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I ciclisti italiani chiedo al governo di tornare ad allenarsi.


Il consiglio dell’associazione dei corridori italiani si è riunito ieri per fare il punto sulla emergenza del coronavirus. Il presidente Cristian Salvato e i vicepresidenti Alessandra Cappellotto e Matteo Trentin hanno discusso su quando si potrà tornare ad allenarsi su strada e per questo si è deciso di inviare una lettera al ministero della salute e dello Sport, dicendo se ci sarà un’apertura dopo Pasqua, si chiedi di consentire agli atleti di tornare ad allenarsi per strada da soli . “Riteniamo indispensabile fare una richiesta formale al governo perché prenda in considerazione la peculiarità del nostro sport e dia la possibilità, ai nostri atleti, di riprendere il loro lavoro inserendoli nel prossimo DPCM. Ovviamente non dimentichiamo il dramma di vite umane che ogni giorno questo virus ci sta portando via, lasciando nella sofferenza tantissime famiglie. Sarebbe inappropriato, in questo momento, pensare alle gare, alla gioia e al momento di festa che una manifestazione sportiva rappresenta. A questo penseremo più avanti ma già ora dobbiamo tutelare i nostri ragazzi e ragazze, che con il loro lavoro devono mantenere la propria famiglia, per questo d’accordo con la Federazione Ciclistica Italiana abbiamo atteso il momento propizio per far sentire la nostra voce» spiega Salvato che è costantemente in contatto con il presidente FCI Renato Di Rocco, che domani si confronterà direttamente con Spadafora e, ancora una volta, si farà portavoce del gruppo. Ringraziamo di cuore Renato, che si sta dando davvero da fare per salvaguardare tutti i componenti della famiglia del ciclismo. Nei momenti difficili bisogna fare squadra e il ciclismo italiano lo sta facendo molto bene. Abbiamo discusso del decreto Cura Italia e delle iniziative promosse da Sport e Salute e stiamo valutando la possibilità di accedere agli aiuti previsti per chi ne avesse bisogno. Dalle telefonate quotidiane che abbiamo con gli atleti, abbiamo percepito in alcuni la tensione e l’insofferenza che questo periodo di stop provoca ed abbiamo pensato di interpellare un pool di psicologi sportivi per sostenerli anche da questo punto di vista.”

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