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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 ore, 46 minuti fa

    Toscana in bicicletta: il viaggio lento che racconta la bellezza italiana C’è un modo diverso di scoprire la Toscana, lontano dalle folle e dai motori. È quello del cicloturismo, che invita a rallentare e a guardare il paesaggio con occhi nuovi. Le strade bianche, i filari di cipressi e le colline che ondeggiano come un mare verde sono diventati il palcoscenico di un turismo che unisce natura, cultura e autenticità. La forza della lentezza Chi viaggia in bicicletta in Toscana impara subito che la bellezza richiede tempo. Ogni salita regala una prospettiva, ogni curva apre uno scorcio inatteso. Pedalare significa entrare nel ritmo della terra, sentire l’odore dell’erba tagliata, il profumo del pane nei borghi, la voce del vento che corre tra i vigneti. È un modo di viaggiare che non consuma ma assapora, che non attraversa ma abita. Strade di storia e di vino Dalla Via Francigena che attraversa le Crete Senesi alle colline del Chianti, la Toscana è una rete di percorsi che raccontano secoli di storia. L’antica via dei pellegrini oggi accoglie ciclisti di tutto il mondo, attratti dalla fusione perfetta tra spiritualità e paesaggio. Sulle strade del vino, ogni tappa è un incontro: con i vignaioli, con la cucina locale, con l’arte che si nasconde nelle pievi e nei piccoli musei. L’ospitalità che fa la differenza Il cicloturismo toscano vive anche grazie a chi accoglie i viaggiatori. Agriturismi, ostelli e piccole botteghe sono parte di una rete che valorizza il territorio e ne custodisce l’anima. È l’Italia dei gesti semplici: un bicchiere d’acqua offerto lungo la salita, un consiglio su una deviazione panoramica, un sorriso che diventa ricordo. Il futuro passa su due ruote Sempre più comuni investono in ciclovie, segnaletica e collegamenti ferroviari per favorire il viaggio sostenibile. L’obiettivo non è solo attrarre turisti, ma restituire ai residenti spazi di mobilità dolce e vivibilità quotidiana. La bicicletta diventa così simbolo di un modo nuovo di abitare la Toscana, dove il paesaggio non è scenografia ma vita condivisa. Pedalare in Toscana non è solo un itinerario. È un racconto di luce, di fatica e di libertà. È la riscoperta di un ritmo umano, quello c Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 4 ore fa

    La Romantische Straße in bicicletta: tra borghi, castelli e profumo di birra La Germania è una terra sorprendente per chi ama il cicloturismo. Oltre ai celebri percorsi lungo il Danubio o il Reno, c’è un itinerario che unisce storia, natura e fascino fiabesco come pochi altri: la Romantische Straße, la Strada Romantica. Un percorso che attraversa il cuore della Baviera e che, in bicicletta, regala un’esperienza capace di coniugare lentezza e scoperta. Il tracciato parte da Würzburg, sulle rive del Meno, e si snoda verso sud per circa 460 chilometri, fino alla cittadina alpina di Füssen, ai piedi del castello di Neuschwanstein. È un viaggio che sembra uscire da un libro illustrato: colline morbide, vigneti, case a graticcio e torri medievali che si specchiano in piccoli corsi d’acqua. La strada attraversa villaggi che sembrano rimasti intatti nel tempo, come Rothenburg ob der Tauber, uno dei borghi più pittoreschi d’Europa, dove il centro storico è un labirinto di ciottoli e insegne in ferro battuto. Pedalare lungo la Strada Romantica significa attraversare una Germania diversa da quella industriale e moderna che molti immaginano. Qui il ritmo rallenta, il traffico è minimo e il paesaggio cambia gradualmente, passando dalle pianure franconi ai primi rilievi bavaresi. Ogni tappa offre un motivo per fermarsi: un birrificio artigianale, un mercato locale, una piccola chiesa barocca o un castello circondato da boschi. Molti tratti della Romantische Straße sono piste ciclabili separate o stradine secondarie a basso traffico, segnalate con cura e dotate di servizi dedicati ai cicloturisti. Gli alloggi “Bett+Bike”, certificati dall’ADFC (l’associazione ciclistica tedesca), garantiscono ospitalità anche per chi viaggia con la bici al seguito, offrendo spazi per il ricovero e piccole officine per la manutenzione. Tra le tappe più suggestive, Dinkelsbühl colpisce per le mura intatte e le sue torri dorate al tramonto, mentre Augsburg, antica città imperiale, sorprende con la sua atmosfera rinascimentale e i canali che le hanno valso il riconoscimento UNESCO. L’arrivo a Füssen, con le Alpi sullo sfondo e il celebre castello di Ludwig II che domina la valle, è il degno finale di un viaggio che alterna natura e cultura, pedalate tranquille e soste contemplative. La Strada Romantica è percorribile da maggio a ottobre, periodo in cui il clima è più stabile e le giornate lunghe. L’intero itinerario può essere completato in una settimana, ma molti cicloturisti scelgono di dedicare più tempo alle soste, lasciandosi guidare dal piacere dell’imprevisto. Pedalare su questo itinerario non significa solo spostarsi da una città all’altra, ma vivere la Germania più autentica, fatta di paesaggi gentili, sapori locali e incontri lungo la strada. È un viaggio che unisce il gusto dell’avventura alla dolcezza de Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 4 ore fa

    Look Keo Vision, la luce che cambia il modo di pedalare Nel mondo del ciclismo da strada, dove ogni dettaglio tecnico è frutto di anni di ricerca, la sicurezza rimane spesso un tema trascurato. Look, marchio francese che da sempre lega il proprio nome all’innovazione e all’eleganza, ha scelto di affrontare questo aspetto con una soluzione tanto semplice quanto geniale: i nuovi pedali Keo Vision. L’idea nasce dal desiderio di rendere ogni ciclista più visibile e protetto. Nei Keo Vision la luce non è un accessorio aggiunto, ma una parte integrante del pedale. Un piccolo sistema luminoso, integrato con cura nel design, permette di essere visti fino a un chilometro di distanza, sia di giorno che di notte. Le luci si muovono insieme al pedale e quindi al piede del ciclista, creando un segnale dinamico che cattura l’attenzione di chi guida un’auto o un mezzo in avvicinamento. Secondo una ricerca americana citata da Look, le luci posizionate in movimento sui talloni rendono il ciclista più visibile di oltre cinque volte rispetto a quelle fisse montate sul reggisella. È un dato che spiega perfettamente l’intuizione alla base del progetto: la sicurezza può nascere dal movimento stesso della pedalata. Ogni pedale offre una visibilità a 180 gradi e quattro modalità di illuminazione, che permettono di scegliere tra luce fissa o lampeggiante in base alle condizioni del momento. L’autonomia è studiata per coprire anche le uscite più lunghe e il sistema si ricarica facilmente tramite una porta magnetica. Tutto è stato pensato per un utilizzo pratico, senza rinunciare alla leggerezza e alla qualità costruttiva che contraddistinguono Look. I Keo Vision sono disponibili in due versioni. Il modello Keo Blade Ceramic Vision è pensato per chi cerca il massimo delle prestazioni, con corpo in carbonio, cuscinetti in ceramica e un’ampia superficie di contatto che garantisce una trasmissione di potenza ottimale. Il Keo 2 Max Vision adotta un corpo in materiale composito e cuscinetti in acciaio, offrendo robustezza e fluidità per un uso quotidiano. Con questi pedali, Look non ha semplicemente aggiunto una luce a un componente tecnico, ma ha creato un nuovo modo di intendere la sicurezza su strada. La tecnologia diventa parte del gesto atletico, la luce segue il ritmo della pedalata e il ciclista acquista una presenza più chiara, visibile e consapevole. I Keo Vision rappresentano un piccolo ma importante passo avanti verso un ciclismo più sicuro e moderno, dove ogni pedalata n Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 5 ore fa

    Cicloturismo, boom in Italia: +38% di viaggiatori sulle due ruote Dati, tendenze e nuove rotte di un fenomeno che fa bene all’ambiente e all’economia locale.Il 2025 si conferma l’anno d’oro del cicloturismo in Italia. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio ENIT e Legambiente, oltre 10 milioni di italiani hanno scelto una vacanza in bicicletta o “bike friendly”, generando un indotto di circa 4 miliardi di euro. Non si tratta più di una nicchia: il cicloturismo è ormai una componente stabile del turismo sostenibile, spinto da una crescente attenzione all’ambiente e dal desiderio di esperienze autentiche. Le regioni più frequentate sono Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Toscana, ma crescono anche Puglia e Sardegna grazie a nuovi itinerari costieri. Tra le iniziative più attese figura il completamento della Ciclovia Adriatica, un progetto di oltre 1.000 km che unirà Trieste a Santa Maria di Leuca, passando per Venezia, Ancona e Pescara. Parallelamente, il Ministero delle Infrastrutture ha stanziato nuovi fondi per la rete “Bicitalia”, con l’obiettivo di collegare le principali ciclovie nazionali entro il 2030. Le strutture ricettive si stanno adattando: sempre più agriturismi e B&B offrono noleggio bici, officine attrezzate e colazioni energetiche per i cicloturisti. Anche il turismo internazionale guarda all’Italia come meta ideale: oltre il 40% dei viaggiatori su due ruote proviene da Germania, Austria e Paesi Bassi. > “Il cicloturismo è una chiave per destagionalizzare e distribuire il turismo nei piccoli borghi,” spiega Marco Ponti, esperto di mobilità s Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 5 ore fa

    Lungo il Po in bicicletta: un fiume, mille paesaggi Dal Monviso al Delta: il grande itinerario cicloturistico che attraversa l’Italia da ovest a est. Pedalare lungo il corso del Po è come attraversare l’anima geografica e culturale dell’Italia. Dalle sorgenti ai piedi del Monviso fino alle lagune del delta veneto, il Ciclovia del Po si snoda per oltre 650 chilometri tra campi, borghi e città d’arte, offrendo un’esperienza adatta sia ai viaggiatori esperti sia a chi desidera affrontare il suo primo lungo viaggio su due ruote. Il percorso segue in gran parte argini e strade secondarie, toccando tappe iconiche come Torino, Piacenza, Cremona, Mantova e Ferrara. Ogni tratto racconta una storia diversa: le risaie del Vercellese, i ponti storici del Basso Lodigiano, le oasi naturalistiche del Parco del Delta del Po, patrimonio UNESCO. Lungo il tragitto non mancano punti di ristoro “bike friendly”, strutture ricettive con deposito bici e servizi dedicati ai cicloturisti. Sempre più comuni stanno aderendo al progetto “Po di Lombardia”, che punta a creare un’infrastruttura ciclabile continua e segnalata per valorizzare turismo sostenibile e mobilità dolce. > “Viaggiare lungo il Po è come scoprire un’Italia lenta, autentica, fatta di incontri e paesaggi che cambiano al ritmo dei pedali”, racconta Marta, 32 anni, che ha completato l’itinerario in sette giorni. Con la segnaletica in progressivo miglioramento e i collegamenti ferroviari che permettono di spezzare il viaggio, la Ciclovia del Po si conferma come una delle esperienze più affasci Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 5 ore fa

    La rivoluzione silenziosa della bicicletta lenta C’è un’Italia che non ha fretta. Non è quella delle autostrade o dei treni veloci, ma quella dei sentieri che si snodano tra vigneti, canali e vecchie strade bianche. È l’Italia che si riscopre in sella a una bici, viaggiando piano, respirando a fondo. Il cicloturismo non è più una nicchia per sportivi: è diventato una filosofia di viaggio. E, senza fare troppo rumore, sta ridisegnando il modo in cui esploriamo il Paese. Un Paese che si muove lentamente Negli ultimi anni, sempre più amministrazioni locali hanno capito che la bici può essere un motore economico gentile: non inquina, porta persone, crea lavoro. Dal Friuli alla Puglia, nascono piccoli assi ciclabili che collegano borghi, aziende agricole e parchi fluviali. Non serve per forza un grande progetto europeo: bastano dieci chilometri ben segnalati e qualche fontanella per trasformare un paese in una meta. A Mantova, per esempio, una nuova ciclovia lungo il Mincio è diventata l’arteria di un micro turismo di prossimità. A ogni curva spuntano agriturismi, laboratori artigiani, perfino un vecchio mulino riconvertito in ostello per ciclisti. Il turismo lento non solo rispetta i luoghi, ma li fa rivivere. Il ritorno del ritmo umano Pedalare impone un tempo che il mondo moderno ha dimenticato. In bicicletta si è abbastanza veloci da cambiare panorama, ma abbastanza lenti da notare i dettagli: un profumo di erba tagliata, una torre che sbuca tra i campi, un cane che abbaia dietro un cancello. È un’esperienza fisica ma anche emotiva: la stanchezza diventa parte del viaggio, un modo per misurare la distanza tra te e il paesaggio. Il nuovo lusso del viaggiare Oggi il vero lusso non è arrivare lontano, ma vivere intensamente il tragitto. E così il cicloturista moderno non cerca resort o grandi eventi: cerca silenzio, autenticità, accoglienza sincera. Cerca un sentiero sterrato dove perdersi senza paura.Forse è questa la vera rivoluzione: scoprire che la felicità può avere la velocità di una pedalata.Mentre il mondo corre, il cicloturismo rallenta. E in questo rallentare trova senso, equilibrio e futuro.La bici non è più solo un mezzo: è una chiave. Una chiave per riaprire l’Italia minore, quella che da Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 5 ore fa

    Sul filo del vento: viaggio in bici lungo l’Appennino dimenticato Non serve andare lontano per sentirsi in viaggio.Basta infilarsi in una valle dell’Appennino, là dove la linea del telefono si interrompe e i cartelli sembrano dimenticati dal tempo. È lì che il cicloturismo mostra il suo lato più selvaggio: quello fatto di vento, di salite che non perdonano, di bar che chiudono alle sei ma dove il caffè ha ancora il sapore di casa. Strade che raccontano Parto da un piccolo paese dell’Emilia, la bici carica come un mulo. Il navigatore indica una traccia, una strada comunale che, a giudicare dalle buche, non vede manutenzione da un decennio. Ma è perfetta così: silenziosa, sincera, piena di curve che insegnano a rallentare. A ogni passo d’uomo c’è un segno di qualcosa che fu: una fornace abbandonata, un cartello arrugginito, un casolare che resiste. L’Appennino è un museo a cielo aperto e la bici è il biglietto d’ingresso. Pedalare dove il tempo si ferma Quando la pendenza cresce, l’istinto è scendere e spingere. E va bene anche così: il cicloturismo non è una gara. Un contadino mi saluta dal trattore, una vecchia mi offre dell’acqua davanti a casa. “Non passano più tanti come te”, dice. In quella frase c’è tutta la malinconia e la bellezza di questi luoghi dimenticati. Il vento, intanto, cambia direzione: sembra spingerti, ma in realtà ti mette alla prova. È lui il compagno più fedele di chi viaggia in bici. Piccole rinascite In molti paesi dell’entroterra si stanno riaprendo locande, ostelli e botteghe. Piccoli presidi che vivono grazie ai ciclisti di passaggio.Non servono folle: bastano poche ruote, qualche storia, un po’ di curiosità.Dove arriva una bici, arriva anche un’idea di futuro.Il cicloturismo non è solo spostarsi: è un modo di abitare temporaneamente i luoghi.Sull’Appennino, ogni curva è una lezione di geografia e resistenza.E quando alla fine del giorno ti fermi, guardi il sole sparire dietro le montagne e senti il fruscio delle gomme che si raffreddano, capisci che Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 6 giorni, 6 ore fa

    Viaggiare leggeri ma pronti a tutto: come preparare le borse per un viaggio in bici Preparare le borse per un viaggio in bicicletta è un’arte che si affina con l’esperienza. Non basta riempirle: bisogna saper scegliere, distribuire e prevedere. L’obiettivo è trovare il punto di equilibrio tra libertà e necessità, tra il piacere del movimento e la sicurezza di avere con sé tutto ciò che serve. L’ordine è la prima regola Prima ancora di pensare al contenuto, bisogna organizzare lo spazio. Le borse posteriori sono il cuore del carico: ospitano i vestiti, il necessario per la notte e gli attrezzi principali. Quelle anteriori aiutano a bilanciare il peso, migliorando la stabilità della bici. La borsa da manubrio è il piccolo quartier generale del viaggiatore: documenti, portafoglio, snack, occhiali, fotocamera. Tutto ciò che deve essere a portata di mano. “Ogni volta che preparo la bici, mi ricordo una regola semplice: non devo mai dover svuotare tutto per trovare una sola cosa”, racconta Marta D., cicloturista che ha attraversato l’Italia da Trieste a Trapani. “Quando ogni oggetto ha il suo posto, il viaggio scorre meglio”. Cosa portare davvero La leggerezza è una forma di libertà. Meglio pochi vestiti tecnici, che si asciugano in fretta e si combinano tra loro, piuttosto che capi inutili. Due cambi per pedalare, uno per il tempo libero, un pile o una giacca antivento leggera. Un piccolo kit di pronto soccorso, gli attrezzi base per le riparazioni, una borraccia di scorta e un po’ di cibo energetico completano l’essenziale. Tutto il resto può aspettare. Molti cicloturisti scelgono anche una piccola borsa sottosella per oggetti di emergenza, utile se si affrontano tratti sterrati o zone isolate. L’importante è non superare mai il limite del necessario: una bici troppo carica è una bici meno divertente da pedalare. Preparare è già partire C’è un momento, la sera prima della partenza, in cui tutto è pronto. Le borse sono chiuse, la bici è lucida, la traccia GPS caricata. In quell’attimo si capisce che il viaggio è già iniziato, anche se le ruote non hanno ancora toccato l’asfalto. Preparare le borse non è solo logistica: è un modo per entrare nello spirito del viaggio, per accettare che ogni ogg Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana fa

    Ciclismo amatoriale nel caos: 67 organizzatori sostengono ACSI contro la FCI La tensione nel mondo del ciclismo amatoriale italiano non accenna a diminuire. Dopo la sospensione della convenzione tra la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) e l’ACSI, lo scorso weekend molte gare hanno subito disagi, lasciando ciclisti e organizzatori in balia dell’incertezza. In diversi casi, le quote d’iscrizione sono state restituite; in altri, i partecipanti hanno dovuto pagare una tessera giornaliera di 10 euro per poter correre. A risentirne non sono solo i ciclisti, ma anche le società organizzatrici e gli operatori turistici collegati agli eventi, che temono danni economici e disorientamento tra i partecipanti. In assenza di chiarimenti da parte della Federazione, a farsi sentire sono stati gli stessi organizzatori affiliati ad ACSI. In una mossa senza precedenti, ben 67 manifestazioni, pari a oltre il 70% degli eventi amatoriali organizzati in Italia, hanno firmato una lettera a sostegno dell’ente di promozione sportiva, chiedendo che la loro voce venga ascoltata dalla FCI. La posizione degli organizzatori Il comunicato firmato dagli organizzatori sottolinea il ruolo fondamentale di ACSI nel garantire qualità, sicurezza e trasparenza negli eventi ciclistici amatoriali e nelle Gran Fondo. “Da anni ACSI rappresenta un punto di riferimento insostituibile – si legge nella nota – per competenza tecnica, serietà organizzativa e capacità di dialogo con istituzioni locali, forze dell’ordine e strutture sanitarie”. Il documento mette in evidenza come la sospensione della convenzione sia legata a presunte violazioni di clausole relative a gare superiori ai 120 km. Secondo gli organizzatori, però, da oltre cinque anni esisteva una deroga ufficiale, accettata dalle precedenti governance federali e mai contestata, che ha permesso lo svolgimento di importanti Gran Fondo in sicurezza. “Questa decisione del nuovo consiglio federale ha prodotto conseguenze immediate: incertezza per le manifestazioni già programmate, danni economici, disorientamento tra i tesserati e difficoltà nella gestione dei servizi di sicurezza”, si legge nel comunicato. Gli organizzatori definiscono la scelta della FCI come un tentativo di spostare affiliazioni e tasse gara verso la Federazione, penalizzando chi lavora concretamente per la crescita dello sport. Appello al dialogo e alla continuità La lettera chiude con una richiesta chiara: la riattivazione immediata della convenzione tra FCI e ACSI e la garanzia di continuità per le manifestazioni già programmate. Gli organizzatori ricordano che sospendere l’attività dell’ente significherebbe colpire lo sport di base, le comunità e i singoli appassionati che rendono possibili ogni anno le gare amatoriali. Tra le manifestazioni firmatarie figurano eventi di rilievo nazionale come la GF Loano, la GF Internazionale Laigueglia, la GF Michele Scarponi, la GF del Po, il Colnago Cycling Festival, la GF Gavia e Mortirolo, e molte altre. Con questa presa di posizione, gli organizzatori lanciano un segnale forte alla Federazione: il ciclismo amatoriale italiano chiede chiarezza, continuità e rispetto per chi ogni gi Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa

    La Via Silente: il Cilento che si scopre a pedali Ci sono strade che si percorrono con le gambe, e altre che si vivono con il cuore. La Via Silente, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è entrambe le cose: un viaggio di 600 chilometri che unisce mare, montagne e paesi sospesi nel tempo. È uno dei percorsi cicloturistici più autentici e sorprendenti del Sud Italia, dove la bicicletta diventa chiave d’accesso a un mondo che resiste al rumore del turismo di massa. Un anello tra cielo e mare Il percorso parte da Castelnuovo Cilento e si snoda ad anello lungo 15 tappe. In sella si attraversano colline coperte d’ulivi, borghi medievali e valli che profumano di origano e mare. Si pedala accanto ai templi di Paestum, tra i canyon del Bussento e i silenzi del Monte Cervati, la vetta più alta della Campania. Ogni tappa racconta un volto diverso del Cilento: la costa frastagliata di Marina di Camerota, il mistero delle grotte di Palinuro, le voci dei piccoli bar dove il caffè si serve ancora “alla napoletana”. L’essenza del viaggio lento La Via Silente non è una gara. È un invito alla lentezza, a riscoprire il viaggio come incontro. Chi la percorre sa che il tempo qui ha un ritmo diverso: quello del vento, delle ruote che girano sull’asfalto caldo, del sorriso di chi ti offre un bicchiere d’acqua o un piatto di fusilli al pomodoro appena colto. Il percorso è ben segnalato e può essere affrontato anche con bici gravel o e-bike. L’associazione che lo gestisce fornisce tracce GPS, alloggi convenzionati e una “Silentina”, un passaporto simbolico da timbrare tappa dopo tappa. Quando partire e cosa aspettarsi Il periodo migliore va da aprile a giugno e da settembre a ottobre, quando le temperature sono miti e la natura esplode di colori. Non serve essere ciclisti esperti: la Via Silente si adatta a chiunque voglia mettersi alla prova, senza fretta. Ogni salita è ricompensata da una discesa con vista mare, ogni fatica da un piatto genuino o da una notte stellata nel cuore del parco. Un silenzio che parla Alla fine del viaggio, si torna al punto di partenza con qualcosa in più: la consapevolezza che esiste un Sud autentico, fatto di persone, sapori e paesaggi che solo la lentezza della bicicletta sa svelare. E quel silenzio, che dà il nome al percorso, re Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa

    Cicloturismo per principianti: la libertà a pedali comincia da qui C’è un momento, per ogni ciclista, in cui la semplice pedalata quotidiana si trasforma in qualcosa di più. Succede quando si sente il richiamo della strada, quando la bici diventa non solo un mezzo, ma un modo per scoprire il mondo con lentezza, respirando il paesaggio a ogni colpo di pedale. È allora che nasce il cicloturista. Ma come si inizia? Quali errori evitare? E soprattutto: serve davvero essere allenati o spendere una fortuna in attrezzatura? 1. La bici giusta: non serve la più costosa, ma quella adatta a te La prima grande verità del cicloturismo è semplice: la bici perfetta non esiste. Esiste quella giusta per te e per il tipo di viaggio che vuoi fare. Chi pedala su strade asfaltate può optare per una bici da turismo o gravel, leggera e versatile. Chi sogna sterrati e sentieri può guardare a una mountain bike o a una e-bike trekking, perfetta per affrontare salite e lunghi tratti senza esaurirsi. L’importante è la comodità: sella regolata, posizione rilassata, manubrio adeguato alla tua altezza. Meglio un modello di fascia media ben regolato che una bici da gara fuori misura. 2. L’arte del bagaglio leggero Chi parte per la prima volta tende a portarsi dietro tutto. E sbaglia. Nel cicloturismo vale la regola dei pochi ma buoni: due cambi tecnici, una felpa leggera, un k-way, un kit di riparazione base e qualche snack energetico. Tutto deve entrare nelle borse laterali, ben bilanciate. Un buon consiglio è provare la bici carica prima di partire: qualche chilometro vicino casa per testare peso e stabilità. Scoprirai presto cosa è davvero indispensabile e cosa no. 3. Allenamento: comincia dal piacere, non dalla performance Non serve essere atleti per iniziare. Bastano costanza e curiosità. Comincia con giri brevi, anche solo di 20 o 30 chilometri, e aumenta progressivamente. L’obiettivo non è arrivare primi, ma imparare ad ascoltare il proprio corpo: capire quando fermarsi, bere, mangiare, riposare. Il cicloturismo non è una gara, ma un ritmo personale che si accorda con il paesaggio. 4. Pianifica, ma lascia spazio all’imprevisto Un itinerario ben scelto può trasformare un viaggio in un’esperienza memorabile. Per i principianti, l’ideale è un percorso sicuro e ben segnalato, con poco traffico e possibilità di soste frequenti. Le ciclovie italiane come la Ciclovia del Sole, la Via Francigena o la Ciclabile del Garda sono perfette per iniziare. Usa app come Komoot o Bikemap per pianificare tappe e dislivelli, ma ricordati che la bellezza del viaggio è anche perdersi un po’, deviare, fermarsi in un piccolo borgo o in una trattoria lungo la strada. 5. Sicurezza prima di tutto Casco, luci anteriori e posteriori, giubbino riflettente: sono tre accessori non negoziabili. Porta sempre con te una camera d’aria di scorta, una mini-pompa e un multitool. E se viaggi da solo, avvisa sempre qualcuno del tuo percorso o condividi la posizione in tempo reale. Un cicloturista prudente è un cicloturista libero di godersi la strada. 6. Scegli il ritmo giusto (e non avere paura di fermarti) Il fascino del cicloturismo sta nella lentezza. Non serve “macinare chilometri”, ma vivere ogni chilometro. Una sosta per un caffè in un bar di paese, una deviazione per una foto, una chiacchierata con altri viaggiatori: sono queste le tappe che rendono il viaggio indimenticabile. Impara a rallentare, e scoprirai che la vera meta non è l’arrivo, ma la strada stessa. 7. La community dei cicloturisti: una famiglia su due ruote Uno degli aspetti più belli del cicloturismo è la sua comunità. Dai gruppi Facebook alle associazioni locali, dalle ciclovie organizzate agli eventi come il Bike Travel Forum, troverai persone pronte a condividere esperienze, tracce GPS e consigli. Non serve partire da soli: esistono tanti tour organizzati, weekend collettivi o esperienze di gruppo perfette per chi vuole cominciare in compagnia. In sella alla libertà Iniziare a fare cicloturismo non significa cambiare vita, ma cambiare modo di guardarla.Ogni viaggio in bici è un piccolo atto di libertà: un passo verso l’essenziale, un ritorno al ritmo naturale delle cose.E quando, alla fine del primo viaggio, guarderai la strada percorsa, scoprirai che i Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa

    La scienza della pedalata: come migliorare l’efficienza senza spingere di più Nel cicloturismo, l’obiettivo non è vincere una gara: è arrivare lontano, con piacere e costanza. Eppure, la tecnica della pedalata è spesso trascurata, come se contasse solo il chilometraggio. In realtà, una pedalata efficiente è il vero segreto per macinare giorni e salite senza affaticarsi inutilmente. Il primo concetto da comprendere è l’economia del gesto. Non si tratta solo di forza, ma di fluidità. Ogni rotazione completa del pedale deve essere un movimento armonico, continuo, quasi circolare. I ciclisti professionisti parlano di “pedalata rotonda”: spingere in avanti e verso il basso, ma anche recuperare energia nella fase di risalita, tirando leggermente con il piede opposto. Con l’uso dei pedali a sgancio, questa meccanica diventa più naturale e, una volta assimilata, riduce sensibilmente il consumo energetico. Cadenza e controllo Il ritmo ideale di pedalata non è universale. Gli studi biomeccanici indicano che, per la maggior parte dei cicloturisti, un range tra 80 e 90 pedalate al minuto permette di mantenere il miglior equilibrio tra potenza e resistenza. Cadenze più basse affaticano la muscolatura, mentre quelle troppo alte fanno salire il battito senza reali vantaggi. L’obiettivo è trovare quella “zona neutra” dove il respiro è regolare e le gambe scorrono leggere. Per affinare la tecnica, serve ascolto del corpo e, se possibile, un piccolo supporto tecnologico: un sensore di cadenza Bluetooth o ANT+, ormai disponibile anche per bici da viaggio. Non serve essere ossessionati dai numeri, ma conoscerli aiuta a costruire consapevolezza. Posizione e biomeccanica La pedalata parte dalla sella, non dal piede. Un’altezza o un arretramento errato della sella può compromettere tutta la catena del movimento. Troppo bassa? Si perde potenza e si stressano le ginocchia. Troppo alta? Il bacino oscilla e la schiena ne risente. Una semplice regola empirica suggerisce che, con il tallone sul pedale nel punto più basso, la gamba debba risultare quasi distesa. Anche il posizionamento delle tacchette (se presenti) influisce sull’efficienza. Un errore di pochi millimetri può alterare l’allineamento delle ginocchia e generare fastidi dopo molte ore. Allenare la leggerezza La tecnica non si improvvisa: si costruisce. Inserire brevi sessioni di pedalata focalizzata per esempio 10 minuti a cadenza costante, cercando la massima fluidità può trasformare la qualità di un viaggio. Non serve più potenza: serve intelligenza meccanica. Come diceva Bernard Hinault, cinque volte vincitore del Tour de Franc Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 3 giorni fa

    La manutenzione intelligente: la tecnica del cicloturista moderno Ogni cicloturista, prima o poi, affronta la stessa domanda: quanto devo saper fare da solo? La risposta è semplice: abbastanza da non dipendere da nessuno, ma non così tanto da portarsi dietro un’officina. Il concetto chiave è manutenzione preventiva. La bici è un sistema complesso, ma estremamente onesto: segnala in anticipo quando qualcosa non va. Il cicloturista esperto impara a riconoscere quei segnali, e a intervenire prima che diventino un problema. La regola delle cinque ispezioni Prima di ogni viaggio — o almeno una volta a settimana durante un lungo tour — conviene eseguire un check rapido in cinque punti: 1. Trasmissione – catena pulita, lubrificata, senza “salti” tra i pignoni. 2. Freni – pastiglie integre e cavi (o tubi) in buono stato. 3. Ruote – nessun gioco nei mozzi, centratura visiva corretta. 4. Copertoni – pressione adeguata e nessun taglio o rigonfiamento. 5. Bulloneria – controllare a vista eventuali viti lente su portapacchi o manubrio. Questi pochi minuti valgono ore di tranquillità su strada. L’attrezzatura minima Il cicloturista moderno non viaggia più con la borsa piena di chiavi a brugola. Oggi esistono multitool compatti, pompe con manometro integrato e kit di riparazione tubeless o camere d’aria in pochi grammi. L’essenziale è: multitool con smagliacatena, due leve copertone, camera o toppa, mini-pompa o CO₂, un paio di fascette e un pezzetto di nastro telato (i veri salvavita del viaggiatore). Ma il vero strumento resta la conoscenza. Saper cambiare una camera, regolare un cambio o stringere un bullone non è solo una competenza tecnica: è una forma di libertà. Tecnologia e sensibilità Molti cicloturisti oggi viaggiano con bici dotate di cambi elettronici, freni a disco idraulici e mozzi dinamici. È il segno dei tempi. Ma la tecnologia non sostituisce la sensibilità: un rumore diverso, una vibrazione insolita, un clic anomalo restano i migliori indicatori di qualcosa che non va. La manutenzione intelligente non è mania: è rispetto. Per la bici, ma anche per il viaggio. Ogni chilometro senza intoppi è frutto di un gesto tecnico fatto prima di partire. Come dicono i meccanici dei team professionistici: “La bi Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa

    Pedalare tra i borghi fantasma d’Italia: il fascino del silenzio” C’è un’Italia che non compare sulle mappe turistiche, fatta di paesi abbandonati, sentieri dimenticati e strade che si perdono tra boschi e calanchi. Per i cicloturisti, è un invito irresistibile: la possibilità di pedalare nella storia, tra rovine e paesaggi sospesi nel tempo. Uno degli itinerari più suggestivi parte da Fabbriche di Careggine, in Garfagnana, il borgo sommerso dal lago artificiale di Vagli. Quando l’acqua viene prosciugata per manutenzione, il villaggio riemerge come un miraggio medievale. Da lì si può proseguire verso Campocatino, un antico alpeggio incastonato tra le rocce, con una vista che spazia fino al mare Tirreno. Anche nel Sud, il silenzio ha il suo fascino. In Basilicata, la Strada dei Borghi Abbandonati collega Craco, Pisticci Vecchio e Aliano, il paese di “Cristo si è fermato a Eboli”. Sterrati polverosi, discese vertiginose e paesaggi quasi lunari: un percorso che è al tempo stesso avventura e riflessione. Pedalare tra i borghi fantasma non è solo un viaggio nel passato, ma una scoperta del presente: la lentezza, il contatto con la natura e la capacità di a Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 4 giorni fa

    La rivoluzione delle e-bike nel cicloturismo: libertà per tutti” Una volta il cicloturismo era riservato ai più allenati. Oggi, grazie alle bici elettriche, il viaggio su due ruote è diventato davvero per tutti. La rivoluzione delle e-bike ha cambiato il modo di vivere la strada, aprendo nuovi orizzonti anche a chi non si definisce sportivo. Secondo i dati di Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), nel 2024 in Italia sono state vendute oltre 400 mila e-bike, con un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. Ma il dato più interessante è un altro: cresce il numero di viaggiatori che scelgono la bici elettrica per esplorare territori rurali, borghi e parchi naturali. Regioni come Trentino, Toscana e Puglia stanno investendo in percorsi “bike friendly”, con colonnine di ricarica, noleggi integrati e segnaletica dedicata. Anche le strutture ricettive si sono adattate: hotel con deposito bici, officine mobili e mappe GPX pronte all’uso. L’e-bike non toglie il gusto della fatica, ma lo rende accessibile. Permette di coprire distanze più lunghe, affrontare salite impegnative e condividere l’esperienza c Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa

    Bikepacking in Italia: 5 consigli per la tua prima avventura su due ruote Il bikepacking è la nuova frontiera del viaggio in bici: niente borse pesanti, solo l’essenziale legato al telaio e tanta voglia di libertà. Sempre più ciclisti scelgono questa formula per scoprire l’Italia fuori dalle rotte classiche, dormendo sotto le stelle o in piccoli rifugi di campagna. Ecco cinque consigli pratici per chi vuole iniziare. 1. Scegli il percorso giusto. Meglio partire con un itinerario medio-facile, con dislivelli contenuti e punti di rifornimento frequenti. Ottime opzioni sono la Via degli Dei (Bologna–Firenze) o la Ciclovia Aida (da Susa a Trieste). 2. Alleggerisci la mente, e la bici. Porta solo ciò che serve davvero: un cambio tecnico, una giacca impermeabile, kit di riparazione, caricabatterie e una tenda ultraleggera. Ricorda: ogni grammo in più si sente sulle salite. 3. Allenati prima di partire. Non serve essere atleti, ma un minimo di preparazione è fondamentale. Prova un paio di weekend con zaino e sacco a pelo per abituarti al peso e al ritmo. 4. Pianifica ma resta flessibile. Il bello del bikepacking è proprio la libertà. Tieni una traccia GPS, ma concediti deviazioni e pause quando qualcosa cattura la tua attenzione. 5. Rispetta i luoghi che attraversi. Lascia solo le tue orme (o meglio, le tue impronte di gomma). Il cicloturismo è anche un gesto ecologico e di cura verso il territorio. Alla fine, ogni viaggio in bikepacking è una lezione di semplicità: basta una bici, un po’ di strada e la voglia di scopr Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 5 giorni fa

    Sulla via delle acque: pedalando lungo il Po, dal Monviso all’Adriatico” C’è un momento, lungo la ciclabile del Po, in cui la pianura si fa silenziosa e l’acqua scorre accanto come un compagno di viaggio. È lì che il tempo rallenta e la bicicletta diventa strumento di scoperta, non di arrivo. Il Ciclovia del Po, uno dei progetti più affascinanti del cicloturismo italiano, unisce le sorgenti del grande fiume ai lidi dell’Adriatico per oltre 600 chilometri di percorsi ciclabili. Dal Piemonte al Veneto, passando per Emilia e Lombardia, è un viaggio nel cuore produttivo del Paese, ma anche nella sua anima più autentica. Si parte dalle Alpi, dove il fiume nasce sotto lo sguardo austero del Monviso, e si segue il suo corso tra risaie, cascine e ponti di ferro. Ogni tappa racconta una storia: Cremona con le sue liuterie, Ferrara con le mura rinascimentali, Delta del Po con le sue oasi di aironi e canneti. L’esperienza è dolce, mai frenetica. Gli incontri con i produttori locali, le notti in agriturismo, le chiacchiere con chi vive il fiume ogni giorno: tutto contribuisce a rendere questo itinerario un racconto di lentezza e meraviglia.Perché il cicloturismo, in fondo, è questo: un modo Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 6 giorni fa

    Al via i lavori per la nuova pista ciclabile tra Roncalceci e Ghibullo Partiranno lunedì i lavori per la realizzazione della nuova pista ciclabile lungo la strada provinciale 5 “Roncalceci”, un intervento atteso da tempo che collegherà in sicurezza i centri abitati di Roncalceci e Ghibullo. Il tracciato, lungo circa 750 metri, rappresenta un tassello importante nella rete ciclabile del territorio ravennate, pensato per favorire la mobilità sostenibile e ridurre i rischi per chi si sposta su due ruote. La nuova infrastruttura sarà bidirezionale e avrà una larghezza di 2,5 metri, sufficiente a garantire un passaggio agevole per ciclisti in entrambi i sensi di marcia. Ma l’aspetto più significativo riguarda la sicurezza: la pista sarà costruita in sede propria, completamente separata dalla carreggiata della provinciale e dal traffico automobilistico. A dividere bici e auto sarà un cordolo insormontabile largo 50 centimetri, posizionato a mezzo metro dalla linea bianca che delimita l’attuale corsia stradale. Una soluzione che consentirà di mantenere la continuità del percorso ciclabile senza compromettere la viabilità esistente. L’intervento si inserisce in una strategia più ampia di valorizzazione della mobilità lenta nella zona, promossa per incoraggiare gli spostamenti quotidiani in bicicletta e, al tempo stesso, offrire nuove opportunità per il cicloturismo locale. Il collegamento tra Roncalceci e Ghibullo, infatti, si trova in un’area ricca di percorsi secondari e strade di campagna ideali per chi ama pedalare immerso nella tranquillità della pianura romagnola. Una volta completata, la pista ciclabile diventerà non solo una via più sicura per i residenti, ma anche un nuovo itinerario da scoprire per c Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 settimane fa

    L’Italia a pedali: la nuova frontiera del turismo lento Negli ultimi anni l’Italia ha riscoperto il piacere di viaggiare piano. Dopo decenni di vacanze mordi e fuggi, il cicloturismo si è imposto come una delle tendenze più autentiche e sostenibili del nuovo turismo. Oggi non è più solo una nicchia per sportivi o appassionati, ma un modo di vivere il viaggio: muoversi con lentezza, osservare, ascoltare, incontrare. Dal Veneto alla Puglia, dalla Toscana alla Sardegna, ogni regione ha riscoperto antiche strade e vie secondarie, adattandole ai ritmi delle due ruote. Gli itinerari si moltiplicano, le ciclovie diventano dorsali turistiche e le strutture ricettive imparano a parlare la lingua del viaggiatore in bici: colazioni energetiche, ricoveri sicuri per le biciclette, mappe aggiornate e assistenza tecnica. Un Paese fatto per la bici L’Italia è un museo a cielo aperto e la bicicletta ne è la chiave ideale. Ogni pedalata attraversa un paesaggio diverso: le risaie del Pavese, i borghi collinari della Val d’Orcia, i trulli della Valle d’Itria, le scogliere del Salento. Ma soprattutto, il cicloturismo unisce territori lontani e riporta vita nei piccoli paesi dimenticati. Lungo la Ciclovia del Sole, che collega Bolzano a Bologna e poi fino al Sud, migliaia di cicloturisti percorrono ogni anno la storica linea ferroviaria dismessa, oggi trasformata in un nastro d’asfalto immerso nella natura. Sulle vie d’acqua del Po si pedala seguendo il ritmo dei fiumi, mentre in Sardegna la neonata Ciclovia della Nurra accompagna il mare e i silenzi di un’isola ancora selvaggia. Numeri in crescita Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale del Turismo Outdoor, il cicloturismo in Italia genera oltre 7 milioni di presenze l’anno, con una spesa media di circa 90 euro al giorno per persona. È un turismo che lascia valore sul territorio, perché preferisce le strutture locali, le osterie, i prodotti a chilometro zero. A trainare la crescita sono soprattutto i trentenni e quarantenni, ma anche molte famiglie che scelgono vacanze attive, percorsi facili e la libertà di spostarsi senza stress. Il futuro è a due ruote Le nuove generazioni non cercano solo destinazioni, ma esperienze. E il cicloturismo, in questo senso, è un linguaggio universale: coniuga movimento, scoperta e sostenibilità. Il boom delle e-bike ha reso accessibili percorsi un tempo riservati ai più allenati, aprendo la strada a un pubblico sempre più ampio. Oggi molte regioni italiane stanno investendo in infrastrutture ciclabili integrate, con progetti che collegano le grandi città ai borghi minori. L’obiettivo è chiaro: fare dell’Italia una delle mete cicloturistiche più importanti d’Europa, insieme a Germania e Olanda. Un modo diverso di guardare il mondo Viaggiare in bici è una forma di libertà che non ha età. È il vento sul viso, la fatica che si trasforma in gioia, l’incontro improvviso con un contadino o un artigiano che racconta la sua storia. È la possibilità di attraversare il Paese non solo da nord a sud, ma da dentro. Il cicloturismo non è una moda, ma una cultura che cresce. Una rivoluzi Continua a leggere

  • Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 settimane, 1 giorno fa

    La Via Silente: il Cilento da scoprire a colpi di pedale Ci sono viaggi che si fanno per arrivare e altri che si fanno per capire. La Via Silente, un itinerario cicloturistico di circa 600 chilometri nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, appartiene decisamente alla seconda categoria. È una rotta che invita a rallentare, ad ascoltare il respiro dei luoghi e a ritrovare il piacere della lentezza. Un anello di silenzi e meraviglie La Via Silente nasce nel 2014 da un’idea visionaria: valorizzare il Cilento attraverso il ritmo della bicicletta. L’anello parte da Castelnuovo Cilento e si snoda tra montagne e mare, boschi e borghi medievali, fino a lambire le acque cristalline di Palinuro, Marina di Camerota e Acciaroli, il borgo amato da Hemingway. Il tracciato attraversa oltre 70 comuni, collegando luoghi che il turismo di massa ha dimenticato ma che conservano un fascino autentico. Pedalando, si passa accanto a uliveti secolari, antiche mulattiere e silenzi che sanno di passato. È un viaggio in cui ogni curva regala un panorama, e ogni incontro diventa una storia. Pedalare lento, vivere intensamente Affrontare la Via Silente significa entrare in un’altra dimensione del viaggio: quella in cui la fatica è parte del piacere. Con i suoi 10.000 metri di dislivello, il percorso mette alla prova gambe e testa, ma ogni salita è ricompensata da un panorama che toglie il fiato o da un sorriso incontrato lungo la strada. Gli “Albergabici” sono strutture convenzionate pensate per i ciclisti che offrono un ristoro, informazioni e accoglienza genuina. C’è chi affronta l’anello completo in dieci giorni, chi si concede solo qualche tappa: l’importante è lasciarsi guidare dal ritmo della strada, non dal cronometro. Quando partire e cosa portare Primavera e autunno sono i momenti ideali per vivere l’esperienza: il clima è mite, la natura esplode di colori e le strade restano tranquille. Una gravel o una mountain bike equipaggiata per il bikepacking è perfetta per affrontare il fondo misto del percorso; le e-bike permettono di godersi anche le salite più impegnative senza rinunciare al gusto dell’avventura. Un viaggio che resta dentro Più che un itinerario, la Via Silente è un incontro. Con la natura, con la gente del posto, ma soprattutto con sé stessi. È la scoperta di un Sud autentico, dove il tempo scorre lento e ogn Continua a leggere

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