L’Italia a pedali: la rinascita delle strade dimenticate
C’è un’Italia che non compare sulle mappe del turismo di massa, ma che oggi torna a respirare grazie al cicloturismo. È l’Italia dei borghi silenziosi, delle vecchie strade provinciali, delle ferrovie dismesse trasformate in greenway. Lì, dove l’asfalto si fa polvere, il viaggio lento diventa riscoperta.
Sempre più viaggiatori scelgono di pedalare lontano dal traffico, lungo percorsi come la Ciclovia del Sole, la Via degli Dei o la Via Francigena. Non inseguono record né cronometri, ma incontri e panorami. “In bici impari a rallentare, e rallentando riscopri ciò che avevi dimenticato”, racconta Marta, 37 anni, che ha attraversato la Toscana in solitaria.
Le amministrazioni locali stanno cogliendo l’occasione. Piccoli comuni restaurano ponti, segnalano sentieri e offrono servizi essenziali ai cicloturisti: fontane, rastrelliere, officine. In cambio, arrivano visitatori rispettosi, pronti a fermarsi più giorni e a investire nell’economia del luogo.
In fondo, la forza del cicloturismo sta tutta qui: nel suo ritmo umano. Mentre molti discutono di sostenibilità come un obiettivo futuro, sulle strade bianche e nei viali di campagna quel futuro è già realtà silenzioso, concreto e in movimento.
		
		
		
		
        
        
    