Il corpo in sella: come la postura può trasformare il tuo viaggio in bici
Chi ha percorso anche solo cento chilometri in sella lo sa: il corpo racconta ogni vibrazione della strada. Nel cicloturismo, dove le giornate si misurano in ore e non in chilometri, la differenza tra un viaggio indimenticabile e una tortura a pedali spesso si gioca su un dettaglio invisibile la postura.
La biomeccanica non è solo per i professionisti
Molti viaggiatori credono che la “biomeccanica” sia una parola da corridori o triatleti. In realtà, è l’arte di adattare la bici al corpo, non il contrario.Una corretta posizione in sella permette di distribuire i carichi, migliorare l’efficienza e prevenire dolori a schiena, collo, ginocchia e mani le zone più sollecitate nei lunghi viaggi.
Il primo passo è conoscere se stessi: altezza del cavallo, flessibilità, lunghezza delle braccia e persino la mobilità delle anche influenzano il modo in cui si pedala. Due ciclisti alti uguali possono avere esigenze molto diverse. Da qui l’importanza di un bike fitting, un’analisi posturale che regola altezza sella, arretramento, lunghezza dell’attacco manubrio e inclinazione delle leve freno.
Sella e manubrio: un equilibrio dinamico
Nel cicloturismo, la posizione deve privilegiare il comfort senza sacrificare troppo l’efficienza.Una sella troppo alta costringe il bacino a oscillare, affaticando le ginocchia; una sella troppo bassa riduce la potenza e aumenta il rischio di infiammazioni ai tendini.La distanza manubrio-sella è altrettanto cruciale: se è eccessiva, il ciclista carica troppo peso sui polsi; se troppo corta, il busto si chiude e la respirazione si fa più difficile.
Molti viaggiatori trovano la giusta via di mezzo regolando l’altezza del manubrio leggermente sopra la linea della sella. È una soluzione che apre il torace, riduce la tensione sulle spalle e permette di variare posizione durante la giornata.
Pedalare con il corpo, non contro di esso
La biomeccanica del movimento non riguarda solo la posizione, ma anche il modo in cui si pedala.Un colpo di pedale rotondo, fluido, con spinta e richiamo, aiuta a distribuire lo sforzo tra quadricipiti, glutei e polpacci. I pedali automatici o le gabbiette, se usati correttamente, permettono proprio questo: lavorare su tutto l’arco del movimento, non solo “spingere”.Durante lunghi viaggi, alternare la cadenza di pedalata (tra 80 e 90 rpm per molti cicloturisti) aiuta a evitare sovraccarichi muscolari. Il corpo si adatta, ma solo se lo si ascolta: piccoli fastidi sono spesso segnali precoci di un assetto da rivedere.
Il comfort è la vera performance
Non c’è record da inseguire nel cicloturismo, ma la comodità è una forma di performance: ti permette di pedalare più a lungo, con meno sforzo, e soprattutto di goderti il paesaggio.
LPiccole modifiche una sella ergonomica, manopole anatomiche, un reggisella ammortizzato possono cambiare radicalmente la percezione del viaggio.
Ascoltare il corpo, ogni giorno
La biomeccanica non è un assetto fisso, ma un equilibrio in evoluzione. Durante un viaggio di più settimane, il corpo cambia: i muscoli si adattano, la flessibilità migliora o peggiora, e ciò che era comodo all’inizio può non esserlo più dopo mille chilometri.Per questo è utile ricontrollare periodicamente la posizione: basta una brugola e cinque minuti per ritrovare il comfort perduto.


