
La Via Silente: pedalando nel cuore del Cilento
C’è un’Italia che parla a bassa voce, lontana dai riflettori del turismo di massa, fatta di borghi arroccati, colline morbide e silenzi carichi di significato. È l’Italia che si attraversa lentamente, meglio ancora in sella a una bicicletta. È l’Italia della Via Silente, un itinerario cicloturistico di 600 chilometri che abbraccia l’anima selvaggia del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in Campania.
Un itinerario che invita all’ascolto
Il nome non è casuale: la Via Silente non è solo una strada, ma un invito a rallentare. A lasciare che la fatica diventi meditazione, che i chilometri diventino dialogo con un paesaggio che cambia senza preavviso, tra uliveti centenari, coste rocciose e montagne solitarie.
Il percorso parte e si conclude a Castelnuovo Cilento, dove ha sede la “Silenteria”, una piccola officina-casa base che fornisce mappe, credenziali e assistenza ai cicloviaggiatori. Da lì si snoda un anello suddiviso in 15 tappe, attraversando piccoli comuni dove il tempo sembra essersi fermato, come Morigerati, Felitto, Roccagloriosa e Piaggine.
Tra pedalate e patrimonio UNESCO
Pedalare nella Via Silente significa anche immergersi in un patrimonio culturale e naturalistico di straordinaria ricchezza. Questo è il regno della dieta mediterranea, nata proprio qui, a Pollica, grazie agli studi del biologo Ancel Keys. È anche il territorio dei templi di Paestum, delle grotte carsiche di Castelcivita, dei sentieri che risalgono al mondo lucano e greco.
E poi c’è il Cilento delle leggende: il monte Gelbison, sacro fin dall’antichità; le gole del Calore, scavate nei secoli dalla forza dell’acqua; le querce secolari che si stagliano come monumenti viventi.
Una sfida, ma non per tutti
Il tracciato non è privo di difficoltà: ci sono salite impegnative, fondi sterrati, lunghi tratti in assenza di centri abitati. Ma è proprio in questo che risiede il suo fascino. La Via Silente non è una pista ciclabile attrezzata: è un’esperienza. Richiede preparazione, spirito di adattamento e una buona dose di autonomia. In cambio, regala un senso profondo di libertà e di connessione.
Pedalare per restare
In un’epoca in cui i piccoli paesi dell’entroterra si svuotano, il cicloturismo diventa anche uno strumento di resistenza. Ogni sosta, ogni pernottamento in un B&B locale, ogni pranzo in un’osteria alimenta una microeconomia che valorizza il territorio senza snaturarlo.
“La bici è il mezzo perfetto per attraversare il Cilento – racconta Antonella Aumenta, ideatrice della Via Silente – perché ti permette di ascoltare. Il paesaggio ti parla, ma solo se lo attraversi con lentezza”.
Se cercate un viaggio che sia più di una vacanza, che vi porti lontano senza prendere un aereo, la Via Silente è un’ottima candidata. Non offre comodità da catalogo, ma emozioni autentiche, panorami che si conquistano con il sudore e una consapevolezza nuova di cosa significhi viaggiare per restare.