
Federazione Ciclistica Italiana sospende la convenzione con ACSI: una decisione che cambia lo scenario per i granfondisti
Il mondo del ciclismo amatoriale italiano è di nuovo in fermento. Dopo le polemiche per il rialzo delle quote di tesseramento previsto per il 2026, la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) ha annunciato un’altra misura che promette di scuotere ulteriormente il settore: la sospensione della convenzione di reciprocità con l’ACSI, uno degli enti di promozione sportiva più attivi nel panorama ciclistico nazionale.
Un colpo di scena dopo mesi di tensioni
La notizia, comunicata il 13 ottobre, arriva a pochi giorni dalle accese discussioni sull’aumento generalizzato delle tariffe federali. Il Consiglio Federale aveva deliberato un raddoppio delle quote di affiliazione per le società e incrementi diffusi per quasi tutte le categorie di tesserati, dai professionisti agli amatori, fino ai giovani.
Ora, con la sospensione dell’accordo di reciprocità con l’ACSI, la situazione si complica ulteriormente. Fino a oggi, grazie alla convenzione tra FCI e gli Enti di Promozione Sportiva, i ciclisti tesserati con un ente potevano partecipare alle manifestazioni organizzate dall’altro senza necessità di una nuova tessera o di ulteriori coperture assicurative. Era un meccanismo che semplificava la vita agli appassionati e favoriva la partecipazione alle granfondo in tutta Italia.Con la sospensione, però, questo sistema di apertura viene meno.
Cosa cambia per gli amatori
Per i ciclisti amatoriali, la novità rappresenta un potenziale ostacolo economico e organizzativo. Partecipare a una gara non affiliata al proprio ente significherà d’ora in poi dover verificare di volta in volta le condizioni di accesso, sottoscrivere una tessera giornaliera o rinunciare all’evento.
Sul piano pratico, la conseguenza più immediata sarà un aumento dei costi e una riduzione della libertà di scelta. Se fino a ieri un tesserato FCI poteva prendere parte senza problemi a una granfondo ACSI (e viceversa), ora dovrà fare i conti con una burocrazia più rigida e meno conveniente.
Anche se la stagione delle granfondo volge al termine, la decisione potrebbe pesare già sui programmi del 2026, soprattutto per le società sportive che costruiscono la loro attività annuale attorno alle manifestazioni amatoriali.
Le ragioni della Federazione e le reazioni del mondo ciclistico
La FCI giustifica la sospensione come parte di un processo di revisione delle convenzioni con gli Enti di Promozione, ma molti nel settore leggono la mossa come un tentativo di riaffermare un controllo più stretto sul movimento. Dopo il boom post-pandemia dell’ACSI, che ha superato i 50.000 tesserati diventando il principale riferimento per gli amatori, il rapporto tra i due organismi è apparso sempre più delicato.
Le società ciclistiche, già provate dai rincari di affiliazione, vedono in questa decisione un segnale preoccupante. Il rischio è di aumentare ulteriormente il divario tra la Federazione e la base del movimento, cioè quei volontari e appassionati che, con impegno e risorse proprie, tengono in vita il calendario delle manifestazioni locali e nazionali.
Un futuro incerto per il ciclismo amatoriale
Mentre la FCI parla di “necessità di aggiornamento e chiarezza normativa”, gli addetti ai lavori temono che il provvedimento finisca per penalizzare proprio il cuore pulsante del ciclismo italiano: gli amatori.
In un contesto economico già fragile, dove i costi di gestione e sicurezza sono in costante aumento, ogni barriera aggiuntiva rischia di trasformarsi in un deterrente per i praticanti e per gli organizzatori.
La sensazione diffusa è che, senza un dialogo costruttivo tra Federazione ed Enti di Promozione, il movimento amatoriale possa frammentarsi ulteriormente. E a pagarne il prezzo, ancora una volta, sarebbero i ciclisti stessi.