
L’anello perfetto: come la ciclovia del Brenta sta riscrivendo il turismo lento nel Nordest
La ciclovia del Brenta non è più solamente un percorso cicloturistico: è diventata un modello di mobilità dolce che unisce territori diversi attraverso un’unica narrazione fatta di fiumi, ville venete e piccoli borghi. Negli ultimi anni, soprattutto dopo l’estate 2023 che ha segnato un aumento del 28% dei passaggi registrati dalle contabici installate lungo la tratta, l’itinerario è entrato stabilmente nella lista dei “must ride” italiani.
Il percorso, che collega Trento a Venezia seguendo il corso del fiume Brenta, attraversa scenari in cui la natura è protagonista silenziosa. A poche pedalate dalle rive, i cicloturisti incontrano luoghi simbolo come Bassano del Grappa, con il suo ponte storico, o le ville palladiane che punteggiano la pianura. Ma la vera novità è l’indotto: ostelli bike-friendly, piccoli laboratori di artigiani che offrono assistenza meccanica e una rete crescente di agriturismi che puntano su prodotti locali e “ristoro ciclista”.
Il viaggio è accessibile a tutti, grazie a un dislivello modesto e a un fondo quasi interamente asfaltato. Ma non per questo manca l’avventura. Un tratto particolarmente suggestivo è quello tra Valstagna e Cismon del Grappa, dove il fiume scorre incassato in gole strette e la pista rivela scorci inattesi. “Il piacere della scoperta qui non è un dettaglio: è il filo conduttore”, afferma Marta Bellini, guida cicloturistica della zona.
La ciclovia del Brenta dimostra come il turismo lento stia assumendo un ruolo centrale nello sviluppo territoriale. Un percorso che non si limita a collegare punti sulla mappa, ma che invita a rallentare, osservare e riscoprire un Veneto meno conosciuto e più autentico.
