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Binari senza treni: il nuovo volto del cicloturismo italiano


Una rete nascosta di emozioni: viaggiare in bici lungo le vecchie ferrovie dismesse

C’è un’Italia che non si vede dai finestrini dell’alta velocità. Un’Italia che non corre, ma accompagna. Un’Italia fatta di binari arrugginiti, stazioni dimenticate, ponti di ferro sospesi su vallate e gallerie scavate nella roccia. Sono le ferrovie dismesse, tracciati nati per collegare comunità oggi dimenticate, e che stanno vivendo una seconda giovinezza grazie al cicloturismo.

Negli ultimi anni, molte di queste linee sono state recuperate e trasformate in greenway ciclabili, percorsi sicuri e immersi nella natura che attirano ogni anno migliaia di ciclisti, italiani e stranieri. Dalla Liguria alla Sicilia, passando per l’Appennino, queste strade silenziose raccontano un’Italia minore ma autentica.

L’esempio virtuoso della Ciclovia della Val di Merse

Prendiamo la Ciclovia della Val di Merse, in Toscana. Realizzata sul tracciato della vecchia ferrovia Asciano-Monte Antico, dismessa negli anni ’90, oggi offre un percorso ciclabile di 30 chilometri tra boschi di leccio, borghi medievali e abbazie millenarie. Nessun traffico, solo il rumore delle ruote sul pietrisco e il fruscio delle foglie.

“La vera bellezza di questi percorsi è che non sono solo ciclabili: sono racconti”, spiega Luca Bianchi, presidente dell’associazione locale “Binari Verdi”, che ha contribuito alla rinascita del tracciato. “Ogni stazione abbandonata è una pagina di storia da sfogliare”.

Turismo lento, impatto leggero

Questi itinerari rappresentano un’occasione d’oro anche per il turismo rurale. Agriturismi, piccoli ristoranti e B&B lungo i vecchi binari registrano un aumento del flusso turistico, soprattutto nella stagione estiva. In tempi in cui la sostenibilità è una priorità, il binomio bici + recupero delle infrastrutture esistenti è vincente.

Secondo Legambiente, in Italia ci sono oltre 7.000 km di ferrovie dismesse, di cui solo una parte è già stata trasformata in ciclovie. Il potenziale è enorme, soprattutto in regioni come la Calabria, la Sardegna o l’Umbria, dove le vecchie linee tagliano paesaggi mozzafiato.

Tra passato e futuro

La riconversione delle ferrovie dismesse non è solo una questione di mobilità o turismo: è una scelta culturale. Significa valorizzare il territorio senza snaturarlo, promuovendo un modo di viaggiare lento, consapevole e rispettoso.

Chi pedala su questi tracciati non cerca solo la performance sportiva, ma la connessione con il paesaggio e con la memoria di quei luoghi.

In sella verso il domani

Il cicloturismo lungo le ferrovie dismesse è una metafora perfetta dell’Italia che cambia: un Paese che riscopre il valore del passato per immaginare un futuro diverso. Dove non serve correre per arrivare lontano. Basta pedalare, magari su una vecchia linea dove non passano più i treni, ma dove oggi corrono emozioni nuove.

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