
Tragedia all’alba: tre ciclisti uccisi da un’auto a Terlizzi
TERLIZZI (Bari), 3 agosto 2025 — Una domenica mattina trasformata in tragedia. Intorno alle otto, lungo la Strada Provinciale 231, nei pressi di Terlizzi, un’auto ha investito un gruppo di quattro ciclisti, tutti originari di Andria. Tre di loro sono morti sul colpo, mentre un quarto lotta tra la vita e la morte in un letto d’ospedale.
Alla guida del veicolo, un uomo residente a Corato, rimasto solo lievemente ferito. È stato lui a dare l’allarme ai soccorsi, che sono arrivati tempestivamente sul posto. Ambulanze del 118, carabinieri, agenti della polizia locale di Terlizzi e Ruvo di Puglia hanno trovato una scena straziante: biciclette sbriciolate sull’asfalto, corpi esanimi e uno dei ciclisti agonizzante.
Le autorità stanno cercando di far luce sulla dinamica dell’incidente. Non è ancora chiaro se si sia trattato di una distrazione, di un malore o di una velocità eccessiva. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi. L’auto è stata posta sotto sequestro per gli accertamenti tecnici.
Intanto, l’impatto emotivo sulle comunità è devastante. I ciclisti erano amici, uniti dalla passione per la bicicletta, e molto noti nella loro città. Il sindaco di Terlizzi ha espresso vicinanza alle famiglie: “Una tragedia che ci lascia attoniti. Le nostre strade devono diventare luoghi sicuri, non teatri di morte. È ora di agire, non solo di piangere.”
Il bilancio delle vittime tra i ciclisti italiani continua a salire. Secondo i dati più recenti, nel 2025 si contano in media tre decessi ogni settimana: un numero che suona come una condanna, soprattutto in un Paese che promuove la mobilità sostenibile ma fatica a proteggere chi la pratica.
Questa tragedia rilancia l’urgenza di interventi strutturali: corsie ciclabili sicure, controlli più severi sulla velocità, educazione stradale capillare. Perché la strada non dovrebbe mai essere un campo minato per chi sceglie una vita attiva e rispettosa dell’ambiente.
Oggi Terlizzi e Andria piangono tre vite spezzate. E con loro, un’intera comunità ciclistica che chiede, ancora una volta, rispetto. E giustizia.