5 errori da evitare quando organizzi il tuo primo viaggio in bici
07/07/2025 in News
Il cicloturismo è una delle forme di viaggio più libere e rigeneranti. Ma partire impreparati può trasformare un sogno in una (faticosa) disavventura. Ecco i 5 errori più comuni che fanno i principianti — e come evitarli.
1. Sovraccaricare le borse
Molti temono di dimenticare qualcosa, e finiscono per portare troppo. Ogni chilo in più si fa sentire sulle salite. La regola d’oro? Essenziale, multifunzione, leggero.
2. Sottovalutare il percorso
Non tutti i tratti ciclabili sono uguali. Informati bene su dislivello, fondo stradale e punti di rifornimento. App come Komoot o BikeMap possono aiutarti a pianificare.
3. Non testare prima la bici
Una sella scomoda o un cambio mal regolato possono rovinarti il viaggio. Fai almeno un paio di uscite con la bici carica prima di partire.
4. Dimenticare l’alimentazione
Non basta una banana al giorno. Portati barrette, frutta secca e acqua in abbondanza. Il tuo corpo brucerà calorie senza sosta.
5. Pensare che serva essere “atleti”
Il cicloturismo non è una gara. È resistenza mentale più che fisica, è ritmo personale. Anche pedalando 40 km al giorno si può vivere un’esperienza indimenticabile.
Dolomiti in bici: il giro dei quattro passi, dove la fatica incontra la leggenda.
07/07/2025 in Viaggi
Ci sono luoghi in cui la strada sembra scolpita per le due ruote. Nelle Dolomiti, questo miracolo prende forma nel Giro dei Quattro Passi: un anello spettacolare che unisce Passo Campolongo, Passo Pordoi, Passo Sella e Passo Gardena. Quattro nomi che, per ogni ciclista, suonano come poesia.
Siamo nel cuore delle Dolomiti, Patrimonio UNESCO, tra rocce rosa, vallate verdi e silenzi che parlano forte. Il giro parte solitamente da Corvara, in Alta Badia, ed è lungo circa 55 km, con oltre 1.600 metri di dislivello. Non una passeggiata, ma nemmeno un’impresa proibitiva, se affrontata con il giusto spirito.
“Ogni passo ha la sua anima”, racconta Luca, cicloturista torinese che percorre l’anello ogni estate. “Il Campolongo è il più gentile, il Pordoi il più lungo, il Sella il più scenografico, il Gardena il più armonioso. Ti senti piccolo, ma incredibilmente vivo.”
Il bello è che, lungo la strada, ci si sente parte di una comunità: gruppi di ciclisti di ogni età, bike hotel attrezzati, malghe con strudel e speck. Qui tutto è pensato per chi viaggia a pedali.
Quando partire? I mesi migliori sono da giugno a settembre. In estate si può incrociare il “Sellaronda Bike Day”, quando i passi vengono chiusi al traffico e lasciati solo a bici e silenzio.
Serve allenamento? Sì, ma più mentale che muscolare. Serve voglia di rallentare in salita, di guardarsi intorno, di godersi anche il fiatone.
Perché in fondo, tra quei tornanti, non conta quanto veloce arrivi in cima. Conta cosa senti mentre pedali. E nelle Dolomiti, si sente sempre qualcosa di speciale.
Sulle Strade del Gusto e della Storia: in Bici da Parma a Modena
06/07/2025 in Territorio
Emilia-Romagna — C’è un filo sottile, fatto di curve dolci e profumi intensi, che unisce le città dell’Emilia. Un percorso ideale per chi ama pedalare senza fretta, tra campi di grano, acetaie centenarie e borghi carichi di storia. Da Parma a Modena, passando per Reggio Emilia, questo itinerario cicloturistico di circa 90 chilometri offre un’immersione autentica nel cuore della Food Valley italiana.
Pedalando tra sapori e paesaggi
Il punto di partenza è Parma, città elegante e golosa, patria del prosciutto crudo e del Parmigiano Reggiano. Prima di salire in sella, vale la pena fare una passeggiata nel centro storico e magari una colazione in Piazza Garibaldi, con vista sul Duomo romanico.
Il percorso si sviluppa su strade secondarie a basso traffico e tratti di ciclabile lungo l’antica Via Emilia, seguendo un tracciato prevalentemente pianeggiante, adatto anche a cicloturisti meno esperti.
Uscendo da Parma, si pedala tra campi coltivati, cascine e canali irrigui. La prima tappa consigliata è Sant’Ilario d’Enza, piccolo centro noto per la sua posizione strategica: da qui si accede facilmente alla campagna reggiana, dove è possibile visitare caseifici che producono Parmigiano Reggiano secondo tradizione.
Reggio Emilia: la città del Tricolore
A metà strada si incontra Reggio Emilia, città dal cuore vivace e culturale. Qui, la bicicletta è di casa: il centro è facilmente visitabile su due ruote, tra piazze animate e palazzi storici. Il Palazzo del Tricolore, dove nacque la bandiera italiana nel 1797, è una sosta obbligata.
Una pausa pranzo? Impossibile resistere a un piatto di erbazzone o tortelli di zucca in una delle osterie del centro. E per i più appassionati, una deviazione verso le colline di Scandiano può regalare panorami suggestivi e ottimi vini.
Arrivo a Modena: motori, arte e aceto balsamico
L’ultimo tratto del percorso porta a Modena, città che unisce eleganza, motori e gusto. L’ingresso in città regala la vista sulla Ghirlandina, la torre campanaria che svetta accanto al Duomo, patrimonio UNESCO.
Ma Modena è anche patria dell’aceto balsamico tradizionale: numerose acetaie aprono le porte ai cicloturisti curiosi, per degustazioni guidate e visite tra botti antiche e profumi intensi.
Per chiudere il viaggio in bellezza, una cena in una trattoria storica a base di tigelle, gnocco fritto e Lambrusco è quasi un dovere.
Consigli pratici
Distanza: circa 90 km, pianeggianti, percorribili in 1-2 giorni
Tipo di bici: adatta bici da trekking, gravel o e-bike
Segnaletica: seguire la Via Emilia, ma attenzione a tratti urbani
Quando partire: primavera e inizio autunno sono ideali per clima e colori
Punti d’interesse: caseifici, acetaie, borghi e centri storici
Un viaggio lento nel cuore dell’Emilia
Questo itinerario è più di una semplice pedalata: è un viaggio nelle radici profonde di una terra generosa, dove ogni chilometro racconta una storia, ogni sosta diventa scoperta. In Emilia-Romagna, anche la bicicletta parla la lingua della passione e dell’ospitalità.
Via Ugo Bassi, ciclista cade sui binari e viene multata: «Perdita di controllo del veicolo»
05/07/2025 in News
In una giornata che avrebbe dovuto segnare il ritorno alla normalità con la riapertura di via Ugo Bassi, il centro storico di Bologna è invece stato teatro di una doppia caduta tra rotaie e segnaletica discutibile. A far discutere, in particolare, è il caso di una ciclista che, dopo essere rovinata a terra sui binari del tram, si è vista recapitare una multa da 42,40 euro con l’accusa di “perdita di controllo del veicolo”.
L’incidente è avvenuto lo scorso 30 aprile, poche ore dopo la riapertura al traffico di una delle arterie più centrali della città, recentemente risistemata per ospitare il nuovo tracciato del tram. La donna, in sella alla sua bicicletta e diretta verso via Indipendenza, avrebbe deviato leggermente verso destra per evitare un’area transennata. È in quel momento che, complice l’incontro pericoloso con le rotaie ancora fresche d’asfalto, ha perso l’equilibrio finendo sull’asfalto.
Secondo il verbale redatto dalla polizia locale, la barriera si trovava alla sinistra della ciclista e a una distanza “sufficiente a garantire il regolare transito”, motivo per cui l’ufficio verbali ha ritenuto la donna responsabile dell’incidente, sanzionandola per non aver mantenuto il controllo del mezzo.
Ma non è tutto. Dopo il sopralluogo successivo al sinistro, anche la ditta Panigale – incaricata della posa della segnaletica di cantiere – è finita nel mirino degli agenti: per lei è scattata una sanzione amministrativa per “carenza di segnaletica pre-cantiere”. Un dettaglio che ha riacceso i riflettori sulla gestione della sicurezza stradale nei cantieri urbani, soprattutto in una fase così delicata di transizione verso una mobilità sempre più intermodale.
Non era il primo incidente del giorno. Nelle stesse ore, un altro episodio aveva visto coinvolto un conducente di monopattino, finito a terra a causa di un avvallamento nei pressi delle stesse rotaie. Due casi distinti ma emblematici, che pongono interrogativi sulle condizioni del manto stradale, sulla chiarezza della segnaletica e sulla tutela degli utenti più vulnerabili della strada: ciclisti e pedoni.
In attesa di eventuali ricorsi da parte della ciclista sanzionata, resta l’amarezza per un paradosso sempre più diffuso nelle città in trasformazione: cadere vittima di un incidente e dover pagare per esserlo stata.
Verso la mobilità dolce: in arrivo una nuova pista ciclabile tra Cles e Mostizzolo
04/07/2025 in News
CLES – Un’opera attesa da tempo, destinata a cambiare il volto della mobilità tra Cles e Mostizzolo, è finalmente in fase di progettazione concreta. Si tratta della nuova pista ciclabile che collegherà il centro di Cles alla zona del ponte di Mostizzolo, lungo il versante a monte della Statale 43, un tratto che finora ha rappresentato un vero e proprio ostacolo per i ciclisti.
Il progetto, identificato come Opera C-75, prevede la realizzazione di un percorso protetto e accessibile, lungo circa 4,4 chilometri, con partenza direttamente dalla piazza di Cles. Il tracciato si snoderà in parallelo alla statale ma in posizione rialzata, sfruttando il versante della montagna per garantire sicurezza e bellezza paesaggistica.
Fino ad oggi, chi voleva pedalare tra Cles e Mostizzolo doveva fare i conti con una strada trafficata e pericolosa, inadatta a ciclisti e famiglie. L’intervento punta proprio a risolvere questa criticità, andando a colmare uno dei principali vuoti nella rete ciclabile delle Valli del Noce.
Con l’aggiunta di questo tratto, il territorio farà un deciso passo avanti verso un sistema di mobilità sostenibile e integrata, che valorizza il cicloturismo e promuove un’alternativa concreta all’auto. Non si tratta soltanto di una pista, ma di un collegamento strategico: un corridoio verde tra borghi, natura e opportunità turistiche.
La nuova infrastruttura non sarà solo funzionale: si prevede che il tracciato offra anche scorci panoramici e punti di sosta, diventando così un elemento attrattivo per visitatori e ciclisti locali. In un’epoca in cui la bicicletta è simbolo di uno stile di vita più sano e rispettoso dell’ambiente, opere come questa sono segnali importanti.
L’avvio dei lavori è ancora in fase di definizione, ma la direzione è tracciata. E per chi ama pedalare tra valli, frutteti e profili alpini, si avvicina il giorno in cui anche il tratto Cles–Mostizzolo potrà essere percorso con leggerezza e sicurezza.
Una nuova ciclabile collega Mucinasso a Piacenza: lavori al via, fine prevista entro l’autunno
03/07/2025 in News
PIACENZA – È partito da qualche settimana un intervento atteso da anni: il primo stralcio della nuova pista ciclabile che collegherà Mucinasso a Piacenza è finalmente in costruzione. Un’opera da 1,5 milioni di euro per appena 1,4 chilometri di tracciato, ma destinata a segnare un passo avanti importante verso una mobilità più sostenibile anche per le frazioni.
I lavori, affidati alla Asfalti Piacenza srl per conto della Icg di Mantova, sono in corso sul lato est della Strada Provinciale 6 per Carpaneto. Salvo intoppi legati a interferenze con la fibra ottica, la consegna è prevista entro metà ottobre. Una scadenza ambiziosa, ma in linea con il cronoprogramma stabilito.
La nuova infrastruttura ciclabile punta a collegare in sicurezza Mucinasso con il centro urbano, attraverso un percorso che culmina in un punto nevralgico: l’attraversamento di via Farnesiana. Qui è previsto un impianto semaforico a chiamata, pensato per consentire ai ciclisti di superare la trafficata provinciale senza rischi.
Un dettaglio urbanistico rilevante riguarda il tratto finale: la ciclabile, pur iniziando sul lato orientale, obbligherà poi a un attraversamento verso il lato opposto, quello occidentale, dove la banchina stradale è più ampia. Non si tratta di un proseguimento ufficiale della pista, ma di una soluzione provvisoria che garantisce maggiore sicurezza e praticabilità per chi si avvicina alla città sulle due ruote.
Il progetto si inserisce in una visione più ampia di mobilità dolce, di cui il Comune di Piacenza si sta progressivamente facendo promotore. Nonostante la lunghezza limitata del primo tratto, l’intervento è un primo passo significativo per restituire alle frazioni una connessione alternativa all’auto privata, in linea con le esigenze di residenti, pendolari e amanti della bicicletta.
Ora, gli occhi sono puntati sul rispetto delle tempistiche e su una progettazione che sappia rispondere in modo concreto alle esigenze dei ciclisti, senza fermarsi a un’opera “a metà”. Perché la sfida della mobilità sostenibile non si vince solo con le inaugurazioni, ma con percorsi continui, sicuri e ben integrati nel tessuto urbano.
La Via Silente: Pedalare nel Cuore del Cilento
02/07/2025 in Territorio
Nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, tra colline morbide, borghi sospesi nel tempo e il profumo del Mediterraneo, si snoda un itinerario cicloturistico tra i più suggestivi d’Italia: la Via Silente. Un percorso ad anello di circa 600 chilometri, suddiviso in 15 tappe, che invita a rallentare, osservare e respirare.
Nata nel 2014 da un’idea della giornalista Antonella Aprea, la Via Silente è oggi un riferimento per chi cerca un’esperienza ciclistica autentica, lontana dalle rotte più battute. Si parte da Castelnuovo Cilento, facilmente raggiungibile in treno, e si attraversano paesi dove il tempo sembra essersi fermato: Morigerati, Piaggine, Rofrano, San Giovanni a Piro.
Le salite sono impegnative ma mai impossibili, e ogni fatica è ricompensata da paesaggi che alternano boschi, canyon, uliveti e scorci mozzafiato sul Tirreno. L’itinerario tocca anche il Monte Cervati, il più alto della Campania, per poi ridiscendere verso le coste, lambendo Marina di Camerota e Palinuro.
Il nome “Silente” non è casuale: è un invito a vivere il viaggio in modo contemplativo, rispettando l’ambiente e ascoltando i suoni della natura. Non esistono tappe obbligate: ognuno può modulare il viaggio a seconda del proprio ritmo, delle soste gastronomiche e degli incontri lungo la strada.
Consigli pratici: l’estate è sconsigliata per il caldo e la scarsità d’acqua in alcuni tratti. I periodi ideali sono primavera e inizio autunno. Fondamentale una bicicletta da turismo con buone doti di scalata o una e-bike per chi preferisce godersi il paesaggio con meno sforzo.
La Via Silente non è solo un percorso, ma un modo di viaggiare. Più che una meta, è una filosofia.
Bikepacking sulle Alpi Apuane: Avventura Tra Marmo e Mare
02/07/2025 in Viaggi
C’è un angolo d’Italia dove le montagne si tuffano nel mare e le strade sembrano scolpite tra le nuvole. È qui, tra i sentieri delle Alpi Apuane, che prende forma uno dei bikepacking più emozionanti dell’Italia centro-settentrionale.
Lontane dai riflettori rispetto alle Dolomiti o al Monte Bianco, le Apuane offrono un territorio selvaggio, ricco di contrasti: cave di marmo abbandonate, crinali affilati, faggete fitte, antichi borghi arroccati. L’itinerario consigliato parte da Fivizzano e si snoda verso Campocatino, Vagli Sotto, Arni, con panorami che spaziano fino alla Versilia.
Dislivelli importanti, fondo misto asfalto-sterro e la necessità di trasportare tutto l’essenziale nello zaino o sulle borse della bici rendono questo tour adatto a ciclisti con buona preparazione. Ma lo spettacolo è assicurato: tunnel nella roccia, vecchie mulattiere lastricate, e incontri con pastori, cavatori, e ciclisti solitari in cerca di silenzio e libertà.
L’emozione più grande arriva quando, superato il Passo del Vestito, si intravede in lontananza il blu del Mar Tirreno. Una discesa veloce porta verso la costa, dove è possibile concludere il viaggio con un bagno rigenerante e una cena di pesce a Viareggio o Marina di Massa.
Cosa portare: attrezzatura per campeggio leggero, kit di riparazione, GPS o traccia GPX aggiornata (la segnaletica è scarsa). Le fonti d’acqua non mancano, ma i servizi sono rari. È un’avventura per chi ama l’essenziale.
Le Apuane, con la loro bellezza aspra, ricordano che il cicloturismo può essere anche esplorazione pura. Dove finisce l’asfalto, inizia il viaggio.
Il Parco della Maremma in bicicletta: natura selvaggia tra spiagge e colline
01/07/2025 in Viaggi
Il Parco regionale della Maremma è uno di quei luoghi che sembrano disegnati su misura per il cicloturista. Selvaggio, variegato, poco affollato anche nei mesi più caldi: pedalare tra i suoi sentieri significa immergersi in una Toscana diversa, dove la macchia mediterranea si fonde con il mare e i campi coltivati lasciano il passo ai boschi.
Partendo da Alberese, piccolo borgo a pochi chilometri da Grosseto, è possibile accedere all’interno del parco e scegliere tra diversi itinerari segnalati. Il più celebre è l’anello ciclabile che conduce fino alla spiaggia di Marina di Alberese: circa 8 km di sterrato facile, tra campi di grano, mandrie di vacche maremmane e il profilo elegante dei butteri, i pastori a cavallo locali.
Proseguendo verso sud, si incontrano i rilievi delle colline dell’Uccellina, per ciclisti più allenati: qui la fatica è ripagata da panorami spettacolari, tra torri saracene, pini marittimi e scorci sul Tirreno.
Il parco è accessibile tutto l’anno, ma la primavera è la stagione ideale: temperature miti, fioriture in pieno corso e una fauna attivissima, con daini e cinghiali che spesso attraversano i sentieri.
Non mancano i punti ristoro, le fontanelle e soprattutto le strutture bike-friendly: agriturismi, campeggi e B&B che accolgono i ciclisti con attrezzi per la manutenzione e consigli sulle tappe più belle.
La Maremma, da sempre schiva e autentica, si rivela al ritmo lento delle due ruote. Ed è proprio questa sua autenticità il segreto del suo fascino: un viaggio in bici qui non è solo sport, è immersione.
Bikepacking: guida essenziale per chi vuole iniziare (e non farsi scoraggiare)
01/07/2025 in Tecnica
Negli ultimi anni, il bikepacking è diventato una delle forme più amate di cicloturismo. Più leggero del cicloturismo classico, più libero del ciclismo su strada, è una vera e propria filosofia di viaggio: essenziale, autosufficiente, minimalista.
Ma cos’è davvero il bikepacking? In sintesi, è viaggiare in bici con un equipaggiamento ridotto, distribuito in borse leggere attaccate direttamente al telaio, al manubrio e al reggisella. Basta poco per partire: una bicicletta adatta, uno zaino mentale da “esploratore”, e tanta voglia di uscire dalla propria comfort zone.
La bici giusta: non serve una gravel di ultima generazione. Una MTB leggera o una bici da trekking robusta possono bastare per cominciare. L’importante è che sia affidabile, maneggevole e pronta a ogni tipo di terreno.
Le borse: dimenticate le vecchie borse laterali. Il bikepacking predilige tre elementi principali: borsa da telaio, borsa sottosella e borsa da manubrio. Essenziali, impermeabili, studiate per non sbilanciare la bici.
Cosa portare (e cosa no): il vero segreto è l’equilibrio tra necessità e leggerezza. Un kit per forature, abbigliamento tecnico in strati, cibo disidratato, un tarp o una tenda ultraleggera. Niente extra: ogni grammo in più diventa un chilometro più faticoso.
Dove andare: l’Italia è perfetta per il bikepacking. Dai sentieri delle Dolomiti ai tratturi della Puglia, passando per le strade bianche della Val d’Orcia o i crinali dell’Appennino. Le opzioni sono infinite, spesso lontano dal traffico e immerse nella natura.
Il bikepacking non è per chi cerca comodità, ma per chi vuole riscoprire il gusto del viaggio lento e avventuroso. La regola è una sola: partire. Il resto si impara strada facendo.









