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Cicloturismo

Il blog dedicato al cicloturismo ed ai viaggi in bicicletta

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by Matteo

Pedalando nella terra dei calanchi: un viaggio in bicicletta nel cuore della Basilicata

21/06/2025 in Viaggi

BASILICATA – Una terra antica, silenziosa, aspra e sorprendente: la Basilicata è una delle regioni meno battute d’Italia, eppure offre esperienze uniche a chi decide di attraversarla a pedali. Un viaggio in bicicletta qui non è solo sport, ma un’immersione totale in una natura selvaggia, in borghi dimenticati dal tempo e in un paesaggio che cambia radicalmente ogni decina di chilometri.

Tra i Sassi e i Calanchi

Il nostro itinerario parte da Matera, la Città dei Sassi, patrimonio UNESCO e capitale europea della cultura nel 2019. Dopo una visita ai celebri rioni scavati nella roccia e una colazione con pane di Matera e marmellata di fico d’India, si monta in sella in direzione sud, lungo strade secondarie che tagliano la Murgia materana.

A pochi chilometri dalla città, il paesaggio si trasforma: la pietra lascia spazio all’argilla, e l’altopiano si apre verso i calanchi lucani, spettacolari formazioni geologiche che ricordano paesaggi lunari. Qui, tra Craco — il celebre borgo fantasma — e Pisticci, la strada si fa più dura ma anche più emozionante. Salite brevi ma intense, discese veloci e curve strette: una goduria per i cicloturisti esperti, ma gestibile anche da chi ha un minimo di allenamento, soprattutto in e-bike.

Soste tra olivi e vigneti

Il percorso prosegue tra colline coltivate a olivo, piccoli appezzamenti di grano e distese di vigneti. È il cuore agricolo della regione, dove il tempo sembra essersi fermato. I ciclisti trovano rifugio e ristoro nei piccoli agriturismi che punteggiano l’itinerario: piatti semplici, genuini, e una calorosa accoglienza che rende ogni tappa un momento da ricordare.

Una sosta obbligata è Aliano, il paese di Carlo Levi, dove ancora si respirano le atmosfere del suo celebre “Cristo si è fermato a Eboli”. Da qui, una discesa panoramica porta verso il fiume Agri, con viste mozzafiato e il profumo intenso della macchia mediterranea.

Il Parco del Pollino, ultima frontiera

Per i più audaci, l’itinerario può proseguire verso ovest fino a raggiungere il Parco Nazionale del Pollino, il più grande d’Italia. Qui la bicicletta si confronta con la montagna vera: salite lunghe, pendenze importanti e paesaggi che spaziano dai boschi di faggio alle vette rocciose abitate da aquile reali. L’arrivo a Rotonda o a San Severino Lucano segna la fine di un viaggio che unisce sport, cultura e natura incontaminata.

Informazioni utili

Il percorso, modulabile in base alla preparazione del ciclista, si snoda per circa 250-300 chilometri, con possibilità di tappe giornaliere da 40 a 70 km. È consigliato un mezzo gravel o MTB, ma anche le e-bike sono perfette per affrontare i tratti più impegnativi. Primavera e autunno sono le stagioni ideali, quando il clima è mite e i colori della Basilicata sono al loro massimo splendore.

by Matteo

Cicloturismo nel Sud Italia: la Ciclovia della Magna Grecia, un viaggio tra mare, storia e silenzi

20/06/2025 in Viaggi

Nel Sud Italia c’è un luogo dove il tempo rallenta, il vento profuma di sale e i pedali raccontano storie antiche. È la Ciclovia della Magna Grecia, un percorso che si snoda lungo la costa ionica calabrese, tra spiagge deserte, rovine greche e ulivi secolari. Un viaggio in bici in una terra autentica, aspra e generosa, dove ogni chilometro è un tuffo nella bellezza selvaggia del Sud.

Da Rocca Imperiale a Soverato: il cuore del Sud

Uno dei tratti più suggestivi della ciclovia parte da Rocca Imperiale, al confine con la Basilicata, e segue la costa jonica fino a Soverato, per circa 300 km. Il percorso attraversa borghi sospesi tra mare e collina – come Sibari, Rossano, Cirò Marina, Le Castella – e regala scorci su spiagge infinite, scogliere rosse e promontori ricoperti di macchia mediterranea.

Ma non è solo natura. Lungo la strada si incontrano musei archeologici, parchi della Magna Grecia, castelli normanni e testimonianze bizantine. E poi le persone: ospitali, curiose, pronte a offrirti un caffè o una fetta di crostata al bergamotto.

Pedalare fuori stagione

Il bello di questa rotta? È perfetta fuori stagione. Da marzo a giugno, o tra settembre e ottobre, troverai temperature miti, poco traffico e un silenzio che accompagna ogni pedalata. Le strade, spesso statali secondarie o tratti già convertiti in ciclovie, permettono di pedalare in sicurezza, anche se è consigliato avere una buona bici da trekking o gravel.

Soste imperdibili lungo il percorso

Sibari: visita agli scavi e al Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide.

Rossano: patria della liquirizia e del celebre Codex Purpureus.

Cirò Marina: assaggia il vino Cirò direttamente nelle cantine locali.

Le Castella: una foto al castello aragonese sospeso sul mare è d’obbligo.

Soverato: mare cristallino e ottima cucina calabrese per concludere in bellezza.

Consigli pratici per affrontare la ciclovia

Bici consigliata: trekking o gravel. Alcuni tratti sono sterrati o dissestati.

Equipaggiamento: borse laterali leggere, crema solare, casco e kit riparazione.

Pernottamenti: agriturismi, B&B o campeggi lungo la costa. Alcuni sono bike-friendly.

Acqua e ristori: porta sempre una scorta d’acqua, specialmente nei tratti più isolati.

Perché scegliere il Sud

Cicloturismo al Sud è più che un viaggio: è un incontro. Con la terra e con le radici. Qui non si pedala solo per arrivare, ma per vivere. I panorami sono autentici, le salite oneste, le persone vere. E ogni sera, davanti a un piatto di pesce fresco o a un piatto di fileja con ‘nduja, penserai: “Ne è valsa la pena.”

by Matteo

La Ciclovia del Sole: pedalare sull’asse verde d’Italia

19/06/2025 in News

È uno dei progetti più ambiziosi del cicloturismo europeo, e una delle promesse più concrete per il rilancio del turismo sostenibile in Italia: la Ciclovia del Sole, parte dell’EuroVelo 7, si candida a diventare una dorsale strategica per chi sceglie di viaggiare lentamente, in equilibrio tra natura, cultura e mobilità dolce.

Un itinerario in continua espansione

Lunga oltre 3.000 chilometri dal Capo Nord a Malta, la Ciclovia del Sole attraversa l’Italia da nord a sud, partendo dal Brennero e passando per Bolzano, Verona, Bologna, Firenze, Roma e Napoli, per poi proseguire fino a Palermo. Attualmente, i tratti più completi e ciclabili in sede propria si trovano tra Mirandola e Bologna, con progetti già finanziati per l’estensione verso Verona e Firenze.

Nel tratto emiliano, inaugurato nel 2021, la ciclovia corre su un ex tracciato ferroviario riconvertito, offrendo una sede perfettamente asfaltata, segnaletica chiara e numerosi punti di sosta attrezzati. È un modello di rigenerazione territoriale che ha già attirato migliaia di cicloturisti da tutta Europa.

Perché sceglierla

La Ciclovia del Sole si distingue per:

Facilità del percorso: adatto a tutti, grazie a pendenze lievi e fondo regolare.

Accessibilità: la vicinanza a stazioni ferroviarie consente di organizzare tappe flessibili e sostenibili.

Servizi cicloturistici: bike hotel, stazioni di ricarica per e-bike, officine e punti ristoro si stanno moltiplicando lungo l’asse.

Attrattiva paesaggistica e culturale: dalle colline modenesi ai centri storici come San Giovanni in Persiceto, l’esperienza è un continuo alternarsi di natura, arte e gastronomia.

Consigli pratici

Periodo migliore: da marzo a giugno e da settembre a ottobre, evitando il caldo eccessivo estivo.

Tipologia di bici consigliata: city bike, trekking o gravel; anche le e-bike sono perfette per coprire distanze più lunghe senza affaticarsi.

Attrezzatura utile: borse laterali impermeabili, kit antiforatura, luci anteriori e posteriori, GPS o app di navigazione (es. Komoot o Bikemap).

Un’opportunità per il territorio

La Ciclovia del Sole non è solo una pista ciclabile: è un’infrastruttura culturale. I Comuni attraversati stanno già investendo in eventi, accoglienza e valorizzazione delle produzioni locali, creando un indotto economico virtuoso. Secondo l’ISNART, il cicloturismo genera in Italia oltre 5 miliardi di euro l’anno: investire su ciclovie come questa significa puntare su un futuro più verde e redditizio.

by Matteo

Cinque consigli per organizzare un viaggio in bici perfetto.

18/06/2025 in Tecnica

Organizzare un viaggio in bicicletta può sembrare complicato, ma con un po’ di pianificazione si trasforma in un’esperienza entusiasmante e accessibile a tutti. Ecco cinque consigli pratici per prepararsi al meglio.

1. Scegli il percorso giusto (per te)
Non serve partire per Capo Nord al primo viaggio. Meglio iniziare con itinerari ben segnalati, come la Ciclovia del Mincio o il Sentiero della Valtellina. Valuta la tua preparazione, il dislivello e la presenza di servizi lungo la strada.

2. Pochi bagagli, ma giusti
La regola d’oro: meno è meglio. Due borse laterali posteriori sono spesso sufficienti. Porta l’essenziale: un cambio tecnico, abbigliamento antipioggia, kit di riparazione e qualche snack. Non dimenticare i documenti e una power bank.

3. Allenati… ma senza ossessionarti
Se riesci, prepara il corpo con qualche uscita di 40-60 km prima della partenza. Non serve arrivare “da gara”, ma avere un minimo di resistenza aiuta a godersi il viaggio senza dolori inutili.

4. Dormire: meglio prenotare?
Dipende dalla stagione e dalla zona. In alta stagione o in mete molto turistiche, prenotare conviene. In zone meno battute, si può viaggiare più “wild”, magari con una tenda ultraleggera. L’importante è sempre rispettare l’ambiente e le persone.

5. Lascia spazio all’imprevisto
Il bello del cicloturismo è proprio nella libertà. Un sentiero alternativo, un invito a cena, un tramonto che merita una sosta lunga. Non incasellare tutto: la vera meta è il viaggio.

by Matteo

L’Appennino che non ti aspetti: viaggio lento tra borghi e silenzi.

18/06/2025 in Viaggi

C’è un’Italia che non corre, che respira al ritmo del vento e dei passi lenti sui pedali. È l’Italia dell’Appennino centrale, quella che si scopre salendo senza fretta, in silenzio, tra curve che odorano di bosco e antichi borghi che sembrano fermati nel tempo.

Parto da Norcia in una mattina fresca di primavera, con la bicicletta carica il giusto e la mente sgombra. Davanti a me, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Nessuna fretta: ogni salita è un invito alla contemplazione. Pedalo verso Castelluccio, tra i campi che a giugno esplodono in un tripudio di colori: gialli, rossi, blu. Fiori spontanei che si mescolano alla storia e alla leggenda di queste montagne.

La sella diventa punto di osservazione privilegiato. Qui non si cerca la performance, ma l’esperienza. Una fontanella diventa ristoro, una chiesa romanica occasione di sosta. In un piccolo rifugio, incontro altri viaggiatori: tedeschi, olandesi, anche italiani. Parliamo poco, ma ci capiamo subito. C’è un linguaggio universale fatto di chilometri e sorrisi.

L’Appennino ti insegna a rallentare. Ti offre panorami che non si chiedono di essere fotografati, ma semplicemente vissuti. Quando arrivo a Visso, la sensazione è quella di aver varcato una soglia: sono più stanco, sì, ma anche più presente.

Il cicloturismo, qui, non è sport. È resistenza poetica. È il modo più umano di viaggiare.

by Matteo

Nel Cuore della Maremma: Un Giorno in Bici tra Vento, Polvere e Meraviglia

17/06/2025 in Viaggi

La giornata era iniziata con un cielo che non prometteva niente. Né sole né pioggia, solo quella luce piatta che non dice molto, ma che a volte si rivela perfetta per pedalare. Parto presto da Massa Marittima, con le gambe ancora un po’ pesanti dalla tappa del giorno prima e la testa piena di quella strana voglia di silenzio che solo chi viaggia in bici conosce.

La Maremma si apre davanti a me come un libro antico: polveroso, ruvido, pieno di storie. Le strade bianche mi portano dentro a un paesaggio che cambia lentamente, tra vigne, querce isolate e greggi che pascolano senza fretta. In bici, tutto assume un altro ritmo. Non si attraversano solo luoghi, ma si entrano in contatto con essi.

A Montemassi mi fermo. Il castello domina la collina e il vento si infila tra i vicoli come un vecchio abitante che conosce ogni pietra. Bevo un caffè nel piccolo bar della piazza, mentre due signori commentano la vendemmia e un gatto dorme sul sellino della mia bici. Sono quei momenti semplici che danno senso al viaggio. Nessuna foto potrà raccontarli davvero.

Riparto, e il percorso si fa più mosso. Salite brevi ma secche, discese sterrate che richiedono attenzione e fiducia. Le gambe girano da sole ormai. Il bello della bici è che il corpo, a un certo punto, si adatta al viaggio: smette di lamentarsi e comincia a collaborare. È una forma di dialogo silenzioso tra muscoli e mente.

Nel pomeriggio arrivo a Roccastrada. Mi accoglie un panorama vasto, con l’Argentario che si intuisce all’orizzonte e la luce che finalmente si fa dorata. Mi siedo sul muretto a guardare. Non c’è niente di straordinario, eppure tutto sembra perfetto. La polvere sulla bici, il sudore sulla maglietta, la fame che inizia a farsi sentire: sono dettagli che raccontano una giornata piena.

Dormirò in un agriturismo poco fuori dal paese. Mi aspettano una doccia calda, un piatto di pici al cinghiale e una notte di sonno profondo. Ma prima, prendo qualche appunto sul taccuino. Ogni viaggio in bici ha bisogno di essere ricordato. Non per nostalgia, ma per gratitudine.

Perché ogni tappa, ogni chilometro, ogni folata di vento in faccia sono frammenti di libertà. E pedalare in Maremma, oggi, è stato come attraversare una poesia senza parole.

by Matteo

Sotto le Ruote, la Libertà: Viaggio Lento tra Borghi e Sentieri d’Italia

17/06/2025 in News

L’alba ha un sapore diverso quando la guardi da una sella. C’è un silenzio che parla, e il mondo si risveglia con lentezza mentre pedali lungo una strada secondaria, lontano dal traffico e più vicino all’essenziale. Il cicloturismo non è solo un modo di viaggiare: è una dichiarazione d’intenti. È scegliere la fatica come passaporto per l’autenticità.

Negli ultimi anni, il fenomeno è cresciuto in modo esponenziale. Complice la riscoperta del turismo di prossimità e il bisogno di disconnessione, sempre più viaggiatori scelgono di abbandonare i percorsi convenzionali per lasciarsi guidare da mappe tracciate a pedali. L’Italia, con la sua geografia variegata e i suoi borghi sospesi nel tempo, è diventata un piccolo paradiso per chi ama viaggiare su due ruote.

Uno degli itinerari più affascinanti è quello della Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, che attraversa l’entroterra pugliese tra uliveti secolari e muretti a secco, seguendo le tracce di un’opera ingegneristica unica al mondo. O la Via Silente, che attraversa il Parco Nazionale del Cilento, dove i chilometri si misurano in emozioni, non in fatica.

Il cicloturismo è anche un ritorno al tempo umano. Si pedala abbastanza piano da ascoltare il canto degli uccelli o il rumore delle ruote sulla ghiaia, ma abbastanza veloce da attraversare territori diversi nello stesso giorno. Non c’è fretta, ma c’è movimento. Ogni sosta è una scoperta: una fontana inaspettata, un casale abbandonato, un anziano che racconta storie di altri tempi.

Viaggiare in bici è anche un gesto ecologico. Zero emissioni, massimo coinvolgimento. È un modo per riscoprire il valore della lentezza e l’impatto che possiamo avere — o non avere — sull’ambiente che ci ospita. In un’epoca dove tutto è misurato in velocità e produttività, scegliere la bici è un piccolo atto di resistenza.

Ma attenzione: non è un viaggio sempre facile. Serve preparazione, consapevolezza e, soprattutto, la voglia di accettare l’imprevisto. Una gomma forata può diventare un’occasione per conoscere qualcuno. Una salita troppo ripida, un pretesto per fermarsi a guardare il panorama. Il bello del cicloturismo sta proprio lì, nell’imperfezione del percorso.

E quando torni a casa, non sei mai lo stesso. Perché ogni viaggio in bici ti lascia qualcosa: una nuova storia da raccontare, una foto scattata al volo, un dolore muscolare che sa di conquista. E soprattutto, una voglia irrefrenabile di ripartire.

by Matteo

“La Quirina” prende il via: Concordia inaugura la sua nuova ciclabile tra storia, paesaggio e futuro sostenibile

16/06/2025 in News

CONCORDIA SULLA SECCHIA – Una domenica mattina di inizio estate, una linea d’asfalto che scorre tra campi e alberi, e un nastro tricolore tagliato tra gli applausi: così è stata inaugurata “La Quirina”, la nuova pista ciclabile che collega la frazione di Vallalta con il capoluogo concordiese. Un piccolo ma significativo cambiamento nel paesaggio locale, che racconta una grande storia di visione, continuità amministrativa e impegno per un futuro più sostenibile.

L’idea era nata nel 2023, durante il mandato dell’ex sindaco Luca Prandini, come risposta concreta a una domanda crescente: muoversi meglio, in modo più sicuro e più green. Oggi, grazie al lavoro portato avanti dall’attuale Amministrazione comunale, quel progetto è realtà.

Ma “La Quirina” non è solo una pista ciclabile. È un gesto di cucitura urbana, un’arteria di prossimità che restituisce connessione tra centro e frazione, e invita a riscoprire il proprio territorio con lentezza. In bici, a piedi, col cane al guinzaglio o spingendo un passeggino.

“Abbiamo voluto creare non solo un’infrastruttura, ma un percorso di comunità,” ha detto durante l’inaugurazione un rappresentante del Comune. “La Quirina è un modo nuovo di guardare al nostro territorio, di viverlo, di attraversarlo senza fretta”.

Il nome scelto non è casuale. “La Quirina” richiama l’antico, la storia locale, come a dire che anche l’innovazione può avere radici. E in effetti questa ciclabile si inserisce con garbo nel paesaggio: si snoda tra campi coltivati, filari e strade secondarie, offrendo scorci familiari ma rinnovati.

Domenica mattina, la ciclabile ha fatto il suo debutto tra i pedali e le ruote dei primi utenti: famiglie, bambini, gruppi di amici. Non è mancato chi ha approfittato del percorso per una camminata lenta sotto il sole, chi invece ha già fiutato il nuovo tragitto per il tragitto casa-scuola o casa-lavoro. È proprio qui che questa pista mostra il suo potenziale più autentico: diventare parte della vita quotidiana.

Un’opera semplice, ma preziosa. Un passo breve, ma deciso verso un’idea di paese più a misura d’uomo. O, meglio, a misura di pedale.

by Matteo

Tra lago e montagne: un’avventura in bicicletta nel cuore della provincia di Como

16/06/2025 in Territorio

PROVINCIA DI COMO – C’è un momento, tra una curva e un tornante, in cui il fiato corto per la salita lascia spazio a un respiro più ampio: quello dello stupore. Davanti agli occhi si apre il blu profondo del lago, incorniciato dalle vette, mentre dietro le spalle resta il silenzio delle strade secondarie appena percorse. È questa la sensazione che regala una pedalata nella provincia di Como, un angolo di Lombardia che sa sorprendere anche chi è abituato a viaggiare su due ruote.

L’itinerario scelto per questa avventura parte da Menaggio, affacciata sul ramo occidentale del Lario. Una colazione veloce sul lungolago e via, si parte. La strada sale subito con decisione verso Plesio: poco traffico, boschi di castagni e un primo assaggio di pendenze che fanno lavorare le gambe ma regalano anche le prime viste mozzafiato.

Da qui, il percorso prosegue verso Grandola ed Uniti, tra ville storiche e piccoli nuclei rurali, prima di immettersi sulla ciclabile della Val Menaggio, un tracciato che segue il percorso di un’antica ferrovia e conduce dolcemente fino a Carlazzo. Una pausa d’obbligo per riempire le borracce alla fontana del paese e scambiare due parole con qualche ciclista locale: “Qui passano tutti quelli che vanno verso il Lago di Piano o su fino al Val Cavargna”, dice un anziano con la bici appoggiata al muretto.

Ma la vera avventura inizia prendendo la deviazione verso Bene Lario e risalendo i primi tornanti della Val Sanagra. La strada si restringe, il traffico scompare, il rumore diventa quello delle ruote sulla ghiaia e del vento tra le fronde. Si attraversano alpeggi, sentieri e ponti in pietra, con l’impressione di pedalare in una cartolina dimenticata.

Per i più allenati, la tappa può continuare salendo verso Cusino e poi giù, lungo un tratto tecnico ma affascinante, fino a ricollegarsi con la ciclabile del Lago di Piano. Qui, la fatica trova la sua ricompensa: un tratto pianeggiante tra specchi d’acqua, canneti e silenzi che sembrano appartenere a un’altra epoca.

Il rientro a Menaggio chiude un anello di circa 50 chilometri, con dislivello significativo ma ampiamente ripagato dalla varietà di paesaggi, dalla qualità dell’asfalto e dalla sensazione di aver attraversato un mondo intero, fatto di acqua, pietra e verde.

Pedalare nella provincia di Como non è solo fare sport. È esplorare un territorio autentico, dove ogni salita è una storia, ogni discesa un’emozione, e ogni pausa un’occasione per guardarsi intorno e capire perché, una volta tornati a casa, si sentirà subito il bisogno di ripartire.

by Matteo

Pedalando sul Tetto della Liguria: Viaggio sull’Alta Via dei Monti Liguri

15/06/2025 in Viaggi

Il profumo della resina, il vento carico di salsedine anche a chilometri dal mare, e quella sensazione di essere sospesi tra due mondi: la montagna alle spalle e l’orizzonte del Mar Ligure di fronte. L’Alta Via dei Monti Liguri è molto più di un itinerario: è un filo verde e selvaggio che cuce insieme le vette e i paesi dell’entroterra, da Ventimiglia a Ceparana, per oltre 400 km. Un viaggio in bicicletta qui non è solo sport: è un’immersione nell’anima di una Liguria segreta.

Un percorso per spiriti liberi

L’Alta Via è nata come sentiero escursionistico, ma negli ultimi anni è diventata un tracciato ambito anche dai cicloturisti più avventurosi, soprattutto in MTB o gravel bike. Non aspettatevi una pista ciclabile liscia: qui si affrontano single track, strade sterrate, salite impegnative e discese tecniche. Ma in cambio si ricevono panorami che levano il fiato e un silenzio rotto solo dai richiami della fauna selvatica.

Dal crinale alla costa (e ritorno
)

Il percorso attraversa le quattro province liguri:Imperia, Savona, Genova, La Spezia e tocca parchi naturali, borghi dimenticati e mulattiere secolari. Ogni tappa è un microcosmo. Si parte dalle Alpi Liguri, in un paesaggio quasi alpino, per poi pedalare tra castagneti e faggete nell’entroterra di Savona. A est di Genova, il tracciato si addolcisce tra i pascoli dell’Appennino ligure e regala scorci sulla Riviera di Levante che sembrano dipinti.

Incontri e scoperte lungo la via

L’aspetto più sorprendente del viaggio, però, sono le persone. Ogni sosta nei rifugi o nei piccoli agriturismi è un’occasione per ascoltare storie, raccogliere consigli e – perché no – assaggiare piatti della tradizione: torte salate, formaggi di malga, pesto preparato come una volta. È un cicloturismo fatto di fatica, sì, ma anche di umanità e autenticità.

Consigli pratici per affrontare l’Alta Via in bici

Tipo di bici: MTB consigliata, ma anche una buona gravel con gomme generose può farcela.

Periodo ideale: Da maggio a ottobre, evitando i mesi più caldi e quelli più piovosi.

Orientamento: La segnaletica è buona per chi cammina, ma non sempre pensata per ciclisti. GPS e tracce GPX sono fondamentali.

Alloggio: Rifugi, agriturismi e qualche campeggio. In alcune zone è meglio prenotare.

Acqua e rifornimenti: Alcuni tratti sono isolati: portare scorte e fare il pieno ogni volta che si può.

Una sfida che ti resta dentro

Non è un viaggio per tutti: richiede allenamento, adattabilità e spirito di avventura. Ma l’Alta Via dei Monti Liguri ripaga ogni goccia di sudore con una bellezza aspra e sincera, che pochi itinerari ciclabili in Italia possono offrire. È un modo per vedere la Liguria da un altro punto di vista – letteralmente dall’alto – e per riscoprire la lentezza e la profondità di un pedalare che non è mai banale.