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Cicloturismo

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Tra borghi e pedali: da Orvieto a Civita di Bagnoregio, un viaggio in bici dove il tempo rallenta

C’è un momento, lungo ogni viaggio in bicicletta, in cui il rumore del traffico svanisce e resta solo il fruscio delle ruote sull’asfalto. Per molti cicloturisti coincide con l’inizio del viaggio vero. È successo anche a me lasciando Orvieto, ancora assopita sotto l’ombra del suo Duomo, in una mattina d’estate. La città, arroccata sul tufo, si allontanava lentamente mentre la strada iniziava a scendere tra vigneti e poderi.

Pedalare in queste zone significa entrare in un ritmo diverso, più vicino a quello della campagna umbra che a quello dei motori. Ogni chilometro offre un dettaglio che a bordo di un’auto passerebbe inosservato: il profumo del pane appena sfornato che esce da una panetteria di paese, le chiacchiere lente degli anziani sotto un portico, il vento che accarezza i campi di grano.

Il tratto più affascinante è stato un’antica strada bianca che collega piccoli borghi rurali. Qui il paesaggio è protagonista assoluto: colline morbide, casali isolati e una luce che cambia di continuo. Ogni curva sembra aprire una scena nuova, quasi fosse un film girato dal vivo. In questo contesto la bicicletta diventa un mezzo di lettura del territorio: permette soste improvvise, deviazioni non previste, incontri casuali. Come quello con un agricoltore che, vedendomi passare, ha offerto un bicchiere d’acqua fresca e qualche indicazione sulla strada: “La salita prima del colle è tosta, ma poi scendi verso un altro mondo”, ha detto. Aveva ragione.

Dopo l’ultimo strappo, il panorama si è aperto sulla Valle dei Calanchi, con la sagoma sospesa di Civita di Bagnoregio, la “città che muore”, meta del mio viaggio. Il ponte pedonale che porta al borgo sembrava fluttuare nel vuoto, e avvicinarsi lentamente in bici ha reso l’arrivo quasi solenne.

È qui che capisci cosa rende speciale il cicloturismo: la conquista dolce. Non c’è la frenesia della prestazione sportiva né la superficialità del turismo veloce. C’è invece una forma di viaggio che riconnette al territorio, alla sua storia, ai suoi ritmi. Il paesaggio intorno a Civita sembrava raccontare secoli di vita contadina, e il pensiero è andato a quanto sarebbe rimasto invisibile senza la scelta di pedalare.

Da Orvieto a Civita di Bagnoregio, ogni strada è diventata una piccola cronaca, ogni incontro una nota di viaggio. È questo il fascino del cicloturismo: trasformare il percorso in un racconto, con le ruote come penna e il territorio come pagina.

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