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L’importanza del della scarpa giusta nello sport

Abbiamo con noi Francesco Rossetti,  podologo, e Cristiano Meoni, osteopata.
Parliamo del piede con queste due figure professionali che ci indicheranno come scegliere al meglio le scarpe.

Cristiano: Allora io sono Meoni Cristiano, sono osteopata da 2005 e fisioterapista dal 1995. Lavoro come libera professione seguendo molti sportivi, pratico sport anch’io, corro e vado in bici principalmente e quindi la scelta della scarpa credo sia fondamentale. Questo perché tanti pazienti arrivano da me con tantissime problematiche del piede e di origine intrinseca a quello che può essere una problematica prettamente del piede di tipo genetico anatomico ma tante volte sono legate proprio alla scelta della scarpa

Francesco: Io sono un podologo, faccio questa professione da 1996 circa, mi occupo principalmente di problemi intrinseci ai piedi ma anche di problemi correlati quindi anche di problemi tra piede e ciò che ci sta sopra.
Direi che nell’atleta la calzatura è fondamentale, la scarpa va comprata in base al tipo di piede che abbiamo, non tanto per la bellezza, per l’estetica oppure per i costi.
A volte ci sono scarpe molto costose che però poi non non si confanno bene a all’anatomia del piede dell’atleta.

C: Cosa bisogna osservare nel piede per la scelta della scarpa?

F: Io dico sempre all’atleta che sia professionista, che sia amatoriale di osservare il piede; vedere se ha una pianta larga che è la misura tra il primo metatarso e del quinto. Si dovrebbe vedere intanto se è un piede molto largo oppure più affusolato. Poi di calcolare la circonferenza, sempre dal primo metatarso al quinto che poi sarebbe la cosiddetta calzata.
Diciamo che sicuramente un piede largo deve andare una scarpa stondata, con una punta arrotondata. Perché comprare una una scarpa più affusolata come spesso accade anche nel ciclismo può dare dei problemi, delle patologie.
Se un atleta con l’avampiede largo si ostina a comprare una scarpa affusolata, quindi la deve comprare anche di un paio di numeri sopra, avrà dei problemi perché non rispetterà mai l’avampiede, quindi la calzata spingerà il piede dando metatarsalgie, cioè dolori nella zona delle teste metatarsali oppure dare quello che viene chiamata neurinoma di Civinini Morton che è un ingrossamento di un nervo interdigitale che dà dei dolori molto forti l’atleta.

Avere un alluce molto più lungo, che viene chiamato avampiede di tipo celtico può dare dei problemi perchè sarà l’alluce che è più a contatto con la tomaia della scarpa e quindi può dare dei dolori sia sull’alluce stesso sia nella parte del metatarso dell’alluce.
Mentre nel piede greco, dove invece abbiamo un secondo metatarso più lungo, andrà in conflitto con la scarpa e allora vediamo atleti che hanno un secondo dito retratto. Il dito si piega, si lussa e da dei dolori sulla parte dorsale del dito, lo sfregamento con la tomaia può dare delle callosità molto fastidiose.
Sicuramente ci sono delle soluzioni da proporre, che sono quelle di farsi fare su misura dei dispositivi sul dito stesso con del silicone che proteggono la falange dal contatto oppure creare anche per la metatarsalgia dei plantari che vanno a scaricare il metatarso stesso.
Chiaramente il ciclista appoggia tutto sull’avampiede quindi bisogna fare molto attenzione a questa parte anatomica. Spesso anche la tacchetta se non viene posizionata bene dei problemi sui metatarsi si possono aggravare.

C: Quello che mi interessava far passare principalmente è quello di capire anche con una semplice osservazione o una minima misurazione il tipo di piede che abbiamo.
Questo quando andiamo a comprare le scarpe nessuno sa queste cosem, nessuno ti guarda realmente il piede.

F: Il piede che viene chiamato Egizio è un piede che ha un primo metatarso un pochino più lungo e poi tutte le altre dita vanno a scalare, sicuramente è un piede dove si può trovare più facilmente la scarpa, gli altri tipi danno delle grosse difficoltà.

Domande:

Sergio: Io ho il piede fine e cavo, uso le Sidi con plantari personalizzati. Ma dopo quanto tempo bisogna cambiare i plantari?

F: I plantari nel ciclismo si usurano con meno difficoltà rispetto a un podista che ci fa dei carichi diversi.

C: Volevo fare una distinzione, perché noi facciamo una distinzione fra quello che è un plantare biomeccanico è un plantare propriocettivo

F: I plantar biomeccanici sono plantari che anche se vengono considerati correttivi in realtà sono compensativi, sono dei plantari che vanno a riempire degli spazi vuoti e io non la condivido molto questa cosa, un plantare ortopedico per scaricare una volta spesso di un paio di centimetri di altezza e va a comprimere il piede più che a correggerlo.
I plantari propriocettivi o così detti anche posturali invece sono plantari molto sottili con dei piccoli spessori che vanno attivamente a a sollecitare i muscoli. Quindi è una correzione, una ginnastica diciamo per le catene muscolari più che una una zeppa passiva che viene messa sotto il piede.
Per rispondere all’atleta che ha fatto la domanda nell’attività sportiva un plantare biomeccanico all’incirca può durare 2-3 anni. Anche perché sono fatti con materiali che perdono la loro consistenza.
Un plantare propriocettivo, quando ho fatto una rieducazione di un anno, un anno e mezzo due, può durare anche 4 anni.
Io cerco di toglierlo, quando ho rimesso in asse quando ho ridato una sua pedalata armonica io cerco di se posso di togliere questa terapia.

C: Quindi diciamo di plantari ne esistono diversi e devono essere messi con una visione globale del corpo, con l’osservazione del piede ma anche di quello che succede sopra al piede.
Quindi mettere un plantare è sempre un qualcosa che bisogna fare con un professionista

F: Il plantare posturale è una autocorrezione di autoguarigione, quello che poi credo che succeda anche con i trattamenti osteopatici, si fanno delle manipolazioni è poi è il corpo stesso che si adegua.

Utente: Quali sono i parametri per comprare una buona scarpa?

C: Allora, la circonferenza metatarsale, quindi della calzata, la seconda regola è la valutazione della lunghezza dal calcagno al secondo dito.

F: Poi vedrei se è un piede cavo o un piede piatto. Per esempio su un piede molto cavo invece di riempirlo molto con plantari biomeccanici sfrutterei la qualità della scarpa. Prenderei una scarpa con una cambrata, viene chiamata così la differenza che esiste tra il piano della avampiede e il piano del tacco, abbastanza accentuata perché in questo modo favorisce una minore compressione sulla tibia.
Al contrario, con un piede piatto comprerei una scarpa con una cambratura sottile.
Stare molto attenti all’avanpiede alla tipologia delle dita. Il piede egizio e il piede greco sono piedi spesso affusolati, il piede Romano cioè con le dita in linea, quello Germanico con un alluce più lungo, il piede celtico dove il primo secondo e terzo dito formano una sorta di croce celtica.

Utente: Ma bisogna stare attenti anche ad altri aspetti anatomici? L’avanpiede del ciclista è sempre sotocarico, quindi anche le dita vanno incontro a difficoltà, vero?

C: Dipende la tipologia delle dita.

F: Un’altra cosa importante, abbiamo parlato dell’avampiede, ci manca un po’ il calcagno perché ci sono spesso da atleti anche molto corpulenti con un calcagno molto sottile o anche il contrario.
Avere un Calcagno per esempio con un profilo piuttosto sottile che vuol dire anche prendere una scarpa che a contrafforti.

C: Anche la profondità se la parte posteriore della scarpa comprime il tendine d’Achille io ho visto diverse tendiniti provocate da scarpe troppo basse nella parte calcaneare.

F: Certo, se io ho un piede con un calcagno che è basso e compro una scarpa molto profonda succede che i contafforti dietro vanno a segare il tendine d’Achille, quello può produrre anche delle borsiti, delle delle tendiniti con borsiti cose molto fastidiose per un atleta.

C: Quindi ricapitolando: piede piatto, piede cavo, misurazione della parte metatarsale per vedere quanto è la calzata, categorie digitali quindi l’alluce più lungo, secondo dito più lungo, la parte del calcagno e vedere se quando introduciamo il piede all’interno della scarpa se il calcagno nella parte posteriore batte sul tendine d’Achille oppure se è alloggiato correttamente all’interno della scarpa.

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