Da ferrovia a greenway: 1.500 km di binari a disposizione

Il potenziale di queste linee è altissimo: la loro trasformazione in greenways, ovvero percorsi verdi pensati per la bicicletta, il trekking e l’equitazione, garantirebbe ai territori attraversati un costante flusso turistico che significa posti di lavoro e promozione delle eccellenze locali. Allo stesso tempo le stazioni presenti sulle tratte abbandonate potrebbero essere destinate a ostelli, ristoranti e negozi di artigianato o gastronomia locale.
Visto che si tratta di beni non cedibili a titolo gratuito, il processo di acquisto da parte di comuni e regioni comporta un grosso investimento: oltre ai binari, è infatti necessario comprare anche il terreno. In alcuni casi però, grazie a finanziamenti milionari, la trasformazione è già riuscita. Ne sono un esempio le tratte di San Lorenzo a Mare-Ospedaletti, in Liguria, e di Treviso-Ostiglia, in Veneto/Lombardia. Lo stesso destino potrebbe essere riservato anche alle tratte Ortona-Vasto, in Abruzzo, Lesina-Apricena, in Puglia, Agrigento Basso-Licata, in Sicilia.
In Italia esistono già alcune greenway in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia, ma, secondo l’Associazione Italia Greenways, siamo indietro rispetto agli altri paesi europei. Quello che manca, dicono, è un piano nazionale sopra le parti che raccolga tutti i progetti locali e diriga l’avanzamento dei lavori.