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Pedalando tra giganti di roccia e silenzi alpini: la mia avventura in Valle d’Aosta

La Valle d’Aosta non si limita a mostrarsi: ti avvolge. Non appena le ruote della bici hanno iniziato a girare lungo la strada che sale verso il Col de Joux, ho capito che questa non sarebbe stata una semplice uscita, ma un piccolo viaggio nel cuore delle Alpi.

Partito di buon’ora da Saint-Vincent, ho affrontato i primi chilometri immerso nel fresco profumo dei boschi di conifere. La salita, dolce all’inizio e poi più decisa, mi ha regalato scorci di vallate ancora velate dalla nebbia del mattino. A ogni curva, un nuovo quadro: casette di pietra, campanili solitari, prati che già a metà agosto si tingevano di sfumature autunnali.

Il bello del cicloturismo in Valle d’Aosta è che non devi scegliere tra sport e contemplazione: li hai entrambi. Dopo la fatica della salita, la discesa verso Brusson è stata pura poesia, con il vento fresco che tagliava il sudore e il lago che appariva come un gioiello turchese tra le montagne.

Ho proseguito verso Ayas, costeggiando pascoli dove le mucche pascolavano placide, con il Monte Rosa a fare da sfondo imponente. Qui il tempo sembra rallentare: ogni sosta diventa occasione per un saluto, un bicchiere d’acqua, una fetta di fontina appena tagliata.

Rientrare al punto di partenza, dopo quasi 80 chilometri e 1.600 metri di dislivello, è stato come chiudere un cerchio. Le gambe erano stanche, ma la mente piena di immagini e sensazioni che nessuna fotografia potrà mai restituire del tutto.

La Valle d’Aosta è così: ti mette alla prova con le sue salite, ma ti ripaga sempre con panorami e momenti che valgono ogni colpo di pedale.

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