Dalle miniere ai vigneti: pedalando sulla Parenzana slovena
C’è un filo invisibile che unisce Trieste a Parenzo, ed è fatto di ghiaia compatta, gallerie ombrose e viadotti sospesi. È la Parenzana, l’ex ferrovia austro-ungarica trasformata in una delle ciclovie più affascinanti d’Europa. Il tratto sloveno, breve ma intenso, rappresenta un concentrato perfetto di cicloturismo slow.
Il percorso entra in Slovenia da Sečovlje, vicino alle storiche saline, e si snoda verso l’interno passando per Portorož, Isola e Capodistria, alternando tratti costieri a dolci colline. Qui il ritmo cambia: non servono grandi prestazioni, ma la voglia di osservare, fermarsi, respirare.
Il fondo è in gran parte sterrato, ben battuto e adatto a gravel e trekking bike. Le pendenze sono moderate, grazie all’eredità ferroviaria del tracciato, e permettono una pedalata fluida, accessibile anche ai meno esperti. Le gallerie scavate nella roccia offrono riparo dal sole estivo e raccontano, silenziosamente, un passato industriale ormai scomparso.
Uno dei punti di forza della Parenzana slovena è il rapporto diretto con il territorio umano. Si attraversano piccoli borghi, vigneti terrazzati e uliveti, con frequenti occasioni per una sosta gastronomica. Vini locali, olio d’oliva e piatti della tradizione istriana diventano parte integrante del viaggio.
Capodistria segna simbolicamente la fine del tratto sloveno, ma anche l’inizio di una riflessione più ampia: la Parenzana non è solo una ciclovia, è un progetto culturale che ha restituito vita a un’infrastruttura dimenticata, trasformandola in un ponte tra nazioni, storie e viaggiatori.
Per chi cerca un’esperienza cicloturistica autentica, lontana dal traffico e vicina alle persone, la Parenzana in Slovenia è una scelta naturale. Un percorso che non chiede velocità, ma attenzione.
