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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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Da Amburgo a Berlino in bicicletta

06/04/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Amburgo e Berlino, due importanti città della Germania settentrionale, sono separate da poco meno di 400 km. Coprire questa distanza in bicicletta è fattibile grazie alla presenza di numerose piste ciclabili e strade di campagna. Si tratta di un percorso pianeggiante, da affrontare nella bella stagione meglio se diviso in tre parti.

Amburgo si raggiunge facilmente in aereo da diverse città italiane ed una volta arrivati a Berlino sarà altrettanto semplice rientrare. In alternativa entrambe le città possono essere raggiunte in bici attraverso la rete Eurovelo.

Prima parte – 205 km
Amburgo è il più importante porto della Germania, è una grande città, ma appena fuori dalla sua periferia ci si ritrova in un paesaggio rurale fatto di villaggi sempre più piccoli. Questa prima parte dell’itinerario scorre parallela al fiume Elba fino a raggiungere la sua riserva naturale (80 km da Amburgo). Diversi km più avanti, presso la cittadina di Havelberg, si abbandona il corso del fiume.

   

Seconda parte – 55 km
Si entra quindi nel Parco Naturale del Westhavelland che si estende lungo le sponde del fiume Havel. Si pedala fra boschi, villaggi e campi coltivati fino a raggiungere Rathenow.

Terza parte – 100 km
Il percorso incrocia ora la Havelland-Radweg, pista ciclabile vera e propria dove si pedala su sede protetta lontano dal traffico automobilistico. Dopo alcuni km si passa a pedalare su Eurovelo 7 che ci conduce fino a Berlino. L’itinerario termina proprio davanti alla Porta di Brandeburgo.

SCARICA L’ITINERARIO: Da Amburgo a Berlino 

Gubbio-Urbino-Pesaro: cicloturismo in Italia centrale

06/04/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

L’Italia Centrale è la cornice perfetta per qualche giorno di cicloturismo su strade secondarie poco trafficate ed a stretto contatto con la natura. Vi proponiamo allora un itinerario che collega tre meravigliose città di questa zona: Gubbio, Urbino e Pesaro.

Il percorso conduce dal cuore dell’Italia al mare, sull’Adriatico, passando attraverso piccoli centri abitati e sfruttando quasi esclusivamente strade locali.
Si tratta di un itinerario adatto a chi ha un po’ di allenamento e non si spaventa di fronte alle salite. In realtà le uniche difficoltà importanti si incontrano nella prima parte, quando si valica l’Appennino: sono due salite con pendenza media del 5%, una di 10 km e l’altra di 6 km. Il resto del percorso si presenta per lo più in discesa.

   

Gubbio-Urbino: 60 km
Gubbio è una delle più belle città d’arte dell’Umbria, con un centro storico molto ben conservato e numerosi punti panoramici da cui ammirare la campagna circostante.
Le uniche due salite impegnative si incontra poco dopo essere usciti dalla città spostandosi in direzione nord e poi nord-est. Quindi si procede in leggera discesa fino alla cittadina di Piobbico, appena oltre il confine marchigiano.
Qualche km dopo, l’itinerario incrocia il fiume Metauro e ne segue il corso fino all’altezza di Fermignano. Quindi svoltando verso nord si lascia il fiume e si raggiunge Urbino.

Urbino-Pesaro: 36 km
La città di Urbino merita una visita approfondita perché presenta un centro storico di inestimabile valore. E’ il frutto dell’eredità lasciata dai duchi che nel Rinascimento amministravano Urbino e che la trasformarono in una delle più importanti capitali italiane.
Urbino è collegata a Pesaro dalla SP423, ma l’itinerario che vi consigliamo abbandona questa via dopo pochi km in favore di strade meno trafficate. Si continua quindi a pedalare attraverso la campagna toccando piccoli paesi di provincia fino al mare.
Una volta arrivati a Pesaro ci si può rilassare in spiaggia, ma approfittate dell’occasione anche per una passeggiata nel centro cittadino.

SCARICA PERCORSO: Gubbio-Urbino-Pesaro 

Ciclovia del Volturno

05/04/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Se avete intenzione di partire per un weekend in bicicletta alla scoperta di qualche angolo di Italia poco conosciuto alle masse, la Ciclovia del Volturno fa al caso vostro.
Si tratta di un itinerario di circa 144 km che si sviluppa da Rocchetta al Volturno e termina a Capua. Un percorso a cavallo tra Molise e Campania lungo le sponde del fiume Volturno.

Questa ciclabile non sfrutta una sede protetta, ma si pedala per lo più su fondo sterrato e per qualche tratto anche su asfalto in prossimità dei centri abitati. Il traffico su queste strade è quasi del tutto assento, quindi l’itinerario è adatto anche alle famiglie ed ai cicloturisti che amano il contatto con la natura. La Ciclovia del Volturno inizia alla sorgente del fiume e procede sempre in leggera discesa fino a Capua.

PERCORSO
I primi km si percorrono accanto a scavi archeologici nei pressi di Castel San Vincenzo. Quindi si procede in vasti campi erbosi prima di attraversare il Volturno per continuare su strada asfaltata.

  

Inizia qui una breve salita che tocca i paesi di Cartiera, Pizzone e Cerro al Volturno. Presto però si torna a pedalare in una valle ed il percorso si fa molto più divertente.
Si attraversano Petrarca e Valloni, quindi dopo circa 6 km su strade bianche si arriva nel paese di Colli al Volturno. Il fiume torna a essere protagonista della ciclovia offrendo scorci panoramici davvero molto suggestivi presso la Diga di Ripaspaccata ed il bacino di Capriati al Volturno.

Una volta arrivati a Vairano si sono percorsi circa 65 km. A questo punto è possibile fermarsi in città per riposare e ripartire il giorno successivo. Vairano è anche ben collegato con Napoli, Roma e Pescara.

La Ciclovia del Volturno prosegue sempre su stradine sterrate attraverso piccoli centri abitati come Raviscanina, Alife e Castel Campagnano.
Il termine dell’itinerario è fissato al Ponte di Annibale che segna l’ingresso a Capua.

SCARICA L’ITINERARIO: Ciclovia del Volturno

Mani nel ciclismo: formicolio, sensibilità, pizzicore

05/04/2017 in Biomeccanica

Molti ciclisti lamentano uno strano formicolio alle mani, un intorpidimento, che si manifesta durante l’utilizzo della bici. Esistono forme più o meno gravi del problema a seconda del coinvolgimenti di nervi e muscoli della mano. Vediamo di approfondire e trovare qualche soluzione.

Nel ciclismo, le mani sono il punto di scarico delle vibrazioni che dalla strada si trasmettono alla ruota anteriore e al manubrio. Svolgono quindi un compito importante come ammortizzatore ed inoltre reggono il peso di avambraccio, collo e busto.

Durante l’attività sui pedali, alle mani possono manifestarsi problemi di:

  • Formicolio – nel palmo o a livello del polso, indicano una compressione dei nervi del tunnel carpale.
  • Pizzicore – potrebbe trattarsi del sintomo di un’infiammazione in corso
  • Perdita di sensibilità – può dipendere da un’eccessiva compressione dei nervi o dalla contrazione prolungata dei muscoli (nel caso di una lunga frenata). In inverno potrebbe essere dovuto anche alla scarsa protezione termica dei guanti.
  • Scossa elettrica – una scarica che si propaga dal polso alla mano e che a volte impedisce di mantenere saldo il manubrio, è sintomo di una compressione dei nervi.

Tali problemi sono per lo più dovuti ad una postura scorretta o alla scelta sbagliata di alcuni componenti della bici. In genere è sufficiente staccare le mani dal manubrio e scioglierle perché la sensazione sgradevole svanisca. Raramente la sensazione di formicolio persiste anche una volta scesi dalla bici, in questo caso meglio rivolgersi al medico.

Postura Scorretta
Se vogliamo salvaguardare articolazioni e muscoli, il binomio uomo-bici deve essere un equilibrio perfetto. Nel caso di formicolio alle mani occorre fare attenzione soprattutto:

  • all’inclinazione delle leve freno: il problema si riscontra nelle mountain bike. Le leve del freno sono nella corretta posizione se si riescono a raggiungere tenendo braccia e mani in linea retta e polso dritto. Nel caso delle bici da corsa occorre che le leve siano parallele e non costringano il polso a piegarsi all’esterno o all’interno.
  • alla posizione del manubrio.
  • telaio troppo lungo.
  • distanza sella-manubri troppo elevata.

Stile di Guida Errato
Tenere premute le leve freno troppo a lungo, spostare in avanti il baricentro durante le discese, serrare le mani sul manubrio inavvertitamente… sono tutti movimenti inutili che affaticano i muscoli e col tempo possono provocare infiammazioni.
Occorre fare attenzione ad evitarli il più possibile durante la guida.

Componenti Sbagliati

  • Cerchi profilati, ruote in carbonio: sono componenti rigidi che possono trasmettere le vibrazioni in modo più accentuato.
  • Leve freno dure o elastiche: affaticano i muscoli. Bisogna sempre controllare la tensione e la scorrevolezza del cavo, nel caso di freni a disco occorre procedere regolarmente allo spurgo.
  • Nastro manubrio poco spesso e quindi poco ammortizzante
  • Pressione di gonfiaggio elevata: gonfiare troppo il pneumatico riduce l’assorbimento delle vibrazioni.

Da Rocca Santa Maria a Frattoli: Abruzzo in bici

05/04/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Questo percorso si trova in Abruzzo e parte dalla località di Rocca Santa Maria in provincia di Teramo.  Dopo 40 km circa termina nella frazione di Frattoli nel Comune di Crognaleto. Si parte dal paesino di montagna abruzzese e si segue la strada Sp47, attraversando i paesini di Elce e di Cortino. Dopo qualche km si arriva ad un incrocio da cui è necessario seguire la direzione per Altovia. Si prosegue quindi fino alla località di Cervano. Gli ultimi chilometri di questo itinerario sono tutti in discesa fino ad arrivare nella località di Frattoli.

L’allenamento a digiuno è davvero utile?

04/04/2017 in Alimentazione, Tecnica

Alla base dell’allenamento a digiuno c’è l’errata convinzione che in mancanza di alternative il nostro corpo è obbligato a bruciare i grassi in eccesso come fonte di energia.
L’organismo utilizza i grassi solo come ultima spiaggia, quando ha terminato le riserve di zuccheri e glicogeno che assumiamo ingerendo alimenti ricchi di carboidrati.

Per esaurire tali scorte serve un digiuno di almeno 8-10 ore, possibile soltanto dopo aver dormito.
Quindi in teoria allenarsi al mattino, senza aver fatto colazione, permette di bruciare i grassi in eccesso?
Ci sono alcuni punti su cui è meglio fare chiarezza:

  • durante la notte le nostre scorte di glicogeno presenti nei muscoli rimangono quasi inalterate perché le uniche ad essere veramente consumate (per mantenere attivi gli organi) sono quelle accumulate nel fegato.
  • il nostro corpo utilizza le riserve di grassi solo in caso di allenamento lento, a bassa intensità, perché appunto bruciano più lentamente. Gli zuccheri al contrario vengono esauriti in fretta.
  • l’allenamento intenso a digiuno può avere gravi effetti sui muscoli che per riuscire a funzionare arrivano a bruciare loro stessi (catabolismo muscolare)
  • per dimagrire bisogna ingerire meno calorie di quante se ne bruciano, è una regola valida sia a stomaco pieno che vuoto. Se facciamo colazione e poi proseguiamo con un’allenamento intenso si bruceranno certamente più calorie che con un allenamento blando a digiuno.
  • durante un allenamento intenso le riserve di zucchero calano drasticamente, farlo a digiuno può comportare affaticamento, svenimenti, offuscamento della vista.

In conclusione l’allenamento a digiuno non è la soluzione per dimagrire, è una tecnica che ha senso solo se inserita in un programma di allenamento più ampio. Non è adatto ad un principiante né a chi utilizza la bici solo come svago per uscite domenicali con gli amici e la famiglia.

UN ESEMPIO CORRETTO DI ALLENAMENTO A DIGIUNO
Il giorno precedente si deve svolgere un allenamento intenso che consenta di portare al limite le riserve di glicogeno, quindi occorre evitare di reintegrare il glicogeno a cena (evitando cibi ricchi di carboidrati). La mattina dopo è possibile fare una sessione di recupero con una pedalata blanda che consentirà di utilizzare i grassi in eccesso in condizioni di basso impegno fisico.

Come scegliere la scarpa giusta per l’attività in bici

31/03/2017 in Biomeccanica

Indossare la scarpa giusta è fondamentale per pedalare con efficacia. Se per molto tempo le scarpe tecniche “da ciclismo” sono state singolo appannaggio dei professionisti, oggi non è più così. Questo tipo di calzatura viene concepito considerando principalmente due fattori:

  • Suola – In genere realizzata in materiale plastico medio o duro. Manca di flessibilità per evitare la dispersione della forza impiegata nella pedalata.
  • Tacchetta dello sgancio rapido – Consente di concentrare la forza esercitata su un unico punto generando una pedalata più efficace.

Per scegliere la scarpa più adatta alle nostre esigenze occorre avere bene in mente l’utilizzo che ne andremo a fare: ci serve per il cicloturismo? per la corsa? per la mountain bike?
Vediamo alcuni consigli per un acquisto ragionato.

Cicloturismo
Frequenti sali e scendi dalla bici, lunghe passeggiate nei musei o nei parchi. Per questo tipo di attività è meglio evitare una scarpa tecnica a meno che non abbiate spazio nelle borse per una calzatura di ricambio da indossare all’occasione.
In commercio si trovano scarpe ibride con suola semi-rigida e tacchetta a scomparsa (incassata nella suola stessa) che possono essere una buona soluzione. Oppure si potrebbe pensare a montare un puntale su entrambi i pedali, che consente di imprimere un’adeguata forza con ogni tipo di scarpa.

Bici da strada
Con le bici da strada, la soluzione migliore sono le scarpe tecniche con suola liscia in carbonio o plastica rigida e tacchetta dello sgancio rapido abbastanza grande. Il resto della calzatura in genere è in cuoio o in materiale sintetico e l’allacciatura a velcro o con leve micrometriche.
E’ prevista anche una soletta interna traspirante, all’occorrenza sostituibile con una ergonomica.
La suola lisce le rende scivolose durante la camminata, bisogna solo abituarsi. Dopotutto non sono concepite per lunghe passeggiate, giusto per brevi soste.

Mountain bike
Anche per questa disciplina serve una scarpa tecnica come sopra con l’aggiunta, sotto la sola, di un profilo in gomma e diversi tacchetti per affrontare eventuali tratti a piedi. Tale caratteristica non le rende tanto scivolose quanto le calzature per la bici da strada, ma comunque è meglio evitare di usarle per il trekking.
Inoltre la tacchetta ha dimensioni più ridotte e si trova in posizione più arretrata rispetto ad una scarpa per bici da strada.

Ciclismo e allenamento mentale

31/03/2017 in I Nostri Consigli, Medicina, Tecnica

Il ciclismo è uno sport di fatica che richiede un enorme impegno a livello muscolare, ma anche e soprattutto a livello psicologico…perché è la mente che comanda il corpo.
Tanto allenamento non basta per affrontare km e km sui pedali, molto importanti sono anche la motivazione e la determinazione personale che ci portiamo dietro in ogni uscita in bicicletta.

Una mente concentrata è l’elemento fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci prefissiamo. E’ ciò che permette ad un corpo esausto di continuare a spingere sui pedali. Viceversa una mente debole, confusa, è capace di compromettere la performance anche dell’atleta più allenato.

A differenza di quanto si può credere, anche la mente può essere “allenata”: ci vogliono costanza, impegno e perseveranza.

Il ciclismo richiede una resistenza mentale particolarmente sviluppata, specie nel caso di ciclisti amatoriali che devono conciliare lavoro, famiglia ed allenamento.

Abbiamo già detto costanza, impegno e perseveranza, vediamo altre caratteristiche positive della mente che aiutano a raggiungere grandi risultati:

  • Pazienza – saper aspettare i risultati aumentando il carico di allenamento poco per volta. Non si raggiungono i propri obiettivi da un giorno all’altro, bisogna essere costanti ed avere pazienza.
  • Disciplina – rispettare la pianificazione di esercizi in palestra ed allenamento sui pedali.
  • Desiderio – avere passione. Inutile allenarsi “tanto per”, solo se è ciò che desiderate intimamente la mente sarà determinata e pronta a sostenervi nei momenti più duri.
  • Autostima – credere nelle proprie potenzialità.
  • Atteggiamento positivo – non lasciarsi abbattere dalle sconfitte, ma anzi trarne insegnamento. L’ottimismo è un elemento di grande aiuto nello sport.

Ovviamente, ognuna di queste caratteristiche è legata alle altre. Per migliorarsi bisogna prima capire sé stessi quindi provate a considerare gli aspetti in cui siete carenti e mettetevi in gioco.
Diventate padroni della vostra mente per affrontare ogni salita, ogni gara, ogni viaggio!

LF-Routes: visitare l’Olanda in bici

31/03/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

L’Olanda è il paese più bike friendly d’Europa: oltre alle varie piste ciclabili nelle città è presente anche una fitta rete di percorsi a lunga distanza che permettono di muoversi per tutto il paese. Sono chiamati LF-Routes e contraddistinti da cartelli di colore verde. In totale coprono circa 4.500 km. Mappe di tutti i percorsi e cartine dettagliate su ogni singolo itinerario sono reperibili facilmente in tutte le strutture alberghiere e i punti informativi situati lungo le piste.

Una delle più suggestive ed interessanti è la LF7 (Oeverlandroute o River Bank Route) che collega la città di Alkmaar a Maastricht attraversando il paese da nord a sud.
La pista è lunga circa 385 km e durante il suo percorso incrocia numerosi altri itinerari ciclabili tra cui la LF15 (Boerenlandroute) e la LF6. Si pedala sempre in pianura su una base di asfalto ciò significa che la pista è un facile percorso anche per i bambini.

La LF7 divide l’Olanda in due metà tracciando una linea che dalla costa termina al confine con il Belgio, all’estremo sud del paese. La ciclabile attraversa la capitale Amsterdam ed altre importanti città olandesi come Utrecht e Eindhoven, ma per la maggior parte del tempo si pedala in aperta campagna spostandosi da un paesino all’altro. Si viaggia immersi in un panorama naturale fatto di campi, fiumi e colline. Particolarmente affascinante è la regione agricola della Batavia.

SCARICA L’ITINERARIO: LF7 – Oeverlandroute

Cicloturismo in Romagna lungo la Pista Ciclabile della Val Marecchia

31/03/2017 in Promozione del Territorio, Territorio

Rimini è una città ricca di storia con un antico passato romano, ancora oggi molto evidente nel centro cittadino. Apprezzata meta di vacanza estiva, sul suo territorio, Rimini offre diversi percorsi ciclabili sia lungomare che nell’entroterra. Quest’ultimo è appunto il caso della Pista Ciclabile della Val Marecchia.

Essa scorre per circa 35 km lungo le sponde del fiume Marecchia tra Rimini e Novafeltria. Si tratta di una pista ideale per chi pedala in mountain bike perché il fondo è sterrato, anche se ben tenuto. Partendo da Rimini, la ciclabile procede costantemente in leggera salita con una pendenza media dell’1%, facile da affrontare anche per chi non è allenato.

Il percorso inizia presso il Ponte di Tiberio, attraversa il Parco XXV Aprile e si inoltra lungo la pista ciclabile che costeggia il fiume Marecchia. Se possibile fate una sosta a Borgo San Giuliano, uno dei quartieri più antichi della città ed il più amato dal regista Federico Fellini. In suo ricordo sono presenti numerosi murales che ritraggono lui ed i personaggi dei suoi film.

  

Si pedala in aperta campagna circondati da colline e piccoli borghi in lontananza. A circa metà strada si giunge ai piedi della Rocca Malatestiana nel paese di Verucchio. Un borgo antico, fortificato, con un fascino tutto particolare.

Quindi si attraversa il fiume per continuare a pedalare sulla sponda opposta in direzione del Santuario Madonna di Saiano. La chiesa si trova in cima ad uno sperone roccioso nei pressi di un’antica torre del X o XI secolo. La ciclabile prosegue invece in pianura attraverso l’abitato di Pietracuta dove si è costretti a tornare sulla riva destra del Marecchia.

Il capolinea del percorso è Novafeltria, sede di uno dei più importanti musei storici minerari d’Europa. Prima di arrivarci è necessario attraversare il fiume per un ultima volta.

SCARICA L’ITINERARIO: Pista Ciclabile della Val Marecchia