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Lorenzo Barone – DAL CALDO AL FREDDO IN BICICLETTA

Paolo Pagni: Oggi abbiamo un ospite eccezionale, ci ho messo un po’ di tempo per trovarlo perché è dalla parte opposta del mondo, al freddo e quindi è stato un po’ complicato. Lorenzo Barone, 23 anni da 4 minuti, ora è in Siberia. Ti ho visto in un video su Rai3, un ragazzo che a 18 anni è partito per il suo primo viaggio.

In questo momento è bloccato causa coronavirus in Siberia ma non lo ferma più nessuno.

Lorenzo: Dai 17 anni mi sono messo a studiare il mio primo viaggio in Italia, Francia, Spagna, Portogallo e ritorno. Quindi sono andato fino a Parigi e poi sulla costa, sull’oceano poi sono sceso giù costeggiando l’oceano in Francia fino in Spagna e poi ha fatto un pezzo del cammino di Santiago e sono entrato in Portogallo. Sono andato a Lisbona e sono sceso giù al sud e poi da lì sono tornato fino a casa seguendo la costa.

Questo è un viaggio diciamo “normale” però come prima cosa ho superato quello che secondo me è stata fino ad oggi la parte più difficile di tutti i viaggi che è il partire. Successivamente ho preso il via. Per questo viaggio ho fatto tre tentativi.

La prima partenza ho fatto 455 km, arrivando a La Spezia la bici si è rotta, si sono spaccati 5 raggi, avevo una city bike in alluminio che era la cosa meno adatta per fare un viaggio in bicicletta.

Sono dovuto tornare a casa in treno e poi ho riprovato però non ne sapevo niente di bici quindi, appena sono partito, ho fatto 20 m e si è piegato il mozzo. Allora sono tornato a casa di nuovo e stavo quasi per per rinunciare.

Poi sono andato in cantina dove avevo diversi rottami di bici e ho messo a posto quello che sono riuscito a mettere insieme, mi ballavano le ruote, la pedivella scricchiolava, si muoveva, ballava però risolvendo un problema alla volta sono riuscito a fare questi 8000 km in in tre mesi di viaggio.

Dopo ho fatto un altro anno di scuola, mi hanno convinto anche se sono tornato il 22 settembre. Sono riuscito andare a Natale, in quei 15 giorni di festa, sull’Etna quindi altri 1200 km più o meno. Poi a Pasqua e mi sono preso un po’ di giorni e sono andato con un ragazzo che faceva la mia stessa scuola da casa a Sangemini fino alle cime di Lavaredo e ritorno.

Sono stato in Turchia un mese e mezzo, in un giro di 5 mesi e poi fuori dell’Europa ho viaggiato in Marocco, un altro mese e mezzo con la Fat bike l’estate scorsa.

Ho fatto tutte le montagne dell’Atlante e poi un pezzo di Sahara, poi sono tornato sull’Atlante e ho tagliato dritto fino a Tangeri. Poi ho fatto, nel 2018, Kirghizistan e il Tagikistan e la Pamir Highway, l’ho fatta in inverno a gennaio e febbraio.

Poi ho fatto l’India in 55 giorni, da Calcutta fino al sotto l’Himalaya.

Poi Corea, Giappone e adesso Siberia.

Il primo viaggio in cui ho iniziato a fare qualcosa di più complicato del solito. Sono partito da casa e sono arrivato, con la bici di mia madre, fino ad Amsterdam dove ho cominciato a fare il giocoliere per strada fermandomi un po’ in ogni città fino a Berlino per un mese un mese e mezzo e poi da Berlino ho comprato una bici con i soldi che ho messo da parte. Da lì ho pedalato fino nel nord della Danimarca e ho preso una nave, sono arrivato in Islanda dopo tre giorni di nave e poi ho girato l’Islanda in 23 giorni.

Poi sono tornato indietro e ho preso un altro traghetto dallo stesso porto e sono andato in Norvegia e lì era metà ottobre.

Ho fatto più o meno 600 km nel sud della Norvegia, tutti passati sotto l’acqua e poi sono entrato in Svezia, mi sono addormentato con la pioggia che mi seguiva da giorni e mi sono svegliato con la neve. Da questo momento in poi per 4 mesi sono stato sempre in mezzo alla neve.

Qui siamo a 282 m dal passaggio tra il Kirghizistan del Tagikistan in questa foto ancora la terra di nessuno perché sono 23 km che non sono di proprietà di nessuno stato,sulla mappa del Kirghizistan superato questo passo entri in Tagikistan. Appena sono arrivato al passo mi hanno ospitato i militari e mi hanno dato da mangiare.

Durante il primo viaggio, quello Italia, Francia, Spagna e Portogallo quando mi hanno ospitato non sapevo come comportarmi in una situazione del genere, quindi avevo chiamato mia madre per chiedergli se era una buona idea andare come ospite perché non sapevo proprio come muovermi in qui casi. In Tagikistan mi sono fatto ospitare da una persona incappucciata che ho incontrato a cavallo in mezzo alla neve. 🙂

Su quel palo c’è scritto Tagikistan e dopo 2 km è la fine del Passo a 4282 e poi si scende giù e c’è la frontiera. Tu devi andare a bussare a loro perché stanno tutti chiusi dentro perché c’è il vento, c’è a freddo fuori quindi devi andare a chiedere tu di avere il timbro.

Qui era un giorno che non avevo più idea di dove stessi pedalando perché il cielo e la neve erano dello stesso colore, non riuscivo a vedere per terra.

Tutte le mattine incontri bambini che si fanno 7-10 km a piedi con qualsiasi sia la temperatura.

Questo è un fiume ghiacciato, è un blocco di ghiaccio, non penso che ci sia neanche acqua liquida sotto, in alcuni punti si alza di 20-30 cm perché aumenta di volume. Infatti da quel momento cominciato a sognare il Bajkal dove sono andato quest’anno perché quando ho dormito la notte su questo fiume ghiacciato si sentivano i boati del ghiaccio. Con lo sbalzo di temperatura della notte si modifica la dimensione del ghiaccio sotto di me e si creavano quelle crepe e creandosi quelle crepe il ghiaccio esplodeva, c’erano dei boati che rimbombavano in tutta la valle però non avevo paura perché era spessissimo il ghiaccio e quando ero in Lapponia mi dissero che 10 cm bastavano per pedalare sopra.

Ogni foto che pubblico su Facebook e anche il link sul sulla Bio di Instagram e chi vuole può lasciare un’offerta di qualsiasi entità.

Questo è il Marocco, poi mi sono collegato al deserto, ho fatto diciamo 1500 km nel deserto di cui 410 fuoristrada su piste di sabbia e sassi costeggiando l’Algeria dove non ho incontrato nessuno tranne dei posti di blocco militari e quella zona è stata uno dei posti più belli in questo stato perché ogni pochi chilometri cambiava il paesaggio.

Ecco qua per un’altra foto del Marocco li c’erano diversi punti dove neanche la Fat bike era sufficiente perché avevo 15 litri d’acqua nello zaino e 10 nelle borse più il cibo. Bevevo 12 litri d’acqua al giorno lì.

Prima di attraversare il Sahara i marocchini mi dicevano “Se finisci l’acqua muori” però non hai detto che era impossibile attraversare il Sahara. Invece qui mi dicevano “è impossibile superare questo passo e andare dall’altra parte con la bicicletta” io però volevo mettermi alla prova. Rimpiango di non averli ascoltati perché è stato terribile, in 9 ore ho fatto 3 Km.

La ruota anteriore si bloccava e dovevo alzare proprio la bici di peso e superare il sasso e tutto questo accadeva oltre i 3000 metri, quindi un po’ meno ossigeno tutti, questi sassi da superare è stata durissima.

Senza quel turbante non so se sia fattibile perché a volte lo tiravo giù, respiravo 5 minuti e dopo 5 minuti ero completamente secco e faceva male proprio deglutire. La cosa che ho scoperto, sia con le temperature fredde come qui in Siberia a meno 50 o al caldo con più 50 gradi è che bisogna coprirsi sempre il volto perché, in Siberia ti senti proprio che ti si raffreddano i polmoni, le labbra ti perdono sensibilità, il naso brucia il naso, invece al caldo senti proprio che ti brucia la faccia e che ti si secca tutta la gola.

4 giorni dopo essere tornato dal Marocco mi è stato offerto un biglietto per la Corea da una signora che avevo conosciuto in un viaggio precedente, il marito non poteva più partire per problemi familiari quindi ha dato il biglietto del marito a me e ho viaggiato con questa signora per un mese. Ci facevamo tratte anche di 160 km, abbiamo fatto da Seul in Corea fino a Tokyo e praticamente è come se mi avesse sponsorizzato tutto il viaggio e poi dovevo pagare il rientro a casa.

Arrivato a Tokyo ho preso un volo per l’India per Calcutta.

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