d’acqua che riflette boschi e montagne. La ciclabile costeggia il torrente Evançon, seguendo un percorso naturale fatto di ponticelli, brevi saliscendi e tratti ombreggiati.
Pedalando si attraversano piccoli borghi alpini come Extrepieraz e Massey, dove le tipiche case in legno e pietra raccontano la storia della valle. Il Monte Rosa compare spesso tra gli alberi, con i suoi ghiacciai che brillano nelle ore mattutine.
L’arrivo a Champoluc offre un panorama più aperto sulla testata della valle. Perfetto per un caffè o una pausa pranzo, magari assaggiando una zuppa valdostana o una fetta di fontina d’alpeggio.
Ritorno
Il rientro verso Brusson avviene sulla stessa ciclabile, ma la direzione opposta regala nuovi scorci sul fondovalle. La pedalata resta piacevole e poco impegnativa.
Per chi è adatto
È un percorso ideale per chi cerca una giornata tranquilla, famiglie con bambini, e cicloturisti che vogliono godersi la natura senza dislivelli estremi.
Consigli pratici
Adatta anche alle bici gravel o MTB front.Nei punti vicino al fiume la temperatura è più fresca: tenere una felpa leggera.Perfetto per scattare foto all’alba o al tramonto sul Monte Rosa.









